ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16674

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 653 del 20/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: MALGIERI GENNARO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 20/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20/06/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 25/06/2012
Stato iter:
15/10/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/10/2012
DASSU' MARTA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/10/2012

CONCLUSO IL 15/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16674
presentata da
GENNARO MALGIERI
mercoledì 20 giugno 2012, seduta n.653

MALGIERI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:

il Ministero degli affari esteri ha deciso di «tagliare» il proprio contributo alle spese di interpretazione per la lingua italiana alle riunioni del Consiglio dei ministri dell'Unione europea. Da luglio in poi, la traduzione verso l'italiano sarà limitata al 40 per cento dei gruppi di lavoro, a quelli cioè coperti dalla quota finanziata dal Consiglio. Si continuerà a tradurre in italiano solo ai vertici e agli incontri di più alto livello politico, per i quali il servizio è a carico dell'Unione europea, mentre non sarà più possibile ascoltare l'italiano nella maggior parte delle riunioni tecniche dei gruppi di lavoro, 103 su 169;

all'interno del processo decisionale dell'Unione europea, il Consiglio dei ministri è l'unica istituzione in cui vengono difesi gli interessi nazionali e la lingua è un importante strumento diplomatico e di protagonismo politico. In un momento delicato nella storia delle relazioni internazionali come quello che attraversiamo, è preoccupante vedere come l'Italia, Paese fondatore dell'Unione europea, decida di limitare il proprio contributo per potersi avvalere a pieno della propria lingua. Una tale rinuncia offre un vantaggio negoziale agli altri partner europei, che potranno continuare ad avere la certezza di capire ed essere capiti e quindi difendere al meglio i propri interessi. Oltre ad ostacolare il lavoro quotidiano di delegati che per anni si sono avvalsi del servizio degli interpreti in riunione, un tale taglio rappresenta un danno al prestigio dell'Italia, che agli albori dell'integrazione europea si fece promotrice del principio del multilinguismo;

oltre a ciò, la decisione dell'Italia di sospendere sine die il contributo finanziario a sostegno dei servizi di traduzione orale vanifica anni di lotta condotta da precedenti Governi e da eminenti istituti italiani di cultura in difesa del ruolo dell'italiano nel concerto delle lingue europee;

in base al provvedimento adottato, i delegati potranno continuare a parlare italiano in riunione. Tuttavia, la pratica quotidiana del multilinguismo mostra che un delegato che non può più ascoltare la propria lingua sarà con il tempo sempre più disincentivato a parlarla, riducendone così gradualmente la presenza agli incontri, a vantaggio degli altri Paesi. Qualora l'italiano andasse progressivamente scomparendo nelle riunioni tecniche quotidiane del Consiglio ciò potrebbe incidere anche sul livello di qualità della traduzione dall'italiano verso le altre lingue europee. Un rischio da non sottovalutare anche nella prospettiva della presidenza italiana del Consiglio, nel 2014;

tale decisione, presa in un'ottica di emergenza finanziaria, potrebbe avere effetti culturali irreversibili: l'italiano, già insegnato in pochissime facoltà di interpretazione europee, potrebbe scomparire dai programmi universitari e tra pochi anni non ci sarebbero più interpreti in grado di tradurre dall'italiano in altre lingue ad alto livello;

anche al Parlamento europeo è stato ridotto il bilancio destinato a finanziare gli ingaggi degli interpreti freelance. La riduzione è però generalizzata e non colpisce specificamente nessuna lingua. Grazie alle misure di riorganizzazione interna adottate nel frattempo, l'italiano continua dunque a essere solidamente presente nelle riunioni del Parlamento;

la battaglia per la difesa dell'italiano nelle istituzioni europee è una battaglia importantissima. Non è solo una questione di prestigio o di orgoglio nazionale. Difendendo il multilinguismo delle istituzioni europee si difende in realtà la legittimità democratica di queste stesse istituzioni -:

se e quali iniziative intendano assumere per rivedere la decisione presa e cancellarne gli effetti. (4-16674)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 15 ottobre 2012
nell'allegato B della seduta n. 703
All'Interrogazione 4-16674 presentata da
GENNARO MALGIERI

