ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14244

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 561 del 15/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 15/12/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 15/12/2011
Stato iter:
14/05/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 14/05/2012
DE MISTURA STAFFAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 14/05/2012

CONCLUSO IL 14/05/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14244
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
giovedì 15 dicembre 2011, seduta n.561

DI STANISLAO. -
Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

la Conferenza di Bonn del 5 dicembre 2011 sull'Afghanistan a dieci anni dall'insediamento degli Stati Uniti e degli alleati non ha prodotto nulla di concreto. Karzai ha chiesto alla Nato, così come già dichiarato dalla Loya Jirga, organo non costituzionale ma semplicemente consultivo, di rimanere in Afghanistan ben oltre il 2014, momento in cui le truppe combattenti dovrebbero, almeno formalmente, lasciare il teatro afghano;

le organizzazioni non governative e le associazioni auspicavano invece interventi mirati e decisioni più concrete. Hanno dichiarato infatti che sul fronte della sicurezza per gli afghani la situazione è peggiorata, a fronte di un processo negoziale che non sembra procedere e che manca di mediatori credibili e di una figura terza tra Governo e talebani che sia garanzia di una mediazione autonoma;

ogni anno il conflitto produce quasi tremila vittime civili (2.777 nel 2010 con un aumento del 15 per cento e con 1.500 persone uccise nei primi sei mesi del 2011) e la politica dei bombardamenti indiscriminati (altrimenti tradotti come «mirati») sembra ancora essere la scelta preferita da Isaf/Nato, nonostante i ripetuti richiami dello stesso Governo Karzai. Benché sia infatti diminuito l'uso della guerra dall'aria, il numero dei civili uccisi dalle forze pro-governative (esercito afghano e NATO) è diminuito solo del 9 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E, sebbene le persone che rimangono uccise da azioni ed attentati delle forze anti-governative rappresentino l'80 per cento dei morti, le donne, gli uomini e i bambini uccisi in raid della NATO e in azioni delle forze afghane sono ancora il 14 per cento del totale: i circa 300 raid notturni condotti ogni mese continuano inoltre a seminare paura, distruzione, morte, sfiducia e rabbia nella popolazione;

l'accesso all'acqua potabile e all'elettricità resta, specie nelle campagne, ancora a livelli minimi e la possibilità di accedere a servizi di sanità pubblica, in un Paese che si sta pericolosamente avviando verso la privatizzazione del servizio e che il rapporto sullo sviluppo umano dell'Onu ha classificato al 147o posto tra i Paesi con le performance peggiori, resta privilegio di pochi (un bambino su cinque continua a morire prima del compimento del quinto anno di età);

meno del 15 per cento delle donne afghane sono alfabetizzate, mentre l'87 per cento fra loro è oggetto di diversi tipi di abuso (matrimoni combinati, violenza sessuale eccetera) tra le pareti domestiche;

mediamente il 90 per cento delle risorse destinate agli aiuti è andato a sostenere l'intervento militare e solo il 10 per cento (per l'Italia anche meno) è stato impiegato in progetti di cooperazione civile; di questa somma, inoltre, oltre un terzo è stato speso per garantire la «sicurezza» al progetto stesso;

le associazioni lanciano la forte preoccupazione circa il rischio che il completamento del ritiro delle forze militari si trasformi un totale abbandono del Paese;

per questo motivo la rete italiana di Afghana, la Tavola della pace e la Rete italiana per il disarmo, chiedono, attraverso un appello al Governo italiano, che, a partire dall'inizio del ritiro del contingente italiano, per ogni euro risparmiato per le spese della missione militare, 30 centesimi vengano stanziati per interventi di cooperazione civile. Chiedono che in sostanza, una volta avviato il ritiro del contingente militare nel 2012, sia trasferito il 30 per cento di quanto risparmiato nella spesa militare a investimenti di cooperazione civile. Chiedono infine che anche le modalità di intervento e di spesa siano concordate in un forum tra il titolare dei fondi civili e la società civile e che il Parlamento si impegni a rendersi garante delle scelte operative che ne emergeranno -:

se il Governo non ritenga di fornire elementi circa l'esito della seconda conferenza di Bonn sull'Afghanistan e sui tempi e modalità circa l'impegno italiano nel breve e medio termine in questo Paese a livello militare e di cooperazione allo sviluppo, nonché della presenza italiana dopo il 2014;

se il Governo intenda accogliere le richieste di Afghana, Tavola della Pace e Rete italiana per il disarmo. (4-14244)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 14 maggio 2012
nell'allegato B della seduta n. 631
All'Interrogazione 4-14244 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - La Conferenza di Bonn ha costituito una occasione per fare un bilancio dei progressi compiuti dall'Afghanistan con il sostegno della Comunità internazionale. Se è innegabile che sfide enormi rimangano ancora aperte in quell'area del mondo, nell'ultimo decennio, la comunità internazionale, con la convinta partecipazione dell'Italia, ha senza dubbio contribuito a cambiare in meglio il Paese. Solo alcuni dati: è stata approvata una Costituzione che riconosce la parità tra uomo e donna ed i diritti delle donne; 7 milioni di bambini (il 35 per cento bambine) vanno a scuola, rispetto ai 900.000, solo maschi, sotto i talebani; l'istruzione universitaria femminile è passata dallo 0 per cento al 19,3 per cento del totale; i servizi sanitari hanno raggiunto il 64 per cento della popolazione (partendo dall'8 per cento); in Parlamento siedono 69 donne.
Rispondendo ad un'esigenza fortemente sentita dai Paesi partner, il governo di Kabul si è impegnato a rafforzare il proprio sistema istituzionale e la capacità di governo nel rispetto dei principi sanciti anche dai propri obblighi internazionali, in particolar modo i diritti umani.
Quale elemento di novità rispetto al precedente di Bonn 2001, ed ai successivi numerosi appuntamenti internazionali dedicati all'Afghanistan, alla recente conferenza si è voluto riconoscere alla società civile afgana un ruolo particolare ed un profilo di visibilità, anche mediatica, mai conosciuti prima.
Rappresentata a Bonn da una delegazione di 34 esponenti, uno per ogni provincia del Paese, espressione di varie istanze e con una consistente quota femminile, la società civile è stata protagonista di un proprio foro indipendente. L'intervento del Ministro Terzi alla conferenza ha sottolineato il nuovo rapporto di reciproco impegno anche oltre il 2014, rilevando in particolare l'importanza dell'assunzione di responsabilità da parte di Kabul in ambiti quali il rispetto dei diritti umani, in particolare delle fasce più deboli della popolazione come le donne e i bambini.
Nel breve e medio termine la nostra azione continuerà ad essere imperniata su: formazione, sviluppo economico e diritti umani, con attenzione alla condizione femminile, e contesto regionale. Sul terreno, prosegue il nostro impegno per estendere la transizione, con focus particolare sulla provincia di Herat e la regione occidentale sotto responsabilità italiana, dove opera il nostro contingente militare. Sul fronte della cooperazione allo sviluppo, tra la fine del 2001 e il giugno 2011 sono state approvate iniziative per 545 milioni di euro ed erogati finanziamenti pari a 456 milioni di euro (di cui oltre 80 milioni destinati ad iniziative di emergenza) volti principalmente a sostenere la formazione nei settori del buon governo e della giustizia, a realizzare infrastrutture di trasporto, attività socio-sanitarie nonché di sviluppo rurale ed economico con un particolare focus sulle fasce vulnerabili della popolazione (donne, minori, disabili) e con priorità per la regione occidentale del Paese. Occorre rilevare inoltre che, nell'ultimo biennio, rispetto al trend degli anni precedenti, i fondi destinati dai decreti missioni per iniziative di cooperazione, ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge n. 49 del 1987, hanno subito una drastica riduzione, passando - in milioni di euro - da 22,3 del I semestre 2010 a 18,7 del secondo; da 16,5 del primo semestre 2011 a 10,8 del secondo.
