ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo pubblicato dal quotidiano L'Unità del 21 gennaio 2011, «Emilia Romagna e Basilicata, in particolare la località Craco nel materano, sono in cima a una lista in mano alla Sogin, la società statale che gestisce il decommissioning (lo smantellamento) delle vecchie centrali, stilata da tempo ma mai rivelata. Una lista che comprende anche altre regioni: Toscana, Lazio, Sardegna, Campania, Puglia»;
i siti «ritenuti più idonei» sarebbero dunque già stati individuati da tempo nonostante la Sogin abbia sempre smentito la circostanza e avesse fatto trapelare lo scorso settembre una rosa di siti in base alla quale le aree papabili sarebbero 52;
secondo un'intercettazione telefonica del luglio del 2008 fatta dalla procura di Potenza, Silvio Cao, già componente il consiglio di amministrazione di Sogin e molto amico del generale Carlo Jean alle 8.44 del mattino chiamando un cellulare avrebbe detto, secondo quanto riferito dai carabinieri: «Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco e poi chiede quali altri siti erano stati individuati. Il Giancarlo riferisce che al momento non ricordava i nomi e che avrebbe controllato e fatto sapere»;
l'informativa dei carabinieri non specifica chi fosse Giancarlo, ma tutti gli indizi sembrano portare al nome di Giancarlo Ventura che faceva parte della prima task force Enea incaricata, nel 2003, di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi;
passati venti minuti dalla prima telefonata «Il Cao richiama il Giancarlo e lui dice che sta aprendo un file e gli detta i nomi di questi siti che in totale sono sei: due in Basilicata, uno nel Lazio, tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale. Poi cade la conversazione.»;
sarebbero dunque sei i siti potenziali per ospitare i rifiuti di seconda categoria, quelli che presentano un grado di pericolosità alto ma non massimo;
trenta secondi dopo l'interruzione, Cao richiama per la terza volta «Giancarlo»;
scrivono i Carabinieri: «Dopo aver ribadito che i superficiali erano i sei prima individuati, il Giancarlo dice che i subsuperficiali erano nove. Ed erano tre in Basilicata, uno in Campania, uno in Emilia Romagna, uno nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e uno in Toscana»;
la telefonata prosegue: «Poi (CAO) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice che sicuramente avevano messo Craco e quello dell'Emilia Romagna»;
Craco per i rifiuti di superficie, un luogo non specificato dai carabinieri - ma sicuramente in Emilia Romagna - per quelli di terza categoria. In Emilia c'è Caorso (Piacenza), che ospita una ex centrale mentre alcune associazioni ecologiste hanno parlato di Forlì;
nella mappa redatta dalla task force di Ventura ci sono anche zone dell'Appennino piacentino. Ma quelle parole possono anche essere interpretate diversamente. Può darsi che Craco sia primo e Emilia seconda. Craco, infatti, può benissimo ospitare un deposito di profondità;
a conferma di tale scenario vi sarebbe poi la testimonianza di Paolo Togni, anche lui nel board di Sogin per parecchio tempo che nel verbale di dichiarazioni di persona informata sui fatti, redatto il 30 marzo del 2004 dalla procura di Potenza, il professor Togni dichiarava: «Già intorno al 1967 era stato individuato il sito di Scanzano in una indagine del servizio geologico nazionale. Il secondo sito della Basilicata considerato idoneo è quello di Craco»;
secondo Togni, già nel 2004 Craco era stato scelto come sito idoneo per contenere rifiuti -:
se sia vero quanto riferito in premessa e di quali informazioni disponga in merito il Governo. (4-10553)