ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15245

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 600 del 08/03/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 08/03/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 08/03/2012
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15245
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
giovedì 8 marzo 2012, seduta n.600

DI STANISLAO. -
Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

Legambiente e il Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, hanno recentemente presentato il dossier «Armi chimiche: un'eredità ancora pericolosa».

dal dossier è emerso che sono oltre 30 mila gli ordigni inabissati nel sud del mare Adriatico, di cui 10 mila solo nel porto di Molfetta e di fronte a Torre Gavetone, a nord di Bari; 13 mila i proiettili e 438 i barili contenenti sostanze tossiche inabissati nel golfo di Napoli; 4.300 le bombe all'iprite e 84 tonnellate di testate all'arsenico nel mare davanti a Pesaro. E poi laboratori e depositi di armi chimiche della Chemical City in provincia di Viterbo, l'industria bellica nella Valle del Sacco a Colleferro e migliaia di «bomblet» (derivati dall'apertura delle bombe a grappolo) sganciati dagli aerei Nato sui fondali marini del basso Adriatico durante la guerra del Kosovo. E poi il Porto di Monfalcone e la Sardegna;

per quanto riguarda la bonifica e la gestione dei siti contaminati, al Ministero della difesa spetta solo la competenza per le aree militari al momento della bonifica;

il colonnello Antonello Massaro, direttore dell'Nbc, centro che fruisce dal 2009 di un finanziamento annuo di 1.200.000 euro per la propria attività ha dichiarato che la Convenzione di Parigi prevede che ogni Stato si impegni a distruggere e smaltire le armi chimiche sul suo territorio e quelle abbandonate sul territorio di altri Paesi, ma qui entra in gioco un discorso di policy nazionale e «per il momento, la policy del Ministero degli affari esteri è che l'Italia gestisca da sé gli ordigni presenti sul suo territorio»;

la questione diventa ancor più problematica quando si parla di bonifica dei siti non militari, di cui non si conosce l'effettivo responsabile;

un'indagine condotta dall'Ispra sulle conseguenze ambientali dell'abbandono delle armi chimiche in mare, condotta nel golfo di Manfredonia, ha rilevato nei pesci alterazioni del dna e degli enzimi epatici, presenza di arsenico nei muscoli e nel fegato superiori alla norma, ulcere riconducibili al contatto con l'iprite, sui cui contenitori i pesci vivono e si fanno la tana -:

se e come il Governo stia affrontando la gestione e la bonifica dei siti contaminati dagli ordigni inabissati in aree militari;

se il Governo non ritenga di dover dare spiegazioni circa il caso del lago di Vico e della Chemical City, il centro di ricerca e produzione di armi chimiche voluto da Mussolini e attivo fin dagli anni Settanta che ha visto terminare nel 2000 le operazioni di bonifica dei serbatoi da parte del Ministero della difesa e che sebbene i militari hanno dichiarato che l'arsenico è un elemento di origine naturale non riconducibile né nell'iprite né nel fosforo e che quindi la fonte della contaminazione del lago va ricercata altrove, di fatto entro l'anno inizieranno i lavori di bonifica del lago, che erano già stati programmati in previsione della dismissione del sito considerato che il direttore dell'Nbc ha confermato già la presenza dei fondi necessari;

come il Ministro responsabile della gestione e della bonifica dei siti contaminati in aree non militari intenda provvedere nell'immediato al fine di arginare i gravissimi pericoli ambientali derivanti dagli ordigni che continuano a rilasciare i loro veleni. (4-15245)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-15245 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - La bonifica di ordigni esplosivi/residuati bellici è regolata dall'articolo 22 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, come modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera c del decreto legislativo 24 febbraio 2012, n. 20.
Per quanto riguarda la «bonifica sistematica» (ricerca e individuazione di ordigni esplosivi/residuati bellici interrati) la Difesa, attraverso la direzione generale dei lavori e del demanio:

provvede all'organizzazione del servizio e alla formazione del personale specializzato;

