ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15409

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 608 del 21/03/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 21/03/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 21/03/2012
Stato iter:
16/07/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 16/07/2012
ORNAGHI LORENZO MINISTRO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 16/07/2012

CONCLUSO IL 16/07/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15409
presentata da
GIORGIO JANNONE
mercoledì 21 marzo 2012, seduta n.608

JANNONE. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:


l'Italia ha il più importante patrimonio culturale al mondo, ma la cultura contribuisce per poco più del 2 per cento al prodotto interno lordo, meno della metà di Francia e Germania. Il potenziale di crescita è enorme, ma mancano capacità e fondi. Il dibattito italiano si è a lungo focalizzato su quest'ultimo aspetto, lamentando la scarsità di fondi pubblici e il trattamento fiscale poco favorevole ai contributi privati. È necessario, quindi, avanzare proposte che inneschino un nuovo processo di sviluppo nel settore della cultura in Italia senza pesare sul bilancio pubblico. L'esperienza dimostra che il settore privato è disposto ed è interessato a finanziare la cultura, ma è scoraggiato dalla complessità delle procedure. Anche l'erario avrebbe un beneficio se un numero maggiore di aziende destinasse fondi al settore culturale, piuttosto che distribuirli sotto forma di utili. Il motivo è che le erogazioni a favore di enti no profit consentono di mantenere un flusso di fondi all'interno del sistema economico, sotto forma di acquisti di beni e servizi, mentre parte degli utili distribuiti esce dal sistema economico e fluisce in risparmio;


in concreto, la proposta consiste nell'incentivare l'elargizione liberale da parte di aziende e di privati, consentendone la deducibilità dal reddito imponibile. Per evitare che vi sia un impatto negativo per l'erario, l'erogazione a favore degli enti culturali viene sottoposta a una trattenuta fiscale in capo a questi ultimi. In altre parole, l'erogazione a favore degli enti culturali viene considerata, fino a un certo massimale (ad esempio, il 10 per cento di ricavi) come un onere di gestione sul quale gli enti pagano una trattenuta (ad esempio, il 20 per cento). Tale meccanismo crea un incentivo per l'azienda, che può destinare parte dei ricavi ad elargizioni liberali a favore di enti culturali, invece che distribuirli sotto forma di utili. Crea anche l'incentivo, per gli enti culturali, a cercare finanziamenti privati. L'inversione dell'onere fiscale, da chi elargisce i fondi a chi li riceve, consente di evitare effetti negativi sulle entrate dello Stato;

occorre tener presente che a fronte del finanziamento di attività culturali, è necessario un ritorno di immagine, quindi il progetto culturale deve essere qualitativamente valido. Le istituzioni culturali italiane devono essere spinte ad attrarre finanziamenti privati, migliorando la propria capacità di dotarsi di quei criteri di efficienza, trasparenza e rendicontazione che il settore privato richiede in cambio dei finanziamenti. Secondo un dossier de Il Sole 24 ore, la costituzione di una anagrafe dei beneficiari delle erogazioni liberali della cultura, stabilita su base di criteri rigorosi (come la certificazione dei conti da parte di società di revisione), dovrebbe incentivare tale sviluppo. La trasformazione in fondazioni dei musei o dei poli museali è un'ulteriore misura, adottata in altri Paesi europei, che incoraggerebbe ulteriormente la partecipazione finanziaria e gestionale dei privati. Metodologie moderne, sperimentate all'estero e applicate in Italia, ad esempio, da Palazzo Strozzi, consentono di dimostrare che un euro speso in cultura può generare un indotto sul territorio superiore a tre euro. La cultura non si mangia, ma di sicuro dà da mangiare. Tale riforma aiuterebbe, senza dubbio, l'economia a crescere e contribuirebbe a risanare le finanze pubbliche del Paese -:

quali iniziative si intendano adottare al fine di migliorare i criteri di efficienza, trasparenza e rendicontazione degli organismi culturali italiani;

quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di mettere in atto una normativa, che permetta, agli investimenti privati, di contribuire al miglioramento e al mantenimento dei poli culturali italiani, prevedendo anche degli sgravi fiscali. (4-15409)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 16 luglio 2012
nell'allegato B della seduta n. 666
All'Interrogazione 4-15409 presentata da
GIORGIO JANNONE

