BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
l'allungamento dei tempi di pagamento è causa di fallimento di attività economicamente sane, quali quelle di tante piccole e medie imprese, oltre che causa di fallimento di numerosi liberi professionisti, assimilati agli imprenditori sotto questo particolare punto di vista;
ciò è grave in sé stesso perché viola lo stato di diritto, ma ancor più è grave in un momento di grave crisi economica in cui gli imprenditori capaci sono gravemente penalizzati, sino alla perdita dello status ed all'uscita dal mercato per fatti non imputabili a loro scelte, incapacità o comportamenti;
non si conoscono stime attendibili degli importi dovuti e pagati in ritardo tra privati, ma il fenomeno è imponente poiché in Italia le piccole e medie imprese sono circa 4,5 milioni. L'importo è sicuramente notevole ed è un importo di cui le imprese, soprattutto quelle piccole, devono farsi carico per far fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardo nell'incasso delle fatture emesse soprattutto nei confronti della grande impresa italiana;
questa situazione, diffusissima in Italia, costringe molte aziende a ricorrere a prestiti bancari per finanziare l'attività. In questo extraonere sono da includere anche i costi delle risorse umane impegnate nel sollecito dei pagamenti o quelli da sostenere quando si è costretti a rivolgersi ad un legale o ad una società di recupero crediti;
la giustizia, inoltre, in Italia versa in uno stato drammatico, uno stato tale da non garantire alcuna giustizia ad imprenditori seri, capaci e onesti, ed i tempi della giustizia civile sono una delle prime cause di mancati investimenti stranieri nel nostro Paese;
sempre il cattivo funzionamento della giustizia civile pesa sul sistema delle imprese, secondo le stime diffuse dalla Banca d'Italia, per circa l'1 per cento del prodotto interno lordo;
molto è stato fatto per il ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni da questo Governo il quale, meritoriamente, ha iniziato a reperire risorse per effettuare i pagamenti, come imposto dal codice civile e dalla normativa comunitaria;
ciò è particolarmente grave perché, da una ricerca effettuata dall'Unione europea emerge con chiarezza come in Italia i ritardi di pagamento imputabili alle grandi imprese si verificano con una frequenza doppia rispetto a quelli addebitabili alle piccole imprese. Inoltre, la durata delle dilazioni è doppia nel caso dei pagamenti effettuati dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese, rispetto a quelli effettuati da queste ultime alle grandi imprese;
in conseguenza di quanto descritto, tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito oltre 39.500 imprese, generando il pericolo che si verifichi un aumento dell'usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico;
nel 2011, quasi un fallimento su tre è stato causato dai ritardi nei pagamenti. A fronte di 11.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in tribunale, circa 3.600 (pari al 31 per cento del totale) lo hanno fatto a causa dell'impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. Una situazione, purtroppo, che non ha eguali in Europa;
se in Italia fallisce circa il 31 per cento delle imprese, la percentuale di aziende che in Europa falliscono a causa dei ritardati pagamenti è pari al 25 per cento del totale. Se si tiene conto che nel nostro Paese i ritardi superano la media europea di 26 giorni, si stima che la nostra media nazionale oltrepassi il 30 per cento del totale europeo;
indubbiamente anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione. Infatti, il trend dei ritardi in Italia in questi ultimi 4 anni è quasi raddoppiato (+97,5 per cento). Se, infatti, nel 2008 la media era di 27 giorni, l'anno scorso gli imprenditori italiani sono stati pagati mediamente con 53 giorni di ritardo. Se poi si tiene conto che i tempi medi effettivi di pagamento che si registrano in Italia sono i più elevati d'Europa, la situazione che si è sviluppata in questi ultimi anni è drammatica: tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito in numero assoluto oltre 39.500 aziende;
pur ribadendo che questo Governo ha dimostrato ottime intenzioni con riguardo ai pagamenti della pubblica amministrazione verso i privati, è necessario che si adoperi con efficacia anche nel caso dei ritardi tra privati. Si consideri, altresì, che la mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli «sfiduciati», ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso, nonostante i grossi problemi che si sono accumulati in questi ultimi anni, di non ricorrere all'aiuto di una banca;
un ulteriore elemento di analisi è contenuto nel dato che informa del fatto che il mancato pagamento dei crediti costa alle imprese attorno ai 10 miliardi di euro l'anno. Un importo di cui le imprese, soprattutto quelle piccole, devono farsi carico per far fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardo nell'incasso delle fatture. Questa situazione, diffusissima in Italia, costringe molte aziende a ricorrere a prestiti bancari per finanziare l'attività. In questo extraonere sono da includere anche i costi delle risorse umane impegnate nel sollecito dei pagamenti, o quelli da sostenere quando si è costretti a rivolgersi ad un legale o ad una società di recupero crediti;
quella descritta è una situazione critica, la quale, benché aggravata dalle problematiche di mercato, ha portato a una catena di eventi drammatici con decine di casi di suicidio tra gli imprenditori;
i casi di suicidio per crediti sono particolarmente odiosi perché sono il frutto di violazioni di legge, violazioni che lo Stato avrebbe il dovere di impedire sia per una ordinata convivenza sociale, sia per evitare che il disordine si trasformi in tragedia -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, soprattutto riguardo al caso dei ritardi nei pagamenti tra privati, a partire da una efficace riforma della giustizia, e, comunque se si intenda aprire un tavolo di consultazione con i rappresentanti delle categorie interessate per approfondire le problematiche collegate alla questione addotta e provvedere ad uno studio specifico sulla filiera produttiva al fine di verificare fino a che punto corrisponda al vero che le grandi imprese utilizzino le piccole e medie imprese come una sorta di banca, soprattutto nei confronti di quegli imprenditori gergalmente detti «terzocontisti», poiché il ritardato pagamento del credito, oltretutto connotato da un termine finale incerto, è del tutto assimilabile al reperimento di risorse finanziarie normalmente devolute all'opera di imprese in ciò specializzate, ovvero le banche e gli altri istituti finanziari, generando un onere ingiusto e insopportabile a danno della parte più debole della transazione commerciale avvenuta.(4-14886)