BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Quotidiano di Puglia il 29 luglio 2012, Antonio Giustino, 52enne, napoletano, si è impiccato nel carcere di Lecce all'interno della sua cella;
secondo le prime ricostruzioni, il detenuto ha deciso di restare in cella, durante l'ora d'aria, che inizia alle 14 e termina alle 16, in modo da avere la cella sgombra. A quel punto, s'è letteralmente barricato, usando alcune brandine dei letti a castello, per poi mettere in atto l'insano gesto che l'ha portato alla morte;
sulla vicenda il vicesegretario generale dell'Osapp, Domenico Mastrulli, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Le carceri di Puglia, con quello di Lecce in primo piano, rappresentano un problema serio. Solo quindici giorni addietro un detenuto di Borgo San Nicola ha tentato la fuga e quello di oggi non è certo il primo episodio di suicidio»;
Antonio Giustino è il 33esimo detenuto che si toglie la vita dall'inizio dell'anno -:
se e come il 29 luglio 2012 fosse garantita la sorveglianza all'interno dell'istituto di pena in questione e se con riferimento al suicidio dell'uomo non siano ravvisabili profili di responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare in capo al personale penitenziario; con chi dividesse la cella e di quanti metri quadrati disponesse il detenuto morto suicida;
se il detenuto morto suicida fosse alloggiato all'interno di una cella rispondente a requisiti di sanità e igiene;
se nel corso della detenzione il detenuto fosse stato identificato come potenziale suicida e, in questo caso, se fosse tenuto sotto un programma di osservazione speciale;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Lecce;
quali siano le condizioni umane e sociali del carcere di Lecce, in particolare se non ritenga di assumere sollecite, mirate ed efficaci iniziative, anche a seguito di immediate verifiche ispettive in loco, volte a ripristinare condizioni di legalità all'interno della struttura penitenziaria in questione, ampliando la dotazione del personale di polizia penitenziaria e contrastando l'elevato tasso di sovraffollamento ivi presente. (4-17187)