ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16829

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 659 del 03/07/2012
Firmatari
Primo firmatario: MADIA MARIA ANNA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 03/07/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 04/07/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 03/07/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 04/07/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16829
presentata da
MARIA ANNA MADIA
martedì 3 luglio 2012, seduta n.659

MADIA e REALACCI. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

il consiglio comunale di San Cesareo, nella seduta del 21 dicembre 2010 con deliberazione n. 53 ha approvato il piano edilizio integrato denominato «Parco della Pietrara» con contestuale variante di piano regolatore presentato dalla società DueGi Immobiliare, che prevede, sul territorio del comune in esame, in particolare nell'area ricompresa tra la via della Resistenza e la via Casilina, la realizzazione di edifici con destinazione abitativa e la nuova sede parrocchiale per una cubatura complessiva di metri quadrati 54.0000;

il piano approvato costituisce una rivisitazione di un progetto analogo approvato dal consiglio comunale di San Cesareo con delibera n. 9 del 20 marzo 2007, progetto che a seguito di importantissimi rinvenimenti archeologici sull'area è stato appunto modificato;

gli scavi archeologici hanno avuto inizio nel mese di novembre 2009 e del rinvenimento è stata data notizia dalla dottoressa Maria Cristina Recco nel convegno di studi «Lazio e Sabina» tenutosi l'11 marzo 2011 presso l'Accademia olandese di Roma;

l'area in questione si trova a nord-ovest del centro abitato, misura circa 30.000 metri quadrati, ha un ingresso posto su via della Resistenza ed un altro su via Casilina; la villa ha per ora una superficie di circa 7.000 metri quadrati, è posta in una zona collinare, orientata verso Nord ed adiacente il tracciato viario di cui si conservano resti nei terreni circostanti;

le stanze per ora individuate sono una decina, presentano pavimenti musivi a tessere bianche e nere e policromi con paste vitree di rara bellezza, motivi ornamentali a vasi di fiori, trecce e volti umani vegetalizzati, le pareti sono rivestite da intonaco bianco e rosso diviso da una riga gialla; verso nord, all'esterno al muro di recinzione della villa, si individua un'area di necropoli non ancora messa in luce. Sempre procedendo verso Nord, è emersa a circa 30,00 metri dal limite della villa, una imponente struttura muraria a carattere monumentale dalla forma rettangolare con superficie di circa 400 metri quadrati, ha muri alti più di 2,00 metri, con grandi nicchie esterne. Da alcuni saggi esplorativi, si è ipotizzato trattarsi di un ninfeo monumentale e conserva d'acqua, data la presenza di rivestimento interno in cocciopesto idraulico;

adiacente tale struttura, sempre procedendo verso Nord, sta emergendo, dai sondaggi archeologici in corso, una grande struttura termale, il cui solo caldarium, occupa una superficie di 500 metri quadrati. Tutta l'area sottostante il terreno in questione è percorsa da una fitta rete di canali sotterranei per il passaggio dell'acqua da una cisterna all'altra, che sono stati parzialmente ispezionati con saggi d'indagine. Gli scavi parziali finora effettuati su Colle Noce hanno permesso di individuare un'area di altissimo interesse archeologico, per ora dell'estensione di circa 10.000 metri quadrati, con strutture murarie molto ben conservate;

la cronologia delle strutture attualmente individuate della villa va dalla fine dell'età repubblicana al II secolo d.C., mentre il grande ninfeo monumentale e la struttura termale apparterrebbero alla fine del III sec.-IV d.C.; l'estensione delle strutture, la qualità dei mosaici policromi, la ricchezza dei marmi pregiati e rari, la presenza del ninfeo e di terme monumentali, ha portato gli studiosi ad ipotizzare di essere di fronte a una villa imperiale, forse proprio la grandiosa villa citata da illustri studiosi, nella quale si sarebbe trovato Massenzio il giorno in cui fu acclamato Augusto (306 d.C.);

già il presidente del consiglio comunale di San Cesareo in una nota pubblica inviata alla stampa locale, ancor prima dell'approvazione del piano sollevava forti dubbi sulla legittimità di tale atto dichiarando che: «La Sovrintendenza non ha dato un parere definitivo, ma solo un parere di massima sul progetto presentato, tant'è che si è riservata di esprimere il parere definitivo soltanto quando saranno state definite le condizioni poste ai punti A-B-C-D-E-F del documento inviato all'Impresa, cosa che avrebbe dovuto ottenere il comune prima di portare all'approvazione del Consiglio il punto all'O.D.G»;

