JANNONE. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
da qualche tempo si è iniziato a parlare di una vera e propria «bicirivoluzione». Secondo i dati diffusi da Legambiente, in Italia ci sarebbero infatti circa 30 milioni di biciclette; in termini assoluti ci si troverebbe al sesto posto di una classifica mondiale ideale, dopo Cina (450 milioni), Usa (100 milioni), Giappone (75 milioni), Germania e India (63 milioni), anche se in giro per le nostre strade questa invasione di due ruote stenta un po' a farsi notare, soprattutto se il confronto si estende con i principali Paesi dell'Europa. Rimane comunque il fatto che nelle città della nostra Penisola l'uso della bicicletta risulta più che triplicato negli ultimi dieci anni. Nel 2001 i cittadini che la sceglievano come mezzo di trasporto urbano rappresentavano infatti appena il 2,9 per cento della popolazione adulta (Istat), mentre oggi la percentuale ha ormai raggiunto il 9 per cento (in numeri assoluti circa 5 milioni di persone), risultando però ancora ferma al 3,3 per cento se ci si ferma a considerare il tragitto casa-lavoro e al 3,8 per cento se si considera la popolazione ciclistica in generale. Numeri alla mano - quelli messi a disposizione dal recente sondaggio «Gli italiani e l'uso della bicicletta», realizzato da Legambiente e Irp Marketing - il quadro degli utenti della strada a pedali appare alquanto composito e disomogeneo, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione per sesso e aree geografiche. Se il 75 per cento degli intervistati dichiara infatti di utilizzare la bici solo in rare occasioni oppure mai, la ricerca mostra come gli utilizzatori abituali siano radicati soprattutto al Nord (18 per cento), mentre solo l'1 per cento risiede nel Mezzogiorno o nelle Isole; al Centro la loro percentuale è prossima allo zero, mentre sale al 23 per cento quella degli occasionali. I ciclisti italiani si dividono poi in eguale percentuale tra giovani, adulti e anziani, mentre tra i frequent biker urbani si trovano più uomini che donne (13 per cento contro 5 per cento);
un quarto della popolazione intervistata considera la bicicletta un mezzo di trasporto a tutti gli effetti e solitamente la preferisce ad altre modalità di spostamento; tra i suoi utilizzatori abituali, circa una persona su dieci ha risposto che, nei giorni feriali, si muove a pedali almeno 3 o 4 volte a settimana, mentre il 14 per cento del campione dichiara una frequentazione solo occasionale (una o due volte a settimana). Le motivazioni principali che spingono i ciclisti urbani più fedeli a scegliere le due ruote sono la possibilità, nell'ordine, di mantenersi in forma e migliorare le proprie condizioni di salute (35 per cento), di trascorrere in modo piacevole il tempo libero (25 per cento), di avvalersi di una modalità di trasporto economica (17 per cento), di evitare ingorghi e code (16 per cento); solo il 5 per cento ritiene di offrire un contributo alla riduzione dell'inquinamento. Maggiore sicurezza, estensione dei percorsi protetti, diminuzione del traffico, riduzione della velocità delle auto, aumento delle infrastrutture dedicate e dei cicloparcheggi a prova di furto sono invece le richieste più frequenti formulate dal popolo delle due ruote. Altri interessanti spunti di riflessione arrivano invece dall'esperienza del bike sharing, il servizio di noleggio (letteralmente «condivisione della bicicletta») che rappresenta uno dei principali strumenti di mobilità sostenibile attraverso cui le amministrazioni pubbliche intendono favorire l'abbandono dell'automobile. Ormai attivo in 150 comuni italiani, secondo le stime nel corso del 2011 dovrebbe raggiungere i 200 mila utenti; in tal senso, le 6 mila bici disponibili in Italia sono tuttavia ancora poche, ma è basso soprattutto l'apporto che possono fornire a una migliore mobilità urbana. A Parigi e Lione, per esempio, il rapporto mezzi di bike sharing/abitanti è rispettivamente di uno a 100 e di uno a 160, a fronte dell'uno a mille nelle nostre tre città maggiormente attrezzate in questo senso (Milano, Modena e Cuneo);
«l'affermazione del bike sharing a Milano dimostra che è comunque possibile cambiare la mobilità anche in Italia», dichiara Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente. «Ma i successi ancora più importanti raggiunti in tutta Europa ci dicono che siamo appena agli inizi. È per esempio fondamentale che le stazioni di bike sharing vadano ulteriormente potenziate in prossimità dei principali luoghi pubblici e strategici della città (municipio, posta, scuole, stazioni ferroviarie...) e a breve distanza tra loro (tra i 300 e i 500 metri), mentre si deve favorire anche un agevole interscambio tra il bike sharing e gli altri mezzi di trasporto (treno, metro, bus, auto). La ciclabilità non può essere infatti considerata una politica di trasporti di serie B, sia per attenzione politica che per investimenti necessari in termini di denaro e spazi urbani». Intanto, dopo tre anni di lavoro, il progetto europeo Obis si è concluso con la pubblicazione del primo manuale europeo sul bike sharing, la cui edizione italiana sarà inviata a tutte le amministrazioni comunali; il volume conterrà le indicazioni sui 51 principali servizi studiati nel dettaglio, i loro costi di gestione e le loro principali caratteristiche, ma anche le informazioni tecniche utili a chiunque intenda far partire queste tipologie di servizio o migliorare quelle già in atto;
le città più importanti del nostro continente stanno infatti offrendo concrete possibilità a cittadini residenti e turisti di muoversi in maniera sostenibile in ambito urbano: Barcellona (che utilizza la medesima tecnologia e lo stesso operatore di Milano) ha raggiunto la cifra di 130 mila iscritti al servizio (contro gli attuali 12 mila abbonati del capoluogo lombardo), mentre Londra, ultima grande capitale in termini di tempo ad aver attivato il bike sharing, sta puntando tutto su questo tipo di mobilità per le prossime Olimpiadi e, nei primi due mesi, ha già potuto contare su una media di 20 mila utilizzi giornalieri. Tornando ancora nel nostro Paese, segnali positivi provengono dal trend di crescita che si verifica invece a livello amatoriale e agonistico, come ci conferma Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana: «Negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato molto sul superamento dei due grandi fattori di criticità legati alla nostra disciplina, cioè il fenomeno del doping e la sicurezza stradale; l'incremento dei nostri tesserati, che nel complesso supera le 109 mila unità, ci trasmette fiducia e ci porta a credere di essere dunque sulla strada giusta, convinzione ulteriormente testimoniata dall'aumento costante della categoria femminile e soprattutto dei giovanissimi» -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di incrementare e diffondere l'utilizzo del bike-sharing nelle maggiori aree metropolitane italiane. (4-12590)