ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14991

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 588 del 20/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 20/02/2012
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 20/02/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 20/02/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 20/02/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 20/02/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20/02/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 23/02/2012
Stato iter:
27/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/11/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 28/05/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 26/07/2012

SOLLECITO IL 26/10/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 27/11/2012

CONCLUSO IL 27/11/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14991
presentata da
MAURIZIO TURCO
lunedì 20 febbraio 2012, seduta n.588

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

sul portale tematico di «LiberoReporter» il 19 febbraio 2012 è stata pubblicata un'intervista al dottor Mario Scaramella, esperto di intelligence e di diritto internazionale, sull'incidente accaduto nell'Oceano Indiano, al largo delle coste indiane, che ha determinato la morte di due pescatori indiani scambiati per pirati somali e si ipotizza uccisi dai fanti del Reggimento San Marco imbarcati a bordo della nave italiana, Enrica Lexi, come nucleo di protezione militare antipirateria. Nell'articolo si legge che «in seguito a questo episodio l'India trattiene ora la nave italiana e 11 cittadini italiani, 5 membri dell'equipaggio e i 6 membri del nucleo di protezione militare. Su tutti loro grava l'incriminazione per omicidio. Due marò, il capo del team di sicurezza e il suo vice sono attualmente in custodia giudiziaria della polizia di Kerala. In merito tra Italia e India è in corso una disputa sulla competenza giudiziaria dell'episodio. Dalle dichiarazioni rese dalle parti coinvolte, gli italiani e i pescatori indiani emergono contraddizioni che portano a credere addirittura che l'arrembaggio alla «Enrica Lexie» e la morte dei 2 pescatori siano due episodi distinti. Oltre al fatto che gli orari differiscono di oltre 4 ore, e che chi era a bordo della nave italiana asserisce che l'imbarcazione fatta oggetto dell'azione dissuasiva era, per forma e colore, diversa dal peschereccio su cui sono morti i 2 indiani. Quello che più divide i due Paesi nel trovare un accordo sono le posizioni indicate dalle due parti al momento del «contatto». I due punti si differiscono di almeno di diverse miglia marine. Gli italiani dicono che si trovavano a 32 miglia marine dalla costa, mentre gli indiani a 16 miglia. Sulla vicenda l'Italia rivendica la competenza della sua magistratura essendo i fatti avvenuti in acque internazionali, e su una nave battente bandiera italiana. Inoltre, in una nota la Farnesina sottolinea che la presenza dei militari a bordo delle navi mercantili italiane è regolata da una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria. In virtù di questo ricorda che i militari sono organi dello Stato italiano e pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri. Pertanto per la Farnesina sono atti unilaterali quelli in corso da parte delle autorità di polizia indiana. Dottor Scaramella, nel braccio di ferro fra Italia ed India per quanto è successo il 15 febbraio alla Motonave Enrica Lexie di chi è la competenza a giudicare i militari italiani, poteva la marina indiana «accompagnare» la nave e l'equipaggio nel porto di Koci? Possono interrogare i nostri connazionali? Ogni paese costiero può, ai sensi del diritto internazionale, estendere la propria giurisdizione ad un area che va ben oltre le 20 miglia del mare territoriale e precisamente fino a 200 miglia nautiche ovvero 370 Km dalla costa, calcolati dalla linea di base del mare territoriale, in questa area denominata Exclusive Economic Zone, il paese costiero ha diritti come la pesca e lo sfruttamento minerario e doveri fra cui il «SAR» ovvero Search and Rescue, assistenza al naviglio in difficoltà e la responsabilità/giurisdizione militare funzionale allo sfruttamento economico, non tutti i paesi hanno una EEZ, ad esempio l'Italia pur assumendosi responsabilità di SAR ben oltre le proprie acque territoriali non ha una zona esclusiva. L'India con il «Maritime Zones of India Act», del 25 Agosto 1976 definisce il proprio limite della Zona di Interesse Economico Esclusivo, EEZ, ed assoggetta alla esclusiva competenza della marina indiana un area di poco più di due milioni di chilometri quadrati intorno al proprio perimetro. Quanto accaduto alla MV italiana Enrica Lexie, che si trovava certamente in zona EEZ indiana, è assai complesso sotto il profilo internazionalistico perché la Marina indiana ha il potere di esercitare sulle navi altrui tutti i poteri connessi alla regolamentazione dello sfruttamento delle risorse. Innanzi a due cittadini indiani uccisi in zona di esclusiva competenza e ad un peschereccio di fatto attaccato da una nave italiana che ai sensi della Convenzione di Montego Bay non aveva il «diritto di passaggio inoffensivo» (il principio è sancito anche negli articoli 14-17 della Convenzione di Ginevra che recita: il passaggio è inoffensivo finché non reca pregiudizio alla pace, al buon ordine o alla sicurezza dello Stato costiero) e che certamente ha giurisdizione penale sulla Nave italiana, indiscutibile perché connessa alla tutela del proprio interesse alla pesca nella zona esclusiva (la giurisdizione teoricamente è limitata a fatti non puramente interni alla nave straniera ma la formulazione dell'articolo 19 della Convenzione di Ginevra anche su questo è ambigua e recita: «Lo stato costiero non dovrebbe esercitare la giurisdizione su fatti interni della nave») lo Stato indiano ha quindi il diritto di visitare e catturare la nave italiana e comminare attraverso la giurisdizione ordinaria sanzioni penali a carico dell'equipaggio. Il fatto che a bordo della Enrica Lexie vi fosse un nucleo di militari non fa della Motonave una unità militare, alla quale si applicherebbe una diversa normativa (la nave da guerra è sempre territorio della Stato di bandiera) ma non è detto che una tale eventuale posticcia qualificazione da parte dell'Italia risolverebbe i problemi, ci si troverebbe innanzi ad un atto di aggressione o comunque di legittima difesa o meglio «autotutela» italiana su territorio indiano laddove il diritto internazionale vieta categoricamente l'uso della forza in via preventiva (in altri termini neanche in autotutela è possibile ricorrere a violenza di tipo bellico ossia atti pure isolati e limitati in intensità che implichino operazioni militari contro navi). Pertanto quanto accaduto costituisce una violazione italiana alle norme di diritto internazionale in ogni caso, l'India ha la giurisdizione sull'evento e l'Italia potrebbe solo negoziare un accordo giudiziario affinché gli italiani siano giudicati in patria [...]»;

