ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15307

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 603 del 13/03/2012
Firmatari
Primo firmatario: PALAGIANO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 13/03/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 13/03/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE delegato in data 13/03/2012
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
PATRONI GRIFFI FILIPPO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15307
presentata da
ANTONIO PALAGIANO
martedì 13 marzo 2012, seduta n.603

PALAGIANO e DI PIETRO. -
Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

in data 22 febbraio 2012 il procuratore regionale per la Corte dei Conti del Lazio, dottor Angelo Raffaele De Dominicis, ha redatto una memoria per l'adunanza di inaugurazione dell'anno giudiziario 2012, dalla quale si evince come la corruzione nella pubblica amministrazione costituisca una drammatica evenienza essendo non già rivolta a finanziare la politica, ma fenomeno corruttivo a vantaggio individuale che colpisce in modo particolare la sanità;

la regione Lazio ha le peggiori performance d'Italia in ambito sanitario nel rapporto risorse impiegate/servizi offerti ai cittadini, con un deficit che ancora nel 2012 è annunciato di oltre 600 milioni di euro; ciò nonostante l'aumento della tassazione regionale sia giunto a livelli insostenibili;

i cittadini si trovano, così, a dover pagare per l'incapacità pluriennale di arginare disorganizzazione e fenomeni di corruzione - esemplificati dalla, ormai nota, vicenda di lady ASL, nella quale sono stati accertati fenomeni di corruzione e pagamenti non dovuti per decine di milioni di euro;

un'amministrazione attenta ha il dovere di rimuovere dalle posizioni dirigenziali gli autori accertati di episodi corruttivi e di concussione, onde prevenire il ripetersi di tali fenomeni delittuosi. Questo principio non sembra essere stato adottato nelle strutture sanitarie della regione Lazio, tanto che un dirigente medico condannato in via definitiva continua a svolgere le stesse funzioni, che implicano decisioni nello stesso ambito per il quale ha subito condanna per corruzione;

suscita scandalo infatti il caso del professor Michele Toscano, attuale primario di cardiochirurgia al policlinico Umberto I di Roma, condannato, con sentenza del tribunale di Firenze (29 novembre 2001), ad un anno e quattro mesi di reclusione, in quanto imputato dei delitti di cui agli articoli 319 e 319-bis del codice penale;

in particolare,il professor Toscano, con più atti esecutivi, nella qualifica di direttore della cattedra di chirurgia cardiotoracica nell'azienda ospedaliera-universitaria «Le Scotte» di Siena, dietro corresponsione di somme di denaro - 80/100 milioni all'anno nonché diversi benefit personali, aventi comunque rilievo economico, aveva favorito illecitamente la società Hospital Technology nell'aggiudicazione delle forniture di presidi medico-chirurgici;

il professor Michele Toscano nel corso dei numerosi interrogatori davanti al pubblico ministero ha ammesso i reati contestati;

il professor Toscano, che a quanto consta agli interroganti attualmente sarebbe l'unico primario di cardiochirurgia al policlinico Umberto I, è di fatto il solo ad avere il potere di assegnare a sé e ad altri cardiochirurghi i casi da operare e a scegliere pertanto, ad esempio, quale tipo di protesi valvolare - modello e ditta - applicare al malato. Considerati i reati commessi nel 2001 e ammessi dallo stesso Toscano, il dubbio che tale scelta possa essere determinata da interesse personale, anche corruttivo, e non da quello del paziente, può sorgere legittimo;

la prevenzione dei fenomeni corruttivi, in particolare quando questi riguardano la salute dei cittadini, deve essere la priorità di una pubblica amministrazione;

in questo senso, le autorità sanitarie interessate - regione Lazio, direzione del policlinico - anziché mantenere nella posizione di primario-dirigente UOC di cardiochirurgia il professor Toscano, avrebbero potuto affidargli ad avviso degli interroganti una unità programmatica in un settore della cardiochirurgia che escluda qualsiasi possibilità di ripetersi dei fenomeni corruttivi per i quali lo stesso è stato condannato. A tutela del dirigente stesso, ma soprattutto della salute dei pazienti -:

