ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11571

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 462 del 12/04/2011
Firmatari
Primo firmatario: GIOVANELLI ORIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/04/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE 12/04/2011
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 17/05/2011
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 03/04/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11571
presentata da
ORIANO GIOVANELLI
martedì 12 aprile 2011, seduta n.462

GIOVANELLI. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

si apprende da un libro-inchiesta di Gianluca Di Feo «Veleni di Stato» (Edizioni Rizzoli 2009) che nel luglio 1944, 1316 tonnellate di iprite sono finiti nei fondali davanti alle coste marchigiane, in particolare davanti alle baie di Fano, Pesaro e Gabicce all'interno di 4300 bombe d'aereo C500T catturate dalla Luftwaffe in una base di Urbino;

sono materiali altamente tossici che pare siano ancora imprigionati nei fondali dell'Adriatico e che rilasciano lentamente il loro veleno in mare;

il libro qui sopra citato è ampiamente documentato grazie agli studi e approfondimenti sugli archivi della Luftwaffe di Carlo Gentile, consulente delle principali inchieste giudiziarie sulle stragi naziste in Italia e docente dell'università di Colonia;

L'unità comandata dal maggiore Meyer nascose nel deposito di Urbino notevoli quantità di ordigni, ma il 19 dicembre 1943 si indica dalla relazione di Hitler che dovevano essere spostati in Germania. Muovere le sostanze letali, per di più in periodo di guerra, era molto difficile; nel luglio 1944, quando il comando tedesco dispose» l'immediata evacuazione del deposito di Urbino senza riguardi per le possibili conseguenze», vennero trasportati con dei camion a Fano e a Pesaro alla vigilia dell'offensiva sulla Linea Gotica e fatti svuotare di notte in mare da squadre speciali. 84 tonnellate di armi chimiche mortali, conservate da involucri difettosi hanno poi rilasciato lentamente nelle acque dell'Adriatico le sostanze tossiche;

nella seduta pomeridiana della Camera dei deputati del 20 novembre 1951, in risposta a una interrogazione dell'onorevole Capalozza, il Sottosegretario alla Marina mercantile, onorevole Tambroni, confermava la presenza di tale arsenale nei fondali e individuava anche le coordinate dei siti ove si sarebbero trovate almeno una parte delle bombe, ma da allora nulla si è fatto per la bonifica dell'area, né tantomeno è stato oggetto di discussione in ambito parlamentare;

il sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, in data 10 marzo e 30 aprile 2010 ha inviato al Ministro della difesa due lettere per sollecitare spiegazioni e provvedimenti sopra in oggetto;

in data 21 giugno 2010 il sottosegretario alla difesa, onorevole, Giuseppe Cossiga, rispose al sindaco sostenendo che il dicastero «ha promosso i pertinenti approfondimenti» e che le ricerche e le bonifiche dell'area sono state portate a termine tra il 1945 e il 1950 -:

se il Ministero della difesa, come da lettera del sottosegretario Cossiga citata in premessa, possa assicurare che i tratti di costa bonificati negli anni cinquanta sono aree bonificate corrispondenti ai siti di Fano, Pesaro e Cattolica;

se non consideri opportuno a distanza di anni, usare nuove tecnologie di bonifica sperimentate in altri siti;

se non si intenda provvedere con urgenza a un monitoraggio della situazione attuale e se non si intenda ricorrere ai fondi di cui al decreto ministeriale n. 308 del 2006 finalizzati al risanamento di aree inquinate. (4-11571)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-11571 presentata da
ORIANO GIOVANELLI

Risposta. - La Difesa ha sempre avuto riguardo per la salvaguardia dell'ecosistema marittimo, anche con riferimento alla bonifica di aree marittime dall'eventuale presenza di ordigni, che ha visto la Marina militare impegnata in approfondimenti e ricerche fin dal primo dopoguerra.
In particolare, evidenzio che da un esame della documentazione concernente l'«Attività di dragaggio e sminamento eseguita dalla Marina militare», si è rilevato che, nel corso dell'attività condotta tra il 1945 e il 1950 nei porti e nelle acque interessate dalla presenza di ordigni bellici, è stato recuperato e neutralizzato un quantitativo di 9.345 «fusti e bombe ad aggressivi chimici».
A questa documentazione sono accluse alcune rappresentazioni grafiche che individuano le aree marittime antistanti la città di Pesaro interessate dall'attività.
Non risulta, invece, alcuna testimonianza di rinvenimenti, in epoca recente, di ordigni bellici con caricamento all'iprite nelle acque antistanti il litorale marchigiano-romagnolo.
Nell'evidenziare che la ricerca e la neutralizzazione su terra e in mare di ordigni esplosivi rientrano nelle attività di tipo concorsuale - cioè quelle che esulano dai compiti prioritari delle Forze armate e sono condotte su richiesta dei dicasteri/autorità competenti (sui quali ricadono gli oneri di spesa) - si rappresenta che la richiesta di concorso per valutare l'opportunità di procedere a un'eventuale bonifica sistematica dei fondali antistanti Pesaro, dovrà basarsi sui seguenti presupposti:

individuazione dell'effettiva area da sottoporre a bonifica (al momento, non esattamente definibile con le informazioni disponibili) previa attività di ricerca/prospezione a cura di impresa privata abilitata;

valutazione delle effettive capacità operative necessarie per svolgere l'attività (mezzi e personale) e accertamento della complessiva sostenibilità tecnico-operativa del progetto e valutazione preliminare dei costi;

identificazione del soggetto responsabile del finanziamento, nonché delle modalità tecnico-amministrative e contrattuali per assicurare alla Difesa il ristoro degli oneri da sostenere.
Aggiungo, inoltre, che il competente Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, interessato al riguardo, ha trasmesso una nota dell'Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale (ISPRA), nella quale viene rappresentato come la bonifica delle aree di affondamento appaia una soluzione di difficile soluzione, sia da un punto di vista tecnico che economico, in quanto:

l'affondamento di residuati bellici, dopo il secondo conflitto mondiale - così come in altre parti del mondo - è spesso avvenuto, per ragioni di risparmio economico, in fondali non ufficialmente segnalati e non in quelli prescritti;

l'attività della pesca a strascico, protrattasi nei decenni, ha determinato una consistente estensione delle aree «a rischio», poiché, a seguito di eventi di raccolta accidentale, i residuati bellici venivano successivamente riaffondati in aree prima sgombre;

i residuati bellici a caricamento chimico si trovano in uno stato di conservazione pessimo, a seguito della prolungata azione della corrosione marina; ciò determina ulteriori difficoltà nella loro rimozione e un elevato rischio per gli operatori, oltre a richiedere l'impiego di mezzi tecnologicamente avanzati, con conseguente aumento dei costi.
L'ISPRA, nella sua nota, conclude specificando che, fra le iniziative volte a minimizzare il rischio per gli ambienti marini e per chi opera in mare, potrebbe essere presa in considerazione la costituzione di un gruppo di esperti ad hoc, con il compito di stabilire priorità e modalità di intervento (prospezione, indagini ambientali e bonifica necessarie) per affrontare la complessa problematica.
Posto quanto precede, confermo la disponibilità della Difesa a valutare con la massima attenzione le eventuali richieste di concorsi che perverranno dalle autorità competenti.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.