ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16615

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 651 del 18/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 18/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 18/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16615
presentata da
GIORGIO JANNONE
lunedì 18 giugno 2012, seduta n.651

JANNONE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:

l'Italia è all'ultimo posto in Europa per la percentuale dei laureati nella fascia di età fra i 30 e i 34 anni, pari al 20,3 per cento nel 2011: è quanto risulta dall'indagine sulla forza lavoro 2012 diffusa da Eurostat. Il dato è particolarmente basso se confrontato con la mediaeuropea (34,6 per cento ma anche rispetto agli altri Stati principali dell'Unione: in Germania i trentenni laureati sono il 30,7 per cento del totale, in Spagna il 40,6 per cento, in Francia il 43,4 per cento, in Gran Bretagna il 45,8 per cento. L'obiettivo per il 2020 è il 40 per cento al livello dell'Unione europea, mentre l'Italia punta a un più modesto 26/27 per cento;

«Più sforzi in tema di istruzione». Secondo l'Istituto europeo di statistica, i 27 devono intensificare gli sforzi se vogliono raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020 in materia di istruzione, sia per quanto riguarda la riduzione degli abbandoni scolastici, che devono scendere sotto il 10 per cento a livello dell'Unione europea (dall'attuale 13,5 per cento, e in Italia siamo al 18,2 per cento) sia per l'aumento dei laureati, che dal 34,6 per cento del 2011 devono arrivare al 40 per cento. Qualche progresso è stato fatto, secondo i dati Eurostat, ma permangono ampie disparità. Infatti, sottolinea Eurostat, il timore è che i miglioramenti non siano il risultato di riforme con un impatto di lungo periodo, ma piuttosto una conseguenza collaterale dell'elevato tasso di disoccupazione giovanile che induce un maggior numero di giovani a protrarre il loro periodo di istruzione e formazione. Un'altra preoccupazione è che gli obiettivi nazionali fissati dagli Stati membri non siano sufficienti per far sì che l'Unione europea raggiunga il suo obiettivo di insieme;

riguardo alla dispersione scolastica - la quota dei 18-24 enni che nel migliore dei casi hanno soltanto qualifiche a livello di istruzione secondaria inferiore e non frequentano più corsi di istruzione o formazione - 11 Stati membri hanno superato la soglia di riferimento del 10 per cento. Malta (33,5 per cento), Spagna (26,5 per cento) e Portogallo (23,2 per cento), presentano i tassi più alti di abbandoni scolastici, ma hanno compiuto notevoli progressi negli ultimi anni;

le cifre diffuse oggi avallano le preoccupazioni espresse dalla Commissione dell'Unione europea in occasione delle raccomandazioni elaborate la scorsa settimana per gli Stati membri nell'ambito del semestre europeo. Fra le debolezze strutturali dell'Italia erano enfatizzate in particolare proprio quelle legate all'istruzione: «La qualità complessiva del sistema di educazione e formazione - scrive la Commissione nel suo rapporto del 30 maggio - è insoddisfacente con alti livelli di abbandono scolastico prematuro e una bassa partecipazione alla formazione successiva». Ecco perché Bruxelles raccomanda all'Italia di «adottare misure per ridurre i tassi di uscita dall'educazione superiore e combattere l'abbandono scolastico» -:

quali iniziative il Ministro intenda assumere per favorire l'incremento della percentuale di giovani laureati e per contrastare l'abbandono scolastico. (4-16615)