ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14886

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 585 del 14/02/2012
Firmatari
Primo firmatario: BELTRANDI MARCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/02/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 14/02/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 14/02/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 14/02/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 14/02/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 14/02/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 14/02/2012
Stato iter:
25/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/06/2012
PASSERA CORRADO MINISTRO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 28/05/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 25/06/2012

CONCLUSO IL 25/06/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14886
presentata da
MARCO BELTRANDI
martedì 14 febbraio 2012, seduta n.585

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

l'allungamento dei tempi di pagamento è causa di fallimento di attività economicamente sane, quali quelle di tante piccole e medie imprese, oltre che causa di fallimento di numerosi liberi professionisti, assimilati agli imprenditori sotto questo particolare punto di vista;


ciò è grave in sé stesso perché viola lo stato di diritto, ma ancor più è grave in un momento di grave crisi economica in cui gli imprenditori capaci sono gravemente penalizzati, sino alla perdita dello status ed all'uscita dal mercato per fatti non imputabili a loro scelte, incapacità o comportamenti;

non si conoscono stime attendibili degli importi dovuti e pagati in ritardo tra privati, ma il fenomeno è imponente poiché in Italia le piccole e medie imprese sono circa 4,5 milioni. L'importo è sicuramente notevole ed è un importo di cui le imprese, soprattutto quelle piccole, devono farsi carico per far fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardo nell'incasso delle fatture emesse soprattutto nei confronti della grande impresa italiana;


questa situazione, diffusissima in Italia, costringe molte aziende a ricorrere a prestiti bancari per finanziare l'attività. In questo extraonere sono da includere anche i costi delle risorse umane impegnate nel sollecito dei pagamenti o quelli da sostenere quando si è costretti a rivolgersi ad un legale o ad una società di recupero crediti;


la giustizia, inoltre, in Italia versa in uno stato drammatico, uno stato tale da non garantire alcuna giustizia ad imprenditori seri, capaci e onesti, ed i tempi della giustizia civile sono una delle prime cause di mancati investimenti stranieri nel nostro Paese;


sempre il cattivo funzionamento della giustizia civile pesa sul sistema delle imprese, secondo le stime diffuse dalla Banca d'Italia, per circa l'1 per cento del prodotto interno lordo;


molto è stato fatto per il ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni da questo Governo il quale, meritoriamente, ha iniziato a reperire risorse per effettuare i pagamenti, come imposto dal codice civile e dalla normativa comunitaria;


ciò è particolarmente grave perché, da una ricerca effettuata dall'Unione europea emerge con chiarezza come in Italia i ritardi di pagamento imputabili alle grandi imprese si verificano con una frequenza doppia rispetto a quelli addebitabili alle piccole imprese. Inoltre, la durata delle dilazioni è doppia nel caso dei pagamenti effettuati dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese, rispetto a quelli effettuati da queste ultime alle grandi imprese;


in conseguenza di quanto descritto, tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito oltre 39.500 imprese, generando il pericolo che si verifichi un aumento dell'usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico;


nel 2011, quasi un fallimento su tre è stato causato dai ritardi nei pagamenti. A fronte di 11.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in tribunale, circa 3.600 (pari al 31 per cento del totale) lo hanno fatto a causa dell'impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. Una situazione, purtroppo, che non ha eguali in Europa;


se in Italia fallisce circa il 31 per cento delle imprese, la percentuale di aziende che in Europa falliscono a causa dei ritardati pagamenti è pari al 25 per cento del totale. Se si tiene conto che nel nostro Paese i ritardi superano la media europea di 26 giorni, si stima che la nostra media nazionale oltrepassi il 30 per cento del totale europeo;


indubbiamente anche la crisi economica ha contribuito ad aggravare questa situazione. Infatti, il trend dei ritardi in Italia in questi ultimi 4 anni è quasi raddoppiato (+97,5 per cento). Se, infatti, nel 2008 la media era di 27 giorni, l'anno scorso gli imprenditori italiani sono stati pagati mediamente con 53 giorni di ritardo. Se poi si tiene conto che i tempi medi effettivi di pagamento che si registrano in Italia sono i più elevati d'Europa, la situazione che si è sviluppata in questi ultimi anni è drammatica: tra il 2008 ed il 2011 hanno fallito in numero assoluto oltre 39.500 aziende;


