ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/15052

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 590 del 22/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/02/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 22/02/2012
Stato iter:
02/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2012

CONCLUSO IL 02/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-15052
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
mercoledì 22 febbraio 2012, seduta n.590

DI STANISLAO. -
Al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

nel settembre 1997 il soldato francese nei Balcani Ludovic Acaries è deceduto a causa di un linfoma maligno non Hodgkin e successivamente riesumato su mandato della giustizi interpellata dal padre;

nel 2005 i tessuti del soldato, conservati dall'ospedale di Pontoise, furono spediti per analisi ad un laboratorio italiano specializzato in nano-particelle che, con rapporto n. 3/2005 del 25 febbraio 2005 affermò di non aver riscontrato tracce di uranio, ma sostanzialmente metalli pesanti;

l'assenza di uranio fu documentata e inviata all'allora presidente dell'AIPRI, l'ex comandante NATO Maurice Eugene André, sommo fisico nucleare, grande conoscitore dei pericoli interni del fallout atomico, «radioanalista» di primo rango, esperto NBCR a funzione esclusiva, invitato dal padre del soldato ad analizzare le analisi e le procedure;

M. E. André dichiarò che le analisi del laboratorio italiano erano vistosamente incomplete per motivi logici, empirici e radiologici e il padre del soldato richiese ed ottenne dalla giustizia la riesumazione, l'autopsia e la «ri-analisi» spettrometrica di campioni di tessuti e di ossa del figlio;

le analisi del laboratorio francese, compiute alla fine del 2010, confermano la presenza di particelle di metalli pesanti, allungandone la lista e confermando la presenza di uranio impoverito. Rilevano la presenza sia nei tessuti, con una media di 3,34 nanogrammo per grammo pari a 4,12E-5 Bq, che nelle ossa, con una media di 0,76 nanogrammo per grammo pari a 9,37E-6 Bq. Altresì viene segnalato un altro elemento estraneo alla composizione atomica degli esseri viventi, il tungsteno. L'uranio e il tungsteno, due elementi micidiali, non sono stati rilevati dal laboratorio italiano nel 2005;

si segnala, altresì, che il padre del maresciallo Giovanni Pilloni ha dichiarato che, a seguito delle analisi effettuate sul figlio furono rinvenute tracce di uranio e che successivamente gli furono inviate altre analisi che smentivano le precedenti -:

se il Governo sia a conoscenza del caso del soldato francese Ludovic Acaries;

di quali elementi disponga il Governo in merito alla smentita a giudizio dell'interrogante eclatante, delle analisi del laboratorio italiano sul soldato francese;

se, e come, il Governo intenda intervenire per assicurarsi della completezza e dell'imparzialità delle analisi finora eseguite sui soldati interessati;

se il Governo possa escludere che le patologie come quelle di cui in premessa siano dovute alla variabile nucleare;

se il Governo possa escludere categoricamente che molti dei nostri soldati siano deceduti in mancanza di cure adatte alla loro contaminazione radioattiva interna negata con dati, a giudizio dell'interrogante, non corrispondenti alla realtà dei fatti. (4-15052)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 2 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 676
All'Interrogazione 4-15052 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - In merito al caso del soldato francese Ludovic Acaries, il Ministero della salute, interessato al riguardo, ha comunicato di non essere in possesso di elementi di propria competenza.
Con riferimento, invece, alle analisi che vengono effettuate sui nostri militari, le Forze armate garantiscono l'erogazione delle cure più appropriate, aggiornate e corrette per qualsiasi tipo di patologia certa e riconosciuta dalla conoscenza medica, avvalendosi di tutti i presidi diagnostici e terapeutici, in stretta collaborazione con il Servizio sanitario nazionale e con istituti universitari, nazionali ed esteri, al massimo delle conoscenze scientifiche nel settore.
Quanto allo specifico quesito circa l'eventuale riconducibilità delle patologie contratte dai militari alla «variabile nucleare», presumendo che con tale locuzione l'interrogante voglia riferirsi alla contaminazione interna da uranio impoverito, devo osservare che, allo stato, tale ipotesi non è confermata da alcuna evidenza medica scientificamente dimostrata.
Per quanto concerne, poi, l'affermazione secondo cui «molti dei nostri soldati siano deceduti in mancanza di cure adatte alla loro contaminazione radioattiva interna», la 3a commissione parlamentare di inchiesta, nell'ambito della «Relazione intermedia» ha evidenziato, relativamente ai rischi per la salute connessi all'esposizione all'uranio impoverito che, alla luce delle risultanze istruttorie e sulla base degli attuali, più accreditati, studi scientifici al riguardo, non si possa «né sostenere né negare la sussistenza di un nesso diretto di causalità tra l'esposizione all'agente tossico... e lo sviluppo della malattia» e che, in conclusione, sulle possibili cause delle patologie in esame «permane una ampia dialettica all'interno della comunità scientifica».
Inoltre, nel corso della 60a seduta (8 febbraio 2012) della commissione, il professor Lodi Rizzini (fisico, già consulente della procura della Repubblica di Lanusei) ha richiamato il contenuto di un documento, validato il 1o marzo 2010 dalla Commissione europea, nel quale lo «Scientific commitee on health and environmental Risks» (Scher) ha approfondito la problematica.
Da un primo esame dello studio il citato comitato è giunto, tra l'altro, alla conclusione che l'esposizione (e inalazione) umana all'uranio impoverito appare al di sotto dei livelli di tollerabilità previsti per l'uranio (sia per il rischio chimico sia radiologico).
Anche il professor Trenta dell'istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati, nel corso della sua recente audizione presso la commissione parlamentare d'inchiesta, ha indicato in 3 mg di uranio per chilogrammo di tessuto renale il livello al di sopra del quale dovrebbero comparire i primi segni di chemiotossicità per il rene: organo, la cui funzionalità sarebbe compromessa in caso di inalazione di uranio.
Il docente ha, altresì, sostenuto che né dal punto di vista scientifico, né da quello clinico, tantomeno dal punto di vista medico-legale può essere chiamata in causa la radioattività dell'uranio come responsabile dell'induzione del linfoma non Hodgkin.
Tali conclusioni sono rafforzate dal fatto che i controlli delle due missioni Unep (United nations environment programme) in Kosovo, Serbia e Montenegro, condotte da esperti di quattordici Paesi, non hanno rilevato una contaminazione significativa delle aree sottoposte a mitragliamento con dardi a uranio impoverito, eccetto che nelle immediate vicinanze dei punti di rinvenimento dei dardi stessi, dove, comunque, non è stata riscontrata contaminazione dell'aria, dell'acqua e delle piante.
Tuttavia - anche in considerazione del fatto che è scientificamente e metodologicamente errato sia l'affermare che l'escludere un nesso causale tra uranio impoverito e una o più specifiche patologie - l'amministrazione continua ad adottare ampie misure preventive, sia a livello ambientale che individuale, nei confronti del personale a rischio di esposizione.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.