ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16614

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 651 del 18/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 18/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 18/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16614
presentata da
GIORGIO JANNONE
lunedì 18 giugno 2012, seduta n.651

JANNONE. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

le unità di lavoro irregolari nel 2010 hanno sfiorato quota tre milioni (2,96 milioni) toccando il 12,3 per cento del totale: è quanto emerge dalla Relazione annuale di Bankitalia secondo la quale se si guarda alle persone (senza considerare i doppi lavori compresi nelle unità di lavoro) i sommersi sono 2.549.000, pari al 10,3 per cento del totale. I settori dove è più forte il lavoro sommerso restano agricoltura (quasi un quarto del totale) e i servizi (13,5 per cento mentre l'industria si limita al 6,6 per cento di sommerso. Il dato sulle unità di lavoro irregolari è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni, ma l'incidenza percentuale sul totale dell'occupazione è cresciuta perché sono diminuiti gli occupati. Se quindi le unità di lavoro irregolari sono passate da 2.941.000 nel 2009 a 2.959.000 nel 2010 l'incidenza sul totale è passato dal 12,1 per cento al 12,3 per cento. Se si guarda alle persone fisiche irregolari il dato è rimasto stabile (da 2.554.000 a 2.549.000) con un incidenza rimasta stabile al 10,3 per cento;

le unità di lavoro irregolari - secondo le tabelle contenute nell'appendice della relazione annuale - si concentrano nei servizi (2,2 milioni su 2,9 milioni) e in particolare nel commercio, gli alberghi e i ristoranti (1,2 milioni di unità irregolari e il 18,7 per cento del totale del comparto). Il dato è qui molto superiore per le unità di lavoro rispetto alle persone (solo 1,7 milioni di irregolari, 445 mila delle quali nel commercio, alberghi e ristoranti) probabilmente perché in questi settori è molto frequente il doppio lavoro (quindi operano persone che hanno un lavoro irregolare ma arrotondano con un secondo lavoro in nero). Il lavoro irregolare è molto frequente anche in agricoltura (321 mila unità di lavoro irregolare pari al 24,9 per cento del totale) per circa 372 mila persone coinvolte (non tutte evidentemente impegnate a tempo pieno). Se si guarda alle persone in agricoltura sono irregolari il 37,4 per cento del totale, oltre una su tre. L'industria resta un settore nel quale il lavoro sommerso è residuale con 419 mila unità di lavoro irregolare e il 6,6 per cento del totale. Ma il dato risente del lavoro irregolare nelle costruzioni: in edilizia infatti le unità di lavoro irregolari sono 218 mila (l'11,3 per cento del totale) mentre nell'industria in senso stretto sono 202.000 (il 4,6 per cento del totale);

nel corso delle ispezioni effettuate nel 2011 da parte del ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'Inps, dell'Inail e dell'Enpals, sono stati individuati 278.268 lavoratori irregolari, un dato che «testimonia una buona incisività dell'azione di controllo, considerato anche che il numero delle verifiche è leggermente diminuito rispetto all'anno precedente (circa il 7 per cento)». Lo ha detto il direttore generale delle attività ispettive del ministero del lavoro, Paolo Pennesi, presentando a Roma i risultati delle attività di vigilanza del 2011. I lavoratori in nero individuati ammontano a 105.279, cui vanno aggiunti circa 13 mila lavoratori individuati dalla guardia di finanza, per un totale di 117.955 lavoratori in nero. Si tratta di una cifra in «evidente diminuzione rispetto ai 151 mila lavoratori dello scorso anno», ha sottolineato Pennesi e tale fenomeno è fondamentalmente riconducibile, da un lato, alla restrizione del campo di applicazione della normativa sanzionatoria (al solo lavoro subordinato) e, dall'altro, alla contrazione occupazionale che inevitabilmente incide pure sul sommerso e anche al notevolissimo incremento che hanno avuto le forme contrattuali di lavoro flessibile, con particolare riferimento ad alcune Regioni del Nord;

in totale, le aziende ispezionate nel 2011 sono state 244.170, un campione appena superiore al 10 per cento dei circa due milioni di aziende esistenti censite presso gli istituti previdenziali. Le aziende irregolari sono state 149.708, vale a dire circa il 61 per cento di quelle sottoposte a verifica, «e ciò evidenzia - ha sottolineato Pennesi - il fatto che l'azione ispettiva è comunque suscettibile di miglioramenti, mediante una più puntuale attività di intelligence per orientare ancor meglio le verifiche verso obiettivi più mirati». Per quanto attiene al recupero contributivo, rimane sostanzialmente stabile, anche se con una leggera flessione del 13 per cento, e si attesta attorno a 1.225.165.438 euro, anche se tale dato è riferito alle somme «accertate» e non a quelle «riscosse» -:

quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di contrastare maggiormente il fenomeno del lavoro irregolare nostro Paese, che si configura anche come una delle cause che concorrono all'elevato tasso di disoccupazione fra i giovani.
(4-16614)