ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14350

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 565 del 22/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: SCILIPOTI DOMENICO
Gruppo: POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Data firma: 22/12/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/12/2011
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/12/2011
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 30/12/2011
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
FORNERO ELSA MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14350
presentata da
DOMENICO SCILIPOTI
giovedì 22 dicembre 2011, seduta n.565

SCILIPOTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

la notissima tragedia verificatasi a Barletta in cui cinque donne sono morte per il crollo di una palazzina sul laboratorio tessile in cui lavoravano - in nero -, ha nuovamente riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il fenomeno delle morti bianche dovute all'assenza di norme e strumenti di sicurezza o comunque alla loro elusione atti prevenire incidenti sui luoghi di lavoro;

la scarsa attenzione mediatica in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro è evidenziata dallo spazio marginale ad esso dedicato anche nei notiziari televisivi (dati osservatorio europeo sulla sicurezza, curati dall'osservatorio di Pavia, da Demos e dalla fondazione Unipolis: considerando tutti i Tg nazionali di prima serata - Rai, Mediaset e La 7 - nei primi nove mesi del 2011, le notizie relative a incidenti sul lavoro risultano 32 e pesano per lo 0,1 per cento sul totale, cioè, praticamente nulla). Ciò riporta ad un livello di sensibilità sociale ridotto e certamente non adeguato;

purtroppo i media si concentrano sui fatti più eclatanti e soltanto per il tempo limitato al clamore degli incidenti come, ad esempio, nel caso della multinazionale Thyssen a Torino, dove sette ragazzi hanno trovato la morte per un inaccettabile incidente sul lavoro in relazione al quale la magistratura ha dimostrato la gravissima responsabilità dei dirigenti aziendali che non applicavano le norme sulla sicurezza. Misfatti di tale portata non possono essere tollerati né accettati;

dai dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro (curato da Carlo Soricelli), tale fenomeno appare di proporzioni ampie e drammatiche. Infatti tra il 1o gennaio e il 9 ottobre 2011 si registrano ben 514 morti, che salgono a oltre 830, se si considerano gli incidenti nel percorso fra casa e lavoro con un aumento dei decessi del 13 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;

si tratta quindi di un «massacro diffuso» causato dal lavoro svolto in condizioni spesso precarie, irregolari e al di fuori di controlli, garanzie, norme. Tutto ciò in nome del mercato, del risultato e del profitto d'impresa;

dai dati diffusi oggi dall'Anmil in occasione della 61a giornata nazionale per le vittime di incidenti sul lavoro indicano che ogni giorno tre persone muoiono sul lavoro;

il presidente dell'Anmil, Bettoni, ha dichiarato che, pur risultando in calo gli infortuni cosiddetti in itinere, si assiste «ad un aumento preoccupante dei decessi nel settore dei trasporti e nel lavoro femminile, nonché nella fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni»;

in questo quadro s'inserisce ad esempio, il gravissimo incidente in cui sono incorsi quattro informatori scientifici della multinazionale Astrazeneca mentre si recavano tutti con la stessa autovettura aziendale ad una riunione di lavoro da Roma a Napoli. Tre sono morti ed un quarto risulta in gravi condizioni;

risulterebbe peraltro che in tale azienda i rappresentanti della sicurezza per diversi anni non hanno firmato il verbale allegato al documento di valutazione dei rischi perché in evidente contrasto con la valutazione dei rischi avanzata dall'azienda, presentando addirittura un loro verbale da allegare al documento medesimo;

al riguardo, non solo sussisterebbe uno stress lavoro correlato non adeguatamente valutato per questi lavoratori a cui viene imposto di visitare un cospicuo numero di medici giornaliero, ma spesso le scelte aziendali all'utilizzo dell'auto aziendale, anziché favorire i più sicuri mezzi di trasporto pubblici quali ad esempio i treni;

troppo spesso la logica del profitto mette in secondo piano il rispetto della persona umana prima ancora che i diritti dei lavoratori -:

se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano assumere iniziative al fine di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro;

quali iniziative intendano assumere nei confronti delle aziende dove si sono verificati incidenti sul lavoro mortali.
(4-14350)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-14350 presentata da
DOMENICO SCILIPOTI

Risposta. - L'interrogazione parlamentare in esame, che richiama alcuni incidenti mortali sul lavoro, concerne le iniziative che il Governo intende perseguire per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Come noto, il quadro normativo italiano prevede un sistema di sicurezza e salute sul lavoro che mira alla protezione dei lavoratori sul luogo di lavoro attraverso la valutazione dei rischi esistenti in azienda, l'informazione, la consultazione, la partecipazione equilibrata e la formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
In relazione allo specifico e gravissimo problema delle cosiddette «morti bianche» si ritiene necessario intervenire sulla formazione-informazione dei lavoratori e delle imprese, nonché sulla prevenzione e sul rafforzamento dei controlli da parte degli enti preposti, al fine di promuovere una consapevolezza sempre più ampia sulle esigenze della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è attivamente impegnato su tali fronti, nell'intento precipuo di favorire il dialogo e la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali, al fine di ridurre gli incidenti e le malattie professionali e la diffusione di sempre più elevati standard di sicurezza nei luoghi di lavoro. È stata quindi avviata ogni possibile sinergia con soggetti pubblici e privati, per migliorare «l'impatto» delle rispettive attività in termini di efficacia.

