BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un articolo apparso sul quotidiano Il Centro il 29 giugno 2012, un 32enne avrebbe tentato il suicidio nel carcere di Pescara, e ora sarebbe ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale cittadino. L'uomo, che avrebbe problemi di droga, avrebbe cercato di impiccarsi, dopodiché sarebbe stato tratto in salvo e condotto al nosocomio;
a quanto sembra qualche ora prima, a margine di una udienza in tribunale, l'uomo avrebbe anche tentato la fuga ma sarebbe stato subito riacciuffato. Poi, rientrato in carcere, ha tentato il suicidio e sembra che in quei momenti fosse solo, in cella. Al momento non si conoscono altri dettagli. L'uomo, detenuto da pochi giorni, non sarebbe in pericolo di vita -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare, quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
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