ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14478

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 569 del 12/01/2012
Firmatari
Primo firmatario: ORLANDO LEOLUCA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 12/01/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 12/01/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 12/01/2012
Stato iter:
06/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/08/2012
DE MISTURA STAFFAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/08/2012

CONCLUSO IL 06/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14478
presentata da
LEOLUCA ORLANDO
giovedì 12 gennaio 2012, seduta n.569

LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

alcuni volontari internazionali si trovano a Gaza, dove continuano il lavoro di Vittorio Arrigoni in favore della popolazione civile che subisce quotidianamente la violenza e l'oppressione dell'assedio israeliano;

fra i volontari, vi sono due cittadine italiane, Rosa Schiano e Daniela Riva e una delle attività che svolgono consiste nella partecipazione alle operazioni di osservazione e testimonianza compiute dalla barca «Oliva» del Civil Peace Service Gaza, che accompagna i pescherecci palestinesi nelle loro uscite in mare;

il Governo israeliano ha imposto unilateralmente e illegalmente ai pescatori di Gaza un limite di tre miglia dalla costa, quando il limite delle acque territoriali internazionalmente riconosciuto è di venti miglia; le piccole barche dei pescatori palestinesi sono frequentemente oggetto degli attacchi delle navi da guerra israeliane, persino all'interno delle tre miglia dalla costa, e la presenza di «Oliva» e dei volontari internazionali costituisce un piccolo deterrente nei confronti delle aggressioni;

negli ultimi giorni, mentre i vertici militari israeliani minacciano una nuova guerra contro Gaza, si assiste a un aumento dell'aggressività della marina militare israeliana sia nei confronti dei pescatori sia verso la nave «Oliva», come testimoniano i racconti e le immagini che Rosa e Daniela inviano in Italia, facilmente reperibili in rete anche attraverso youtube;

la mattina del 29 dicembre 2011, «Oliva» e alcune barche da pesca sono state attaccate da una nave da guerra israeliana, che ha tentato di rovesciarle. Il capitano di «Oliva» è caduto in mare, rimanendo ferito in diverse parti del corpo, mentre Rosa e Daniela sono state travolte dalle ondate sollevate dalla nave israeliana. Fortunatamente, l'imbarcazione non si è rovesciata e ha potuto fare ritorno in porto;

forte è il rischio di dover di nuovo piangere un altro Vittorio Arrigoni;

dal sito www.resistenze.org si apprende che nel 2011 (dal 10 dicembre 2010 al 10 dicembre 2011) le forze d'occupazione israeliane avrebbero ucciso circa 130 palestinesi, tra cui 16 bambini e 2 donne; Al-Mezan, Centro per i diritti umani, ha reso noti questi dati il 10 dicembre 2011, in concomitanza con il 60o anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani;

dagli stessi dati si evince come nello stesso periodo 150 abitazioni palestinesi sarebbero state danneggiate dall'offensiva israeliana e 10 sarebbero state totalmente distrutte; e ancora, oltre novemila ettari di terreno a uso agricolo sarebbero stati deturpati dalle forze d'occupazione israeliane, mentre 50 strutture sarebbero state parzialmente distrutte e quattro totalmente; anche 21 strutture destinate all'istruzione palestinese e una alla sanità sarebbero state abbattute; sarebbero stati distrutti 20 negozi e 22 fabbriche, sei delle quali completamente, 17 veicoli di civili palestinesi, 3 completamente;

in occasione dell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Al-Mezan ha denunciato la continuazione dell'occupazione israeliana sulla terra e sulle vite dei palestinesi: uccisioni di civili e l'imposizione di punizioni collettive per mezzo di divieti e limiti alle libertà, in violazione delle leggi internazionali sui diritti umani;

il 9 novembre 2011, a Cape Town (Sudafrica), si è conclusa la terza sessione del Tribunale Russell sulla Palestina nel corso della quale giuristi, intellettuali, diversi premi Nobel e attivisti provenienti da tutto il mondo si sono confrontati sulle pratiche israeliane contro la popolazione palestinese in violazione del diritto internazionale. La conclusione è stata una netta affermazione di responsabilità nei confronti di Israele: il tribunale Russell ha affermato che il popolo palestinese è «soggetto a un regime istituzionalizzato di dominazione che integra la nozione di apartheid come definita in diritto internazionale» (www.russelltribunalonpalestine.com);

