ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12861

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 508 del 27/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: BERTOLINI ISABELLA
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 27/07/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
  • GIOVENTU'
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27/07/2011
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 01/08/2011
Stato iter:
26/04/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 26/04/2012
GUERRA CECILIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 26/04/2012

CONCLUSO IL 26/04/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12861
presentata da
ISABELLA BERTOLINI
mercoledì 27 luglio 2011, seduta n.508

BERTOLINI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della gioventù.
- Per sapere - premesso che:

da un articolo di stampa dell'11 luglio 2011 si apprende un notizia sconcertante: una bambina, che oggi ha 9 anni, di Bari, è ridotta a vivere in una situazione di degrado terribile;

la bambina, nell'ottobre del 2009, scomparve e a dare l'allarme furono i genitori, il papà di 57 anni, invalido civile e disoccupato, e la mamma di 46 anni, con problemi psichici, che percepisce una pensione con cui mantiene la famiglia;

gli agenti del 112 e del 113 trovarono la bambina, dopo una serie di ricerche con lampadine tascabili, perché in casa la corrente non c'era, chiusa in un armadio in mezzo ad escrementi e materassi sporchi, che dormiva abbracciata al suo cagnolino;

gli agenti si accorsero con sconcerto che la bambina non parlava, ma abbaiava come il suo cane e mangiava in una ciotola posta sul pavimento;

a seguito di ricovero in ospedale, per un sospetto di scabbia e pidocchi, fu affidata ad una casa famiglia ove tutt'ora vive: va a scuola, siede a tavola per mangiare, ma non sa ancora parlare, infatti si esprime solo a gesti;

da questi gesti gli assistenti desumono che abbia subito abusi anche di tipo sessuale;

il pubblico ministero della procura di Bari, Angela Morea, che segue il caso, ha deciso di archiviarlo, perché la bimba non sa parlare e quindi non può sporgere denuncia, senza la quale non si possono perseguire i genitori. Violenza non dimostrabile, in quanto non ci sarebbero lesioni. Mancano le prove, mancano i capi d'imputazione e gli indagati;

si attende ancora la pronuncia del giudice per le indagini preliminari per procedere all'archiviazione, che rappresenterebbe comunque un significativo fallimento della giustizia;

più grave ancora è il fatto che la famiglia era assistita dagli assistenti sociali, che inspiegabilmente non si erano accorti di nulla, come pare di nulla si fosse accorto il sistema scolastico, che pare non avesse rilevato l'esistenza della bambina;

tutta la storia appare, oltreché grave, anche assurda: è capitata a Bari, una tra le città più moderne del sud Italia; tutte le istituzioni che dovevano intervenire non lo hanno fatto, come se fosse impossibile rendere a questa bambina giustizia;

non è accettabile che in una città come Bari possano accadere fatti così tragici, nell'indifferenza generale delle istituzioni preposte -:

se siano a conoscenza di tale fatto;

se non ritengano di intervenire, per quanto di competenza, per verificare le eventuali responsabilità di tutte le istituzioni coinvolte in questa vicenda, a partire dalla scuola;

quali iniziative di competenza intendano assumere sul piano delle politiche sociali e del sostegno alle famiglie per evitare che si verifichino casi di assoluto degrado come quello di cui in premessa.(4-12861)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 26 aprile 2012
nell'allegato B della seduta n. 626
All'Interrogazione 4-12861 presentata da
ISABELLA BERTOLINI

