ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16618

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 651 del 18/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 18/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 18/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16618
presentata da
GIORGIO JANNONE
lunedì 18 giugno 2012, seduta n.651

JANNONE. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:

i gas serra continuano a crescere a livello globale battendo anno dopo anno il idi emissioni. Il precedente picco era stato toccato nel 2010. Nel 2011 - secondo le anticipazioni fomite dall'Agenzia internazionale per l'energia - si è arrivati a 31,6 miliardi di tonnellate di CO2 derivanti dall'uso dei combustibili fossili: una crescita del 3,2 per cento nell'arco di un anno. Il dato è allarmante per vari motivi: il primo consiste nel fatto che, con il superamento delle 390 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera (erano 280 alla vigilia della rivoluzione industriale), si sta provocando un conseguente continuo aumento dei gas serra che intrappolano il calore creando uno squilibrio progressivo. I climatologi ripetono che bisogna eliminare totalmente le emissioni serra, rallentare drasticamente il consumo dei combustibili fossili e fermare la deforestazione: se non lo faremo rischiamo di vedere aumentare la pressione dei deserti, crescere la violenza dei fenomeni meteo estremi, rendere inabitabili vaste zone del pianeta;

il secondo motivo di allarme è che, mentre lo squilibrio dell'atmosfera si aggrava, non siamo ancora in grado di dare una risposta effettiva e stringente alla problematica. Il negoziato sul dopo protocollo di Kyoto ha subito un alt nel 2010 alla conferenza Onu di Copenaghen e il nuovo accordo per ora resta proiettato nel 2015, con la prospettiva di non diventare operativo fino al 2020. Bisognerà vedere se il vertice che si aprirà tra pochi giorni a Rio de Janeiro in occasione del ventennale dell'Earth Summit riuscirà ad accelerare il percorso. La distanza tra gli obiettivi (evitare una crescita della temperatura del pianeta di più di 2 gradi rispetto all'epoca preindustriale) e i mezzi posti in campo è clamorosa: l'ultima dimostrazione viene proprio dai dati dell'Agenzia per l'energia, secondo i quali, per raggiungere il traguardo dichiarato, le emissioni serra dovrebbero più che dimezzarsi e invece continuano a crescere. Soprattutto a causa dell'uso del carbone (45 per cento delle emissioni), seguito dal petrolio (35per cento) e dal gas naturale (20 per cento). Per invertire il trend e disaccoppiare lo sviluppo dall'aumento delle emissioni bisogna puntare con decisione sulla costruzione di un'economia low carbon basata su un alto livello di efficienza, sulle fonti rinnovabili, sulle smart city, sul recupero e il riuso dei materiali, sull'innovazione tecnologica;

i Paesi che stanno investendo di più in questo modello di green economy (partendo magari da posizioni molto distanti dall'obiettivo come nel caso della Cina) sono quelli che appaiono oggi più dinamici. L'Italia, che nel campo delle rinnovabili ha ampie potenzialità, alcuni brevetti e che aveva agganciato il gruppo di testa, si è fermata in modo brusco e rischia di tornare indietro. Lasciando sul campo una quota di Pil ed alcune decine di migliaia di occupati. Questo repentino stop agli investimenti nelle energie rinnovabili, vorrebbe dire paralizzare un intero comparto economico che aveva creduto nella scommessa green, mettere a rischio un settore che vale l'1 per cento del Pil, e cancellare decine di migliaia di posti di lavoro. Proprio mentre il braccio di ferro tra Governo e regioni sul futuro delle rinnovabili è alle ultime battute, il Gse ha diffuso i dati che mostrano come - in un anno molto difficile, segnato da una normativa complessa e discontinua - l'energia pulita sia riuscita a dare una spinta importante all'economia italiana;

al dicembre 2011 - calcola il Gse che ha effettuato oltre 200.000 controlli - risultano messi in rete 335.000 impianti fotovoltaici, eolici, a biomasse, idroelettrici che hanno fornito una produzione di 83 terawattora di energia pulita: più del 26 per cento del totale elettrico. È stato un exploit utile per l'economia e indispensabile per il bilancio ambientale, come mostrano i dati sulle emissioni serra resi noti oggi dell'Unione europea: più 2,4 per cento. I numeri si riferiscono al 2010 perché le statistiche ufficiali alle volte sono lente e catturano la luce della realtà con un ritardo che, in tempi di oscillazioni molto rapide, può ingannare. La spiegazione del leggero aumento delle emissioni è legata infatti, oltre che all'inverno freddo, a una piccola ripresa economica di cui oggi è difficile vedere traccia. Nel 2010 nella Unione europea, si è registrato un aumento di 111 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Un dato apparentemente molto negativo che va però corretto con due osservazioni. La prima è che l'anno precedente aveva segnato un meno 7,3 per cento di emissioni (un crollo nettamente influenzato dalla crisi economica) e il modesto recupero economico del 2010 ha portato a dimezzare questo decremento;

la seconda osservazione viene dal direttore dell'Agenzia europea per l'ambiente Jacqueline McGlade: «L'aumento delle emissioni avrebbe potuto essere più netto se non ci fosse stata una rapida espansione delle fonti rinnovabili»;

per l'Italia il bilancio a fine 2010 è meno 3 per cento di emissioni serra rispetto al 1990. L'obiettivo da raggiungere al 31 dicembre 2012 è meno 6,5 per cento. Quindi manca ancora un taglio del 3,5 per cento che - accelerazione della crisi a parte - appare difficile possa essere coperto in due anni. Soprattutto se, proprio mentre l'eolico diventa sempre più conveniente, il fotovoltaico è un passo dalla grid parity e le prospettive per geotermico e biomasse si rafforzano, le politiche energetiche nel settore green continueranno a essere governate dall'incertezza e dai continui ripensamenti che stanno paralizzando il settore -:

quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di riprendere la politica di investimenti nelle energie rinnovabili, adottata già dai precedenti Governi, ampliandola e facendone il punto di forza per il rilancio anche dell'economia italiana. (4-16618)