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede di sapere quali iniziative normative si vogliano assumere per permettere agli investimenti privati di contribuire al miglioramento ed al mantenimento dei poli culturali italiani, prevedendo anche degli sgravi fiscali, si rappresenta quanto segue.
Ancora oggi, pur con qualche modifica introdotta dai recenti atti normativi adottati dal Governo Monti, la norma sulle erogazioni liberali di cui all'articolo 100 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 e successive modificazioni e integrazioni prevede quanto segue:

lettera e): deducibilità piena delle spese sostenute dai soggetti obbligati alla manutenzione, protezione o restauro delle cose vincolate ai sensi della vigente normativa di tutela nella misura effettivamente rimasta a loro carico;

lettera f): deducibilità piena delle erogazioni liberali in denaro a favore dello Stato, di enti ed istituzioni pubbliche, di fondazioni e di associazioni senza scopo di lucro effettuate per l'acquisto, la manutenzione, la protezione o il restauro di beni culturali ivi comprese le erogazioni effettuate per l'organizzazione di mostre e di esposizioni che siano di rilevante interesse scientifico o culturale;

lettera g): deducibilità piena delle erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore al 2 per cento del reddito d'impresa dichiarato, a favore di enti e istituzioni pubbliche, fondazioni e associazioni legalmente riconosciute che senza scopo di lucro svolgono esclusivamente attività nello spettacolo, per restauro e potenziamento delle strutture esistenti, nonché produzione nei vari settori;

lettera m): deducibilità piena delle erogazioni liberali a favore dello Stato, regioni, enti locali territoriali, enti e istituzioni pubbliche ecc. per lo svolgimento dei loro compiti istituzionali e per la realizzazione di programmi culturali nei settori dei beni culturali e dello spettacolo.
Tuttavia, la complessità delle procedure non ha certo favorito in questi anni l'incentivazione di contributi da parte di privati e imprese per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale: il report che annualmente il Ministero pubblica sugli esiti del rilevamento mostra importi sostanzialmente costanti, ma non certamente di soddisfazione e rappresentativi di una efficacia della strategia proposta.
Il recente decreto-legge n. 201 del 2011 ha cercato, in qualche misura, di intervenire sulla materia disponendo, all'articolo 40, comma 9, che «la documentazione e le certificazioni attualmente richieste ai fini del conseguimento delle agevolazioni fiscali in materia di beni e attività culturali previste dall'articolo 100, comma 2 lettere e) e f) sono sostituite da un'apposita dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà presentata dal richiedente al Mibac, relativa alle spese effettivamente sostenute per lo svolgimento degli interventi e delle attività cui i benefici si riferiscono».
Inoltre, il medesimo provvedimento, all'articolo 42, comma 9, dispone l'abrogazione - nell'elenco 1, recante disposizioni legislative autorizzative di riassegnazioni in entrata allegato alla legge finanziaria 2008 - di quanto segue: «Le somme elargite da soggetti pubblici e privati per uno scopo determinato, rientrante nei fini istituzionali del Mibac, versate all'erario sono riassegnate, con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, allo stato di previsione della spesa dell'esercizio in corso del Mibac, con imputazione ai capitoli corrispondenti, alla destinazione delle somme stesse o, in mancanza, ad appositi capitoli di nuova istituzione. Le predette somme non possono essere utilizzate per scopo diverso da quello per il quale sono state elargite».
Entrambe le modifiche normative intervenute appaiono importanti.
La prima, consistente in una misura di semplificazione, sicuramente potrà rendere più agevole le pratiche, anche se è difficile pensare che essa possa, da sola, determinare una ricaduta sul risultato particolarmente rilevante, essendo limitata all'autocertificazione delle spese sostenute.
La seconda, viceversa, risulta importante in quanto corregge una disposizione che, prevedendo la confluenza nel bilancio dello Stato di tutte le somme versate all'erario in riferimento alle norme citate, di fatto vanificava qualsiasi iniziativa di erogazione liberale o sponsorizzazione con il venir meno della certezza del risultato.
Considerato quanto sopra, per ottenere veramente un risultato convincente ed un coinvolgimento maggiore del privato, è necessario elaborare strategie complessive diverse, che partano da una governance condivisa e frutto di una autentica concertazione tra le istituzioni ed il mondo delle imprese e delle associazioni di categoria, nel cui ambito possano essere studiate anche forme più accessibili per tutti di ricorso ad una fiscalità più favorevole.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Lorenzo Ornaghi.