se i Ministri, nell'ambito delle proprie competenze, intendano promuovere, con urgenza, una norma, valida per tutta la pubblica amministrazione, che escluda dalla possibilità di svolgere funzioni direttive di strutture e unità operative o programmatiche coloro che sono stati condannati in via definitiva per fatti di corruzione o concussione inerenti la stessa attività.(4-15307)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-15307 presentata da
ANTONIO PALAGIANO

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante, dopo alcune considerazioni sul fenomeno corruttivo in Italia e sulle conseguenze deleterie che provoca sia dal punto di vista economico che dal punto di vista delle pari opportunità in ambito sociale, sollecita l'adozione di una norma che disponga il divieto «di svolgere funzioni direttive di strutture e unità operative o programmatiche [per] coloro che sono stati condannati in via definitiva per fatti di corruzione o concussione inerenti la stessa attività», onde prevenire il ripetersi di tali fenomeni delittuosi.
In particolare, nell'interrogazione in esame, si fa riferimento ad un accadimento specifico e circostanziato concernente il professor Michele Toscano il quale, benché condannato con sentenza del tribunale di Firenze in data 29 novembre 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione per i delitti di cui agli articoli 319 e 319-bis del codice penale, ricopre attualmente l'incarico di primario di cardiochirurgia presso il policlinico Umberto I di Roma. Ad avviso dell'interrogante l'incarico ricoperto consentirebbe, altresì, al professor Toscano di essere «(..) il solo ad avere il potere di assegnare a sé e ad altri cardiochirurghi i casi da operare e a scegliere pertanto, ad esempio, quale tipo di protesi valvolare - modello e ditta - da applicare al malato».
In considerazione di tale segnalazione, l'ispettorato per funzione pubblica, debitamente interessato della vicenda, ha avviato - ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 - apposita ispezione ai fini della verifica del corretto conferimento dell'incarico de quo, nonché dell'osservanza delle disposizioni vigenti in materia di controllo dei costi, dei rendimenti e dei risultati.
Per quanto attiene alla segnalazione dell'interrogante in merito al conferimento di un incarico direttivo a persona condannata per delitti contro la Pubblica amministrazione, si segnala, in via preliminare, che, allo stato, il divieto di ricoprire un pubblico ufficio o incarico di pubblico servizio è previsto solamente nei casi di condanna alla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici ai sensi dell'articolo 28 e 29 del codice penale.
Com'è noto, l'interdizione dai pubblici uffici, che può essere perpetua o temporanea, rientra nell'ambito delle pene accessorie ed in quanto tale segue la definitività della pena principale.
L'interdizione perpetua consegue alla condanna all'ergastolo oppure o alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni, ovvero alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel delitto, o di tendenza a delinquere; l'interdizione temporanea - che ha una durata fissa di cinque anni - consegue, invece, automaticamente alla condanna alla reclusione per un tempo non inferiore ad anni tre ovvero alla condanna per un delitto commesso con abuso dei poteri o violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio.
Risulta evidente, da quanto accennato, che nel caso richiamato dall'interrogante la condanna irrogata nei confronti del professor Toscano, non presentando i presupposti richiesti dal citato articolo 28 del codice penale, non ha comportato l'applicazione della pena accessoria in questione.
Per quanto attiene, invece, alla materia degli eventuali abusi che possono derivare dall'accentramento in capo al professor Toscano dei poteri di scelta in merito alle valvole cardiache da impiantare e dall'assegnazione a sé o ad altri dei casi da operare, si rinvia a quanto dedotto in una nota del 22 maggio 2012 dal dipartimento ad attività integrata «Cuore e Grossi Vasi» dell'azienda policlinico Umberto I.