Risposta. - Il Governo italiano ha sempre ritenuto che il principio di non discriminazione linguistica rappresenti un elemento fondamentale per il successo del processo di integrazione europea. L'Unione europea rappresenta infatti un'organizzazione sovranazionale con profili del tutto peculiari di governo condiviso tra gli Stati membri. Per generare il necessario sentimento di appartenenza ai processi decisionali è pertanto fondamentale che la diversità degli idiomi sia salvaguardata nel funzionamento delle istituzioni. L'importanza del fattore linguistico è stata del resto ben presente sin dalle origini della costruzione europea. Il regolamento CE 1/1958 - regolarmente emendato in occasione degli allargamenti dell'UE - indica infatti come lingue ufficiali e lingue di lavoro quelle di tutti gli Stati-membri.
Il Governo, in linea con gli indirizzi espressi dal Parlamento, ha mantenuto una posizione ferma in merito alla difesa di un regime linguistico non discriminatorio per la lingua italiana nell'ambito delle istituzioni europee. Il Ministero degli affari esteri esercita pertanto una costante sensibilizzazione nei confronti delle istituzioni e degli Stati membri dell'Unione.
Per quanto concerne le spese per i servizi di interpretariato dei gruppi di lavoro del Consiglio, le esigenze di contenimento del bilancio hanno suggerito una razionalizzazione della spesa, ma non certo di modifica della consolidata politica del Governo sopra riportata.
Giova ricordare che le spese per l'interpretariato dei gruppi di lavoro del Consiglio si fonda su una decisione del 2004 (cosiddetto «Request and Pay»), favorita proprio dall'Italia, volta a porre tutte le lingue su un piano di parità e combattere invece ogni forma di «trilinguismo» (inglese, francese, tedesco) strisciante. Sulla base di questa decisione, tutti i Paesi ricevono una analoga somma sul bilancio a carico del Consiglio (cosiddetto «enveloppe»), mentre ricadono sui bilanci nazionali esigenze aggiuntive di interpretariato, su richiesta dei singoli Paesi membri. Sulla base della decisione del 2004, sono comunque garantiti i servizi di interpretariato per tutte le riunioni a livello di Consiglio e per tutta una serie di riunioni previste dalla decisione del 2004 e dalla successiva integrazione del 2007. Per il 2012, l'Italia ha avuto a disposizione una «enveloppe» di 1.177.500 euro a semestre.
Per il primo semestre dell'anno, si è provveduto con una integrazione sul bilancio nazionale per 1.283.556 euro, per un totale di 2.461.056 per spese di interpretariato nel primo semestre 2012. Per il secondo semestre, esigenze di bilancio hanno suggerito in un primo momento di limitare il numero delle riunioni per le quali richiedere l'interpretariato pieno, ben sapendo che si trattava di una misura di carattere temporaneo e che sarebbero state adattate non appena possibile. Per contenere gli esborsi sul bilancio nazionale, si è infatti convenuto di chiedere l'interpretariato passivo per tutti i gruppi di lavoro del Consiglio, e quello attivo nei casi in cui esigenze di funzionalità del lavoro lo suggerivano. In questo modo, gli esperti italiani hanno comunque sempre potuto esprimersi in italiano, mantenendo presente e visibile la presenza della nostra lingua, ed hanno potuto usufruire dell'interpretariato pieno ogniqualvolta esigenze funzionali lo abbiano consigliato.
Successivamente, pur in una fase di stringenti riduzioni di spesa pubblica, sono state reperite le risorse necessarie a garantire l'interpretariato pieno per tutti i gruppi di lavoro del Consiglio già a partire da settembre. Si è quindi tornati alla situazione precedente. Analoghe risorse sono state previste sul bilancio 2013, in modo da continuare a garantire l'interpretariato pieno per l'anno prossimo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Marta Dassù.