ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17013

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 668 del 18/07/2012
Firmatari
Primo firmatario: PORFIDIA AMERICO
Gruppo: MISTO-NOI PER IL PARTITO DEL SUD LEGA SUD AUSONIA
Data firma: 18/07/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 18/07/2012
Stato iter:
13/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/11/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/11/2012

CONCLUSO IL 13/11/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17013
presentata da
AMERICO PORFIDIA
mercoledì 18 luglio 2012, seduta n.668

PORFIDIA. -
Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

dalla stampa si apprende che l'arsenale militare di Messina è destinato a diventare un «centro di eccellenza della Nato» per la demilitarizzazione e lo smaltimento di unità navali NATO, non più in linea, fino a duemila tonnellate (cosiddetto navigliosottile). Si tratta dello smaltimento di prodotti chimici e idrocarburi, agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti tossici e speciali da stoccare, maneggiare, trattare e bonificare;

la «zona» dell'arsenale è sotto la giurisdizione militare e quindi al di fuori dalle decisioni e dai dettami del piano regolatore locale;

il progetto preparato dall'Agenzia industrie difesa, da cui l'ex arsenale di Messina è uno degli stabilimenti dipendenti dal 2001, è stato sposato dalla Namsa (Nato Maintenance and Supply Agency), lo strumento logistico-amministrativo della Nato, con sede a Capellen in Lussemburgo;

secondo il piano di lavoro, entro la fine dell'estate 2012 la commissione Namsa sarà a Messina per verificare lo stato dell'arsenale e dare il via libera all'arrivo in città delle prime unità navale da lavorare. Il progetto non potrà andare a regime prima di un anno, visto che bisognerà eseguire nella struttura una serie di interventi per la realizzazione di particolari impianti per garantite la sicurezza ambientale e di aree per l'accumulo dei materiali da smaltire;

dato il particolare tipo di naviglio in questione è presumibile che vi sarà da smaltire e accumulare un grande quantitativo di amianto, ma al momento non è dato sapere dove verrà stoccato questo pericolosissimo materiale, che tanta morte e sofferenza ha già provocato in Italia e nel mondo;

l'interrogante è consapevole che da molto tempo i lavoratori dell'arsenale assistono a ridimensionamenti, riduzione di personale e dichiarazioni di esuberi, e che viceversa la situazione in questione aprirebbe nuove e prolungate opportunità occupazionali per decine di lavoratori. Tuttavia questo non può essere un motivo per non porsi dubbi e domande e soprattutto per chiudere gli occhi di fronte ad eventuali pericoli per le vite umane. L'arsenale di Messina non può diventare luogo di stoccaggio di prodotti e agenti inquinanti che metterebbero a serio rischio la salute dei lavoratori ma anche l'intera collettività con incalcolabili ricadute sull'ambiente;

l'interrogante non comprende perché una delle isole più belle del mondo, fiore all'occhiello dell'intero mediterraneo debba essere trattata da vera e propria «pattumiera» militare, un'umiliazione che la Sicilia e la città di Messina certo non meritano -:

se non sia il caso di rivedere l'intero progetto ed evitare che Messina diventi la «pattumiera» militare più grande d'Europa;

qualora si fosse convinti della bontà del progetto e quindi in vista dello smaltimento di grandi quantità di materiale profondamente dannoso per l'uomo e l'ambiente, in particolare l'amianto, dove si intenda stoccare tale materiale senza inficiare l'assetto naturale e sanitario del territorio interessato;

se il Governo intenda far sì che ogni scelta sia comunque condivisa con la comunità locale e le associazioni di cittadini presenti sul territorio.(4-17013)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 13 novembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 717
All'Interrogazione 4-17013 presentata da
AMERICO PORFIDIA

Risposta. - Vorrei, dapprima, precisare che definire l'arsenale di Messina quale «zona... sotto la giurisdizione militare e quindi al di fuori dalla decisioni e dai dettami del piano regolatore locale» non appare corretto.
Infatti, l'articolo 322, comma 1 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, stabilisce che «in ciascuna regione è costituito un comitato misto paritetico di reciproca consultazione per l'esame anche con proposte alternative della regione e dell'autorità militare, dei problemi connessi all'armonizzazione tra i piani di assetto territoriale e di sviluppo economico e sociale della regione e delle aree sub regionali e i programmi delle installazioni militari e delle conseguenti limitazioni».
Pertanto, qualora si dovessero realizzare nuove opere, in particolare connesse ad attività concernenti la gestione di materiali pericolosi, è evidente che, dovendosi acquisire il parere di tale comitato, gli interessi locali risulterebbero adeguatamente rappresentati.
Ciò premesso, l'Agenzia industrie difesa (Aid), avendo come compito istituzionale il conseguimento dell'autosufficienza economica delle unità produttive assegnate alla sua gestione - tra cui l'arsenale di Messina - deve necessariamente prendere in esame progetti di riconversione, totale o parziale, allo scopo di portare le attività a livelli sufficienti per il mantenimento in funzione delle strutture industriali a essa conferite.
Ciò, in relazione alla notevole contrazione del mercato vincolato, considerato il progressivo ridimensionamento delle risorse finanziarie assegnate alle Forze armate.
La via della riconversione presenta le maggiori probabilità di conseguire un risultato positivo, in particolare, proprio per l'arsenale militare di Messina, tenuto conto della profonda crisi del settore della cantieristica.
I progetti di riconversione vengono sottoposti ad approfondite valutazioni, in primo luogo dal punto di vista del rispetto delle norme vigenti in tema di sicurezza, salute e igiene, salvaguardia dell'ambiente, poi per quanto riguarda la fattibilità e l'impiego del personale, infine per quanto attiene ai ritorni di carattere economico.
Nel caso specifico, il cosiddetto «progetto Namsa» è, tuttora, nella fase istruttoria da parte dell'AID e, pertanto, affermare che lo stesso «sia sposato dalla Namsa» è ancora prematuro.
Anche nel caso in cui gli approfondimenti da parte dell'AID portino a riscontri complessivamente positivi, non è detto che Namsa giudichi accettabile la candidatura dell'arsenale militare di Messina.
Ribadisco che il progetto potrà passare alla fase propositiva nei riguardi di Namsa solo dopo tutti gli accertamenti di sicurezza e di convenienza.
È opportuno precisare, comunque, che lo smontaggio e lo smaltimento di navi militari radiate dal servizio, comporta operazioni su unità completamente scariche e asciutte, quindi con esclusione della presenza di prodotti chimici e di idrocarburi, e trattamenti secondo legge di taluni materiali di allestimento.
In conclusione, nel sottolineare che non si ravvisano elementi tali da far pensare al possibile verificarsi di un inquinamento ambientale, si fa presente che le modalità operative sono sostanzialmente riconducibili a quelle delle operazioni di raddobbo e di riparazione navale usualmente svolte dall'arsenale.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.