esercita le funzioni di vigilanza sull'attività di ricerca e scoprimento di ordigni che possono essere eseguite su iniziativa e a spese dei soggetti interessati, mediante ditte che impiegano personale specializzato, e, a tal fine, emana le prescrizioni tecniche e sorveglia l'esecuzione delle attività.
La Difesa, inoltre, su richiesta delle Prefetture, può fornire concorso per attività di ricerca con reparti specializzati.
In caso di rinvenimento di ordigni bellici, invece, rientrano nelle competenze della Difesa le operazioni di disinnesco/brillamento, dette anche di «bonifica occasionale», che sono condotte da personale militare specializzato che opera, anche in questi casi, in forma concorsuale, sotto il coordinamento delle Prefetture competenti.
In particolare, la Difesa provvede tramite il Centro tecnico logistico interforze (Ce.T.L.I.) alla distruzione degli ordigni a caricamento chimico eventualmente rinvenuti.
Più in generale il Ce.T.L.I. opera per dare attuazione agli accordi internazionali sottoscritti dall'Italia sulla distruzione delle armi chimiche; il centro può contare fino al 2023 su un finanziamento annuale di circa 1,5 milioni di euro (legge n. 99 del 23 luglio 2009) e, in relazione alle sue potenzialità tecniche, è in grado di distruggere circa 1.500 ordigni l'anno.
Passando ora alla situazione del lago di Vico e della «Chemical City», tengo a sottolineare che la Difesa si era attivata fin dal 1994 avviando un'indagine di superficie, in linea con le norme vigenti in materia ambientale, ben in anticipo rispetto alle sollecitazioni delle amministrazioni locali.
Alla fine del 2010 l'Agenzia regionale per la Protezione dell'ambiente (ARPA) del Lazio si è aggiudicata il contratto per la redazione e l'esecuzione operativa del piano di caratterizzazione del sito dell'ex magazzino materiali per la difesa nucleare, batteriologica, chimica di Ronciglione.
Il piano approntato dall'ARPA è stato approvato il 19 ottobre 2011, in sede di conferenza dei servizi, con l'intervento di rappresentanti della regione Lazio, della provincia e della prefettura di Viterbo, dei comuni di Ronciglione e di Caprarola, nonché dell'ARPA del Lazio. A seguire sono già state avviate sia le attività della prima fase, che quelle tecnico-amministrative connesse con la seconda fase dell'intervento.
È il caso di precisare, tuttavia, che il superamento del valore soglia per l'arsenico, di poche parti per milione, riscontrato presso l'ex sito militare non può giustificare l'alta concentrazione rinvenuta nel sedime a centro lago, dove sono state rinvenute anche alte concentrazioni di nickel e cadmio che, sicuramente, non hanno alcuna relazione con le attività militari. Pertanto, la fonte di contaminazione deve essere ricercata altrove.
Per quanto concerne le aree marittime, si sottolinea che la Difesa ha sempre avuto riguardo per la salvaguardia del relativo ecosistema, anche con riferimento alla bonifica dall'eventuale presenza di ordigni.
Si tratta di un'attività che ha impegnato le Forze armate fin dal primo dopoguerra e che, tra il 1945 e il 1950, ha portato al recupero e alla neutralizzazione di 9.345 tra «fusti e bombe ad aggressivi chimici», come riportato dalla documentazione concernente l'«Attività di dragaggio e sminamento eseguita dalla Marina Militare».
Oggi la Forza armata continua a svolgere attività concorsuale per la bonifica del porto di Molfetta nell'ambito dell'«Accordo di programma per la caratterizzazione e la bonifica da ordigni bellici... del Basso Adriatico» (sottoscritto tra Ministero dell'ambiente, regione Puglia, comune di Molfetta ed altri enti interessati e in base al quale sono stati stanziati i fondi necessari), al quale fanno riferimento il «Protocollo d'intesa» del settembre 2008 e la «Convenzione di permuta» del settembre 2009 che regolano i rapporti fra le parti.
Alla data del 18 giugno 2012, l'attività in mare ha consentito di individuare 898 posizioni di ordigni di cui 540 bonificati, pari ad una percentuale dell'ordine del 60 per cento.
Per completezza di risposta si aggiunge che il competente Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, interessato al riguardo, ha trasmesso una nota dell'Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale (ISPRA) nella quale si chiarisce che la bonifica delle cosiddette «aree di affondamento» di ordigni costituisce una problematica di difficile soluzione per motivi di carattere sia tecnico che economico, in quanto:

l'affondamento di residuati bellici, dopo il secondo conflitto mondiale - così come in altre parti del mondo - è spesso avvenuto, per minimizzare i costi, in fondali non ufficialmente segnalati e non in quelli prescritti;

l'attività della pesca a strascico, protrattasi nei decenni, ha determinato una consistente estensione delle aree «a rischio», poiché, a seguito di eventi di raccolta accidentale, i residuati bellici sono stati successivamente riaffondati in aree prima sgombre;

i residuati bellici a caricamento chimico si trovano in uno stato di conservazione pessimo, a seguito della prolungata azione della corrosione marina; ciò determina ulteriori difficoltà di rimozione ed elevati rischi per gli operatori, oltre a richiedere l'impiego di mezzi tecnologicamente avanzati, con conseguente aumento dei costi.
L'ISPRA conclude specificando che, fra le iniziative volte a minimizzare il rischio per gli ambienti marini e per chi opera in mare, potrebbe essere presa in considerazione la costituzione di un gruppo di esperti ad hoc, con il compito di stabilire priorità e modalità di intervento (prospezione, indagini ambientali e bonifica necessarie) per affrontare la complessa problematica.
In conclusione, nel ribadire che la ricerca e la neutralizzazione su terra e in mare di ordigni esplosivi rientrano nelle attività di tipo concorsuale - cioè quelle che esulano dai compiti prioritari delle Forze armate e sono condotte su richiesta delle autorità competenti (sui quali ricadono gli oneri di spesa) - si conferma la disponibilità della Difesa a valutare con la massima attenzione le richieste di intervento.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.