LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
alcuni volontari internazionali si trovano a Gaza, dove continuano il lavoro di Vittorio Arrigoni in favore della popolazione civile che subisce quotidianamente la violenza e l'oppressione dell'assedio israeliano;
fra i volontari, vi sono due cittadine italiane, Rosa Schiano e Daniela Riva e una delle attività che svolgono consiste nella partecipazione alle operazioni di osservazione e testimonianza compiute dalla barca «Oliva» del Civil Peace Service Gaza, che accompagna i pescherecci palestinesi nelle loro uscite in mare;
il Governo israeliano ha imposto unilateralmente e illegalmente ai pescatori di Gaza un limite di tre miglia dalla costa, quando il limite delle acque territoriali internazionalmente riconosciuto è di venti miglia; le piccole barche dei pescatori palestinesi sono frequentemente oggetto degli attacchi delle navi da guerra israeliane, persino all'interno delle tre miglia dalla costa, e la presenza di «Oliva» e dei volontari internazionali costituisce un piccolo deterrente nei confronti delle aggressioni;
negli ultimi giorni, mentre i vertici militari israeliani minacciano una nuova guerra contro Gaza, si assiste a un aumento dell'aggressività della marina militare israeliana sia nei confronti dei pescatori sia verso la nave «Oliva», come testimoniano i racconti e le immagini che Rosa e Daniela inviano in Italia, facilmente reperibili in rete anche attraverso youtube;
la mattina del 29 dicembre 2011, «Oliva» e alcune barche da pesca sono state attaccate da una nave da guerra israeliana, che ha tentato di rovesciarle. Il capitano di «Oliva» è caduto in mare, rimanendo ferito in diverse parti del corpo, mentre Rosa e Daniela sono state travolte dalle ondate sollevate dalla nave israeliana. Fortunatamente, l'imbarcazione non si è rovesciata e ha potuto fare ritorno in porto;
forte è il rischio di dover di nuovo piangere un altro Vittorio Arrigoni;
dal sito www.resistenze.org si apprende che nel 2011 (dal 10 dicembre 2010 al 10 dicembre 2011) le forze d'occupazione israeliane avrebbero ucciso circa 130 palestinesi, tra cui 16 bambini e 2 donne; Al-Mezan, Centro per i diritti umani, ha reso noti questi dati il 10 dicembre 2011, in concomitanza con il 60
o anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani;
dagli stessi dati si evince come nello stesso periodo 150 abitazioni palestinesi sarebbero state danneggiate dall'offensiva israeliana e 10 sarebbero state totalmente distrutte; e ancora, oltre novemila ettari di terreno a uso agricolo sarebbero stati deturpati dalle forze d'occupazione israeliane, mentre 50 strutture sarebbero state parzialmente distrutte e quattro totalmente; anche 21 strutture destinate all'istruzione palestinese e una alla sanità sarebbero state abbattute; sarebbero stati distrutti 20 negozi e 22 fabbriche, sei delle quali completamente, 17 veicoli di civili palestinesi, 3 completamente;
in occasione dell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Al-Mezan ha denunciato la continuazione dell'occupazione israeliana sulla terra e sulle vite dei palestinesi: uccisioni di civili e l'imposizione di punizioni collettive per mezzo di divieti e limiti alle libertà, in violazione delle leggi internazionali sui diritti umani;
il 9 novembre 2011, a Cape Town (Sudafrica), si è conclusa la terza sessione del Tribunale Russell sulla Palestina nel corso della quale giuristi, intellettuali, diversi premi Nobel e attivisti provenienti da tutto il mondo si sono confrontati sulle pratiche israeliane contro la popolazione palestinese in violazione del diritto internazionale. La conclusione è stata una netta affermazione di responsabilità nei confronti di Israele: il tribunale Russell ha affermato che il popolo palestinese è «soggetto a un regime istituzionalizzato di dominazione che integra la nozione di apartheid come definita in diritto internazionale» (www.russelltribunalonpalestine.com);
tale tribunale, come è noto, vuole essere una risposta all'inazione della comunità internazionale di fronte alle accertate violazioni del diritto internazionale commesse da Israele. Due sessioni sono già state celebrate nel corso del 2010, la prima a Barcellona e la seconda a Londra, dedicate rispettivamente alle responsabilità dell'Unione europea rispetto alle violazioni commesse contro i palestinesi da parte dello Stato di Israele;
le pratiche discriminatorie perpetrate da Israele ai danni del popolo palestinese, ha affermato Raji Sourani, il direttore del Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) di Gaza hanno messo in luce come esse siano diverse a seconda che si tratti della minoranza palestinese residente in Israele, dei palestinesi in Cisgiordania o a Gerusalemme Est o dell'oltre milione e mezzo di palestinesi di Gaza, senza voler dimenticare che nella sostanza poco cambia perché il complesso delle gravi discriminazioni commesse ai danni dei palestinesi nei territori occupati integra una forma di apartheid, che sebbene non coincidente nella forma quella a suo tempo praticata in Sud-Africa, ne ricalca la sostanza;
è stato ampiamente dimostrato che lo Stato di Israele viene continuamente meno al suo obbligo, imposto dal diritto internazionale come potenza occupante, di garantire il benessere e la sicurezza della popolazione civile del territorio occupato (è bene notare che quasi tutte le infrastrutture nel territorio palestinese, incluse le scuole, gli ospedali, le strade, gli acquedotti sono opera di donors stranieri e agenzie di aiuti internazionali);
come ha affermato recentemente anche John Dugard, professore emerito di diritto internazionale, ex special rapporteur all'Onu sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato, Israele pratica il colonialismo, sfruttando le risorse idriche e la terra dei palestinesi mediante una aggressiva comunità di coloni che non ha alcun interesse nel benessere degli abitanti della zona; e ancora: «Se non è apartheid questa, occorre allora coniare una nuova parola per descrivere il crimine che i palestinesi stanno subendo, una parola che rispecchi la disumanità delle politiche di soggiogamento e oppressione di una intera popolazione da oltre 44 anni» -:
con quali iniziative il Governo intenda intervenire, presso il Governo israeliano, affinché questi ponga fine alle aggressioni contro la nave «Oliva» e i pescatori palestinesi, sollecitando altresì l'intervento dell'Unione europea e dell'ONU;
quali iniziative intenda assumere per tutelare i nostri connazionali impegnati in un legittimo e meritorio intervento di pace;
quale sia la posizione del nostro Paese a fronte di una situazione divenuta intollerabile e inaccettabile;
se non ritenga di volersi fare promotore, nel solco della confermata amicizia tra Italia e Israele, di iniziative, anche a carattere bilaterale, soprattutto nell'elaborazione di eventuali futuri accordi di cooperazione, atte a favorire un ripensamento della politica sopra evidenziata nonché l'auspicato e necessario percorso di pace.
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