ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14362

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 565 del 22/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 22/12/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E LA SEMPLIFICAZIONE delegato in data 22/12/2011
Stato iter:
26/04/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 26/04/2012
PATRONI GRIFFI FILIPPO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 26/04/2012

CONCLUSO IL 26/04/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14362
presentata da
GIORGIO JANNONE
giovedì 22 dicembre 2011, seduta n.565

JANNONE. -
Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

in Italia, il costo della corruzione è stimato intorno ai 60 miliardi di euro. Il fenomeno, hanno spiegato i giudici contabili, è in costante crescita «e si è insediato e annidato dentro le pubbliche amministrazioni», finendo per costituire la terza causa di danno all'erario. L'ultimo allarme, fatto risuonare nel corso di un'audizione alla Camera dal Presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, ha trovato pronta eco nelle tabelle di Transparency International, che vedono l'Italia scendere in due anni dal 63o al 69o posto dell'indice di percezione della corruzione: Transparency ha stimato che per ogni peggioramento in classifica si perde il 16 per cento degli investimenti dall'estero. Al contrario, scalando qualche gradino, si attrarrebbero preziose risorse;

l'economia reale, quindi, risente oggi più che mai dell'effetto nefasto del malaffare: il Greco, l'organismo del consiglio d'Europa deputato alla prevenzione e al contrasto della corruzione, in un recente rapporto ha espresso preoccupazione per la mancanza di un programma nazionale coordinato e per l'indipendenza «solo parziale» delle strutture chiamate a fronteggiare il ritorno della corruzione negli uffici pubblici. D'altronde, l'istituzione di un'autorità unica anti-corruzione sganciata dal potere politico è prevista anche da diverse convenzioni internazionali, dell'Ocse come dell'Uncac, un'organizzazione di Stati nata per combattere le infiltrazioni illecite nell'amministrazione. A fronte del costo plurimiliardario del fenomeno, la Corte dei conti nel 2010 è riuscita a recuperare nel complesso «solo» 293 milioni di euro. Di questi 32,19 milioni sono il risultato delle 47 sentenze emesse dalle quattro sezioni d'appello con le quali sono stati condannati per danni patrimoniali da reato contro la pubblica amministrazione 90 funzionari pubblici. E bisogna aggiungere 4,73 milioni per danni all'immagine. Le sezioni regionali della Corte invece hanno emesso 350 sentenze con condanne al pagamento di 252,68 milioni per danni patrimoniali e altri 3,57 per danni all'immagine della pubblica amministrazione. Ma incombono le citazioni in giudizio da parte delle procure regionali della Corte: delle 227 depositate, 95 riguardano reati di truffa e falso, 50 peculato e 40 concussione e corruzione. Nel Lazio il maggior numero di citazioni, poi Calabria, Sicilia e Campania;

la corruzione incide, su ogni contribuente, per circa mille euro a testa, frenando soprattutto gli investimenti esteri. I sessanta miliardi di «buco» stimati dalla Corte dei conti rischiano di essere solo una buona approssimazione, perché, come spiega il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, i reati di corruzione sono caratterizzati da «una rilevante difficoltà di emersione ed esiste una scarsa propensione alla denuncia, non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo fra corruttore e corrotto ma anche perché, nell'ambiente in cui sorgono, anche le persone estranee al fatto, ma partecipi all'organizzazione, non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di tal tipo». In una scala che va da 0 (molto corrotto) a 10 (per niente corrotto), l'Italia ha una valutazione molto negativa: 3,9 punti. La stessa dell'anno scorso, ma con un arretramento nella posizione in classifica poco edificante, dato che ha portato la presidente della sezione italiana di Transparency, Maria Teresa Brassiolo, a lanciare un appello: «Fate il possibile per abbattere il livello di corruzione diminuendo i costi pubblici e quindi il debito»;