In tale ottica si colloca la definizione dei criteri di impiego e l'attivazione delle somme, con accordo in Conferenza Stato regioni del 20 novembre 2008 (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (recante «attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro», cosiddetto «testo unico») da destinare per attività promozionali della salute e sicurezza, tra le quali una campagna di comunicazione (per l'importo complessivo di 20 milioni di euro) sulla salute e sicurezza sul lavoro ed attività di formazione su base regionale (per complessivi 30 milioni di euro). Tali somme sono state regolarmente impegnate e sono a disposizione per le relative attività.
Con riferimento alle risorse stanziate per attività promozionali per gli anni 2009 (pari a oltre 37 milioni di euro) e 2010 (per circa 36 milioni di euro), sono stati predisposti i relativi decreti interministeriali (ex comma 2 del citato articolo 11) con i quali ripartire i finanziamenti tra i seguenti tre temi:

a) progetti di investimento in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese.

b) finanziamento di progetti formativi in materia. Oltre quattordici milioni di euro saranno impegnati per una campagna nazionale di formazione, le cui finalità e caratteristiche sono definite con accordo tra le parti sociali, da recepire in un bando Inail, e tredici milioni di euro saranno impegnati su base regionale.

c) finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette a inserire nei rispettivi programmi il tema della salute e sicurezza sul lavoro (5 milioni di euro).
Con il decreto correttivo del 3 agosto 2009, n. 106 sono state superate le difficoltà operative da più parti evidenziate nel corso dei primi mesi di applicazione del testo unico, perfezionando in tal modo il quadro normativo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro rendendolo - oltre che pienamente coerente con le normative internazionali e comunitarie in materia - idoneo a costituire il fondamento giuridico della strategia di contrasto al fenomeno infortunistico.
L'imprescindibile finalità delle misure varate resta quella di rendere maggiormente effettiva la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro secondo linee di azione consistenti, tra l'altro, nel miglioramento dell'efficacia dell'apparato sanzionatorio al fine precipuo di assicurare una migliore corrispondenza tra infrazioni e sanzioni.
A tal fine si tiene conto dei compiti effettivamente svolti da ciascun attore della sicurezza, favorendo l'utilizzo di procedure di estinzione dei reati e degli illeciti amministrativi mediante regolarizzazione da parte del soggetto inadempiente. La sanzione penale viene riservata ai soli casi di violazione delle disposizioni sostanziali e non di quelle meramente formali (come, ad esempio, la trasmissione di documentazione, notifiche, eccetera).
In tale ottica si è provveduto ad una rivisitazione dell'entità delle sanzioni in modo da rendere le pene detentive eque rispetto alla gravità delle infrazioni e le ammende e le sanzioni pecuniarie proporzionate, oltre che alle violazioni, all'aumento dei prezzi al consumo, verificato su base Istat dal 1994 ad oggi. In ogni caso viene mantenuto il solo arresto (e non anche l'ammenda) per l'omessa valutazione del rischio nelle aziende a rischio incidente rilevante in quanto condotta gravemente pericolosa per la salute dei lavoratori.
Come imposto dalla delega, tutti gli interventi proposti garantiscono in ogni caso il rispetto dei livelli di tutela oggi assicurati ai lavoratori e alle loro rappresentanze in ogni ambiente di lavoro ed in ogni parte del territorio nazionale e, al contempo, dell'equilibrio delle competenze tra lo Stato e le regioni in materia.
Il risultato finale dell'intervento legislativo di riforma potrà, comunque, compiutamente apprezzarsi una volta che verrà completata l'emanazione di provvedimenti attuativi del testo unico di grande rilevanza e impatto sulle aziende e sui lavoratori.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali mira alla riduzione del fenomeno infortunistico anche perseguendo la massima efficacia delle attività di vigilanza sui luoghi di lavoro di propria competenza. In tali ambiti, quindi innanzitutto in edilizia, è stata da tempo fornita alle strutture amministrative di riferimento l'indicazione di realizzare, innanzitutto, le attività dirette a perseguire le violazioni in materia di salute e sicurezza più gravi, in quanto in grado di mettere in pericolo le vite dei lavoratori.
Con specifico riguardo alle iniziative di contrasto al fenomeno infortunistico, la direzione generale per l'attività ispettiva del Ministero, con la programmazione dell'anno 2012, ha concentrato la vigilanza sul miglioramento dei risultati qualitativi dell'attività ispettiva, da realizzarsi mediante una più mirata selezione delle realtà aziendali da sottoporre a controllo e di indirizzare l'attività di vigilanza esclusivamente al contrasto delle irregolarità di natura «sostanziale» che costituiscono una lesione dei livelli di tutela delle condizioni di lavoro in una logica di conseguimento dei risultati qualitativi piuttosto che sul piano meramente quantitativo.
Inoltre, a fronte degli infortuni mortali occorsi in ambienti confinati, con le circolari n. 42 del 2010 e n. 13 del 2011, è stata promossa una specifica azione volta a monitorare e controllare gli appalti aventi ad oggetto attività manutentive o di pulizia su aree confinate, appalti che maggiormente espongono i lavoratori al rischio di asfissia o di intossicazione dovuta ad esalazione di sostanze tossiche o nocive.
