ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14257

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 562 del 16/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/12/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 16/12/2011
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 16/12/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 16/12/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 16/12/2011
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 16/12/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 16/12/2011
Stato iter:
02/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 15/02/2012

SOLLECITO IL 28/05/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 26/07/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2012

CONCLUSO IL 02/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14257
presentata da
MAURIZIO TURCO
venerdì 16 dicembre 2011, seduta n.562

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

una nota di agenzia ha riportato la notizia che «DIFESA: DI PAOLA, GROSSO PROBLEMA ? PERSONALE. NEL 2012 SPESA 9 MLD (ASCA) - Roma, 14 dic - Nella voce spesa del ministero, della Difesa "il grosso problema è la gestione del personale". Lo ha dichiarato il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola durante l'audizione alle Commissioni riunite difesa di Camera e Senato. "Nel 2004 le risorse dedicate alle forze armate - ha spiegato Di Paola - erano di 14 miliardi di euro, corrispondevano all'1,2 del Pil, di queste 7,5 miliardi andavano al personale dunque il 54 per cento del bilancio. Nel 2012, dopo 8 anni, siamo a 13 miliardi di euro che corrispondono allo 0,84 del Pil e le spese per il personale sono 9 miliardi di euro pari al 70 per cento del bilancio. Nel 2004 le spese dell'esercizio, compreso l'addestramento del personale e le operazioni, erano 3,4 miliardi di euro pari al 24 per cento del bilancio e nell'anno di grazia 2012 sono 1,5 miliardi di euro pari all'11 per cento. Ci possono essere delle ideologie ma questi sono i fatti". "Un Parlamento e un governo responsabile davanti a questa situazione - ha concluso Di Paola - non può rendersi conto che la situazione non può reggere"»;

da fonti di stampa è anche possibile apprendere che il capo di stato maggiore della difesa, generale Biagio Abrate, ha dichiarato che «Una gestione equilibrata dello strumento militare si raggiunge con una suddivisione diversa, e cioè il 50 per cento per il personale e 25 per cento ciascuna le altre due voci»;

nel 2010 la «funzione difesa», suddivisa per settori di spesa ha assorbito risorse per un totale di 14.295 milioni di euro, di cui 9.347,1 per il personale, 1.760,4 per l'esercizio e 3.187,4 per l'investimento. Relativamente al terzo settore di spesa sono stati destinati alla voce «Ammodernamento e rinnovamento» ben 3.187,4 milioni di euro (fonte: nota aggiuntiva allo stato di previsione per la difesa per l'anno 2011);

altre fonti di stampa hanno riportato la notizia che la riduzione del numero complessivo delle unità da tagliare ammonterebbe a 40.000-45.000 unità e riguarderebbe prevalentemente il ruolo dei marescialli;

appare quindi chiara agli interroganti, per la dichiarazione espressa dal generale Abrate, la volontà di mantenere inalterati, anzi incrementarli, i settori di spesa relativi all'investimento e all'esercizio a discapito del personale;

recentemente sono state emanate delle disposizioni normative che prevedono la possibilità per il personale militare di transitare, a domanda, verso le altre amministrazioni dello Stato -:

se le notizie riportate in premessa corrispondano al vero;

se abbia previsto forme di incentivi, anche economici, per il personale che intenderà transitare verso altre amministrazioni pubbliche e quali siano gli ulteriori interventi che il Ministro interrogato intende adottare;

se intenda ridurre la spesa destinata agli investimenti, quale sia l'ammontare complessivo delle riduzioni che intende operare e, quali siano i programmi pluriennali che intende ridurre o sospendere e in quali termini. (4-14257)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 2 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 676
All'Interrogazione 4-14257 presentata da
MAURIZIO TURCO