tale tribunale, come è noto, vuole essere una risposta all'inazione della comunità internazionale di fronte alle accertate violazioni del diritto internazionale commesse da Israele. Due sessioni sono già state celebrate nel corso del 2010, la prima a Barcellona e la seconda a Londra, dedicate rispettivamente alle responsabilità dell'Unione europea rispetto alle violazioni commesse contro i palestinesi da parte dello Stato di Israele;

le pratiche discriminatorie perpetrate da Israele ai danni del popolo palestinese, ha affermato Raji Sourani, il direttore del Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) di Gaza hanno messo in luce come esse siano diverse a seconda che si tratti della minoranza palestinese residente in Israele, dei palestinesi in Cisgiordania o a Gerusalemme Est o dell'oltre milione e mezzo di palestinesi di Gaza, senza voler dimenticare che nella sostanza poco cambia perché il complesso delle gravi discriminazioni commesse ai danni dei palestinesi nei territori occupati integra una forma di apartheid, che sebbene non coincidente nella forma quella a suo tempo praticata in Sud-Africa, ne ricalca la sostanza;

è stato ampiamente dimostrato che lo Stato di Israele viene continuamente meno al suo obbligo, imposto dal diritto internazionale come potenza occupante, di garantire il benessere e la sicurezza della popolazione civile del territorio occupato (è bene notare che quasi tutte le infrastrutture nel territorio palestinese, incluse le scuole, gli ospedali, le strade, gli acquedotti sono opera di donors stranieri e agenzie di aiuti internazionali);

come ha affermato recentemente anche John Dugard, professore emerito di diritto internazionale, ex special rapporteur all'Onu sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato, Israele pratica il colonialismo, sfruttando le risorse idriche e la terra dei palestinesi mediante una aggressiva comunità di coloni che non ha alcun interesse nel benessere degli abitanti della zona; e ancora: «Se non è apartheid questa, occorre allora coniare una nuova parola per descrivere il crimine che i palestinesi stanno subendo, una parola che rispecchi la disumanità delle politiche di soggiogamento e oppressione di una intera popolazione da oltre 44 anni» -:

con quali iniziative il Governo intenda intervenire, presso il Governo israeliano, affinché questi ponga fine alle aggressioni contro la nave «Oliva» e i pescatori palestinesi, sollecitando altresì l'intervento dell'Unione europea e dell'ONU;

quali iniziative intenda assumere per tutelare i nostri connazionali impegnati in un legittimo e meritorio intervento di pace;

quale sia la posizione del nostro Paese a fronte di una situazione divenuta intollerabile e inaccettabile;

se non ritenga di volersi fare promotore, nel solco della confermata amicizia tra Italia e Israele, di iniziative, anche a carattere bilaterale, soprattutto nell'elaborazione di eventuali futuri accordi di cooperazione, atte a favorire un ripensamento della politica sopra evidenziata nonché l'auspicato e necessario percorso di pace.
(4-14478)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 6 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 677
All'Interrogazione 4-14478 presentata da
LEOLUCA ORLANDO

