ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14570

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 573 del 19/01/2012
Firmatari
Primo firmatario: GARAGNANI FABIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 19/01/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CASSINELLI ROBERTO POPOLO DELLA LIBERTA' 19/01/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 19/01/2012
Stato iter:
09/07/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/07/2012
BALDUZZI RENATO MINISTRO - (SALUTE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/07/2012

CONCLUSO IL 09/07/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14570
presentata da
FABIO GARAGNANI
giovedì 19 gennaio 2012, seduta n.573

GARAGNANI e CASSINELLI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

il sistema trapianti del nostro Paese rappresenta una delle eccellenze sanitarie nazionali. I dati del Centro nazionale trapianti riferiti agli anni 2000-2009 e recentemente pubblicati sul sito del Ministero della salute (http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=1816&tipo=new)
confermano questo dato. Che l'interesse per questo settore travalichi i confini amministrativi delle regioni e sia invece nazionale è testimoniato proprio dall'istituzione, all'interno del Ministero, di un Centro nazionale trapianti (CNT);

è comunque stata tendenza consolidata, nelle regioni con numero di donazioni di organo da cadavere sufficiente, di gestire in autonomia regionale i centri chirurgici di trapianto per rispondere alle esigenze della propria popolazione. L'attività di trapianto d'organo rappresenta, infatti, un volano di crescita per numerose attività sanitarie, assistenziali e scientifiche ad essa correlata ed è uno strumento per consolidare le attività scientifiche ed assistenziali delle aziende sanitarie;

la gestione dei centri trapianti rappresenta un elemento strategico non solo per i sistemi sanitari regionali, ma per tutto il Paese;

uno fra i centri di trapianto d'organi solidi con maggiore tradizione in Italia è quello di Genova. Il centro è stato instituito a metà degli anni ottanta nell'allora policlinico San Martino ed è stato fondato dal professor Umberto Valente, professore ordinario di chirurgia generale all'università di Genova;

il centro vanta una consistente attività di trapianto di rene e di trapianto di fegato;

negli ultimi anni il centro ha trascorso però alcune vicissitudini sgradevoli per il nostro sistema sanitario. Il previsto pensionamento per raggiunti limiti di età del professor Valente, che avverrà in effetti a novembre 2012, ha alterato gli equilibri interni del Centro, in particolare nei rapporti fra l'aiuto ospedaliero del professor Valente, il dottor Enzo Andorno, ed il professore stesso. Vi sono stati strascichi legali che hanno portato il direttore generale dell'azienda ospedaliera (oggi diventata azienda ospedalierà universitaria «San Martino» IRCSS - USMI) a sospendere, nella primavera scorsa, l'attività di trapianto di fegato, permanendo invece l'attività di trapianto di rene. Difficile, se non impossibile, stabilire i confini delle diatribe insorte fra i due medici. Resta il fatto che il comportamento di entrambi ha portato all'assunzione di provvedimenti importanti da parte della direzione generale dell'USMI;

in previsione del ritiro del professor Valente le amministrazioni coinvolte hanno comunque iniziato la ricerca del nuovo assetto dell'ospedale;

elemento caratterizzante e fondamentale della scelta sul futuro assetto è l'aspetto economico. L'attuale centro trapianti occupa ora un intero piano del «Monoblocco» dell'USMI. Il costo stimato per la gestione della struttura è di circa 20 milioni di euro l'anno. Questo a fronte di una produzione chirurgica non trapiantologica modesta. È parere unanime che il costo attuale del reparto chirurgico denominato correntemente «Centro Trapianto» sia diventato oggi insostenibile e sia necessario un provvedimento di contenimento finanziario. In particolare nella difficile situazione economica in cui versa tutto il nostro Paese ma la regione Liguria in specifico;

le soluzioni proposte erano sostanzialmente tre:

a) chiusura definitiva dell'attività di trapianto di fegato e permanenza della sola attività di trapianto di rene all'interno di un reparto di chirurgia generale;

