MOSELLA. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:
un'inchiesta del 2010 della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli, su presunti intrecci tra camorra, impresa e amministrazione locale di Castel Volturno (CE), vedeva coinvolti ben venti inquisiti, tra cui spiccavano i nomi di ex sindaci (sia di centrosinistra che di centrodestra), funzionari e dipendenti comunali, agenti di polizia municipale, oltre al capo dell'ala stragista del clan dei «casalesi» e accusato della strage degli immigrati del settembre 2008 (la cosiddetta «strage di San Gennaro»);
gli inquisiti, come spiegava una nota della questura di Caserta, sarebbero tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di «concorso in associazione di tipo mafioso, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale, in relazione ad una serie di condotte illecite posto in essere, tra il 2004 e 2008, al fine di agevolare e consentire l'esercizio abusivo di una struttura ricettiva risultata appartenente ad un imprenditore organico al clan dei Casalesi»;
tutti gli amministratori e i politici coinvolti nell'indagine descritta continuavano indisturbati a svolgere le loro attività, senza nemmeno ipotizzare loro eventuali dimissioni dai rispettivi incarichi; nell'agosto 2011, veniva sospesa l'attività del consiglio comunale di Castel Volturno, poi sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 settembre 2011, in quanto le dimissioni di 15 consiglieri comunali su venti, eletti nel marzo 2010, avevano determinato la dissoluzione dell'organo elettivo;
dopo poche settimane di attività, il commissario straordinario, con la delibera numero 32 del 7 dicembre 2011, dava il via libera alla proposta di dissesto finanziario del comune di Castel Volturno;
a ciò si aggiungeva, nel febbraio 2012 l'arresto di 14 persone, 11 delle quali già in carcere (2 già rilasciate) e 3 ai domiciliari. Si trattava di imprenditori e pubblici amministratori locali, indagati, a vario titolo, di diversi reati, quali l'associazione per delinquere di stampo camorristico, anche nella configurazione del concorso esterno, in relazione a vari clan operanti nelle province di Caserta e Napoli, oltre che di svariati altri delitti, quali la corruzione, l'abuso d'ufficio, la truffa e l'abusivismo edilizio, attuato anche in aree di notevole interesse paesaggistico e di rilevanza archeologica; tutti i delitti sono aggravati dalla circostanza prevista dall'articolo 7 della legge n. 203 del 1991 per essere stati commessi al fine di favorire i predetti clan;
l'inchiesta ha scandagliato uno dei settori dell'attività camorristica più rilevanti, nel territorio della Campania, ossia la penetrazione nel mondo imprenditoriale, in particolare nel settore edilizio, e le collusioni con le pubbliche amministrazioni locali, volte a realizzare imponenti speculazioni;
le indagini hanno consentito infatti di fare luce sulla struttura economica che investe, sostiene e alimenta le organizzazioni criminali attraverso la compiacente attività di imprenditori, amministratori pubblici e professionisti, i quali utilizzano i proventi illeciti dei clan camorristici per il facile arricchimento personale e per la conservazione dei medesimi clan;
risultano accertate delle vere e proprie joint venture in cui alla convenienza ed alla speculazione imprenditoriale si affiancano interessi di natura squisitamente criminale, attinenti al riciclaggio e al reimpiego delle somme provenienti dalle illecite attività esercitate dai gruppi camorristici;
tali imprese illecite, sfruttando l'enorme patrimonio nella disponibilità della criminalità organizzata, oltre a costituire, di fatto, una forma di concorrenza sleale, hanno determinato effetti destabilizzanti per le economie di intere province, ormai strutturalmente al collasso;
in una nota stampa della DDA si mette in evidenza la notevole capacità di infiltrazione e condizionamento delle amministrazioni locali, in particolar modo, dei Comuni di Castel Volturno e Casaluce da parte del clan, che, a dire degli inquirenti, negli ultimi dieci anni non ha mai trascurato la sua notevole «attenzione» verso questi territori;
per tutto quanto su esposto, la prefettura di Caserta disponeva l'invio di una commissione di accesso, che si insediava il 22 febbraio 2012, presso, presso il municipio di Castel Volturno;
la commissione indicata ha un mandato della durata di novanta giorni, come previsto dal decreto della prefettura, e, quindi, terminerà la propria attività di indagine e di accertamento circa una settimana dopo la data fissata per la competizione amministrativa del 6-7 maggio 2012;
la cittadinanza sembra voler disertare in massa l'esercizio del voto previsto a maggio, tant'è che a far data dal 10 marzo 2012 è stato lanciato un appello, rivolto al Governo, al Parlamento, alle istituzioni preposte a presidio della legalità, nazionali e regionali, aperto alla sottoscrizione di singoli cittadini, perché si ottenga una proroga dell'attività di accertamento della Commissione di accesso, con rinvio della data fissata per la competizione elettorale, al fine di accertare ogni singola responsabilità in capo agli ex amministratori, ai funzionari pubblici, ai politici di Castel Volturno -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative, se del caso normative, per prorogare la durata del mandato della Commissione d'accesso, e rinviare contestualmente la data fissata per la competizione elettorale amministrativa, onde accertare ogni singola responsabilità, amministrativa, penale, civile, contabile di chi ha finora amministrato quel territorio e al fine di dare la possibilità alla comunità castellana di riprendere fiducia in una classe politica percepita oggi come elemento inutile e dannoso mai dedito al perseguimento del bene comune. (4-15527)