In una prospettiva di lungo termine, vale porre in risalto l'annuncio che a Bonn il Ministro Terzi ha fatto dell'intenzione italiana - subito accolta da parte afgana - di rimodulare la cornice del partenariato bilaterale di lungo periodo, al fine di declinare i contenuti del nostro impegno presente e di lungo periodo per quel Paese e di tracciarne le linee evolutive.
In tale contesto, il Governo ha lavorato ad un accordo bilaterale di partenariato e cooperazione di lungo periodo che è stato firmato in occasione della visita del Presidente Karzai a Roma, il 26 gennaio 2012. L'accordo rappresenta una cornice unitaria a cui ricondurre e attraverso cui mettere a sistema i vari filoni di collaborazione esistente o da rafforzare.
Quanto alla pianificazione post 2014, partecipiamo attivamente alla definizione dei partenariati di lungo periodo con Kabul che sia la NATO che l'Unione europea stanno mettendo a punto. Nel primo caso si tratta, oltre che di garantire il completamento della transizione, di dare contenuto pratico con addestramento, enablers, sostegno finanziario alle Forze nazionali di sicurezza afgane, alla Enduring partnership post 2014 annunciata a Lisbona nel 2010, su cui si baserà il NATO Strategic Plan for Afghanistan (NSPA), che dovrebbe essere approvato al vertice NATO di Chicago nel maggio 2012.
Per l'Unione europea, si tratta di un accordo di Cooperazione per il partenariato e lo sviluppo (CAPD), incentrato su sviluppo, rafforzamento istituzionale e dialogo politico, il cui mandato negoziale è annunciato a Bonn, assieme all'estensione al 2014 della missione politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), missione di polizia dell'Unione europea (EUPOL). In entrambi i contesti, l'Italia sta operando, valorizzando tra l'altro le sinergie con il nostro impegno bilaterale.
La presenza del nostro Paese in Afghanistan si è sin dall'inizio giustificata e svolta nel solco dell'azione internazionale, rispetto alla quale abbiamo sempre manifestato coerenza e della quale siamo sempre stati parte attiva ed integrante. La questione del reimpiego, negli anni a venire, delle risorse finanziarie liberate dal progressivo disimpegno della presenza militare è certamente ben evidente ai Paesi attivi nella fase di transizione anche sul fronte della sicurezza. La Conferenza di Bonn ha ribadito il concetto di un impegno di lungo periodo destinato a sostenere i costi per lo sviluppo economico e civile di un paese che - secondo gli studi della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale - rischia di subire un drammatico impatto dalla cessazione dell'attuale presenza internazionale militare. Le modalità e le entità di tale reinvestimento dovranno ora essere discusse e definite d'intesa con i partners e gli afgani, anche nella prospettiva del vertice NATO di Chicago e della susseguente conferenza ministeriale di Tokyo di luglio, appositamente dedicata al coordinamento del sostegno economico della Comunità internazionale ed alla definizione di una strategia condivisa per assicurare all'Afghanistan uno sviluppo sostenibile. La strategia d'aiuto allo sviluppo economico sarà davvero efficace nella misura in cui sarà condivisa ed accettata da tutti gli attori in campo, secondo la più generale logica guida della presenza internazionale in quel Paese del «together in, together out».
Il principio del reinvestimento di risorse finanziarie a supporto dello sviluppo e della stabilizzazione di lungo termine è dunque un principio acquisito e condiviso internazionalmente. In tale contesto si rileva peraltro che il Governo italiano ha recentemente accolto l'Ordine del giorno, promosso dall'interrogante, con cui si è impegnato ad adottare iniziative normative volte ad utilizzare maggiori risorse per la cooperazione allo sviluppo dei paesi in cui l'Italia è impegnata nelle missioni internazionali, in particolare l'Afghanistan, e deviare parte delle risorse destinate alle operazioni esclusivamente militari a progetti di cooperazione civile concordati con le ONG e le associazioni che operano nei vari territori.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.