ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17107

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 672 del 25/07/2012
Firmatari
Primo firmatario: FAVA GIOVANNI
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 25/07/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 25/07/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17107
presentata da
GIOVANNI FAVA
mercoledì 25 luglio 2012, seduta n.672

FAVA. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:

le aziende italiane in Cina presentano «difese immunitarie» bassissime contro la violazione della proprietà intellettuale;

all'IPR desk di Pechino, lo sportello a disposizione delle imprese italiane per la tutela dei marchi, si sono rivolte centinaia di aziende;

lo sportello di Pechino, attivo dal luglio del 2010 presso la sede dell'ICE, fornisce una consulenza a 360 gradi sulla proprietà intellettuale a tutte le aziende presenti in Cina, o che con la Cina hanno a che fare, e costituisce anche un punto di riferimento per l'amministrazione italiana; si tratta di un sostegno del quale, a consultare le statistiche ufficiali, c'è davvero bisogno (nel 2010, ad esempio, le aziende italiane che hanno chiesto di registrare i loro brevetti in Cina sono state 1627);

se appare normale che l'Italia venga ampiamente superata da giganti come USA, Giappone e Germania, anche concorrenti più diretti come Francia e Gran Bretagna si mostrano più attenti degli imprenditori italiani a tutelare le loro proprietà intellettuali, per non parlare di nazioni come Olanda, Svezia e Svizzera;

un ulteriore dato preoccupante arriva dalle dogane italiane, secondo cui, nel 2009, il 90 per cento dei prodotti contraffatti fermati alle frontiere italiane proveniva dall'Impero di Mezzo e, mentre è possibile bloccare queste merci all'ingresso in Italia, non sempre si può fare altrettanto in Cina, ciò comportando situazioni ormai note - ma sempre paradossali - per le quali aziende cinesi veloci a registrare marchi italiani in patria risultano inattaccabili sul piano legale;

i costi per tale tutela sarebbero irrisori, visto che la tassa per la tutela minima di un marchio minimo, che copre una classe di merci e dieci prodotti, corrisponde a circa 150 dollari, cui ne vanno aggiunti altrettanti per la prestazione dei consulenti: si parla, dunque, di circa 300 dollari all'anno;

appare utile rappresentare alcuni dati significativi dell'attività svolta dall'IPR desk Pechino, essendo state visitate 319 fiere, che hanno permesso di venire a contatto con 2619 aziende italiane, essendo stato dato riscontro a richieste provenienti da 1508 entità, essendo stati accertati 40 casi di aziende false italiane, con relativa comunicazione anche alle istituzioni locali competenti in materia, essendo state redatte 6 guide tecniche, le prime tre delle quali, anche aggiornate alla seconda edizione e contenenti la normativa locale di riferimento tradotta in lingua italiana direttamente da quella cinese, avendo relazionato a 32 eventi, in Cina ed in Italia;

la tutela della proprietà intellettuale nei rapporti d'affari in Cina ed il rispetto dei conseguenti diritti rappresentano aspetti fondamentali per il successo delle iniziative imprenditoriali nel Paese e la presenza dell'IPR desk Pechino - nelle modalità operative da questo adottate - ha voluto costituire un concreto ed effettivo punto di riferimento istituzionale per gli imprenditori italiani -:

se il Ministro sia a conoscenza della suddetta situazione e se non intenda assumere iniziative per prorogare l'attività della struttura che non ha potuto dare seguito a richieste successive al 20 luglio 2012, posto che l'IPR desk Pechino, per quanto di sua competenza, ha inteso contribuire ad agevolare e rendere più sicuro il cammino delle aziende italiane nel sempre più interessante ma altrettanto insidioso mercato cinese (4-17107)