b) creazione di due «strutture semplici» (una per il trapianto di fegato ed una per il trapianto di rene) che potessero proseguire l'attività in forma ridotta e non nell'ambito del centro trapianti né di un reparto di chirurgia generale;

c) riconversione del centro trapianti in unità operativa complessa di chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico e di trapianti d'organo;

pur con una popolazione assai contenuta di circa 1 milione e 600 mila abitanti, la Liguria ha una consistente attività di donazione d'organi, con 35,6 donatori segnalati per milione di abitante e 28,1 donatori utilizzati per milione di abitanti. Questi dati fanno proprio della Liguria una fra le regioni a maggiore tasso di donazione di organi in Italia. Per questo motivo la prima soluzione, quella che prevedeva la chiusura del centro, non è mai stata presa in considerazione seriamente;

la seconda soluzione godeva del favore dei chirurghi locali, che avrebbero ricevuto una «promozione» ed avrebbero mantenuto una propria autonomia gestionale;

la terza soluzione si inseriva invece in un programma di ristrutturazione dell'attività chirurgica dell'USMI e godeva del favore dell'università, che progettava di acquisire un docente esterno a Genova per rilanciare un'attività che negli ultimi anni ha oggettivamente vissuto momenti non brillanti;

nel frattempo, nell'agosto 2011, l'azienda ospedaliera San Martino è diventata istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). Rientra quindi nella particolare legislazione di questi enti e l'interesse del Ministero per questi ospedali dovrebbe essere molto particolare ed attenta;

gran parte della vicenda è stata riassunta nelle cronache locali dei quotidiani genovesi;

la prima scelta dell'università, come riportato appunto dalle cronache, andò nella direzione del senatore Ignazio Marino. Il senatore Marino è di Genova ed è un ottimo professionista che ha lavorato nel campo dei trapianti d'organo. In particolare in quelli di fegato. Per diversi motivi l'accordo fra l'ospedale-università ed il senatore Marino non andò in porto;

il dibattito ha quindi portato alla radicalizzazione di due soluzioni: la costituzione di due unità semplici a guida di chirurghi locali ospedalieri in autonomia; la ristrutturazione del centro trapianti in centro di chirurgia del fegato e dei trapianti a guida universitaria;

per la prima scelta venivano identificati il dottor Enzo Andorno per la parte riguardante il trapianto di fegato e la dottoressa Iris Fontana per il trapianto di rene. Per la seconda ipotesi l'università aveva identificato nel professor Gian Luca Grazi la persona più idonea. Il professor Grazi ha una lunga attività nel campo dei trapianti di fegato e nella chirurgia epatica, è risultato idoneo in due concorsi nazionali ad assumere il ruolo di professore ordinario di chirurgia ed è oggi primario di chirurgia epato-bilio-pancreatica all'Istituto nazionale tumori di Roma;

i resoconti giornalistici del 22 novembre 2011 segnalano un accordo fra l'assessore regionale alla sanità, Claudio Montaldo, ed il rettore dell'università di Genova, Giacomo Deferrari, per l'assegnazione al professor Grazi di un'unità operativa complessa di chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico e di trapianti d'organo;

tuttavia le stesse cronache giornalistiche riportano che tale decisione non era apprezzata da Walter Ferrando, consigliere regionale PD e responsabile della sanità dello stesso partito, e da Stefano Quaini, consigliere regionale dell'IDV, e quindi dalla maggioranza di centro sinistra che sostiene la presidenza della regione dell'onorevole Claudio Burlando;

i due politici hanno presentato nella seduta del consiglio regionale del 23 dicembre 2012, un ordine del giorno che impegna la giunta regionale a costituire le due «strutture semplici» (una per il trapianto di fegato ed una per il trapianto di rene) che possano proseguire l'attività in forma ridotta e non nell'ambito del centro trapianto né di un reparto di chirurgia generale, da affidare al dottor Enzo Andorno per la parte riguardante il trapianto di fegato e alla dottoressa Iris Fontana per il trapianto di rene. Questo ordine del giorno è stato votato all'unanimità dei consiglieri regionali;

esiste in Liguria un problema di mobilità extraregionale di pazienti che richiedono interventi chirurgici complessi, in particolare sul fegato, sulle vie biliari e sul pancreas che porta molti di loro a farsi operare in Lombardia, in Piemonte se non all'estero in Francia;

esistela richiesta di attività di chirurgia epato-bilio-pancreatica all'interno dell'USMI;