anche la magistratura ordinaria registra un aumento dei reati contro la pubblica amministrazione: in particolare i procedimenti per concussione, nei cinque anni fra il 2005 e il 2010, sono stati in costante aumento: da 114 a 144 quelli per cui hanno proceduto otto grandi uffici giudiziari (Milano, Torino, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli e Palermo). Il dato, fornito dal Governo italiano, è contenuto in un rapporto del Greco datato 14 giugno 2011. L'organismo del Consiglio d'Europa non ha mancato di far notare che «i procedimenti giudiziari falliti per la scadenza dei termini di prescrizione è ritenuta causa, almeno nella percezione del pubblico, di una parte inquietante della corruzione». Organizzazioni internazionali come l'Ocse e l'Uncac hanno espresso l'esigenza, per i Paesi che lottano il malaffare, di costituire un'autorità anti-corruzione «indipendente, stabile, efficace». Se è vero che, come denuncia il Gafi (gruppo d'azione finanziario internazionale contro il riciclaggio), «è stretto il rapporto fra corruzione e riciclaggio in Europa», è vero anche che quest'ultima voce nel nostro Paese ha una rilevanza non secondaria: 150 miliardi di euro, il 10 per cento del prodotto interno lordo. «È la prima industria italiana», segnala il procuratore antimafia Piero Grasso nel libro «Soldi sporchi» scritto con Enrico Bellavia. E la corruzione, il fatturato delle mafie, il pizzo, l'evasione fiscale fanno crescere ancor di più il peso del malaffare sul debito pubblico. «Un furto da 330 miliardi», secondo Luciano Silvestri della Cgil -:

se il Governo intenda assumere iniziative normative volte ad istituire un'autorità unica anti-corruzione, come prevista da organismi quali Ocase ed Uncac anche nel nostro Paese;

quali iniziative di competenza, e con quali mezzi, i Ministri intendano adottare al fine di contrastare efficacemente il dilatante fenomeno della corruzione nel nostro Paese.(4-14362)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 26 aprile 2012
nell'allegato B della seduta n. 626
All'Interrogazione 4-14362 presentata da
GIORGIO JANNONE

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato, con il quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione alcuni chiarimenti in merito agli strumenti adottati o da adottare per contrastare il fenomeno corruttivo nella pubblica amministrazione, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, è d'uopo rappresentare che in attuazione dell'articolo 6 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, ratificata dall'Italia con legge 3 agosto 2009. n. 116, è stato «(...) designato quale autorità nazionale anticorruzione (...) il soggetto al quale sono state trasferite le funzioni dell'alto commissariato per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 68, commi 5 e 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133».
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2008 tale autorità è stata individuata nel dipartimento della funzione pubblica al quale, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della citata legge di ratifica, «(...) sono assicurate autonomia ed indipendenza nell'attività».
Il Dipartimento in questi anni ha operato attraverso il servizio anticorruzione e trasparenza (SAeT) posto alle dirette dipendenze del capo del dipartimento.
Il dipartimento in questa sua veste non è un organo giudiziario né ispettivo, esso si pone come un organo di analisi del fenomeno della corruzione nell'ambito della pubblica amministrazione in un'ottica non repressiva ma di prevenzione e collaborazione con il settore dell'amministrazione di volta in volta interessata.
L'attività di prevenzione e di contrasto alla corruzione è un'attività di carattere amministrativo che si avvale di strumenti tipici della verifica nell'ambito amministrativo (accesso ai documenti e alle banche dati della pubblica amministrazione, protocolli d'intesa con organismi pubblici e privati, eccetera) senza possibilità di utilizzare strumenti d'indagine propri della polizia e della autorità giudiziaria nel rispetto, quindi, delle distinte e separate competenze istituzionali costituzionalmente garantite.
Il dipartimento della funzione pubblica, come richiesto dal gruppo di stati contro la corruzione (GRECO) di cui l'Italia fa parte dal 2007, ha, inoltre, allo studio, l'adozione di un piano nazionale anticorruzione al fine di assicurare l'attuazione delle strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo nella pubblica amministrazione, elaborate a livello nazionale e internazionale.
La finalità è quella di creare un osservatorio privilegiato sugli uffici della pubblica amministrazione che permetta, attraverso i piani di azione trasmessi da ciascuna amministrazione, di valutare il livello di esposizione degli uffici al rischio corruzione per poter implementare efficaci strategie.
Da segnalare poi, sulla materia in questione, il disegno di legge di iniziativa del Governo Berlusconi, atto camera 4434, recante «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», attualmente in corso di esame in seconda lettura presso le commissioni riunite I e II della Camera dei deputati; il provvedimento, all'articolo 1, individua quale autorità nazionale competente a coordinare l'attività di contrasto della corruzione nella pubblica amministrazione, la commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche - Civit - di cui all'articolo 13 del decreto legislativo n. 150/2009, che si sostituirebbe, quindi, al citato dipartimento nel ruolo di autorità nazionale anticorruzione.
In continuità con gli obiettivi manifestati dal precedente Esecutivo e al fine di dare un nuovo impulso all'iter parlamentare del richiamato disegno di legge, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, ha di recente istituito (con decreto del 23 dicembre 2011) la «Commissione, per lo studio e l'elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella Pubblica amministrazione» con il compito precipuo di:

formulare, in un arco temporale contenuto, proposte di emendamento al disegno di legge in materia di anticorruzione, volte a rafforzare le misure di contrasto della corruzione ivi previste specie quelle relative alla prevenzione del fenomeno;

predisporre un rapporto in materia di anticorruzione diretto, principalmente, ad identificare politiche, modalità e misure, generali e settoriali, di prevenzione della corruzione nel settore pubblico.
A tal riguardo, la Commissione in data 18 gennaio 2012 ha incontrato a palazzo Vidoni una delegazione Ocse. Il confronto si è svolto sui principali temi riguardanti la prevenzione e la repressione della corruzione. La delegazione, dal canto suo, ha rappresentato le esperienze dei Paesi dell'area Ocse in materia di contrasto alla corruzione, fornendo un utile apporto ai lavori della Commissione.
La Commissione, all'esito dei lavori e degli approfondimenti necessari, ha proposto al citato disegno di legge alcune misure emendative da presentarsi nel corso dell'esame in assemblea, previsto dal 26 marzo 2012; le modifiche suggerite, che si auspica siano accolte dal Parlamento, sono volte a rafforzare e rendere più incisivi gli strumenti di prevenzione amministrativa della corruzione, già previsti.
Si propone, tra le altre, l'adozione di piani anticorruzione, l'introduzione di premi e dell'anonimato per chi denuncia reati contro la pubblica amministrazione, nonché un sistema di rotazione per i funzionari che lavorano nei settori più a rischio e nuove forme di incompatibilità.
Nello studio, intatti, viene suggerito di «prevedere e imporre l'adozione da parte delle singole amministrazioni di adeguati piani interni con la finalità di prevenzione. I piani, ispirati ai modelli di risk management, serviranno a individuare «i settori nei quali si annida il rischio corruttivo» in modo da avviare mappature e programmi strategici, mezzi di promozione della cultura del rischio all'interno dell'organizzazione, sistemi di identificazione degli eventi rilevanti, previsione di strutture di auditing, ruolo del risk manager.
Si ritiene, inoltre, necessario introdurre, a tutela del dipendente che segnala illeciti, un sistema premiale che incentivi la segnalazione e ne tuteli l'anonimato.
Altra rilevante misura consiste nell'avviare un monitoraggio dei rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano i contratti o che sono interessati in procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici.
Si suggerisce anche di intensificare la rotazione degli incarichi nei settori più a rischio e rafforzare lo strumento disciplinare nella prospettiva del contrasto dei fenomeni di corruzione e dei conflitti di interesse, anche attraverso l'integrazione delle ipotesi di licenziamento disciplinare.
Queste elencate sono solo alcune delle iniziative avanzate dalla citata commissione; il documento nella sua interezza, d'altro canto, può facilmente reperirsi all'interno del sito istituzionale del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
In conclusione, è di tutta evidenza la ferma determinazione del Governo nell'affrontare le problematiche connesse alla corruzione nella pubblica amministrazione, attraverso efficaci interventi normativi volti a prevenire l'insorgere del fenomeno e a contrastarne la diffusione.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione: Filippo Patroni Griffi.