GARAGNANI e CASSINELLI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
il sistema trapianti del nostro Paese rappresenta una delle eccellenze sanitarie nazionali. I dati del Centro nazionale trapianti riferiti agli anni 2000-2009 e recentemente pubblicati sul sito del Ministero della salute (http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=1816&tipo=new)
confermano questo dato. Che l'interesse per questo settore travalichi i confini amministrativi delle regioni e sia invece nazionale è testimoniato proprio dall'istituzione, all'interno del Ministero, di un Centro nazionale trapianti (CNT);
è comunque stata tendenza consolidata, nelle regioni con numero di donazioni di organo da cadavere sufficiente, di gestire in autonomia regionale i centri chirurgici di trapianto per rispondere alle esigenze della propria popolazione. L'attività di trapianto d'organo rappresenta, infatti, un volano di crescita per numerose attività sanitarie, assistenziali e scientifiche ad essa correlata ed è uno strumento per consolidare le attività scientifiche ed assistenziali delle aziende sanitarie;
la gestione dei centri trapianti rappresenta un elemento strategico non solo per i sistemi sanitari regionali, ma per tutto il Paese;
uno fra i centri di trapianto d'organi solidi con maggiore tradizione in Italia è quello di Genova. Il centro è stato instituito a metà degli anni ottanta nell'allora policlinico San Martino ed è stato fondato dal professor Umberto Valente, professore ordinario di chirurgia generale all'università di Genova;
il centro vanta una consistente attività di trapianto di rene e di trapianto di fegato;
negli ultimi anni il centro ha trascorso però alcune vicissitudini sgradevoli per il nostro sistema sanitario. Il previsto pensionamento per raggiunti limiti di età del professor Valente, che avverrà in effetti a novembre 2012, ha alterato gli equilibri interni del Centro, in particolare nei rapporti fra l'aiuto ospedaliero del professor Valente, il dottor Enzo Andorno, ed il professore stesso. Vi sono stati strascichi legali che hanno portato il direttore generale dell'azienda ospedaliera (oggi diventata azienda ospedalierà universitaria «San Martino» IRCSS - USMI) a sospendere, nella primavera scorsa, l'attività di trapianto di fegato, permanendo invece l'attività di trapianto di rene. Difficile, se non impossibile, stabilire i confini delle diatribe insorte fra i due medici. Resta il fatto che il comportamento di entrambi ha portato all'assunzione di provvedimenti importanti da parte della direzione generale dell'USMI;
in previsione del ritiro del professor Valente le amministrazioni coinvolte hanno comunque iniziato la ricerca del nuovo assetto dell'ospedale;
elemento caratterizzante e fondamentale della scelta sul futuro assetto è l'aspetto economico. L'attuale centro trapianti occupa ora un intero piano del «Monoblocco» dell'USMI. Il costo stimato per la gestione della struttura è di circa 20 milioni di euro l'anno. Questo a fronte di una produzione chirurgica non trapiantologica modesta. È parere unanime che il costo attuale del reparto chirurgico denominato correntemente «Centro Trapianto» sia diventato oggi insostenibile e sia necessario un provvedimento di contenimento finanziario. In particolare nella difficile situazione economica in cui versa tutto il nostro Paese ma la regione Liguria in specifico;
le soluzioni proposte erano sostanzialmente tre:
a) chiusura definitiva dell'attività di trapianto di fegato e permanenza della sola attività di trapianto di rene all'interno di un reparto di chirurgia generale;
b) creazione di due «strutture semplici» (una per il trapianto di fegato ed una per il trapianto di rene) che potessero proseguire l'attività in forma ridotta e non nell'ambito del centro trapianti né di un reparto di chirurgia generale;
c) riconversione del centro trapianti in unità operativa complessa di chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico e di trapianti d'organo;
pur con una popolazione assai contenuta di circa 1 milione e 600 mila abitanti, la Liguria ha una consistente attività di donazione d'organi, con 35,6 donatori segnalati per milione di abitante e 28,1 donatori utilizzati per milione di abitanti. Questi dati fanno proprio della Liguria una fra le regioni a maggiore tasso di donazione di organi in Italia. Per questo motivo la prima soluzione, quella che prevedeva la chiusura del centro, non è mai stata presa in considerazione seriamente;
la seconda soluzione godeva del favore dei chirurghi locali, che avrebbero ricevuto una «promozione» ed avrebbero mantenuto una propria autonomia gestionale;
la terza soluzione si inseriva invece in un programma di ristrutturazione dell'attività chirurgica dell'USMI e godeva del favore dell'università, che progettava di acquisire un docente esterno a Genova per rilanciare un'attività che negli ultimi anni ha oggettivamente vissuto momenti non brillanti;
nel frattempo, nell'agosto 2011, l'azienda ospedaliera San Martino è diventata istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). Rientra quindi nella particolare legislazione di questi enti e l'interesse del Ministero per questi ospedali dovrebbe essere molto particolare ed attenta;
gran parte della vicenda è stata riassunta nelle cronache locali dei quotidiani genovesi;
la prima scelta dell'università, come riportato appunto dalle cronache, andò nella direzione del senatore Ignazio Marino. Il senatore Marino è di Genova ed è un ottimo professionista che ha lavorato nel campo dei trapianti d'organo. In particolare in quelli di fegato. Per diversi motivi l'accordo fra l'ospedale-università ed il senatore Marino non andò in porto;
il dibattito ha quindi portato alla radicalizzazione di due soluzioni: la costituzione di due unità semplici a guida di chirurghi locali ospedalieri in autonomia; la ristrutturazione del centro trapianti in centro di chirurgia del fegato e dei trapianti a guida universitaria;
