ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/13908

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 550 del 17/11/2011
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/11/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 14/11/2011
Stato iter:
09/07/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/07/2012
DASSU' MARTA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/07/2012

CONCLUSO IL 09/07/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13908
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
giovedì 17 novembre 2011, seduta n.550

DI STANISLAO. -
Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

Rete disarmo (di cui fanno parte oltre trenta organismi impegnati sui temi del controllo degli armamenti) chiede da tempo ormai di aumentare gli standard di controllo dei trasferimenti di armamenti, partendo dall'esperienza e dal buon impianto della legislazione esistente adeguandola alle normative internazionali;

con la già approvata legge delega di riforma della legge n. 185 del 1990 si rischia fortemente di diminuire la trasparenza e la chiarezza in materia di export militare;

ora con la legge di stabilità si abroga il Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo;

Rete disarmo denuncia come ciò avviene proprio mentre a livello di Nazioni Unite sono ormai in dirittura d'arrivo per il 2012 i lavori di stesura di un Trattato internazionale sui trasferimenti di armi (ATT) vincolante per tutto il mondo;

l'Italia continua a mantenere la differenza tra armi leggere ad uso civile e armi leggere ad uso militare, che permette le nostre esportazioni in diversi Paesi problematici con l'aggravante che non è obbligatoria nemmeno la comunicazione dei dati in sede europea;

secondo la Rete italiana per il disarmo questa rimane, insieme alla mancata ratifica della posizione comune dell'Unione europea obbligatoria sui trafficanti, una grave lacuna del nostro ordinamento ed un pericolo per l'intera comunità internazionale;

si denuncia altresì che la decisione di eliminare il catalogo in questione venga proprio dalla lobby armiera, come confermato da un comunicato del 1o luglio presidente dell'ANPAM (Associazione nazionale produttori armi e munizioni), nel quale si legge che in relazione al catalogo nazionale, si pensa che l'attenzione dedicata ai requisiti di catalogazione dovrebbe essere spostata verso l'aderenza al criterio unico di accesso alle armi comuni da parte dei cittadini europei riservando a forze e corpi armati dello Stato solo la categoria (armi da fuoco proibite), e considerando tutte le altre come armi consentite;

in una recente intervista il coordinatore scientifico dell'Osservatorio permanente armi leggere (Opal) afferma che «abolire il Catalogo rappresenterebbe un'importante vittoria politica per la lobby degli armieri italiani, che da decenni punta a una deregolamentazione totale di questo mercato, sul modello degli Stati Uniti dove, come sappiamo, qualunque squilibrato può comprare armi da guerra su Internet o al supermarket»;

afferma, altresì, che «l'abrogazione del Catalogo previsto dalla legge 110 consentirebbe all'industria armiera un forte incremento delle vendite soprattutto sul mercato interno, in crisi a causa del declino della caccia. Una crisi che verrebbe compensata con la libera vendita di armi da guerra a scopo di sicurezza personale ai cittadini opportunamente allarmati dalla propaganda politica»;

è evidente pertanto che un settore altamente delicato come questo necessita di una discussione parlamentare ampia e che riguardi un complessivo riordino della materia -:

quale siano le ragioni sottese alla scelta di abolire il Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo e se non ritenga di dover assumere iniziative per rivedere tale norma viste le possibili gravi conseguenze che comporterà;

come il Governo intenda gestire il complesso settore dell'export militare e la vendita nel mercato interno delle armi in linea con gli altri Paesi nel mondo.
(4-13908)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 9 luglio 2012
nell'allegato B della seduta n. 662
All'Interrogazione 4-13908 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - In risposta all'interrogante sugli aspetti autorizzativi dei materiali di armamento, si segnala che l'Italia applica rigorosamente gli otto criteri sanciti dalla posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio Europeo dell'8 dicembre 2008 («Norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari»). Tali criteri prevedono una serie di valutazioni in merito alla situazione interna e regionale dei paesi verso i quali le operazioni devono essere condotte, tra le quali l'eventuale impatto delle esportazioni e dei transiti di tecnologia e delle attrezzature militari da esportare sugli stessi paesi destinatari e sulle regioni circostanti, l'utilizzo finale del materiale, l'eventuale rischio di sviamenti o cessione a terzi dello stesso, il rispetto della pace internazionale e dei diritti umani da parte dei governi destinatari. Oltre alla normativa europea, l'Italia applica pienamente gli embarghi e le altre misure internazionali di carattere restrittivo adottati a livello di Nazioni unite.
Per quanto riguarda la gestione del settore dell'export militare e la vendita nel mercato interno delle armi, si segnala che la normativa italiana relativa alle autorizzazioni dei materiali di armamento (legge 185/90) si caratterizza per essere, a livello sia europeo che internazionale, una delle legislazioni più rigorose in materia, come si evince chiaramente dallo stesso articolato della legge 185/90. Durante l'intero percorso autorizzativo, infatti, vengono poste in essere da parte delle diverse articolazioni del Ministero degli affari esteri, in collaborazione con il Ministero dell'interno ed il Ministero della difesa, una complessa serie di valutazioni in merito all'opportunità politica delle diverse operazioni, con particolare riguardo alle situazioni di rischio presenti non solo all'interno dei singoli paesi, ma anche nelle regioni in cui essi si trovano. Le movimentazioni di materiali di armamento dall'Italia verso l'estero avvengono pertanto sulla base di un sistema molto articolato di criteri, procedure e adempimenti, che mirano ad ottenere garanzie sull'arrivo a destinazione dei materiali, sulla piena affidabilità dell'utilizzatore finale, nonché tutte le assicurazioni previste perché non vi siano cessioni a terzi. Si ritiene opportuno segnalare che l'attuale processo di recepimento della direttiva 43/2009 nel corpo normativo della legge 185/90 consentirà di rafforzare ulteriormente la capacità di controllo e garanzia sul settore, e questo grazie all'introduzione di strumenti tra i quali meritano di essere menzionate la certificazione e le relative ispezioni presso le aziende della difesa. Infine, il passaggio di competenze dal Ministero dell'interno al Ministero degli affari esteri per la gestione del procedimento autorizzativo delle armi comuni da sparo destinate ad autorità governative e alle forze armate e di polizia consentirà di estendere anche a questa tipologia di armi il nuovo e rafforzato sistema di controllo posto in essere dalla legge 185/90, prevedendo al contempo un ulteriore elemento di certezza in merito alla tracciabilità delle armi, che verranno riportate nella relazione annuale al Parlamento, insieme ai dati sulle movimentazioni dei materiali di armamento.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Marta Dassù.