ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14046

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 554 del 29/11/2011
Firmatari
Primo firmatario: MIOTTO ANNA MARGHERITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 29/11/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 29/11/2011
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
CLINI CORRADO MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14046
presentata da
ANNA MARGHERITA MIOTTO
martedì 29 novembre 2011, seduta n.554

MIOTTO. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:

nei comuni di Este e Monselice, situati in provincia di Padova, in un raggio di soli 5 chilometri e all'interno del parco regionale dei Colli euganei (istituito con legge regionale n.38 del 10 ottobre 1989, BUR n.58 del 1989) operano ben tre cementifici;

il suddetto parco rientra nei siti di interesse comunitario (nonché nella rete «Natura 2000») e il piano ambientale che lo regola, definisce le cementerie incompatibili con le finalità del parco medesimo, sollecitandone la riconversione o la delocalizzazione;

malgrado questo, con delibera n. 316 del 29 dicembre 2010 la provincia di Padova ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale ad un progetto di rinnovamento allo stabilimento di Italcementi di Monselice, che permetterebbe di prolungarne l'attività per altri 30 anni. Con sentenza n.803 del 9 maggio 2011, il Tar del Veneto ha riconosciuto il contrasto tra l'intervento progettato e le norme del piano ambientale. Su ricorso dell'azienda e di altri Enti il 17 gennaio 2012 sarà chiamato a pronunciarsi il Consiglio di Stato;

a causa dell'elevato inquinamento prodotto da queste attività industriali e dal traffico ad esse collegato il «piano di tutela e risanamento dell'atmosfera» (approvato il 12 novembre 2011 dal consiglio regionale del Veneto) ha collocato, i comuni di Este e Monselice in zona A - da risanare;

le attuali normative, e in particolare il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, prevedono per i cementifici dei limiti di emissione come sotto riportato:

polveri totali: mg 30/Nm3;

biossido di zolfo: mg 600/Nm3;

ossido di azoto: mg 1.800/Nm3;

sorprendentemente, per gli inceneritori (decreto legislativo 11 maggio 2005, n.133 in attuazione della direttiva 2000/76/CE) si prevedono i seguenti limiti di emissione:

polveri totali: mg 10/Nm3;

biossido di zolfo: mg 50/Nm3;

ossido di azoto: mg 200/Nm3;

appare evidente la macroscopica ed incomprensibile diversità dei limiti di emissione tra cementifici e inceneritori per gli (stessi inquinanti, molto pericolosi per la salute. Ancora più incomprensibile risulta l'agevolazione ai cementifici se si considera che le quantità assolute in peso (concentrazione per portata) dei sopraccitati inquinanti sono normalmente assai superiori per un cementificio rispetto a quelle di un inceneritore;

altra anomalia palese risulta dal fatto che non si tiene conto, nel fissare i limiti di emissione, della effettiva distanza tra tre impianti che producono cemento. Tra l'altro, i limiti di emissione concessi ai cementifici in questione sono tra i massimi consentiti dalla legge. Quindi la popolazione residente nell'area del parco si trova a dover sopportare un carico di pericoloso inquinamento ben superiore rispetto a quello, già molto elevato, di un singolo cementificio -:

se non ritenga di dover assumere iniziative normative, anche in tempi rapidi, al fine di adeguare le misure dei limiti di emissione dei cementifici per equipararle almeno a quelle degli inceneritori nonché al fine di adeguare i limiti di emissione in funzione della distanza dei cementifici tra di loro, delle distanze dagli insediamenti abitativi e all'interno di territori protetti. (4-14046)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-14046 presentata da
ANNA MARGHERITA MIOTTO

Risposta. - In relazione all'interrogazione n. 4-14046 dell'onorevole Miotto, vertente la presenza di tre cementifici all'interno del parco dei Colli Euganei, si rappresenta quanto segue.
Come ben noto la disciplina ambientale relativa alle modalità di esercizio dei principali impianti produttivi, compresi gli inceneritori, discende direttamente dalla normativa comunitaria, in particolare dalla direttiva 96/61/CE (direttiva Integrated Pollution Prevention and Control) e dalle direttive 89/369/Cee e 89/429/Cee (direttive WI) recentemente tutte rifuse nella direttiva 2010/75/Ue (direttiva IED), che l'Italia è chiamata a recepire entro il 7 gennaio 2013 (benché ancora non sia stato dato mandato al Governo per emanare i necessari provvedimenti legislativi).
Il concetto cardine di tale quadro normativo è, verificato il rispetto di requisiti sito-specifici, quali prescrizioni valutazioni impatto ambientale o misure da piano di qualità dell'aria, richiedere l'applicazione negli impianti delle migliori tecniche disponibili, intese come le tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo che, tra quelle economicamente sostenibili dal settore e tecnicamente realizzabili nello specifico impianto, garantiscono le migliori prestazioni ambientali.
Non deve pertanto stupire che, per settori diversi per tecnologia e quadro economico di riferimento, le norme comunitarie, i documenti di riferimento definiti dalla commissione europea (i cosiddetti Bref) e le norme nazionali indichino prestazioni, e in particolare valori limite di emissione, completamente diverse.
Senza voler illustrare in dettaglio la differenza dei processi industriali di inceneritori e cementifici, basti a tal fine considerare che il gestore di un impianto di smaltimento rifiuti lavora a tariffa, e può pertanto riversare immediatamente i costi sugli utenti, mentre il gestore di un impianto che realizza prodotti commerciabili può riversare i costi su un aumento dei prezzi solo nella misura in cui il mercato globale glielo consente.
Alla luce di tali considerazioni appare evidente che i valori limite di emissione fissati dalle norme generali non sono a diretta garanzia di livelli minimi di tutela dell'ambiente o della salute, ma piuttosto a garanzia del fatto che il singolo gestore stia impegnando per la tutela dell'ambiente risorse almeno paragonabili a quelle a tal fine mediamente impegnate dai suoi colleghi operanti in una qualunque parte dell'Unione.
Tale requisito è concettualmente qualcosa di diverso (e comunque in più) rispetto alla garanzia di livelli minimi di tutela dell'ambiente, che è assicurata con altri strumenti.
Il problema segnalato dall'interrogante, infatti, non trova soluzione nell'imposizione dall'alto di valori limite di emissione generali più rigorosi di quelli indicati in sede comunitaria, azione che colpirebbe indiscriminatamente anche settori ed impianti per cui tali requisiti sarebbero eccessivi e rischierebbero di penalizzare ingiustificatamente il tessuto produttivo del Paese.
La soluzione, piuttosto, va perseguita nella rigorosa verifica della compatibilità ambientale dei singoli impianti nei loro specifici contesti, in un percorso che concettualmente il legislatore comunitario ha individuato in pianificazioni e programmazioni sul territorio assoggettate a valutazione ambientale strategica, autorizzazioni alla costruzione che presuppongono valutazioni di impatto ambientale, autorizzazioni all'esercizio che verificano la coerenza delle condizioni d'esercizio con i piani di qualità ambientale (nel caso in specie con le misure del piano di qualità dell'aria).
Considerazioni circa gli effetti, sulle condizioni di esercizio, della concentrazione di impianti in aree ristrette o sulla loro collocazione in zone di risanamento, infatti, non possono che essere approfondite caso per caso con riferimento alle norme del piano di qualità, azione che lo stesso onorevole interrogante ha indicato essere in corso.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Corrado Clini.