pur ribadendo che questo Governo ha dimostrato ottime intenzioni con riguardo ai pagamenti della pubblica amministrazione verso i privati, è necessario che si adoperi con efficacia anche nel caso dei ritardi tra privati. Si consideri, altresì, che la mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli «sfiduciati», ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso, nonostante i grossi problemi che si sono accumulati in questi ultimi anni, di non ricorrere all'aiuto di una banca;


un ulteriore elemento di analisi è contenuto nel dato che informa del fatto che il mancato pagamento dei crediti costa alle imprese attorno ai 10 miliardi di euro l'anno. Un importo di cui le imprese, soprattutto quelle piccole, devono farsi carico per far fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardo nell'incasso delle fatture. Questa situazione, diffusissima in Italia, costringe molte aziende a ricorrere a prestiti bancari per finanziare l'attività. In questo extraonere sono da includere anche i costi delle risorse umane impegnate nel sollecito dei pagamenti, o quelli da sostenere quando si è costretti a rivolgersi ad un legale o ad una società di recupero crediti;


quella descritta è una situazione critica, la quale, benché aggravata dalle problematiche di mercato, ha portato a una catena di eventi drammatici con decine di casi di suicidio tra gli imprenditori;


i casi di suicidio per crediti sono particolarmente odiosi perché sono il frutto di violazioni di legge, violazioni che lo Stato avrebbe il dovere di impedire sia per una ordinata convivenza sociale, sia per evitare che il disordine si trasformi in tragedia -:


se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, soprattutto riguardo al caso dei ritardi nei pagamenti tra privati, a partire da una efficace riforma della giustizia, e, comunque se si intenda aprire un tavolo di consultazione con i rappresentanti delle categorie interessate per approfondire le problematiche collegate alla questione addotta e provvedere ad uno studio specifico sulla filiera produttiva al fine di verificare fino a che punto corrisponda al vero che le grandi imprese utilizzino le piccole e medie imprese come una sorta di banca, soprattutto nei confronti di quegli imprenditori gergalmente detti «terzocontisti», poiché il ritardato pagamento del credito, oltretutto connotato da un termine finale incerto, è del tutto assimilabile al reperimento di risorse finanziarie normalmente devolute all'opera di imprese in ciò specializzate, ovvero le banche e gli altri istituti finanziari, generando un onere ingiusto e insopportabile a danno della parte più debole della transazione commerciale avvenuta.(4-14886)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 25 giugno 2012
nell'allegato B della seduta n. 655
All'Interrogazione 4-14886 presentata da
MARCO BELTRANDI

Risposta. - L'interrogante, in relazione alla problematica concernente i ritardi nei pagamenti tra privati, causa di fallimento di attività economicamente sane, soprattutto di tante piccole medie imprese (oltre che di numerosi liberi professionisti, assimilati, sotto questo particolare punto di vista, agli imprenditori), chiede di conoscere quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere con riferimento, soprattutto, al tema della giustizia e se intenda, altresì, aprire un tavolo di consultazione con i rappresentanti delle categorie interessate per approfondire le problematiche collegate alla questione addotta.
L'interrogante evidenzia, altresì, che, come emerso da una ricerca effettuata dall'Unione europea, in Italia i ritardi di pagamento imputabili alle grandi imprese si verificano con una frequenza doppia rispetto a quelli addebitabili alle piccole imprese, così come la durata delle dilazioni è doppia nel caso dei pagamenti effettuati dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese, rispetto a quelli effettuati da queste ultime alle grandi imprese.
Il Ministero dello sviluppo economico, per quanto di competenza, rappresenta quanto segue.
Con la legge n. 180 dell'11 novembre 2011, il Parlamento ha approvato il disegno di legge recante «Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese».
Si tratta di un pacchetto di disposizioni finalizzate a stabilire i diritti fondamentali delle imprese definendone lo statuto giuridico, con particolare riferimento alle micro, piccole e medie imprese (Mpmi), relativamente alle quali si è inteso recepire le indicazioni contenute nello small business act, adottato a livello comunitario.
Sotto il profilo della lotta ai ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione l'articolo 10 dello Statuto delle imprese contiene una delega al Governo affinché lo stesso attui, attraverso lo strumento della legislazione delegata, il recepimento della direttiva 2011/7/UE. In forza di tale delega, il Governo, entro il termine di dodici mesi dall'entrata in vigore della legge n. 180 del 2011, adotterà un decreto legislativo in materia di contrasto ai ritardi nei pagamenti: il termine per attuare il recepimento scade il 15 novembre 2012.
Nell'ambito della delega legislativa vengono anche esplicitati due criteri cui il Governo dovrà attenersi nel dare recepimento alla direttiva:

