RAMPI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
con l'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148, il Parlamento ha conferito delega al Governo per il riordino delle circoscrizioni giudiziarie;
la ridefinizione dell'assetto territoriale degli uffici giudiziari esistenti secondo criteri oggettivi deve tenere conto dei carichi di lavoro, dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, del bacino di utenza e del tasso di impatto della criminalità organizzata;
la discussione sull'adozione di prime misure sul riordino e razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie può generare sentimenti di preoccupazione qualora non fosse supportata da motivazioni chiare, razionali ed oggettive;
per quanto concerne la regione Piemonte in questi giorni circola con insistenza un'ipotesi che prevede la creazione di tre o quattro grandi «macro aree» (Torino, Cuneo, Novara e Alessandria), e l'assorbimento - da parte di Novara - di uno o più tribunali limitrofi;
altra ipotesi prevedrebbe un intervento in due tempi: dapprima, l'accorpamento di tutti i tribunali sub provinciali in capo al tribunale del capoluogo di provincia (ad esempio Casale, Tortona, Acqui Terme in capo ad Alessandria; Alba, Mondovì e Saluzzo in capo a Cuneo e così via). Novara, non avendo tribunali sub provinciali ma solo una sezione distaccata, Borgomanero, sarebbe destinata a rimanere nell'attuale condizione;
successivamente, si penserebbe ad ulteriori accorpamenti tra tribunali di medie dimensioni, citando come esempio l'unificazione di Biella e Vercelli;
se tale dovesse essere lo scenario futuro, indubbiamente il tribunale di Novara, per il quale sono stati compiuti investimenti di notevole entità economica ed - addirittura - a suo tempo era stata avanzata richiesta di riconoscimento di sede di corte d'appello, verrebbe a delinearsi come l'entità più piccola a livello regionale con il conseguente rischio di ulteriore depauperamento;
attenti e sensibili operatori della giustizia evidenziano il timore che tale soluzione sia inadeguata, non solo rispetto alla realtà della provincia di Novara e della città, ma, soprattutto, in rapporto alla realtà del numero di affari trattati e alla importanza dei fenomeni delinquenziali e criminali che si manifestano nel territorio e in relazione ai quali negli ultimi anni si sono registrati episodi e manifestazioni di particolare allarme ed in numero crescente;
la particolare posizione geografica di Novara e del suo territorio, la presenza di realtà «familiari» (già manifestatesi in passato e tornate ora di attualità) che aggrediscono il tessuto sociale ed imprenditoriale sano e ritengono di poter condizionare taluni aspetti della vita della collettività, non dovrebbero consentire in alcun modo di trasformare uffici giudiziari, che, pur con molte difficoltà, «tengono il passo e la posizione», in poco più che presidi, se confrontati con quelle che potrebbero essere le prossime realtà organizzative della regione;
la marginalizzazione degli apparati di risposta (perché, a quel punto, un dimensionamento del tribunale e della procura potrebbe recare, come conseguenza, anche una seria contrazione delle forze di polizia e della loro composizione) verrebbe percepita anche dalla criminalità e lascerebbe tutta una realtà produttiva e di impresa professionale e la collettività esposte alla possibile virulenza dei fenomeni criminali ed illegali; già oggi, infatti, si verificano non sporadici casi di «turismo criminale» dalle vicine zone della Lombardia -:
se il Ministro abbia contezza della circolazione di ipotesi di riordino e razionalizzazione quali quelle sopra rappresentate;
se rispondano - nel merito - a verità le ipotesi sopra illustrate, soprattutto quella che prevedrebbe un forte ridimensionamento del ruolo e della presenza del tribunale di Novara;
come intenda intervenire riguardo la giurisdizione dei giudici di pace;
quali iniziative intenda adottare al fine di garantire, nel rispetto e nel perseguimento degli obiettivi della spending review, la tutela di un territorio, quale quello di Novara, che potrebbe vedersi esposto a «colonizzazioni» da parte del tessuto criminale a tutto discapito di una realtà produttiva, sociale ed economica che - seppur con difficoltà - presenta i caratteri di una sana vivibilità. (4-16759)