RUVOLO. -
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
con l'introduzione dell'IMU si rischia di arrivare alla chiusura di molte piccole e medie aziende agricole che già sono in crisi per le crescenti difficoltà economiche che stanno investendo l'intero settore;
in pratica si è attuata una duplicazione di imposta sui fabbricati rurali il cui reddito era già ricompreso in quello dei terreni che per gli agricoltori equivalgono a mezzi di produzione;
dai calcoli effettuati dalle organizzazioni di settore gli incrementi varieranno dal 100 al 400 per cento;
la Coldiretti ha valutato in un miliardo di euro i costi aggiuntivi che peseranno sugli agricoltori per effetto dell'IMU;
in uno studio elaborato dalla Confagricoltura emerge che, a fronte di un'incidenza sul prodotto interno lordo globale della nuova imposta patrimoniale pari all'1,3 per cento, si arriva al 4,5 per cento per il settore agricolo, con una perdita dei guadagni stimata al 10 per cento;
per la Cia, l'introduzione dell'IMU produrrà per gli agriturismi una perdita dei guadagni sino al 20 per cento;
con l'introduzione di questa tassa sono a rischio sopravvivenza circa mezzo milione di aziende sotto i 20 ettari, cosa che vanifica tutti gli sforzi degli operatori del settore che proprio grazie a maggiori investimenti e all'innovazione erano in qualche modo riusciti a non venire sommersi dalla crescente crisi economica;
l'agricoltura, primo settore economico del Paese, con il 3,5 per cento del prodotto interno lordo e con il 15 per cento se viene compreso anche il settore agroalimentare, ha cominciato nel 2011 a perdere posizioni sino ad arrivare nel terzo trimestre del 2011 all'andamento congiunturale più negativo del valore aggiunto: meno 0,9 per cento;
non va dimenticato che il settore era già stato pesantemente colpito attraverso gli aumenti del carburante e utilities varie;
a tutto ciò va aggiunta l'approvazione dell'accordo tra l'Unione europea e il Marocco sulla liberalizzazione dei prodotti agricoli e ittici che, soprattutto nel Meridione d'Italia rappresenta un'ulteriore attacco alle produzioni e agli agricoltori;
non a caso, in questa situazione che rischia di rivelarsi disastrosa per il settore agricolo, gli operatori continuano a denunciare uno scarso interesse da parte del Governo nei confronti del sistema agricolo nazionale, che rappresenta o almeno ha rappresentato sino ad oggi, un settore d'avanguardia e un fiore all'occhiello per il nostro Paese nel mondo;
non va dimenticato che nel nostro Paese vi sono circa 50 mila imprese che si dedicano al biologico su un milione di ettari con consumi raddoppiati nel corso degli ultimi dieci anni, che l'Italia ha la più estesa rete di vendita diretta di prodotti agricoli con un fatturato di 3,2 miliardi di euro, che 12,7 milioni di ettari sono presidiati dai nostri agricoltori che riescono così a svolgere anche un'importante funzione di salvaguardia ambientale, che il turismo enogastronomico ha un fatturato stimato in 5 miliardi di euro;
tutti questi settori rischiano di entrare in una crisi irreversibile se non si attueranno in tempi necessariamente rapidi provvedimenti a difesa del settore agricolo;
le nuove tasse e gli aumenti del gasolio, per come sono stati introdotti, non solo porteranno ad una chiusura di molte aziende che si ripercuoterà inevitabilmente sull'occupazione, ma determineranno un aumento dei prezzi al dettaglio, colpendo ulteriormente le famiglie e i consumatori italiani che già hanno risposto alla crisi economica con un calo sensibile dei consumi -:
se e quali interventi per lo sviluppo si intendano mettere in cantiere a soccorso del mondo agricolo che rischia di restare soffocato dalle manovre economiche e dagli aumenti decisi negli ultimi mesi e che hanno già portato alla chiusura di molte piccole e medie aziende.
se e quando si intenda promuovere una revisione del meccanismo dell'IMU, di cui le aziende agricole sentiranno tutto il peso nel corrente anno fiscale, prevedendo una tassazione diversa per gli stabili agricoli non più funzionali all'attività agricola e trasformati in abitazioni e i fabbricati che servono a lavoro e che da sempre sono stati inseriti nel valore dei terreni.
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