PORFIDIA. -
Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che l'arsenale militare di Messina è destinato a diventare un «centro di eccellenza della Nato» per la demilitarizzazione e lo smaltimento di unità navali NATO, non più in linea, fino a duemila tonnellate (cosiddetto navigliosottile). Si tratta dello smaltimento di prodotti chimici e idrocarburi, agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti tossici e speciali da stoccare, maneggiare, trattare e bonificare;
la «zona» dell'arsenale è sotto la giurisdizione militare e quindi al di fuori dalle decisioni e dai dettami del piano regolatore locale;
il progetto preparato dall'Agenzia industrie difesa, da cui l'ex arsenale di Messina è uno degli stabilimenti dipendenti dal 2001, è stato sposato dalla Namsa (Nato Maintenance and Supply Agency), lo strumento logistico-amministrativo della Nato, con sede a Capellen in Lussemburgo;
secondo il piano di lavoro, entro la fine dell'estate 2012 la commissione Namsa sarà a Messina per verificare lo stato dell'arsenale e dare il via libera all'arrivo in città delle prime unità navale da lavorare. Il progetto non potrà andare a regime prima di un anno, visto che bisognerà eseguire nella struttura una serie di interventi per la realizzazione di particolari impianti per garantite la sicurezza ambientale e di aree per l'accumulo dei materiali da smaltire;
dato il particolare tipo di naviglio in questione è presumibile che vi sarà da smaltire e accumulare un grande quantitativo di amianto, ma al momento non è dato sapere dove verrà stoccato questo pericolosissimo materiale, che tanta morte e sofferenza ha già provocato in Italia e nel mondo;
l'interrogante è consapevole che da molto tempo i lavoratori dell'arsenale assistono a ridimensionamenti, riduzione di personale e dichiarazioni di esuberi, e che viceversa la situazione in questione aprirebbe nuove e prolungate opportunità occupazionali per decine di lavoratori. Tuttavia questo non può essere un motivo per non porsi dubbi e domande e soprattutto per chiudere gli occhi di fronte ad eventuali pericoli per le vite umane. L'arsenale di Messina non può diventare luogo di stoccaggio di prodotti e agenti inquinanti che metterebbero a serio rischio la salute dei lavoratori ma anche l'intera collettività con incalcolabili ricadute sull'ambiente;
l'interrogante non comprende perché una delle isole più belle del mondo, fiore all'occhiello dell'intero mediterraneo debba essere trattata da vera e propria «pattumiera» militare, un'umiliazione che la Sicilia e la città di Messina certo non meritano -:
se non sia il caso di rivedere l'intero progetto ed evitare che Messina diventi la «pattumiera» militare più grande d'Europa;
qualora si fosse convinti della bontà del progetto e quindi in vista dello smaltimento di grandi quantità di materiale profondamente dannoso per l'uomo e l'ambiente, in particolare l'amianto, dove si intenda stoccare tale materiale senza inficiare l'assetto naturale e sanitario del territorio interessato;
se il Governo intenda far sì che ogni scelta sia comunque condivisa con la comunità locale e le associazioni di cittadini presenti sul territorio.(4-17013)