ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17127

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 672 del 25/07/2012
Trasformazioni
Trasformato il 18/09/2012 in 5/07925
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/07/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 25/07/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 25/07/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 25/07/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 25/07/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 25/07/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 25/07/2012
Stato iter:
18/09/2012
Fasi iter:

TRASFORMA IL 18/09/2012

TRASFORMATO IL 18/09/2012

CONCLUSO IL 18/09/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17127
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 25 luglio 2012, seduta n.672

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

come riportato sul sito web ParmaNews24 lo scorso 24 luglio 2012, gli occhi della Corte europea dei diritti dell'uomo sarebbero puntati sul carcere di Parma, ciò a causa della situazione di evidente degrado della struttura penitenziaria emiliana e del trattamento considerato disumano dei detenuti ivi reclusi. In particolare, secondo quanto è dato apprendere dalle agenzie di stampa, le criticità segnalate riguarderebbero alcuni «ricorsi, anche se non molti, di detenuti troppo malati per restare in carcere, mentre quelli legati al poco spazio a disposizione in cella sono circa 1.200»;

l'Italia è già stata condannata per quattro anni consecutivi - l'ultima, questo mese di luglio - per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Le quattro condanne derivano da altrettanti ricorsi presentati dal detenuto Franco Scoppola, persona reclusa proprio nel carcere di Parma;

già nel 2008 era chiaro ai magistrati e ai medici che il detenuto Franco Scoppola non poteva ricevere cure mediche adeguate all'interno dell'istituto penitenziario in questione. Ma l'amministrazione penitenziaria non si è mai attivata per risolvere il problema, il che ha dato la stura alla condanna emessa dalla Corte di Strasburgo la scorsa settimana;

i problemi segnalati nei ricorsi sopra citati (cattiva sanità e sovraffollamento) erano già stati dibattuti dal Governo nel mese di novembre 2011, dopodiché lo Stato italiano aveva presentato alla Corte di Strasburgo il piano carceri con l'obiettivo di evitare un'ennesima condanna, ma ciò non è bastato: ora, con questo nuovo duro pronunciamento, la Corte europea dei Diritti dell'uomo chiede all'Italia risultati concreti sul fronte del diritto alle cure dei detenuti e della mancanza di spazi all'interno dei nostri istituti di pena;

lo Stato ha il dovere di assicurare che le condizioni detentive siano compatibili con il rispetto della dignità umana;

da tempo la sovrappopolazione e la mancanza di cure e di spazio personale nelle carceri sono state individuate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo quali violazioni dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (CEDU) -:

se nel corso dell'esame dei ricorsi presentati dal detenuto Franco Scoppola la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia invitato la Repubblica italiana a presentare osservazioni scritte;

ove esse siano state richieste, quale sia il testo delle osservazioni che il Governo ha presentato nei relativi procedimenti e da chi siano state redatte;

se il Ministro interrogato intenda adottare urgentissime misure compensative per supplire alla mancanza di spazio e per far sì che la salute e il benessere dei detenuti siano adeguatamente garantiti all'interno dei nostri istituti di pena;

se, al fine di diminuire il sovraffollamento, si intenda ampliare e/o rafforzare il ricorso alle misure alternative alla detenzione;

se il Governo non intenda favorire e/o promuovere - anche alla luce delle continue condanne provenienti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo - un dibattito pubblico relativamente alla proposta di un provvedimento di amnistia e indulto ed individuare una serie di altre misure urgenti per rimediare alla pessima amministrazione della giustizia italiana. (4-17127)