ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16616

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 651 del 18/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 18/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 18/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16616
presentata da
GIORGIO JANNONE
lunedì 18 giugno 2012, seduta n.651

JANNONE. -
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
- Per sapere - premesso che:

la spesa agricola rappresenta oggi il 41 per cento nel bilancio annuo dell'Unione europea. La PAC è stata una delle politiche fondamentali dell'Unione europea fin dal Trattato di Roma. Come conseguenza delle gravi carenze di cibo a cui l'Europa ha dovuto far fronte dopo la Seconda guerra mondiale, quella agricola è stata tra le prime politiche economiche ad essere incluse nel Trattato di Roma, firmato nel 1957. Non è esagerato dire che ha rappresentato un pilastro attorno cui l'Unione europea è stata costruita e si è sviluppata. Per prevenire future carenze alimentare, gli Stati membri si sono accordati su alcuni principi, come il mercato comune, la preferenza comunitaria, la solidarietà finanziaria e la stabilità redditizia per gli agricoltori. Insieme ai prezzi fissi minimi per i prodotti, questi accorgimenti hanno dato grande impulso alla produttività dell'agricoltura europea negli anni seguenti. Negli anni '60-'70 la politica agricola ha avuto successo: la scarsità alimentare è diventata un lontano ricordo, i prezzi per i consumatori sono stati tenuti bassi e gli agricoltori hanno goduto di un ottimo rapporto tra raccolti e guadagni. Tuttavia questa politica economica ha portato all'estremo opposto: sovrapproduzione di latte, burro e altri prodotti caseari e aumento costante dei prezzi. Si è andati poi verso la scomparsa dei piccoli agricoltori, e il consolidamento di grandi e più efficienti aziende agricole. La necessità di razionalizzare la spesa pubblica, al fine di evitare la sovrapproduzione, e il bisogno di una PAC più verde, hanno mantenuto la politica agricola al centro del dibattito comunitario negli anni '80. Per rimediare alle inefficienze del mercato, nel 1984 sono state introdotte le quote sulla produzione lattiero-casearia. Nel 1988 è seguita l'introduzione di un massimale globale per la spesa agricola. Nel 1992 le trasformazioni sono proseguite con la riforma MacSharry, che ha portato i produttori agricoli a concentrarsi di più sulle richieste del mercato che sui sussidi elargiti per specifiche coltivazioni. L'introduzione del sostegno diretto al reddito è stata pensata, poi, per garantire un equo livello di guadagni. La riforma ha mirato infine alla diminuzione dei prezzi per i consumatori finali, e ad assicurare agli agricoltori europei competitività sul mercato mondiale. Anche il rispetto dell'ambiente è entrato a far parte del dibattito. Nel 1999, nel quadro dell'Agenda 2000, «lo sviluppo delle aree rurali» è diventato uno degli obiettivi chiave. L'introduzione di un tetto per la spesa agricola è servito a garantire ai contribuenti, che i costi della PAC non diventassero eccessivi. Nel 2003 è stata concordata una nuova, fondamentale riforma, il cosiddetto controllo sanitario che legava le sovvenzioni alla tutela ambientale, alla sicurezza alimentare e al benessere degli animali;

l'ultima revisione della PAC risale al 2003, ma l'adesione di 12 nuovi Stati all'Unione europea tra il 2004 e il 2007 ha reso evidente, nonostante il regime transitorio concordato con i nuovi membri, il bisogno di ulteriori revisioni che rendano la politica agricola capace di affrontare le sfide di domani. La Commissione europea ha presentato le sue proposte per la riforma della politica agricola comune il 12 ottobre 2011. La Commissione per l'agricoltura (AGRI), la Commissione europea e la presidenza polacca stanno preparando un nuovo dibattito sul futuro della politica agricola. «La politica agricola comune (PAC) è una delle più importanti politiche comunitarie, sia da un punto di vista storico che di bilancio. La discussione sul futuro della PAC non deve interessare solo gli agricoltori: tutti i cittadini europei si devono confrontare alla sfida della sicurezza alimentare», ha dichiarato Paolo De Castro presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale, e a capo delle negoziazioni per una nuova politica agricola europea 2014-2020;