Risposta. - L'Italia ha consolidato rapporti di profonda amicizia sia con il popolo israeliano sia con quello palestinese e con le rispettive autorità di Governo. L'equilibrio che guida la nostra azione in Medioriente si fonda sul principio fondamentale della sicurezza dello Stato israeliano e dei suoi cittadini in confini sicuri e sul costante impegno italiano per la creazione di uno Stato palestinese. In temi di questa complessità il contributo che possiamo dare alla sicurezza ed alla pace dipende proprio dalla chiarezza con cui intendiamo difendere questi valori fondamentali.
Israele considera la Striscia di Gaza e la zona marittima che la circonda «un'area di ostilità», dove vige, oltre all'embargo, un blocco navale. Quanto agli aiuti umanitari diretti via mare verso la Striscia di Gaza, la posizione del governo israeliano sulla questione è che essi possono essere scaricati nel porto israeliano di Ashdod e di là trasferiti nella Striscia via terra, attraverso gli appositi valichi.
Tali precauzioni sono dovute alla concreta minaccia nei confronti di Israele proveniente dalla Striscia di Gaza attraverso i ripetuti lanci di razzi, la cui gittata accresciuta mette ormai in pericolo quasi un milione di cittadini israeliani nel sud del Paese, costituendo un elemento di costante tensione.
La tutela della propria sicurezza, che Israele svolge monitorando l'entrata nella Striscia di Gaza, è da considerarsi dunque pienamente legittima. Tuttavia, si deve anche prendere atto delle conseguenze negative che tali controlli stringenti hanno sulla capacità della popolazione della Striscia di passare definitivamente dalla fase di emergenza a quella dello sviluppo socio-economico del territorio, attuando quel «fundamental change» prescritto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza 1860 con cui si è chiusa l'operazione «piombo fuso».
In effetti, nonostante le misure adottate da Israele a partire dal 20 giugno del 2010 per favorire le importazioni e l'ingresso di materiali da costruzioni, il tasso di sviluppo (pari al 4 per cento nel 2011) ed il ritmo della ricostruzione non hanno fatto segnare incrementi sensibili, contribuendo ad alimentare quella «economia dei tunnel» che resta il principale strumento di potere nelle mani di Hamas. Le più recenti decisioni di liberalizzazione delle esportazioni, che riguardano generi agricoli, alimentari e prodotti di arredo, e quelle relative ad un'accelerazione delle approvazioni dei progetti di ricostruzione sono da ritenersi positive, ma ancora insufficienti. Un nuovo ventaglio di misure a favore della Striscia di Gaza, su cui sta lavorando il Rappresentante del quartetto Tony Blair nell'ottica della ripresa del negoziato fra le due parti, appare suscettibile di determinare un ulteriore miglioramento della situazione. L'Unione europea resta pronta a contribuire al funzionamento dei valichi rivitalizzando la sua missione di osservatori doganali presso il valico di Rafah.
Sul versante politico, l'accordo raggiunto a Doha il 5 febbraio 2012 fra Abbas e il leader di Hamas, Meshal, per la formazione di un Governo di tecnici indipendenti con l'obiettivo di gestire le prossime elezioni politiche e la ricostruzione di Gaza, potrebbe costituire un'opportunità importante per giungere ad una cessazione della violenza. Al nuovo governo, che dovrà essere guidato dallo stesso presidente Abbas, l'Unione europea intende continuare a chiedere la piena adesione ai tre principi del quartetto (rifiuto della violenza, riconoscimento di Israele, adesione agli accordi pregressi).
Quanto alla tutela delle connazionali Rosa Schiano e Daniela Riva, così come per qualsiasi altro nostro connazionale che intende recarsi a Gaza a qualsiasi titolo, il Ministero degli affari esteri è da sempre impegnato a fornire ogni possibile assistenza, raccomandando di mantenere costantemente aggiornato il consolato generale d'Italia a Gerusalemme riguardo l'ingresso e l'uscita da Gaza e fornendo indicazioni precise circa i propri domicilio e recapiti all'interno della Striscia. Tuttavia, considerata l'impossibilità per il nostro consolato generale a Gerusalemme di garantire un'assistenza consolare totale, specie in caso di crisi, il Ministero degli affari esteri sconsiglia nel modo più assoluto di recarsi a Gaza.
In particolare è sconsigliato l'ingresso per qualsiasi ragione nella Striscia attraverso il valico di Rafah, poiché le autorità israeliane non permettono a quanti entrano da località di uscire poi dal valico di Erez (che consentirebbe interventi di assistenza con minore difficoltà).
Naturalmente considerata la particolarità della situazione sul terreno e l'oggettiva impossibilità di svolgere appieno le proprie funzioni di protezione consolare, il Ministero degli affari esteri continua a monitorare con estrema attenzione la situazione nella Striscia attraverso un costante scambio di informazioni tra la Farnesina, il consolato generale a Gerusalemme e le ambasciate d'Italia a Tel Aviv e ad Il Cairo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.