Risposta. - L'interrogazione in esame si riferisce alla grave situazione di disagio che ha visto coinvolta una bambina residente a Bari. In proposito, nel rispondere ai primi due quesiti, si riportano in questa sede gli elementi acquisiti dall'ufficio dei servizi sociali del comune di Bari che hanno attualmente in carico la piccola D.C.
I servizi sociali comunali hanno appreso della vicenda relativa alla minore nel mese di novembre 2006, quando il tribunale dei minorenni di Bari ha richiesto un'indagine sociale sulla minore, sfuggita al controllo dei genitori il 13 novembre del 2006. La bambina è stata ritrovata per strada dai Carabinieri che, dopo aver faticosamente individuato la sua abitazione, a causa dei
problemi linguistico-espressivi della piccola, hanno segnalato al tribunale dei minorenni le fatiscenti condizioni abitative, nonché le precarie condizioni igieniche in cui la stessa viveva.
Nel premettere che il nucleo familiare era già conosciuto e seguito da anni dal servizio di igiene mentale, a causa dei disturbi psichici di entrambi i genitori della bimba, risulta che l'unità operativa di neuropsichiatria infantile del Policlinico di Bari, il 19 agosto 2005 aveva diagnosticato alla bambina un «Disturbo misto dell'espressione e della ricezione del linguaggio in soggetto con irrequietezza motoria e deprivazione socio-ambientale».
Dalla relazione inviata al tribunale dei minorenni si rileva che le assistenti sociali recatesi presso l'abitazione - che si presentava, oltre che umida e fredda, in disordine ed igienicamente poco curata - hanno trovato la piccola completamente priva dei vestiti ed in compagnia del solo padre, poiché la madre aveva aderito ad una gita organizzata dal servizio di igiene mentale.
Il padre ha spiegato loro che era abitudine della bambina liberarsi dei vestiti appena poteva e che risultava difficile convincerla a rivestirsi: in effetti, sono risultati vani anche i tentativi delle assistenti sociali di convincere la piccola D. a rivestirsi. Le assistenti sociali, inoltre, pur non avendo a disposizione alcuna documentazione riguardante lo stato di salute della minore e le sue eventuali patologie, hanno avuto modo di riscontrare il ritardo mentale della piccola.
Il giorno successivo, le assistenti sociali hanno incontrato anche la madre della piccola, che ha fatto presente che la bambina frequentava la scuola materna e che ha giustificato la scarsa cura per l'abitazione e l'igiene con lo stato di stress in cui versava, anche a seguito dell'episodio del 13 novembre 2006.
Le assistenti sociali hanno chiuso la relazione ritenendo indispensabile l'adozione di «una forma di tutela della minore, da ricercare nella cerchia dei parenti, se possibile, o rivalendosi all'esterno in situazioni comunitarie o familiari che fossero in grado di occuparsi della situazione problematica della minore» pur «salvaguardando il rapporto affettivo con i genitori con una frequentazione assidua degli stessi».
Il Tribunale dei minorenni nell'estate del 2007 ha richiesto un'ulteriore indagine sociale finalizzata alla verifica della capacità educativa genitoriale.
Il dipartimento di salute mentale, nel riscontrare tale richiesta (inviandone copia anche ai servizi sociali comunali), ha comunicato che la piccola D., successivamente all'episodio di allontanamento, ha cominciato a ricevere attenzioni più evidenti da parte della famiglia, che l'avrebbe iscritta anche a varie attività ludiche e ricreative estive (nuoto ed equitazione), nonché avanzato richiesta di insegnante di sostegno in vista della frequenza della prima classe elementare. La relazione conclude che «...si può ritenere che, nel medio-lungo periodo, ci siano le premesse per miglioramenti comportamentali e sociali della minore».
Con provvedimento del 16 gennaio 2008 il tribunale dei minorenni ha disposto «l'affidamento della piccola D.C. al servizio sociale della VI circoscrizione del Comune di Bari affinché elabori un programma di sostegno psicologico e scolastico in favore della suddetta (anche mediante l'intervento di un tutor educativo) e delle figure genitoriali in vista di un recupero della loro capacità educativa nei riguardi della stessa» ed ha prescritto «ai genitori di osservare le indicazioni degli operatori e di continuare a frequentare con regolarità ed impegno il competente Centro di salute mentale».
Nel mese di marzo 2009 risulta che il comune di Bari ha appreso dal circolo didattico «Monte San Michele» delle numerose assenze e del perenne ritardo a scuola della minore, del mancato ritiro da parte della madre della scheda di valutazione relativa al 1° quadrimestre, nonché del fatto che «la bambina appare sempre in precarie e malsane condizioni igieniche, indossa abiti sporchi e maleodoranti, non è curata nella pulizia personale, ha spesso il viso e i capelli sporchi. Le scarpe e lo zaino sono spesso sporche di escrementi e di urina, presumibilmente del cane in loro possesso che vive nel loro stesso ambiente familiare».
Inoltre, numerosi centri socio-educativi hanno risposto negativamente alla richiesta di inserimento della minore, a causa della complessità delle condizioni psico-fisiche della bambina che necessita di «trattamento in strutture specializzate» e «con operatori sociali e sanitari adeguati».
La piccola, a seguito del ritrovamento nell'armadio, è stata inserita nella comunità educativa «Battito D'Ali», in concomitanza con la dimissione dall'ospedale pediatrico Giovanni XXIII, avvenuta il 28 ottobre 2009, da cui è seguita ancora oggi.
La relazione del 26 novembre 2009 della comunità «Battito D'Ali», che nel paventare l'ipotesi di abusi sessuali ha dato l'avvio di indagini da parte della procura della Repubblica, ha moltiplicato l'attenzione per D. e ha visto una piena e assidua collaborazione fra i servizi sociali comunali, la Comunità, i genitori, lo spazio neutro «Elicando» fornito dall'associazione Famiglia dovuta, il curatore nominato dal tribunale dei minorenni, il tribunale dei minorenni, l'ospedale Giovanni XXIII, oltre ai vari sostegni alla famiglia costituiti sia dalla frequenza del servizio di igiene mentale che dall'assistenza domiciliare.
Tutto ciò ha comportato un deciso miglioramento delle condizioni e delle capacità di D., riconosciuto unanimemente e verificabile attraverso le numerosissime relazioni scambiate fra i diversi soggetti operanti, che unanimemente ritengono - anche se la mamma insiste per riavere l'affidamento della figlia, soprattutto adesso che è rimasta vedova - che la bimba debba continuare a vivere in comunità o, in alternativa, essere affidata (anche se fino ad oggi non si è trovata una famiglia che possa farlo), pur continuando a incontrare, con sempre maggiore frequenza, sia la mamma che la sorella maggiore Valentina, riavvicinatasi alla famiglia dopo la scomparsa del padre, nonché la nipotina I. (figlia di Valentina), con cui D. ha instaurato ottime relazioni.
In merito al terzo quesito formulato nell'interrogazione, si ritiene opportuno segnalare le iniziative promosse e sostenute dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali finalizzate al sostegno delle famiglie multiproblematiche in modo da prevenire, ove è possibile, il rischio di allontanamento dei loro figli minori:

