PIFFARI. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:
il lavoro nelle forze dell'ordine è riconosciuto nella letteratura e dalla dottrina delle scienze psicologiche come professione altamente stressante;
gli eventi stressanti a cui sono esposti militari e forze dell'ordine, sono molteplici e spesso riconducibili alle mansioni (scontri violenti, incidenti, disastri) o al contesto di lavoro (clima organizzativo, norme culturali) in cui si opera;
tra i numerosi studi sullo stress psicologico e mentale causato dall'attività professionale (Anshel, Robertson e Caputi, 1997; Dick, 2000; Mayhew, 2001; McNeill, 1996), già all'inizio degli anni Ottanta, sono stati ideati appositi strumenti di analisi volti proprio a misurare lo stress nelle forze di polizia, come ad esempio il «Police Stress Survey» (Spielberger et al., 1980);
da questi studi è altresì emersa, in maniera evidente, una condizione disfunzionale tipica delle professioni di aiuto (helping profession) caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione (intesa come atteggiamento distante e spersonalizzato con i propri utenti) e ridotta realizzazione professionale;
l'approccio didattico più comune in letteratura, individua due grandi categorie di stressor lavorativi in polizia (Kop, Euwema e Schaufeli, 1999; Patterson 2001): Stressor legati al contenuto del lavoro (Job content) e Strossar legati al contesto del lavoro (Job context);
una parte della dottrina sostiene la tesi secondo la quale gli effetti degli stressor legati all'aspetto organizzativo e amministrativo del lavoro sono maggiori rispetto a quelli degli stressor legati alle mansioni lavorative, acuite a volte dalla mancanza di supporto da parte dei superiori o da fattori, quali ambiente ostile, il cosiddetto «clima di genere» o la «limitazione dell'espressione emotiva»;
con il passare del tempo si è cominciato a osservare con più attenzione e da ottiche nuove il fenomeno dei suicidi nelle forze dell'ordine e lo stretto legame tra questi drammatici avvenimenti e i disturbi psicologici indotti dalla professione, dall'ambiente e dai rapporti interpersonali in tale ambito;
per quanto riguarda il tasso di suicidio tra i poliziotti, 134 casi in 10 anni, lo studio comparativo tra la popolazione generale e il personale della polizia di Stato, Cuomo e Mantineo (2001), pur rilevando un'oscillazione di poco inferiore (nel 1995) e di poco superiore (nel 1997) ai valori della media nazionale, rivela un preoccupante trend in crescita su cui influiscono, per la maggior parte di essi, non solo cause esterne o personali ma anche sensazioni, più o meno reali, di vessazione o di mobbing a cui sono sottoposti particolari soggetti in difficoltà psicologica ed emotiva;
in questo quadro si inserisce la segnalazione giunta all'interrogante di un caso emblematico di un vicesovrintendente assunto in polizia nel 1987 a seguito del regolare superamento di concorso pubblico e dimessosi nel 2002 a causa di evidenti contrasti con l'amministrazione;
le numerose anomalie amministrative subite da suddetto funzionario e denunciate agli organi competenti hanno portato a una serie di giudizi contro l'amministrazione;
il «fumus persecutionis» denunciato nel caso specifico, risulterebbe tuttora in atto, in quanto la legittima istanza di riassunzione, indebitamente respinta dal Ministero dell'interno - dipartimento della P.S. con atto annullato dal T.A.R. Lazio con sentenza immediatamente esecutiva 33229/2010 reg. sen. del 14 ottobre 2010 depositata in data 8 novembre 2010, non risulta all'interrogante essere ancora stata eseguita dall'amministrazione condannata -:
se i Ministri interrogati siano al corrente di tali situazioni di disagio e in particolare se il caso descritto sia unico o se esistano in Italia casi simili;
cosa intendano fare i Ministri interrogati per rafforzare lo sforzo affinché siano offerte agli operatori delle Forze dell'ordine migliori condizioni e supporti adeguati per far fronte a eventuali casi di disagio, in virtù della maggiore esposizione al rischio di tali operatori, a causa della delicata e difficile natura dell'attività svolta per il bene del Paese e dei cittadini;
se non ritengano opportuno intervenire adeguatamente per limitare tali dannose fonti di disagio, derivanti direttamente dalla gestione interna delle risorse umane. (4-11797)