è indispensabile strutturare anche l'attività di trapianto d'organi nell'ambito del futuro assetto globale della chirurgia generale dell'USMI di Genova, in particolare tenendo in considerazione il pensionamento di diversi chirurghi responsabili di unità operative complesse in questo periodo;

la costituzione di due unità semplici dedicate in esclusiva all'attività di trapianto d'organi all'interno dell'USMI non rappresenta un risparmio, dovendosi configurare di necessità l'identificazione di due responsabili di queste unità e di un terzo responsabile dell'attività chirurgica lasciata dal pensionamento del professor Valente;

la strutturazione di unità semplici dipartimentali mal si rapporta ad un'attività logistica complessa come quella dei trapianti d'organo;

il supposto risparmio economico invocato dal consiglio regionale è del tutto dubbio se non impossibile in assenza di una ristrutturazione completa dell'attività chirurgica all'interno di un ospedale vasto come quello dell'USMI;

peraltro non è mai stato presentato un piano di riorganizzazione dell'attività di trapianti in unità semplici che evidenzi l'effettivo risparmio ottenibile in termini economici ed il suo razionale inquadramento nell'ambito della chirurgia generale;

la ristrutturazione dell'attività di trapianto d'organo in «unità semplici» rappresenta una deminutio dell'importanza di questa attività, che mal si rapporta alla considerazione di eccellenza che l'attività di trapianto d'organi ha nel nostro Paese;

la scelta effettuata sembra più una difesa corporativa dell'esistente all'interno dell'USMI, piuttosto che un piano di rivalutazione di un'attività di eccellenza nazionale;

esistono dati inequivocabili di produzione assistenziale e scientifica che evidenziano come l'attività chirurgica epato-bilio-pancreatica e trapiantologica dell'USMI necessità di un'implementazione e di un rilancio e che tale rilancio inevitabilmente non può essere portato avanti da chi a questa attività ha contribuito negli ultimi due decenni;

il professor Gian Luca Grazi rappresenta un'eccellenza nel campo della ricerca scientifica della chirurgia del fegato e del trapianto di fegato, come ampliamente dimostrato dal suo curriculum e dal suo coinvolgimento in società scientifiche europee che si dedicano a questo tipo di chirurgia;

la chiamata da parte dell'università di Genova del professor Grazi sarebbe stata a costi pressoché nulli, potendo attingere da fondi dedicati del Ministero;

esiste già un piano di ristrutturazione del centro trapianti con sua «trasformazione» in reparto di chirurgia epato-bilio-pancreatica e di trapianto per il consistente rientro economico dell'attività del centro;

la strenua difesa del personale medico locale ha portato ad una scelta «di minima» che ad avviso dell'interrogante danneggia, ad avviso degli interroganti l'attività futura del centro trapianti -:

se il Ministro sia a conoscenza delle dinamiche concernenti il centro trapianti all'interno dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e quali verifiche di competenza intenda effettuare in proposito;

quali siano gli intendimenti del Ministro, nel rispetto delle competenze regionali in tema di sanità, con riferimento alle scelte fatte nelle scorse settimane con riferimento alla futura gestione del centro trapianti di fegato e di rene di Genova, tenuto conto del fatto che nella rete nazionale il centro rappresenta un'eccellenza assoluta;

se il Ministro intenda valutare se la frammentazione di un centro chirurgico in unità semplici sia compatibile con la promozione di un'attività scientifica di eccellenza, considerato che l'azienda ospedaliera universitaria San Martino è un'IRCCS;

come sia stato valutato l'importanza e la centralità della ricerca scientifica nell'assegnazione della responsabilità dei ruoli e nell'assetto dell'attività di trapianti, in particolare nell'IRCCS citato in premessa. (4-14570)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 9 luglio 2012
nell'allegato B della seduta n. 662
All'Interrogazione 4-14570 presentata da
FABIO GARAGNANI

