DI PIETRO e PALOMBA. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
la crisi incide sempre di più sul comparto produttivo sardo. I dati emersi dall'ultimo rapporto Unioncamere del 4 maggio 2012 dicono che il prodotto interno lordo della Sardegna è in caduta libera: previsioni economiche negative per il 2012 nel corso del quale l'isola subirà un decremento dell'1,9 per cento rispetto all'anno scorso. Vanno male anche i consumi (-2,6 per cento), gli investimenti (-5,7 per cento) e l'occupazione (-1,7 per cento);
nel quarto trimestre 2011 l'indagine continua sulle forze di lavoro effettuata dall'Istat ha rilevato, in Sardegna 587 mila occupati. Rispetto al trimestre precedente si registra una diminuzione di circa 28 mila unità. Il dato negativo è quello fatto registrare dalle persone in cerca di occupazione, che, nel solo quarto trimestre del 2011, sono cresciute di 36 mila unità, facendo fare un balzo di oltre 5 punti percentuali al tasso di disoccupazione nell'arco temporale di un solo trimestre, passando dall'11,2 per cento al 16,3 per cento. Il tasso di occupazione diminuisce di 2,4 punti percentuali, passando dal 53,3 per cento al 50,9 per cento;
i dati Inps diffusi in aprile dicono che oltre 85 mila sardi usufruiscono oggi dei tre principali gruppi di ammortizzatori sociali. La disoccupazione ordinaria con requisiti normali è cresciuta del 5 per cento, così come quella ordinaria con requisiti ridotti. Il dato in assoluto più allarmante è però quello sulla cassa integrazione in deroga, che ha subito un incremento di più del 300 per cento nell'isola in due anni, passando dai due milioni di ore pagate del 2009 ai sette milioni del 2011;
in questo quadro la vicenda Alcoa è emblematica, non solo per le ragioni ben note della crisi che la coinvolge ma perché è una clamorosa occasione per costruire una filiera industriale in Sardegna che sia sostenibile economicamente, ambientalmente con la creazione di posti di lavoro veri e stabili nel tempo;
la crisi, pur drammatica, deve trovare un'unità delle istituzioni, dalla regione al governo, e delle organizzazioni sindacali con quelle imprenditoriali, e a tal fine andrebbero coordinati sullo stesso tavolo del Ministero dello sviluppo economico anche altre realtà industriali e cioè:
a) la Carbonsulcis: unica miniera di carbone italiana in attività. Oggi la miniera è di proprietà della regione Sardegna, che l'ha acquisita, con la finalità di guidarne la transizione verso la privatizzazione. Il suo rilancio definitivo, attraverso una piena capacita estrattiva, è legato alla costruzione di una centrale elettrica di tecnologia moderna, capace di abbattere gli alti valori di CO
2 e garantire una resa economicamente sostenibile;
b) la centrale termoelettrica: è il fulcro attorno a cui ruota il destino del polo industriale di Portovesme. Una centrale elettrica consortile ultramoderna a carbone, gestita dagli stabilimenti della filiera dell'alluminio e compartecipata da Stato/regione, potrebbe risolvere i problemi legati alla tariffa energetica di Alcoa, fornire il vapore necessario a Eurallumina per la sua produzione, soddisfare le esigenze di ILA e SMS, fornendo loro energia a basso costo e rilanciando contemporaneamente la miniera di carbone Carbosulcis, che fornirebbe il combustibile, diventando appetibile per la ricollocazione sul mercato;
c) la Eurallumina: nell'aprile del 2009, nello stabilimento Eurallumina, di proprietà dei russi della multinazionale Rusal, unica raffineria italiana per la trasformazione della bauxite, in allumina, materia prima per la realizzazione dell'alluminio primario (Alcoa), oltre seicento lavoratori, tra diretti e indiretti, hanno perso il proprio posto di lavoro. Dalla data dell'incontro al Ministero dello sviluppo economico del 14 aprile 2011, sono passati ben dodici mesi e nulla si è concretizzato, anzi, sulla costituzione della società mista composta da Stato, regione e Rusal che doveva costruire la nuova centrale per la produzione del vapore, prima fonte energetica per la marcia degli impianti, si sono registrati passi indietro. Il prezzo complessivo dell'opera è lievitato e la parte di denaro che avrebbe dovuto mettere la regione Sardegna, con tanto di delibera, non risulterebbe essere più disponibile. Gli ammortizzatori sociali dei dipendenti hanno una scadenza, quella del 31 dicembre 2012, l'assegno INPS, sarà decurtato di un ulteriore 30 per cento, e passerà a euro 480,00. Restano in piedi 2 ipotesi per lo stabilimento Eurallumina: la costruzione di una caldaia dedicata, per la produzione di vapore da trasferire a Eurallumina e quella di un Vapordotto che dall'Enel si collega all'Eurallumina. La seconda è l'ipotesi da sempre definita la più economica, la più rapida per i tempi di esecuzione e più strutturale, accantonata un anno fa, per l'indisponibilità di Enel. Per regione e Governo, Eurallumina e Alcoa sono due vertenze che devono essere risolte con interventi sull'energia. La decisione spetta all'Enel. La parola ultima e definitiva spetta alla proprietà, alla Rusal;