per la prima scelta venivano identificati il dottor Enzo Andorno per la parte riguardante il trapianto di fegato e la dottoressa Iris Fontana per il trapianto di rene. Per la seconda ipotesi l'università aveva identificato nel professor Gian Luca Grazi la persona più idonea. Il professor Grazi ha una lunga attività nel campo dei trapianti di fegato e nella chirurgia epatica, è risultato idoneo in due concorsi nazionali ad assumere il ruolo di professore ordinario di chirurgia ed è oggi primario di chirurgia epato-bilio-pancreatica all'Istituto nazionale tumori di Roma;
i resoconti giornalistici del 22 novembre 2011 segnalano un accordo fra l'assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo, ed il rettore dell'università di Genova, Giacomo Deferrari, per l'assegnazione al professor Grazi di un'unità operativa complessa di chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico e di trapianti d'organo;
tuttavia le stesse cronache giornalistiche riportano che tale decisione non era apprezzata da Walter Ferrando, consigliere regionale PD e responsabile della sanità dello stesso partito, e da Stefano Quaini, consigliere regionale dell'IDV, e quindi dalla maggioranza di centro sinistra che sostiene la presidenza della regione dell'onorevole Claudio Burlando;
i due politici hanno presentato nella seduta del consiglio regionale del 23 dicembre 2012, un ordine del giorno che impegna la giunta regionale a costituire le due «strutture semplici» (una per il trapianto di fegato ed una per il trapianto di rene) che possano proseguire l'attività in forma ridotta e non nell'ambito del centro trapianto né di un reparto di chirurgia generale, da affidare al dottor Enzo Andorno per la parte riguardante il trapianto di fegato e alla dottoressa Iris Fontana per il trapianto di rene. Questo ordine del giorno è stato votato all'unanimità dei consiglieri regionali;
esiste in Liguria un problema di mobilità extraregionale di pazienti che richiedono interventi chirurgici complessi, in particolare sul fegato, sulle vie biliari e sul pancreas che porta molti di loro a farsi operare in Lombardia, in Piemonte se non all'estero in Francia;
esistela richiesta di attività di chirurgia epato-bilio-pancreatica all'interno dell'USMI;
è indispensabile strutturare anche l'attività di trapianto d'organi nell'ambito del futuro assetto globale della chirurgia generale dell'USMI di Genova, in particolare tenendo in considerazione il pensionamento di diversi chirurghi responsabili di unità operative complesse in questo periodo;
la costituzione di due unità semplici dedicate in esclusiva all'attività di trapianto d'organi all'interno dell'USMI non rappresenta un risparmio, dovendosi configurare di necessità l'identificazione di due responsabili di queste unità e di un terzo responsabile dell'attività chirurgica lasciata dal pensionamento del professor Valente;
la strutturazione di unità semplici dipartimentali mal si rapporta ad un'attività logistica complessa come quella dei trapianti d'organo;
il supposto risparmio economico invocato dal consiglio regionale è del tutto dubbio se non impossibile in assenza di una ristrutturazione completa dell'attività chirurgica all'interno di un ospedale vasto come quello dell'USMI;
peraltro non è mai stato presentato un piano di riorganizzazione dell'attività di trapianti in unità semplici che evidenzi l'effettivo risparmio ottenibile in termini economici ed il suo razionale inquadramento nell'ambito della chirurgia generale;
la ristrutturazione dell'attività di trapianto d'organo in «unità semplici» rappresenta una deminutio dell'importanza di questa attività, che mal si rapporta alla considerazione di eccellenza che l'attività di trapianto d'organi ha nel nostro Paese;
la scelta effettuata sembra più una difesa corporativa dell'esistente all'interno dell'USMI, piuttosto che un piano di rivalutazione di un'attività di eccellenza nazionale;
esistono dati inequivocabili di produzione assistenziale e scientifica che evidenziano come l'attività chirurgica epato-bilio-pancreatica e trapiantologica dell'USMI necessità di un'implementazione e di un rilancio e che tale rilancio inevitabilmente non può essere portato avanti da chi a questa attività ha contribuito negli ultimi due decenni;
il professor Gian Luca Grazi rappresenta un'eccellenza nel campo della ricerca scientifica della chirurgia del fegato e del trapianto di fegato, come ampliamente dimostrato dal suo curriculum e dal suo coinvolgimento in società scientifiche europee che si dedicano a questo tipo di chirurgia;
la chiamata da parte dell'università di Genova del professor Grazi sarebbe stata a costi pressoché nulli, potendo attingere da fondi dedicati del Ministero;
esiste già un piano di ristrutturazione del centro trapianti con sua «trasformazione» in reparto di chirurgia epato-bilio-pancreatica e di trapianto per il consistente rientro economico dell'attività del centro;
la strenua difesa del personale medico locale ha portato ad una scelta «di minima» che ad avviso dell'interrogante danneggia, ad avviso degli interroganti l'attività futura del centro trapianti -:
se il Ministro sia a conoscenza delle dinamiche concernenti il centro trapianti all'interno dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e quali verifiche di competenza intenda effettuare in proposito;
quali siano gli intendimenti del Ministro, nel rispetto delle competenze regionali in tema di sanità, con riferimento alle scelte fatte nelle scorse settimane con riferimento alla futura gestione del centro trapianti di fegato e di rene di Genova, tenuto conto del fatto che nella rete nazionale il centro rappresenta un'eccellenza assoluta;
se il Ministro intenda valutare se la frammentazione di un centro chirurgico in unità semplici sia compatibile con la promozione di un'attività scientifica di eccellenza, considerato che l'azienda ospedaliera universitaria San Martino è un'IRCCS;
come sia stato valutato l'importanza e la centralità della ricerca scientifica nell'assegnazione della responsabilità dei ruoli e nell'assetto dell'attività di trapianti, in particolare nell'IRCCS citato in premessa. (4-14570)