Risposta. - L'Azienda ospedaliera universitaria San Martino - Ist - istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, originata dall'accorpamento dell'Azienda ospedaliera universitaria San Martino e dell'Ircss/Ist - Istituto nazionale per la ricerca sul cancro (legge della Regione Liguria 1o marzo 2011, n. 2) è stata riconosciuta da questo ministero istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, nella disciplina di oncologia, con decreto ministeriale 12 agosto 2011.
Nel corso della procedura volta al riconoscimento scientifico del nuovo soggetto giuridico, questo ministero, poiché l'Ist di Genova aveva già una qualità scientifica riconosciuta, ha considerato il valore che avrebbero potuto apportare le strutture dell'Azienda San Martino all'attività eccellente, in campo oncologico, dal punto di vista clinico e scientifico dello stesso Ist.
Il riconoscimento quale Irccs ha riguardato la figura giuridica del nuovo ente: solo alcune delle strutture del San Martino sono risultate, a parere della Commissione di valutazione del carattere scientifico, idonee a far conseguire all'istituto il riconoscimento del carattere scientifico nella disciplina di oncologia.
La definitiva struttura organizzativa dell'Ircss azienda ospedaliera universitaria San Martino - Ist - istituto nazionale per la ricerca sul cancro, ad oggi, non è completata, tanto che la commissione di valutazione del carattere scientifico, nell'esprimere un giudizio complessivamente favorevole per il riconoscimento scientifico del nuovo soggetto, ha tuttavia ritenuto necessario effettuare, fra un anno, un successivo sopralluogo, proprio per verificare il completamento del piano di organizzazione dell'Ircss in questione.
È opportuno ricordare che gli Ircss, al pari di qualunque istituto del servizio sanitario nazionale, individuano la propria organizzazione interna, e, quindi, le relative strutture operative, conformemente ai programmi adottati dalle competenti autorità regionali.
Sulla questione, l'istituto superiore di sanità - centro nazionale trapianti ha comunicato che nel febbraio 2011 il direttore del dipartimento trapiantologico ha denunciato all'azienda S. Martino un suo collaboratore e chirurgo tra i più esperti in Italia nell'attività chirurgica di trapianto di fegato, per aver causato un grave danno ad un paziente pediatrico nel corso di un intervento di trapianto di fegato. La commissione disciplinare nominata dall'Azienda ha ritenuto il comportamento del collaboratore assolutamente corretto e ha definito infondata la denuncia.
A seguito di questo episodio la direzione generale dell'ospedale, con il parere favorevole del centro nazionale trapianti, ha ritenuto necessario - per ragioni di sicurezza - sospendere l'attività di trapianto di fegato, ad eccezione dei casi urgenti, dato il rischio che qualsiasi evento avverso avvenuto in sala operatoria avrebbe potuto comportare per l'operatore una denuncia ingiustificata da parte del responsabile del reparto.
Successivamente, in seguito alla riorganizzazione legata alla trasformazione dell'ospedale S. Martino in Ircss, il dipartimento trapiantologico veniva soppresso.
Il centro nazionale trapianti ha ricordato che l'attività di trapianto di fegato in Italia è regolamentata dalla legge 1o aprile 1999, n. 91 «Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti».
I centri di trapianto sono configurati all'interno delle strutture ospedaliere ed i loro responsabili sono nominati in seguito a procedure concorsuali definite dalla stessa legge.
La programmazione e l'autorizzazione delle attività di trapianto sono affidate alle regioni nel rispetto di standard di qualità, ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 91 del 1999: «Strutture per i trapianti. 1. Le regioni individuano, nell'ambito della programmazione sanitaria, tra le strutture accreditate quelle idonee ad effettuare i trapianti di organi e di tessuti. Con decreto del Ministro della sanità, sentiti il Consiglio superiore di sanità ed il Centro nazionale, sono definiti i criteri e le modalità per l'individuazione delle strutture di cui al presente articolo, in base ai requisiti previsti dal decreto 29 gennaio 1992, del Ministro della sanità, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1o febbraio 1992, nonché gli standard minimi di attività per le finalità indicate dal comma 2. 2. Le regioni provvedono ogni due anni alla verifica della qualità e dei risultati delle attività di trapianto di organi e di tessuti svolte dalle strutture di cui al presente articolo revocando l'idoneità a quelle che abbiano svolto nell'arco di un biennio meno del 50 per cento dell'attività minima prevista dagli standard di cui al comma 1».
Ai fini dell'attuazione di detto articolo 16, sono state definite le linee guida per stabilire i requisiti delle strutture idonee ad effettuare trapianti, gli standard minimi di attività e i criteri per il funzionamento dei centri per i trapianti individuati dalle regioni, attraverso:

l'accordo Stato-Regioni del 21 marzo 2002, concernente i requisiti delle strutture idonee ad effettuare trapianti di organi e tessuti sugli standard minimi di attività;

l'accordo Stato-Regioni del 29 aprile 2004, riguardante le linee guida per l'idoneità ed il funzionamento dei centri individuati dalle regioni come strutture idonee ad effettuare trapianti di organi e di tessuti.
Detti accordi hanno consentito alle regioni di operare le scelte organizzative più adeguate alle proprie realtà territoriali.
Il recente accordo Stato-Regioni del 13 ottobre 2011 sulla rete nazionale trapianti, nell'intento di adeguare la rete alle nuove esigenze intervenute, anche a seguito di interventi legislativi nazionali ed europei, ha rafforzato la struttura a rete della organizzazione trapiantologica italiana, individuandone quattro livelli di coordinamento (nazionale, interregionale, regionale e ospedaliero/aziendale).
Per quanto riguarda, in particolare, il trapianto di fegato, l'accordo Stato-Regioni del 23 settembre 2004 ha definito le linee guida per la gestione delle liste di attesa e l'assegnazione di organi nel trapianto di fegato da donatore cadavere.
Il Centro nazionale trapianti svolge le funzioni di indirizzo e sorveglianza definite dalla normativa vigente e collabora con gli assessorati regionali: il problema principale del centro di Genova sta nella capacità di coordinamento con i centri di epatologia della regione Liguria affinché indirizzino al centro trapianti i loro pazienti per essere inseriti in lista. La progressiva diminuzione della lista regionale, composta da solo 7 pazienti nel 2011, rappresenta un indice evidente della scarsa fiducia che gli specialisti regionali riponevano nel centro di Genova nel 2011.
Nell'ottobre 2011 il Direttore del centro nazionale trapianti è stato chiamato ad un vertice regionale in presenza del Presidente della regione Liguria e dell'Assessore regionale alla sanità, del direttore dell'Ospedale S. Martino e del preside della facoltà universitaria e, nell'occasione, ha rappresentato l'esigenza di mantenere la sospensione dell'attività di trapianto di fegato, dato il permanere delle cause che l'avevano determinata, e ha sostenuto che la priorità di un centro trapianti di fegato, nel rispetto della competenza richiesta, non è rappresentata dalla scelta del singolo chirurgo, ma dalla capacità di costruire un programma di trapianto con la messa in rete dei centri epatologici regionali.
Si è in attesa di conoscere e verificare le iniziative di competenza regionale.

Il Ministro della salute: Renato Balduzzi.