«La sfida più grande per gli agricoltori europei sarà quella di "produrre di più, ma inquinare di meno"» ha affermato il parlamentare De Castro sottolineando l'importanza di un bilancio per la PAC capace di sostenere la sfida sulla sicurezza alimentare. Il deputato italiano afferma che il bilancio per la PAC (che rappresenta circa il 40 per cento del bilancio totale comunitario) in realtà è molto modesto rispetto a quello di altre economie: «Ci sono 2 milioni di agricoltori in America e la loro spesa è il doppio di quella europea. Noi abbiamo 10 milioni di agricoltori. E con lo stesso bilancio siamo passati da 15 a 27 Stati membri». È stato molto criticato l'elemento ambientalista nella proposta della Commissione europea per la riforma della PAC, in particolare per la scelta di utilizzare il 7 per cento delle terre coltivabili a scopi ecologici. Il presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale teme che la proposta possa portare ad una maggiore burocratizzazione, diventando così un altro fardello per gli agricoltori europei. Ha poi sottolineato come le misure proposte «mantengono bassa la produzione invece che promuoverla». Il parlamentare De Castro crede anche che la proposta della Commissione metta a rischio la necessità di una maggiore flessibilità: «Con 27 Stati membri e 27 tipi di agricolture non è possibile applicare le stesse leggi. Non tutti i paesi sono pronti: alcuni hanno bisogno di più tempo per introdurre la tariffa unica. La Commissione non prende in considerazione che la situazione è diversa da paese a paese; non siamo tutti allo stesso punto di partenza. Inoltre, c'è il problema delle misure di mercato. Abbiamo proposto nei mesi precedenti di introdurre nuovi strumenti, ma non ve n'è traccia nella proposta della Commissione»;

storicamente il Parlamento aveva limitato l'influenza sulla politica agricola, ma col Trattato di Lisbona le cose sono cambiate: «Prima, solo il Parlamento europeo dava la sua opinione. Il ministro europeo per l'agricoltura lavorava alla proposta del Commissario e prendeva una decisione. Oggi, il Parlamento ha lo stesso potere del Consiglio, e questo significa che dobbiamo collaborare. Senza un voto positivo del Parlamento, nessuna riforma può essere approvata». Il 7 novembre 2011 - per la prima volta nella storia - i 27 Ministri per l'agricoltura e tutti i membri della commissione Agricoltura e sviluppo rurale si sono trovati nella stessa stanza per discutere delle prospettive future della PAC. Se la politica agricola dell'Unione europea mira a fornire prodotti alimentari sicuri e di alta qualità e contribuire alla protezione dell'ambiente e alle energie rinnovabili, tale politica deve essere finanziata adeguatamente, secondo gli eurodeputati, in modo da fornire agli agricoltori un incentivo all'utilizzo di tecniche moderne e ecocompatibili;

i pagamenti diretti agli agricoltori dovrebbero essere più chiaramente legati alle «misure verdi» (basse emissioni di carbonio, basso consumo energetico). Un ampio sistema europeo di incentivi, finanziato dall'Unione europea al 100 per cento, dovrebbe essere istituito per sostenere gli agricoltori che appoggiano lo sviluppo sostenibile. I finanziamenti agricoli dovrebbero essere distribuiti più equamente tra gli Stati membri e tra le diverse categorie di agricoltori. Il Parlamenti propone che ogni Paese dell'Unione europea dovrebbe in futuro ricevere una percentuale minima della media dell'Unione europea dei pagamenti diretti. I deputati sono d'accordo con l'introduzione di un massimale per i pagamenti diretti per agricoltore, ma sottolineano che le nuove regole devono tener conto delle dimensioni delle aziende agricole e dei criteri oggettivi di occupazione nonché delle pratiche sostenibili. Per evitare un uso improprio del denaro pubblico, i pagamenti diretti dovrebbero essere riservati agli «agricoltori attivi», cioè a coloro che effettivamente utilizzano la loro terra per la produzione. La lotta alla speculazione sulle materie prime agricole e l'estrema volatilità dei prezzi richiedono una soluzione a livello globale, secondo gli eurodeputati, in modo da garantire una maggiore stabilità per gli agricoltori e le forniture su larga scala di prodotti alimentari sicuri. Il tutto dovrebbe mettere la politica agricola in linea con gli obiettivi della visione Europa 2020: stimolare una crescita intelligente, sostenibile e solidale -:

quali interventi il Ministro intenda adottare, a livello europeo, al fine di contribuire adeguatamente alla stesura di una nuova politica agricola per il nostro Paese, anche alla luce di quanto accaduto in Emilia Romagna, a seguito del disastroso terremoto dello scorso Maggio.
(4-16616)