1. Il programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.), promosso in collaborazione con l'Università di Padova - dipartimento Scienze dell'educazione, consiste in un intervento multidisciplinare ed integrato rivolto ad un numero limitato di nuclei familiari con figli in età 0-16 anni a grave rischio di allontanamento ed è attualmente in atto sul territorio delle città di Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia.
Il suddetto progetto intende individuare, sperimentare, monitorare, valutare e codificare un approccio intensivo, continuo, flessibile e strutturato di presa in carico del nucleo familiare, per ridurre i rischi di allontanamento del minore da quest'ultimo stesso o limitarlo nel tempo.

2. Il progetto «Un percorso nell'affido», progetto di promozione dell'affidamento familiare avviato nel 2008 con la collaborazione fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Coordinamento nazionale dei servizi affido (Cnsa) facente capo al Comune di Genova ed un'ampia rete di organismi istituzionali.
Il progetto è proteso a valorizzare sempre più la genitorialità affidataria, come la capacità di accudire, crescere ed educare i bambini e gli adolescenti allontanati dal nucleo familiare d'origine in momentanea difficoltà e di affiancare quest'ultima nel recupero delle capacità educative e di cura per il reinserimento del minore in seno alla famiglia biologica nel più breve tempo possibile. Lo stesso ha anche l'obiettivo di determinare una maggiore conoscenza dei servizi e delle esperienze esistenti in Italia in questo ambito ed è prevista la prosecuzione fino al 2012 per la realizzazione delle seguenti finalità.

3. Le linee guida, rivolte ai decisori e agli amministratori locali per indirizzare, sostenere e disciplinare l'affidamento come modalità, condivisa e omogenea a livello nazionale, di tutela, protezione e intervento in favore del minore.

4. Il sussidiario rivolto agli operatori del pubblico e del privato sociale e alle reti/associazioni di famiglie affidatarie per l'affidamento familiare.
Questi programmi sono peraltro in linea con quanto previsto dal III piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 21 gennaio 2011.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Cecilia Guerra.