In tale modo si è orientata l'attività ispettiva nei riguardi di situazioni lavorative nelle quali è ragionevolmente prevedibile che si possano riscontrare violazioni più gravi e, anche grazie al fatto che i criteri meritocratici degli stessi ispettori sono stati ispirati a tali più gravi violazioni, si sono prodotti risultati molto soddisfacenti.
Inoltre, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, tramite l'attività della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (istituita ai sensi dell'articolo 6 del testo unico), ha, infatti, provveduto ad emanare provvedimenti di ausilio per gli operatori quali, ad esempio: le indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato (articolo 28, comma 1-bis, del testo unico), da tempo attese per la rilevanza che tale «nuova» malattia professionale ha ormai assunto nel contesto lavorativo odierno, divulgate con circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 18 novembre 2010; il documento per l'attuazione del cosiddetto «sistema di qualificazione delle imprese», che ha lo scopo di individuare, in determinati settori, quali imprese possano operare e con quali requisiti, con riferimento ad elementi relativi alla salute e sicurezza sul lavoro. Tale sistema, che si realizzerà per mezzo di un decreto del Presidente della Repubblica (ex articoli 6 e 27 del testo unico), è in corso di definizione anzitutto per il settore edile mediante l'attivazione della cosiddetta «patente a punti», mentre altri settori debbono essere individuati dalla commissione consultiva. Ha, inoltre, esaminato le lavorazioni svolte in ambienti confinati (silos, cisterne, cunicoli, pozzi, eccetera), in ragione del drammatico ripetersi di gravissimi infortuni - si pensi, solo per citare alcune tra le ultime, alle stragi sul lavoro di Mineo e Molfetta nel 2008, di Sarroch nel 2009 e di Capua nel 2010 -, per le quali questo Ministero ha predisposto il decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 177, in cui sono state individuate una serie di misure ad hoc per fare fronte a questa grave problematica. Tali misure, condivise dai rappresentanti delle Regioni e delle Parti Sociali all'interno della commissione consultiva, inseriscono anzitutto le lavorazioni che si svolgono in ambienti confinati tra le attività del futuro sistema di qualificazione delle imprese, al fine di garantire ex lege che le imprese chiamate a svolgere tali operazioni siano soltanto quelle che applicano adeguate misure in termini di sicurezza.
È da rilevare, inoltre, l'approvazione - in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 21 dicembre 2011 - del decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), redatto con il costante coinvolgimento del soggetto gestore del trattamento dei relativi dati (INAIL) e con quello delle Regioni.
Nella medesima Conferenza sono stati, inoltre, approvati gli accordi - frutto di diverse riunioni con le Amministrazioni pubbliche «centrali» competenti in materia, con le regioni e le parti sociali - sui contenuti e le modalità della formazione del datore di lavoro che intenda svolgere «in proprio» i compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione (articolo 34 del testo unico) e dei contenuti e delle modalità della formazione dei dirigenti, preposti e lavoratori (articolo 37 del testo unico).
Si ricorda, poi, che con la circolare n. 8 del 24 maggio 2012 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di garantire la tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo e forestale, fornisce chiarimenti diretti a valorizzare la disciplina dell'uso sicuro di particolari attrezzature di lavoro quali le ceste autoprodotte portate dai trattori.
Il frequente verificarsi di eventi infortunistici gravi nelle lavorazioni agricole e forestali è dovuto alla presenza di attrezzature portate spesso non compatibili con il tipo di trattore al quale sono collegate. Per questo le indicazioni fornite nella circolare richiamano la necessità che gli utilizzatori nell'uso delle attrezzature di lavoro non solo si attengano a quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, in modo particolare alle previsioni contenute nel titolo I e nel titolo III, ma che effettuino anche le opportune valutazioni affinché l'attrezzatura di lavoro risulti adeguata allo scopo per cui viene utilizzata e conforme alle indicazioni del fabbricante.
Infine, sempre allo scopo di promuovere la diffusione di informazioni in materia, va rimarcato come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbia predisposto e messo a disposizione dell'utenza una sezione del sito internet specificamente dedicata alla diffusione di notizie e pubblicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Conclusivamente è possibile affermare come la riforma delle regole della salute e sicurezza sul lavoro abbia fornito l'Italia di un sistema di regole moderno e sistematicamente coeso suscitando un interesse finalmente non più solo specialistico sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, a sua volta importante punto di partenza per l'abbattimento del numero e della gravità degli infortuni e, quindi, delle sofferenze umane e dei danni sociali che simili eventi determinano.

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Elsa Fornero.