Il direttore del dipartimento chiarisce, nella citata nota, che nella riorganizzazione aziendale del policlinico, avvenuta nello scorso quinquennio, sono state istituite diverse strutture, oltre a quella di «Cardiochirurgia» diretta dal professor Toscano; la struttura dipartimentale (UOD) di «Cardiochirurgia d'Urgenza e dello Scompenso Cardiaco»; il Programma (UP) di «Biotecnologie Applicate alle Malattie Cardiovascolari»; il Programma (PRGM) «Cardiochirurgia Pediatrica» ed il Programma (UP) «Tecnologie Cellulari-Molecolari Applicate alle Malattie Cardiovascolari». Quelle elencate, come espressamente specificato nella nota, sono «tutte strutture e programmi coordinati autonomamente da altri dirigenti medici».
Inoltre, come risulta da ciascun «Rapporto Operatorio» - necessariamente allegato alla cartella clinica - il dirigente medico/primo operatore (firmatario del rapporto operatorio medesimo) è responsabile, anche dal punto di vista medico-legale, dell'intervento eseguito e della tipologia di protesi valvolare impiantata, dallo stesso ritenuta più idonea per lo specifico caso clinico.
Il caso portato ad esempio dall'interrogante, pur non presentando - per quanto suesposto - alcuna connotazione di illiceità, orienta, tuttavia, l'attenzione e l'interesse del Governo verso strategie che assicurino la prevenzione e il contrasto del fenomeno corruttivo nella pubblica amministrazione.
A tal riguardo, si segnala che il Ministro della giustizia e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, in continuità con gli obiettivi perseguiti dal precedente esecutivo, sono fortemente impegnati nel seguire l'iter parlamentare del progetto di legge atto Senato 2156-B, recante «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione».
Il nuovo testo del provvedimento, attualmente in corso di esame in terza lettura presso le Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia del Senato della Repubblica, è volto a rafforzare e rendere più incisivi gli strumenti di prevenzione e repressione della corruzione attraverso l'adozione di diverse misure, tra cui in particolare: la previsione di casi di incompatibilità ed ineleggibilità, la predisposizione di piani anticorruzione, l'introduzione di premi e dell'anonimato per chi denuncia reati contro la pubblica amministrazione, nonché di un sistema di rotazione per i funzionari che lavorano nei settori più a rischio e la revisione di alcune fattispecie di reato.
Con specifico riferimento, poi, alle iniziative sollecitate dall'interrogante - in merito alla previsione di una norma che escluda coloro che sono stati condannati in via definitiva per fatti di corruzione o concussione inerenti la propria attività dalla attribuzione di funzioni direttive di strutture e unità operative o programmatiche - si segnala quanto previsto dall'articolo 11 del citato disegno di legge in materia di non conferibilità e di incompatibilità degli incarichi dirigenziali.
Tale disposizione - introdotta in seconda lettura dalla Camera dei deputati - reca una delega legislativa (da esercitare entro sei mesi) in materia di conferimento - a soggetti interni o esterni all'amministrazione - degli incarichi dirigenziali e di responsabilità amministrativa di vertice nelle pubbliche amministrazioni e negli enti privati sottoposti a controllo pubblico che esercitino funzioni amministrative, producano beni o servizi per amministrazioni pubbliche o gestiscano servizi pubblici.
Si evidenzia, al riguardo, quanto disposto dal secondo comma, lettera a), del citato articolo 11, ove viene indicato tra i principi e criteri di delega, quello della «non conferibilità di incarichi dirigenziali per coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale».
Pertanto, in sede di attuazione della delega il Governo individuerà tutti quei casi - tra i quali rientra quello segnalato dall'interrogante - in cui, pur non sussistendo i presupposti previsti dal Codice penale per l'irrogazione della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, si profila tuttavia l'impossibilità, per ragioni di prevenzione, di conferire o mantenere incarichi dirigenziali nell'ambito delle pubbliche amministrazioni.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione: Filippo Patroni Griffi.