d) l'Alcoa: è una multinazionale americana ed è il maggiore produttore mondiale di alluminio primario e semilavorato. In Italia è presente dal 1996 e nel corso degli anni ha sempre ricevuto ingenti fondi pubblici dallo Stato, l'ultimo nel marzo 2010, quando l'Italia varò quello che fu definito il decreto salva-Alcoa. Solo grazie a questo provvedimento l'Alcoa ritirò la minaccia di chiudere i suoi stabilimenti sardi, avviando nel maggio 2010 un piano di investimenti triennale, per gli anni 2010-2012, recepito negli accordi allora sottoscritti con Governo e sindacato, finalizzato al miglioramento della posizione competitiva dello stabilimento attraverso il pieno recupero della capacità produttiva e il miglioramento di efficienza. Ha una capacità produttiva di 150.000 Ton/anno e conta 502 dipendenti diretti e 350 in appalto; il 6 gennaio 2012 Alcoa ha annunciato il proprio piano di riorganizzazione internazionale della divisione alluminio che, fra l'altro, prevede la riduzione significativa della propria capacità produttiva anche nei propri impianti europei; il 9 gennaio 2012 Alcoa ha annunciato la intenzione di dismettere la produzione nel sito di Portovesme; il 10 gennaio 2012 ha annunciato la propria intenzione di iniziare la procedura di mobilità per l'intero stabilimento di Portovesme; il 27 marzo al Ministero dello sviluppo economico è stato raggiunto un accordo tra le parti interessate il quale prevede, di fronte alla decisione di Alcoa di cessare la produzione di alluminio presso lo smelter di Portovesme per ragioni di ordine economico e di mercato, che in ogni caso lo smelter potrà continuare a operare a condizioni economicamente sostenibili in altri contesti societari. Alcoa da parte sua ha manifestato la propria volontà di favorire la cessione dello stabilimento di Portovesme a investitori interessati ad acquistarlo e gestirlo e ha inoltre informato di aver già ricevuto da alcune multinazionali operanti nel settore, manifestazioni di interesse. Inoltre l'azienda si è impegnata a mantenere la produzione fino al 31 agosto 2012. Qualora entro il 31 agosto 2012 fossero pervenute ad Alcoa formali lettere di intenti di uno o più soggetti industriali, la produzione potrebbe essere mantenuta fino al 31 ottobre 2012. Le parti hanno concordato fin da subito il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione attività a decorrere, a seconda dei casi, dal 1
o novembre 2012 o dal 1
o gennaio 2013;
e) la ILA (industrie laminazione alluminio): la fabbrica ha una sua fonderia con tre linee di colata, un laminatoio sbozzatore a freddo (LAP) che è il cuore di tutto l'impianto, ha quattro forni a gas di ricottura da 65 tonnellate ciascuno, tre forni elettrici più piccoli per il lavaggio del foglio sottile (il classico Cuki), due laminatoi (Las1 e Las2) più piccoli del precedente per lavorazioni del foglio sottile fino a 9 Micron, un impianto per la verniciatura dell'alluminio con annesse taglio nastri e lamiere, un parco magazzino e spedizioni. Nel 2008 la ILA fallì, non riuscendo più a sostenere le necessità del mercato e per colpa di una politica aziendale errata. Al maggio 2012, 166 famiglie vivranno della cassa integrazione guadagni in deroga fino a ottobre 2012. Se Alcoa continuerà a produrre e fornire l'alluminio a bocca di produzione, ILA può sperare di essere rilanciata e gli impianti riavviati. Tutti conoscono le grandi potenzialità produttive dello stabilimento nel settore dell'alluminio, ritenuto da sempre strategico;
f) la SMS (Società Metallurgica Sarda): ha dichiarato il fallimento nell'aprile 2004. Verso la metà del 2007 lo stabilimento venne preso in affitto dalla SMS che assunse una ventina dei 51 operai e lasciò i restanti impaludati nelle famigerate liste di mobilità. Negli ultimi giorni di febbraio 2010, la SMS comunicò alla rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento e alle organizzazioni sindacali lo stop delle attività produttive e l'intenzione di mettere in cassa integrazione i 26 dipendenti e di avere un debito che si aggira sui 2.000.000 di euro. Tutto ciò si concretizzò il 3 marzo 2010, quando presso la sede dello stabilimento di Iglesias le parti concordarono un verbale di accordo. Il secondo passaggio fu effettuato in sede di assessorato al lavoro a Cagliari, dove tutte le parti firmarono il riconoscimento della crisi aziendale e il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per 26 lavoratori a partire dal 4 marzo 2010. A due anni esatti dalla chiusura dello stabilimento di Estrusi di Iglesias, la vertenza della SMS (Ex Sardal, Ex Alcoa) e adesso Ex Ali di Iglesias, sembra ancora lontana da una soluzione. Si parlò di un eventuale ripresa lavorativa legata all'interessamento di più soggetti imprenditoriali e di una continuità nel pagamento dell'ammortizzatore sociale che era ormai in scadenza. Sono passati alcuni mesi ma non sono ancora disponibili informazioni rassicuranti;
f) la Fluorsid: si tratta di un piccolo stabilimento sito nella provincia di Cagliari. Produce e fornisce fluoruro (ALF3) allo stabilimento Alcoa di Portovesme. Praticamente unico cliente. Nello stabilimento operano circa 20/25 addetti -:
se intenda convocare presso il Ministero dello sviluppo economico le istituzioni locali, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali al fine di coordinare la costruzione di una filiera dell'alluminio attraverso la costituzione di un unico tavolo che tenga insieme tutte le realtà produttive descritte sopra per affrontare il tema degli investimenti e del rilancio della produzione dell'alluminio in Italia, con un'ottica globale che segua tutte le fasi della produzione, dalla materia prima al prodotto finito. (4-16124)