ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12590

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 496 del 06/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 06/07/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 06/07/2011
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
CLINI CORRADO MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12590
presentata da
GIORGIO JANNONE
mercoledì 6 luglio 2011, seduta n.496

JANNONE. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:

da qualche tempo si è iniziato a parlare di una vera e propria «bicirivoluzione». Secondo i dati diffusi da Legambiente, in Italia ci sarebbero infatti circa 30 milioni di biciclette; in termini assoluti ci si troverebbe al sesto posto di una classifica mondiale ideale, dopo Cina (450 milioni), Usa (100 milioni), Giappone (75 milioni), Germania e India (63 milioni), anche se in giro per le nostre strade questa invasione di due ruote stenta un po' a farsi notare, soprattutto se il confronto si estende con i principali Paesi dell'Europa. Rimane comunque il fatto che nelle città della nostra Penisola l'uso della bicicletta risulta più che triplicato negli ultimi dieci anni. Nel 2001 i cittadini che la sceglievano come mezzo di trasporto urbano rappresentavano infatti appena il 2,9 per cento della popolazione adulta (Istat), mentre oggi la percentuale ha ormai raggiunto il 9 per cento (in numeri assoluti circa 5 milioni di persone), risultando però ancora ferma al 3,3 per cento se ci si ferma a considerare il tragitto casa-lavoro e al 3,8 per cento se si considera la popolazione ciclistica in generale. Numeri alla mano - quelli messi a disposizione dal recente sondaggio «Gli italiani e l'uso della bicicletta», realizzato da Legambiente e Irp Marketing - il quadro degli utenti della strada a pedali appare alquanto composito e disomogeneo, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione per sesso e aree geografiche. Se il 75 per cento degli intervistati dichiara infatti di utilizzare la bici solo in rare occasioni oppure mai, la ricerca mostra come gli utilizzatori abituali siano radicati soprattutto al Nord (18 per cento), mentre solo l'1 per cento risiede nel Mezzogiorno o nelle Isole; al Centro la loro percentuale è prossima allo zero, mentre sale al 23 per cento quella degli occasionali. I ciclisti italiani si dividono poi in eguale percentuale tra giovani, adulti e anziani, mentre tra i frequent biker urbani si trovano più uomini che donne (13 per cento contro 5 per cento);

un quarto della popolazione intervistata considera la bicicletta un mezzo di trasporto a tutti gli effetti e solitamente la preferisce ad altre modalità di spostamento; tra i suoi utilizzatori abituali, circa una persona su dieci ha risposto che, nei giorni feriali, si muove a pedali almeno 3 o 4 volte a settimana, mentre il 14 per cento del campione dichiara una frequentazione solo occasionale (una o due volte a settimana). Le motivazioni principali che spingono i ciclisti urbani più fedeli a scegliere le due ruote sono la possibilità, nell'ordine, di mantenersi in forma e migliorare le proprie condizioni di salute (35 per cento), di trascorrere in modo piacevole il tempo libero (25 per cento), di avvalersi di una modalità di trasporto economica (17 per cento), di evitare ingorghi e code (16 per cento); solo il 5 per cento ritiene di offrire un contributo alla riduzione dell'inquinamento. Maggiore sicurezza, estensione dei percorsi protetti, diminuzione del traffico, riduzione della velocità delle auto, aumento delle infrastrutture dedicate e dei cicloparcheggi a prova di furto sono invece le richieste più frequenti formulate dal popolo delle due ruote. Altri interessanti spunti di riflessione arrivano invece dall'esperienza del bike sharing, il servizio di noleggio (letteralmente «condivisione della bicicletta») che rappresenta uno dei principali strumenti di mobilità sostenibile attraverso cui le amministrazioni pubbliche intendono favorire l'abbandono dell'automobile. Ormai attivo in 150 comuni italiani, secondo le stime nel corso del 2011 dovrebbe raggiungere i 200 mila utenti; in tal senso, le 6 mila bici disponibili in Italia sono tuttavia ancora poche, ma è basso soprattutto l'apporto che possono fornire a una migliore mobilità urbana. A Parigi e Lione, per esempio, il rapporto mezzi di bike sharing/abitanti è rispettivamente di uno a 100 e di uno a 160, a fronte dell'uno a mille nelle nostre tre città maggiormente attrezzate in questo senso (Milano, Modena e Cuneo);

«l'affermazione del bike sharing a Milano dimostra che è comunque possibile cambiare la mobilità anche in Italia», dichiara Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente. «Ma i successi ancora più importanti raggiunti in tutta Europa ci dicono che siamo appena agli inizi. È per esempio fondamentale che le stazioni di bike sharing vadano ulteriormente potenziate in prossimità dei principali luoghi pubblici e strategici della città (municipio, posta, scuole, stazioni ferroviarie...) e a breve distanza tra loro (tra i 300 e i 500 metri), mentre si deve favorire anche un agevole interscambio tra il bike sharing e gli altri mezzi di trasporto (treno, metro, bus, auto). La ciclabilità non può essere infatti considerata una politica di trasporti di serie B, sia per attenzione politica che per investimenti necessari in termini di denaro e spazi urbani». Intanto, dopo tre anni di lavoro, il progetto europeo Obis si è concluso con la pubblicazione del primo manuale europeo sul bike sharing, la cui edizione italiana sarà inviata a tutte le amministrazioni comunali; il volume conterrà le indicazioni sui 51 principali servizi studiati nel dettaglio, i loro costi di gestione e le loro principali caratteristiche, ma anche le informazioni tecniche utili a chiunque intenda far partire queste tipologie di servizio o migliorare quelle già in atto;

