ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11144

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 444 del 07/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/03/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'INTERNO 07/03/2011
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 27/04/2011
Stato iter:
06/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/08/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 23/03/2011

SOLLECITO IL 15/04/2011

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 27/04/2011

SOLLECITO IL 23/05/2011

SOLLECITO IL 06/07/2011

SOLLECITO IL 21/09/2011

SOLLECITO IL 16/11/2011

SOLLECITO IL 15/02/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 26/07/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/08/2012

CONCLUSO IL 06/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11144
presentata da
RITA BERNARDINI
lunedì 7 marzo 2011, seduta n.444

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

sul quotidiano La Repubblica del 4 marzo 2011 è apparso un articolo di Carlo Bonini intitolato: «Stuprata dai carabinieri; la denuncia shock di una donna di 32 anni»; sottotitolo: «Indaga la Procura. I militari: c'è stato sesso ma lei era consenziente. La 32enne era stata fermata per un furto di vestiti. Agli abusi hanno partecipato tre uomini dell'Arma e un vigile urbano»;

stante la gravità della notizia in esso riportata, la prima firmataria del presente atto ritiene opportuno riprodurre integralmente il contenuto dell'articolo in questione: «Il buio e il silenzio di una caserma deserta. Una donna priva della libertà. Un uomo in divisa da carabiniere e un vigile urbano che godono del suo corpo di detenuta. Altri due militari che ascoltano, capiscono, e tacciono. È storia della notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio. Stazione dei carabinieri del Quadraro, periferia a est della città. Una madre di 32 anni, detenuta in una camera di sicurezza della caserma dopo un arresto in flagranza per furto, ha rapporti sessuali completi e ripetuti con almeno uno dei tre carabinieri che l'hanno in custodia e con un agente della polizia municipale che è in quegli uffici. «Una violenza», denuncia lei. «Un abuso» vigliacco consumato su chi è privato della libertà e dunque è di per sé in una condizione di «minorità fisica e psicologica», ipotizza il procuratore aggiunto Maria Monteleone che procede nei confronti dei tre militari. E della loro stupefacente giustificazione: «È vero il rapporto sessuale c'è stato, ma quella donna era consenziente». I fatti, dunque. Almeno per come è possibile in questo momento ricostruirli incrociando il racconto della donna (che trovate in queste pagine) e quello consegnato dai militari alla loro catena gerarchica prima, alla procura della Repubblica, poi. Mercoledì 23. S., 32 anni, nata a Crema e a Roma da qualche tempo, viene sorpresa in un magazzino dell'Oviesse del quartiere Casilino mentre ruba dei capi di abbigliamento. La donna è giovane, bella, e ha una vita complicata. Dice di essere ragazza madre, non ha una casa, non ha un lavoro, si appoggia nell'appartamento del suo compagno, un agente immobiliare. Il pomeriggio del 23, il suo verbale di arresto viene redatto nella caserma dei carabinieri del Casilino. «Andrai a giudizio per direttissima domani», le spiegano. «Stanotte la passi dentro». Nelle camere di sicurezza del Casilino non c'è posto. S. viene quindi trasferita alla stazione del Quadraro. Arriva che è notte. E di lei si «occupano» tre militari di turno («un appuntato e due carabinieri - riferiscono fonti del Comando Generale - dal foglio disciplinare immacolato»). I tre arrivano in caserma quando S. è già nella sua cella. Hanno passato la serata fuori e si sono tirati dietro un amico, un vigile urbano. Hanno bevuto e fanno bere anche S. E qui - racconta lei - comincia il suo incubo. I quattro le aprono la porta della cella. Le dicono di seguirli in sala mensa. Il rapporto sessuale è ripetuto. E di almeno un carabiniere, S. memorizza i tatuaggi su una parte del corpo. La mattina dopo, giovedì 24 febbraio, S. è in tribunale per la convalida del suo arresto per furto. È stordita, umiliata. Ricorda il sesso, non ha memoria di violenza fisica. Al giudice monocratico e al pm di udienza non racconta nulla. Viene scarcerata e, convinta dal compagno, nel pomeriggio si presenta alla stazione dei carabinieri del Casilino per sporgere denuncia. I militari la accompagnano al Policlinico Casilino, dove viene sottoposta al tampone vaginale e, visitata, si certifica «l'assenza di segni visibili di violenza sul corpo». La Procura comincia a indagare a ritmo indiavolato. Gli atti vengono secretati. Il racconto dettagliato della ragazza (a cominciare dal dettaglio del tatuaggio sul corpo di uno dei militari) trova riscontro. Gli indagati afferrano quanto scivoloso sia per loro il terreno e scelgono una strada antica. Se non c'è violenza fisica argomentano - è la prova che non c'è stata violenza sessuale. S. ha fatto sesso perché è quello che voleva. E poi, S. è una «sbandata». È un toppa peggiore del buco. Che, se possibile, rende ancora più determinato il procuratore, Maria Monteleone. Nella difesa dei carabinieri e del vigile urbano c'è infatti qualcosa che rende ancora più odioso quel che è accaduto. I quattro non capiscono - o fingono di non capire - che la violenza è nel presupposto della condizione in cui S. è precipitata la notte in cui i suoi carcerieri hanno goduto del suo corpo. Che diventa oltraggioso persino parlare di una «seratina» di alcool e sesso con una detenuta. Che non esiste consenso in un rapporto tra un uomo libero e una donna dietro le sbarre. Ma tant'è. La difesa, ad oggi, resta questa. Nell'imbarazzo profondo, nella vergogna, che ora diventano dell'Arma intera e del suo Comando generale nella medesima giornata è pubblicato un ulteriore articolo a firma di Emilio Orlando, dal titolo: «Prima il whisky poi l'aggressione, così la notte è diventata un incubo» nel cui testo si afferma: «Ho ancora in mente un tatuaggio, quello dell'uomo che mi ha violentata. Sono sconvolta. Non riesco a pensarci. Come è accaduta una cosa del genere? Io stessa non ci volevo credere. E forse ho rimosso per un po'. Ora però sento tutto il dolore. In quella mensa ho avuto tanta paura...». Parla, parla senza fermarsi con i carabinieri di via In Selci ma sembra non riuscire a mettere a fuoco quello che le è capitato: racconta degli abusi che ha subito» S.D. T, 32 anni, dice di essere stata la «vittima» di tre carabinieri e di un vigile urbano la notte tra mercoledì e giovedì nella camera di sicurezza della stazione dei carabinieri di Roma Quadraro. La donna, una ragazza madre, originaria di Crema ma residente nella Capitale, arrestata per aver rubato dei vestiti in un supermercato, quella notte dormiva nella cella della piccola stazione sulla Tuscolana in attesa del giudizio per direttissima. Dice di ricordare con chiarezza «quello che è accaduto». E racconta: «Durante la notte sono stata svegliata quattro uomini che sono venuti da me con bottiglie di alcolici e mi hanno offerto da bere. Ho Accettato, non immaginavo di non potermi fidare. Abbiamo bevuto whisky, poi ho chiesto qualcosa da mangiare, avevo fame, e loro mi hanno fatto uscire dalla cella e mi hanno portato in sala mensa». La donna interrompe il racconto e comincia a piangere. Poi riprende: «È stato lì che è successo il peggio. Mi hanno circondata e a turno hanno avuto con me rapporti sessuali. Anche loro avevano bevuto e molto». Gli investigatori del Nucleo investigativo di via In Selci hanno dato il via alle indagini, hanno fatto i rilievi nella cella e nella mensa, che ora è sotto sequestro. Le indagini sono partite appena dopo la denuncia. Poche ore dopo che S.D.T. si è presentata nell'aula di tribunale per essere processata per il furto. «Dopo l'udienza ho avuto il coraggio di denunciare, di raccontare della folle notte passata in caserma - afferma - quello che ho detto è vero. Sono pronta a descrivere i tatuaggi che aveva uno degli agenti che ha fatto sesso con me. Sono una ragazza madre, faccio lavori saltuari, ma non sono una di facili costumi». Ad aiutare la donna è stato un amico, un agente immobiliare che l'ha accompagnata a sporgere denuncia e l'ha poi portata al Policlinico Casilino, per i test sanitari. «Era spaventata e sotto choc - ha sottolineato l'amico - le ho detto che non doveva avere paura, ma lei era intimorita perché doveva accusare dei carabinieri. Le ho detto che doveva dire la verità. Come avrebbe dovuto comportarsi altrimenti? Lasciar correre solo perché si tratta di uomini appartenenti alle forze dell'ordine?» -:

di quali informazioni dispongano circa i fatti riferiti in premessa;

se, negli ambiti di rispettiva competenza, sia stata aperta un'indagine amministrativa interna sull'episodio in questione e quali ne siano stati gli esiti;

quali provvedimenti intendano adottare nei confronti dei militari coinvolti in questa incresciosa vicenda, qualora dovesse emergere una loro responsabilità quanto meno sotto il profilo disciplinare. (4-11144)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 6 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 677
All'Interrogazione 4-11144 presentata da
RITA BERNARDINI

Risposta. - In merito alla vicenda concernente la violenza sessuale ai danni di una donna in stato di fermo presso la stazione dei carabinieri di Roma al quartiere Quadraro, il comando generale dell'Arma dei carabinieri ha riferito che il 24 febbraio 2011, la signora S.D. ha presentato una denuncia presso la stazione carabinieri di Roma Cinecittà, dichiarando che, nel corso della nottata del giorno medesimo, mentre era ristretta in una camera di sicurezza dell'omologo reparto di Roma Quadraro, in attesa dell'udienza di convalida dell'arresto eseguito da militari dell'Arma il giorno precedente per «furto aggravato» ai danni di un supermercato, sarebbe stata costretta, da tre o quattro individui, uno dei quali in uniforme, a ingerire una sostanza alcolica e a subire rapporti sessuali.
Le indagini, condotte dal nucleo investigativo del comando provinciale di Roma e coordinate dalla locale procura della Repubblica, sono tuttora nella fase dell'indagine preliminare e, pertanto, gli atti relativi sono stati secretati dall'autorità giudiziaria procedente.
I militari coinvolti nella vicenda sono stati dapprima inviati in servizio provvisorio in altre stazioni del Comando provinciale carabinieri di Roma e, successivamente, trasferiti «d'autorità», per incompatibilità ambientale, in reparti della linea mobile (1° battaglione «Piemonte», 4° battaglione «Veneto» e 9° battaglione «Sardegna»).
Il 5 marzo 2011, i militari coinvolti, con provvedimento del comando generale dell'Arma emesso ai sensi dell'articolo 917, comma 2, del decreto legislativo n. 66 del 2010, sono stati «sospesi precauzionalmente» dall'impiego per motivi disciplinari e, contestualmente, è stato avviato il procedimento disciplinare di Stato che si è concluso con l'irrogazione, per tutti e tre, del provvedimento della perdita del grado - la massima sanzione disciplinare possibile - e, quindi, di fatto, sono stati posti in congedo.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.