l'autopsia del Coroner indiano non ha ancora accertato se sono stati i proiettili dei militari della marina italiana ad aver ucciso i pescatori;

la professionalità dei militari del Reggimento San Marco è fuor di dubbio e con ogni probabilità avranno eseguito direttive e si saranno attenuti a regole di ingaggio e procedure standard, purtroppo a giudizio degli interroganti viziate a monte da strategie errate giocando sulla ambiguità della nave mercantile in transito pacifico però armata con militari a bordo;

le direttive, le regole di ingaggio e le misure di contrasto sono state emanate dal Ministero della difesa ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130 -:

quali immediate iniziative intenda avviare in merito a quanto riportato in premessa e se non si ritenga opportuno promuovere modifiche all'impianto normativo che disciplina l'uso di militari a bordo del naviglio mercantile e come.
(4-14991)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 27 novembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 724
All'Interrogazione 4-14991 presentata da
MAURIZIO TURCO

Risposta. - La giurisdizione penale nelle acque internazionali, tra le quali rientra la zona economica esclusiva (Zee), è di competenza dello Stato di bandiera, in quanto non formano oggetto di diritto di sovranità territoriale assoluta dello Stato costiero; pertanto, gli altri Stati continuano a godere della libertà di navigazione.
Lo Stato costiero, invece, è competente ad esercitare la giurisdizione penale su una nave mercantile straniera in transito in acque territoriali nei casi indicati nell'articolo 19 della Convenzione di Ginevra e nell'articolo 27 della Convenzione di Montego Bay.
Lo status giuridico delle navi mercantili non cambia per la presenza di militari armati a bordo.
Infatti, una nave per essere militare (navi da guerra o navi dello Stato adibite ad uso non commerciale), secondo il diritto internazionale, deve quantomeno appartenere alle Forze armate dello Stato e l'equipaggio deve essere soggetto alla disciplina delle Forze armate regolari.
Ciò premesso, con riferimento alla vicenda occorsa il 15 febbraio 2012 al mercantile M/N Enrica Lexie, si sottolinea come l'azione condotta dal Governo sia stata da subito finalizzata ad ottenere il rimpatrio dei due fucilieri di marina con tutti i mezzi politici e legali disponibili.
L'azione del Governo si è articolata, sin dall'inizio, lungo tre direttrici:

stabilire contatti di dialogo costruttivo, ma fermo con le Autorità indiane al fine di ottenere per i due militari italiani un dignitoso trattamento ed in particolare la libertà su cauzione;

contestare le competenze giurisdizionali del Kerala, forti delle argomentazioni fondate sul diritto internazionale vigente;

attirare l'attenzione della comunità internazionale sulla vicenda, sottolineando l'interesse comune ad impedire che la pretesa dell'India di far prevalere il proprio diritto interno su quello internazionale crei un precedente dannoso per la certezza del diritto internazionale.
Ciò ha comportato, a tutti i livelli, un'intensa attività diplomatica che ha propiziato una crescente condivisione del problema da parte dei Paesi partners, i quali hanno dimostrato solidarietà con la posizione dell'Italia, aderendo alle nostre iniziative e condividendo le rivendicazioni italiane.
Infine, anche sul piano multilaterale è stata calibrata un'apposita strategia di sensibilizzazione dei Paesi interessati in particolare alle attività di cooperazione internazionale per il contrasto al fenomeno della pirateria, sottolineando l'importanza del rispetto del diritto internazionale e degli impegni internazionali assunti da parte dei Paesi in collaborazione tra loro con obiettivi comuni.
In questa delicata fase conclusiva del processo dinanzi alla Corte suprema indiana, l'azione di difesa legale e di supporto diplomatico è stata massima, e i nostri militari hanno potuto beneficiare del contributo di esperti internazionalisti italiani, che sono stati chiamati ad affiancare il consistente team di legali fin da subito approntato a loro difesa.
Il Governo fa quindi affidamento sull'imparzialità di giudizio della Corte suprema di Nuova Delhi ai fini di un pronunciamento che riconosca la piena giurisdizione italiana sul caso, l'immunità funzionale dei due militari italiani e il conseguente annullamento del processo penale presso le Corti dello Stato indiano del Kerala.
Quanto all'opportunità di «promuovere modifiche all'impianto normativo», è stata recentemente approvata, presso la 4a Commissione difesa del Senato, la risoluzione n. XXIV-46 che prevede tra gli impegni al Governo, anche quello di rivedere e di ottimizzare il protocollo d'intesa siglato tra il Ministero della difesa e la Confederazione italiana armatori (Confitarma).
Al riguardo, sono già in avanzato stato di definizione le modifiche a tale protocollo.
Concludendo, assicuro che il Governo continua a riservare alla vicenda la massima attenzione, concentrandosi sulle indagini in corso, sull'eccezione di giurisdizione e d'immunità funzionale, proseguendo nel contempo nell'opera di sensibilizzazione dei Paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'immutato obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.