le città più importanti del nostro continente stanno infatti offrendo concrete possibilità a cittadini residenti e turisti di muoversi in maniera sostenibile in ambito urbano: Barcellona (che utilizza la medesima tecnologia e lo stesso operatore di Milano) ha raggiunto la cifra di 130 mila iscritti al servizio (contro gli attuali 12 mila abbonati del capoluogo lombardo), mentre Londra, ultima grande capitale in termini di tempo ad aver attivato il bike sharing, sta puntando tutto su questo tipo di mobilità per le prossime Olimpiadi e, nei primi due mesi, ha già potuto contare su una media di 20 mila utilizzi giornalieri. Tornando ancora nel nostro Paese, segnali positivi provengono dal trend di crescita che si verifica invece a livello amatoriale e agonistico, come ci conferma Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana: «Negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato molto sul superamento dei due grandi fattori di criticità legati alla nostra disciplina, cioè il fenomeno del doping e la sicurezza stradale; l'incremento dei nostri tesserati, che nel complesso supera le 109 mila unità, ci trasmette fiducia e ci porta a credere di essere dunque sulla strada giusta, convinzione ulteriormente testimoniata dall'aumento costante della categoria femminile e soprattutto dei giovanissimi» -:

quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di incrementare e diffondere l'utilizzo del bike-sharing nelle maggiori aree metropolitane italiane. (4-12590)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-12590 presentata da
GIORGIO JANNONE

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, relativa all'incremento di utilizzo delle bike sharing nelle aree metropolitane italiane, si rappresenta quanto segue.
Negli ultimi anni il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha portato avanti politiche di sviluppo di una mobilità sostenibile con la promozione della mobilità ciclistica, quale misura per la riduzione dell'inquinamento derivante dal traffico veicolare.
La normativa vigente in materia di mobilità ciclistica è la legge 19 ottobre 1998, n. 366 recante «Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica».
Tale legge nasce allo scopo di promuovere, in ambito sociale, l'uso delle biciclette come mezzo di trasporto, prevedendo in tal modo la possibilità di realizzare un sistema alternativo al trasporto individuale, che posso contribuire alla soluzione dei maggiori problemi di congestione del traffico urbano, con la conseguente diminuzione dei livelli d'inquinamento ambientale.
È importante sottolineare che la legge in questione prevede all'articolo 6, non solo la costruzione di reti di piste ciclabili e ciclopedonali ma, anche, la promozione della mobilità su due ruote con interventi formativi ed informativi.
Con i più recenti programmi di cofinanziamento, il Ministero ha contribuito allo sviluppo della mobilità ciclistica, presso enti locali ed aziende, persone fisiche e giuridiche, concedendo contributi che hanno permesso di avviare una costante diffusione della pratica ciclistica in Italia.
Gli interventi avviati con tali contributi prevedono la realizzazione di diverse misure, tra le quali l'acquisto di biciclette classiche e a pedalata assistita, la realizzazione di postazioni di bike sharing, il completamento di percorsi ciclabili, l'istallazione di colonnine di ricarica e pannelli fotovoltaici.
Per quanto riguarda, in particolare, lo sviluppo di sistemi di bike sharing, il Ministero ha cofinanziato diverse azioni con programmi di recente attuazione, quali il «Programma di finanziamento per il miglioramento della qualità dell'area nelle aree urbane e per il potenziamento del trasporto pubblico», istituito, in attuazione delle disposizioni previste dalla legge n. 296 del 27 dicembre 2007, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministero dei trasporti del 3 agosto 2007.
Il programma prevede che una quota parte (75 per cento) del fondo attribuita, attraverso appositi accordi di programma, alle 14 aree metropolitane italiane e una quota (14 per cento), attraverso uno specifico bando, ai comuni non compresi nelle aree metropolitane ed a rischio di inquinamento atmosferico.
Sono stati erogati fondi per 25 progetti ammessi a cofinanziamento, per euro 33.127.115,92 con un contributo a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di euro 15.089.804,57.
Con il programma di cofinanziamento che promuove la realizzazione di interventi strutturali per la realizzazione della mobilità in ambiente urbano, del 24 luglio 2006, sono stati cofinanziati 11 progetti di bike sharing per un totale di euro 3.460.320,46 con un contributo a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di euro 1.244.623,59.
Con i due programmi summenzionati sono stati ammessi a cofinanziamento 36 interventi di attivazione e potenziamento di servizi di bike sharing, del valore di 36 milioni di euro, con contributo da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di 16,3 milioni.
Inoltre, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in tema di bike sharing, ha predisposto un apposito bando di cofinanziamento, recante bike sharing e fonti rinnovabili, pubblicato il 16 aprile 2010, con una dotazione di 14 milioni di euro.
Il bando ha dato la possibilità, per comuni ed enti gestori di parchi nazionali e regionali, di accedere a contributi per la realizzazione di progetti di bike sharing associati a sistemi di alimentazione mediante energie rinnovabili, i progetti cofinanziati sono stati 57 attribuiti ad altrettanti beneficiari.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Corrado Clini.