sul Piano sono stati presentati due documenti di sindacato ispettivo presso il consiglio regionale del Lazio a firma onorevoli Di Carlo e Storace, interrogazioni volte a verificare la corretta procedura seguita dall'organo di governo locale, che in particolare sollevavano le seguenti obiezioni: il comma n.4 della legge regionale n. 22 del 1997 indica perentoriamente che il programma integrato può comprendere anche zone agricole contigue ai perimetri urbani ma esclude quelle di pregio ambientale; alla luce dei rilievi della Soprintendenza archeologica del Lazio, l'area agricola interessata dal complesso monumentale è, senza ombra di dubbio, una «zona agricola di pregio ambientale» e comunque le aree agricole possono essere destinate solo ad opere di umanizzazione e recupero degli standard urbanistici se non disponibili all'interno dell'ambito;

il consiglio comunale di San Cesareo ha respinto le osservazioni al piano presentate nei termini di legge dal signor Roberto Scaramella, osservazioni che oltre a rilevare le già citate perplessità sull'iter seguito dall'organo di governo locale suggerivano:

a) che il Comune di San Cesareo, modifichi il piano integrato «la Pietrara» conservando delle opere in esso contenute la sola realizzazione della chiesa parrocchiale, assolutamente utile ai cittadini, pur con il rispetto dei vincoli archeologici attuali e di altri che dovessero pervenire dalla scoperta di nuove insorgenze archeologiche, e nel rispetto di distanze dai reperti, tali da consentirne la conservazione e fruizione più complete;

b) che il comune di San Cesareo preveda una piena valorizzazione del sito archeologico anche eventualmente prevedendo una integrazione con l'attiguo «bosco della macchiarella» realizzando il primo ed unico parco archeologico del territorio, ciò sulla strada dell'individuazione di una nuova vocazione turistico/culturale del comune ed una tutela e diffusione della storia del comune che ha rilevanza millenaria;

c) che il comune nello stesso tempo preveda, per i soggetti privati promotori del piano integrato, delle opportune compensazioni per il mancato investimento, anche prevedendo la realizzazione degli immobili abitativi contenuti nel suddetto piano integrato in altra area da individuarsi;

la diffusa preoccupazione dei cittadini sulla vicenda ha prodotto, in data 13 giugno 2011 la costituzione di un comitato denominato «Salviamo la villa di Cesare-Massenzio» e che tale comitato ha organizzato assemblee ed incontri pubblici sull'argomento, che si sono distinti per la numerosissima partecipazione dei cittadini, a conferma di una diffusa sensibilità sul tema della preservazione del bene archeologico e sul tema della sua valorizzazione;

le iniziative citate hanno portato il sottosegretario ai beni culturali onorevole Francesco Giro ad intervenire sulla vicenda effettuando un sopralluogo sull'area in data 22 luglio 2011, e che durante tale sopralluogo e in interventi pubblici successivi lo stesso Sottosegretario ha avuto modo di cassare pesantemente il progetto approvato sollecitando gli uffici della soprintendenza alla immediata apposizione del vincolo assoluto sulla Villa Imperiale vincolo che risulta effettivamente apposto;

a partire dall'apposizione del vincolo diretto sulla Villa imperiale i cittadini non hanno più avuto informazioni sulla sorte del bene archeologico, che lo stesso nel frattempo è stato abbandonato completamente all'incuria, che le precipitazioni nevose invernali si presume abbiano danneggiato gravemente i mosaici policromi e le altre testimonianze rinvenute, e che al momento tutta l'area risulta invasa dalle erbe infestanti;

nel frattempo circolano nella comunità di San Cesareo enormi incertezze sulla sorte dell'area in esame, incertezze rafforzate da notizie di organi di stampa locali su un «tavolo tecnico» che sarebbe stato aperto presso la regione Lazio sul tema, tavolo a cui sembra abbiano partecipato rappresentanti del comune, della sovrintendenza, della regione e a quanto risulta all'interrogante anche la ditta DueGi immobiliare, e, sempre stando alle fonti di stampa, in tali incontri presso la Regione Lazio pare siano state «delineate le linee guida per la realizzazione del Piano», e inoltre «sia stato deciso il rinterro quasi completo della villa imperiale»;

l'eventualità del rinterro della villa desta viva preoccupazione nei cittadini perché con tale decisione essi vedrebbero svanire definitivamente la prospettiva della realizzazione sull'area di un parco archeologico, e con esso le radici di un paese che sembrava aver trovato appunto nei reperti rinvenuti, una storia che ad oggi non possiede;

per quanto riguarda la realizzazione del piano edilizio, i cittadini di San Cesareo, ad oggi, non hanno alcuna informazione e cognizione su quale piano sia effettivamente da considerarsi in itinere, se il piano approvato dal comune, pur sanzionato dalla Sovrintendenza tramite l'apposizione del vincolo o se altro piano di cui però ad oggi non v'è notizia, non, risultando essere stato presentato in presso gli uffici tecnici comunali;