contrastare gli effetti negativi della posizione dominante di imprese sui propri fornitori o sulle imprese sub-committenti, in particolare nel caso in cui si tratti di micro, piccole e medie imprese;

prevedere la possibilità che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato proceda ad indagini e interventi in prima istanza (diffide e sanzioni) per contrastare comportamenti illeciti messi in atto da grandi imprese.
Al fine del recepimento nell'ordinamento italiano della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, si osserva che anche l'Atto Senato AS 3129 recante «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (Legge comunitaria 2011) stabilisce, all'articolo 12, che il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla direttiva citata, sulla base dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 2 della summenzionata legge comunitaria, nonché di ulteriori principi e criteri direttivi, quali l'individuazione di modalità applicative della direttiva 2011/7/UE, l'individuazione di una disciplina transitoria relativa ai pagamenti delle imprese che vantano crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, l'adeguamento delle procedure contabili in materia di flessibilità di bilancio e rafforzamento della programmazione dei flussi di cassa.
Si richiamano, chiarito questo primo punto, le recenti disposizioni introdotte nell'ordinamento.
Con il decreto-legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 24 marzo 2012, sono state introdotte, all'articolo 62 «Disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari», una serie di azioni volte a tutelare le relazioni commerciali tra operatori economici operanti nel comparto dei prodotti agricoli e agroalimentari.
In particolare, la norma stabilisce che i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta. Il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato, per le merci deteriorabili, entro il termine legale di trenta giorni e, per tutte le altre merci, entro il termine di sessanta giorni a partire dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Gli interessi decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine e il saggio degli interessi, maggiorato di ulteriori due punti percentuali, è inderogabile.
Sono inoltre previste tutta una serie di sanzioni per chi contravviene agli obblighi stabiliti dalla legge. Della vigilanza sull'applicazione delle disposizioni e dell'irrogazione delle sanzioni previste è incaricata l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ai sensi della legge n. 689 del 24 novembre 1981.
Con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro tre mesi dalla data di pubblicazione della legge di conversione (24 marzo 2012), saranno definite le modalità applicative delle disposizioni in discorso.
Con riferimento, in particolare, ai ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, si ritiene altresì opportuno segnalare nuovamente il decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 24 marzo 2012, che contiene, all'articolo 35 «misure per la tempestività dei pagamenti per l'estinzione dei debiti pregressi delle amministrazioni statali nonché disposizioni in materia di tesoreria unica», una serie di azioni volte ad accelerare il pagamento dei crediti commerciali da parte dello Stato, connessi a transazioni commerciali per l'acquisizione di servizi e forniture.
In particolare, sono previste risorse aggiuntive ai fondi speciali per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte corrente e di conto capitale, di cui all'articolo 27 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, integrati rispettivamente degli importi di euro 2.000 milioni e 700 milioni per l'anno 2012, mediante riassegnazione, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato per il medesimo anno, di una corrispondente quota delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilità speciale 1778 «Agenzia delle entrate - Fondi di bilancio».
I crediti maturati alla data del 31 dicembre 2011, su richiesta dei soggetti creditori, possono essere estinti, in luogo del pagamento disposto, con le risorse finanziarie su evidenziate, anche mediante assegnazione di titoli di Stato nel limite massimo di 2.000 milioni di euro. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze saranno definite le caratteristiche dei titoli e le relative modalità di assegnazione.
Ai fini dell'estinzione dei crediti per spese relative a consumi intermedi, maturati nei confronti dei Ministeri alla data del 31 dicembre 2011, il cui pagamento rientri, secondo i criteri di contabilità nazionale, tra le regolazioni debitorie pregresse e il cui ammontare è accertato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, il fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 è altresì incrementato, per l'anno 2012, di un importo di euro 1.000 milioni, mediante riassegnazione, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato, di euro 740 milioni delle risorse complessivamente disponibili relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta, esistenti presso la contabilità speciale 1778 «Agenzia delle entrate - Fondi di bilancio», e di euro 260 milioni, mediante utilizzo del risparmio degli interessi derivante dal comma 9 dell'articolo 35 del citato decreto-legge n. 27 del 2012.

Il Ministro dello sviluppo economico: Corrado Passera.