PALAGIANO, DI GIUSEPPE e ZAZZERA. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
il comma 622 della legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), relativamente all'obbligatorietà dell'istruzione scolastica, stabilisce il regime di gratuità della stessa «ai sensi degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226»;
di conseguenza sul portale istituzionale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si legge che «in ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è dunque consentito imporre tasse o richiedere contributi obbligatori alle famiglie di qualsiasi genere o natura per l'espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all'assolvimento dell'obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro) fatti salvi i rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad esempio assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, ecc...). Eventuali contributi per l'arricchimento dell'offerta culturale e formativa degli alunni possono dunque essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente su base volontaria»;
negli ultimi anni, a causa dei drastici tagli all'istruzione pubblica messi in atto dal Governo centrale, molti istituti non riescono a garantire un servizio scolastico efficiente e si fa sempre maggiore ricorso ai contributi economici delle famiglie;
molte, però, sono le irregolarità segnalate sulle modalità di richiesta di tali contributi che sembrano minacciare, più o meno velatamente, ritorsioni sul voto degli studenti e sulla promozione in caso di mancato pagamento;
la denuncia è arrivata dal portale Skuola.net che, per il secondo anno consecutivo, ha segnalato, con tanto di dettagliato dossier, al Ministro interrogato diversi episodi di singolari richieste di contributi scolastici;
in particolare dall'inchiesta di Skuola.net - ripresa da diversi organi di stampa nazionali - è emerso che, ad esempio, all'istituto tecnico Fazzini Mercantini di Grottammare (Ascoli Piceno), si richiede un contributo di 80 euro per l'iscrizione e nella stessa domanda si legge che «la mancata presentazione sarà considerata un'infrazione disciplinare a tutti gli effetti, con ripercussioni sulla valutazione del comportamento e quindi, sulla media dei voti e sull'ammissione alla classe successiva»;
la dirigente scolastica del suddetto istituto ha smentito tale pericolo di infrazione disciplinare, ma l'avviso arrivato alle famiglie non era evidentemente troppo chiaro in proposito;
in altre scuole il contributo richiesto arriva a cifre molto più alte, fino a picchi di 300 euro come - sempre secondo l'indagine di Skuola.net - all'Ipsar Tor Carbone di Roma, che prevede addirittura una doppia tariffazione: 240 euro per tutti, che diventano 300 euro per i ripetenti;
all'istituto alberghiero Stringher di Udine si richiedono 250 euro, nei quali non sono comprese le divise, che si pagano a parte e costano altri 160 euro;
quelli segnalati non sembrano essere gli unici tre casi e già lo scorso anno il Ministero interrogato, per voce del capo dipartimento per le risorse umane e finanziarie, Giovanni Biondi, aveva affermato con forza che le scuole non hanno alcun diritto di chiedere denaro in forma obbligatoria alle famiglie. Chi lo farà verrà segnalato dal Ministero agli uffici scolastici regionale perché si prendano i provvedimenti necessari per eliminare la richiesta;
è evidente che tale monito non è stato ascoltato da tutti gli istituti italiani e che la richiesta di contributo - che sembra, a tutti gli effetti, un'imposizione - specie in un momento di grave crisi economica come quella che si sta attraversando, rischia di mettere in difficoltà numerose famiglie e soprattutto di compromettere il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione;
pur comprendendo la difficoltà degli istituti scolastici a garantire un servizio adeguato a causa del taglio dei fondi messo in opera dal precedente Governo, agli occhi degli interroganti, appare quanto mai illegittima, nonché potenzialmente discriminatoria, la richiesta di contributi economici obbligatori alle famiglie -:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative intenda disporre, in base alle proprie competenze, per mettere fine a questa spiacevole ed imbarazzante situazione, che lede il diritto allo studio dei cittadini italiani. (4-15439)