Risposta. - In relazione alle questioni affrontate con l'atto in esame rammento che in più di una circostanza ed in diverse sedi parlamentari ed istituzionali, ho avuto modo di illustrare i lineamenti generali del progetto di revisione dell'intero strumento militare, che è ora contemplato dal disegno di legge delega (A.S. 3271), all'esame del Senato della Repubblica.
Al riguardo richiamo gli elementi essenziali del progetto di riforma, da me illustrati nelle predette circostanze.
In primo luogo, per quanto riguarda le risorse di bilancio destinate alla funzione difesa, rammento che esse sono passate nel periodo 2004-2012 dall'1,01 per cento del Pil del 2004 allo 0,84 per cento del Pil del 2012 con una riduzione del 16 per cento.
Ciò significa che in termini monetari l'incidenza della funzione difesa è diminuita in 8 anni di oltre il 30 per cento.
Anche il valore della funzione difesa in termini reali è diminuito significativamente. Infatti al calo monetario del 4 per cento dal 2004 al 2012 (da 14,1 miliardi a 13,6 miliardi) va aggiunta la perdita del potere d'acquisto dovuta all'inflazione, che nel settore delle spese militari per il periodo 2004-2012 può essere stimata intorno al 20/25 per cento quindi una diminuzione in termini reali della funzione difesa del 25/30 per cento.
I dati più recenti (12 gennaio 2012) elaborati dalla European defence agency (Eda), una agenzia europea terza ed indipendente, relativi alle spese per la difesa di tutti i paesi europei riferiti al bilancio 2010, ci dicono che la media europea dei bilanci per la difesa, come percentuale del Pil, è di 1,61 per cento.
Il dato italiano della funzione difesa nel 2010 era 0,9 per cento (percentuale tra le più basse in assoluto). La media europea della spesa del personale rispetto al totale della spesa per la difesa è del 51 per cento; per l'Italia siamo oggi al 70 per cento. La media europea della spesa di investimento per singolo militare è di 26.458 euro; per l'Italia, invece, è di 16.424 euro.
Inoltre a seguito della legge di stabilità 2011, la funzione difesa ha subito un'ulteriore riduzione netta di 1,5 miliardi di euro nel 2012 e complessivamente di 3 miliardi nel triennio 2012-2014.
Anche considerando il contributo del ministero dello sviluppo economico (1.300 milioni di euro) il dato italiano della funzione difesa nel 2012 non cambia significativamente, risultando pari allo 0,92 per cento del Pil, comunque molto al di sotto della media europea.
Qualsiasi struttura organizzata in queste condizioni non ha futuro e finirebbe in un default funzionale, cioè consumare risorse senza produrre output e l'output delle Forze armate è costituito dalla loro capacità operativa.
Poiché nel contesto attuale di austerità fiscale non siamo in condizioni di ricapitalizzare lo strumento al livello degli altri Paesi europei, l'unica soluzione per salvaguardare l'efficienza e le capacità operative è ridimensionare lo strumento in coerenza col capitale disponibile, cioè ridurre le sue dimensioni, orientando lo strumento verso una condizione di sostenibilità e di efficacia operativa.
Ribadisco, dunque, che si dovrà progressivamente ridurre la spesa del settore personale (tendenzialmente verso il 50 per cento) e riorientare le risorse così ottenute a vantaggio del settore operatività, il più sacrificato (oggi al 12 per cento) e dell'investimento (oggi al 18 per cento), contando per quest'ultimo settore anche sul sostegno del Ministero dello sviluppo economico a programmi di ricerca e di sviluppo tecnologici del settore difesa. Si tratta di un sostegno coerente e funzionale al tema della crescita e dello sviluppo, uno dei tre cardini dell'azione del Governo.
L'attuale dimensionamento di riferimento dello strumento è di 190.000 militari e 30.000 civili. La realtà oggi è di 183.000 militari e 30.000 civili circa.
Per ricondurre lo strumento ad un dimensionamento più corretto e sostenibile con le disponibilità programmatiche di riferimento, dovremo progressivamente scendere a 150.000 militari e 20.000 civili. Una riduzione, cioè, di 43.000 unità, pari a circa il 20 per cento delle attuali.
Gli strumenti più importanti potenzialmente disponibili sono il transito nei ruoli civili del dicastero, nonché verso altre pubbliche amministrazioni, anche mediante riserve e preferenze, programmi di assistenza al reinserimento nel mondo del lavoro esterno ma anche una più estesa applicazione dello strumento della Arq (Aspettativa per riduzione quadri) per i militari, non escludendo a priori, ove fattibile e conveniente, l'applicazione di forme di part time per talune funzioni e categorie di personale civile.
La riduzione progressiva degli effettivi della difesa costituisce un percorso non indolore ma inevitabile interessando, per la sua dimensione, un'ampia platea di personale.
Peraltro, è un percorso progettato nell'arco di un decennio e più e quindi con un impatto diluito nel tempo e distribuito su più categorie in misura equa e trasparente.
Il personale è una risorsa primaria per ogni istituzione, ed ancor di più per le Forze armate e per la difesa e pertanto, pur nella ineludibilità e progressività temporale del provvedimento (circa un decennio), ogni attenzione andrà riservata al personale per mitigarne per quanto possibile gli effetti.
In tale quadro, per quanto concerne invece i programmi di investimento, come ho avuto già modo di assicurare in sede di audizione presso le commissioni riunite di Camera e Senato il 29 febbraio 2012, confermo che stiamo lavorando a tutto campo, tenuto conto che si tratta di una revisione complessiva, ovvero analitica e dettagliata, ma anche omnicomprensiva, nella quale ogni elemento deve essere considerato e valutato non singolarmente ma come parte integrante di un unicum che deve rimanere armonico per essere efficace ed efficiente.
La riorganizzazione in questione è finalizzata all'ottenimento di uno strumento militare di dimensioni più contenute ma più sinergico ed efficiente nell'operatività e pienamente integrato nel contesto dell'Unione europea e della Nato, capace di esprimere e di sostenere capacità operative adeguate agli scenari di instabilità del quadro geopolitico e geoeconomico.
La trasformazione richiederà, necessariamente, del tempo e stabilità programmatica. A tal proposito, il fattore determinante è rappresentato dal processo di progressiva riduzione del personale, al quale dobbiamo rivolgere la massima attenzione e considerazione.
È questo, dunque, il senso e lo spirito della legge-delega, nella quale potranno essere messi a sistema tutti i necessari interventi normativi - mantenendo la dovuta attenzione al personale - in un quadro unitario e razionale, coerente con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche, con il prioritario obiettivo di continuare a rendere disponibili per il Paese Forze armate in grado di tutelarne la sicurezza e la difesa dei legittimi interessi, nell'ambito delle organizzazioni di riferimento della Comunità internazionale.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.