il funzionario incaricato della Soprintendenza, dottoressa De Spagnolis, in un recente incontro richiesto dal comitato dei cittadini per avere maggiori informazioni sulla vicenda ha avuto modo di dichiarare che pur avendo partecipato ad incontri presso la regione non le è stato mostrato il nuovo progetto e che anche qualora ciò fosse stato fatto non avrebbe potuto pronunciarsi perché il rilievo archeologico non è ancora terminato;

la stessa funzionaria ha ulteriormente precisato che essa, in qualità di funzionario della sovrintendenza incaricato di vigilare sul cantiere in oggetto non ha mai avuto occasione di prendere visione del progetto del piano integrato approvato dal consiglio comunale di San Cesareo in data del 21 dicembre 2010 con delibera n. 53;

sulla base di altre fonti la dottoressa De Spagnolis avrebbe invece concordato con i funzionari della regione, del comune e della ditta DueGi immobiliare, il dettaglio dell'iter per la realizzazione del piano integrato oltre ad aver rassicurato gli stessi sul fatto che «il vincolo emesso potrà essere modulato in fase di approvazione del progetto» e inoltre che «non è in discussione la realizzazione della nuova chiesa»;

le citate notizie di stampa e le citate dichiarazioni del funzionario della soprintendenza sono visibilmente contrastanti e ingenerano nella popolazione una vivissima preoccupazione e oltretutto una certa indeterminatezza delle decisioni, unita ad una complessiva scarsa cautela del funzionario della soprintendenza ha determinato nei cittadini una complessiva sfiducia sull'operato di quell'ufficio che a più riprese sembra essersi posto più come il pianificatore dello sviluppo urbanistico di San Cesareo che come il vero organo tutelare dei tesori archeologici rinvenuti;

tutto ciò è unito ad una carenza assoluta di informazione e coinvolgimento, anche a causa dell'atteggiamento omissivo dell'amministrazione comunale che non ha risposto ad una interrogazione sul tema presentata in data 15 settembre 2011 e non ha mai ritenuto, pur richiesta, di incontrare i cittadini pubblicamente per discutere dell'argomento e di coinvolgerli verso una decisione condivisa, l'unica che potrebbe tranquillizzare la cittadinanza;

alla preoccupazione dei cittadini si è aggiunta la beffa data dalla notizia del trasferimento presso il museo archeologico di Sperlonga, di un importantissimo reperto rinvenuto sul territorio della villa, ovvero del cosiddetto «orologio di Giulio Cesare» (una meridiana marmorea di epoca imperiale) episodio che ha destato sdegno e acredine verso l'ufficio della soprintendenza -:

se il Governo disponga di elementi in ordine all'esito del piano edilizio integrato approvato dal comune di San Cesareo in data 21 dicembre 2010 con delibera n. 53, alla luce dell'intervento del sottosegretario pro tempore onorevole Francesco Giro e della successiva apposizione dei vincoli archeologici diretti sulla villa;

quali siano le determinazioni del Ministero alla luce delle notizie in possesso sulla presunta partecipazione della funzionaria della soprintendenza del Lazio dottoressa Marisa De Spagnolis ad un incontro presso la regione Lazio a cui avrebbero partecipato appunto non meglio precisati rappresentanti della regione oltre a rappresentanti del comune di San Cesareo e della ditta Duegi Immobiliare, incontro nel quale, secondo appunto organi di stampa, si sarebbe delineato l'iter per la realizzazione del piano edilizio integrato citato in premessa;

se corrisponda al vero che la suddetta funzionaria, nel suddetto incontro abbia avuto a garantire, a tutela delle richieste edificatorie dell'impresa e della volontà del comune di san Cesareo, che per quanto riguarda il vincolo emesso «esso potrà essere adeguato in fase di approvazione del progetto»;

se, alla luce della mobilitazione popolare sul tema, il Ministro non ritenga di fornire ai cittadini corrette informazioni sull'iter del vincolo archeologico diretto ed indiretto sulla villa imperiale, fornire ai cittadini corrette informazioni sull'iter del piano edilizio integrato citato o sulla presenza di altro progetto già illustrato alla soprintendenza e sollecitare la soprintendenza all'apertura di un tavolo negoziale con i cittadini nel quale essi possano correttamente esporre le loro perplessità e preoccupazioni ed essere informati dagli enti coinvolti, anche tramite una consultazione pubblica dei cittadini, che possa orientare l'amministrazione locale verso soluzioni condivise. (4-16829)