ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09381

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 393 del 10/11/2010
Firmatari
Primo firmatario: FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/11/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 10/11/2010
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 10/11/2010
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 10/11/2010
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 10/11/2010
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 10/11/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 10/11/2010
Stato iter:
13/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2012
ORNAGHI LORENZO MINISTRO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 01/12/2010

SOLLECITO IL 12/01/2011

SOLLECITO IL 03/02/2011

SOLLECITO IL 03/03/2011

SOLLECITO IL 06/04/2011

SOLLECITO IL 15/04/2011

SOLLECITO IL 23/05/2011

SOLLECITO IL 06/07/2011

SOLLECITO IL 21/09/2011

SOLLECITO IL 16/11/2011

SOLLECITO IL 15/02/2012

SOLLECITO IL 28/05/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 27/07/2012

SOLLECITO IL 22/10/2012

SOLLECITO IL 06/12/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/12/2012

CONCLUSO IL 13/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09381
presentata da
MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI
mercoledì 10 novembre 2010, seduta n.393

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

il quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 9 novembre 2010 nell'ambito dei servizi dedicati al crollo della domus dei gladiatori a Pompei, ha pubblicato un'allarmante inchiesta della giornalista Gaty Sepe, relativa a un dossier realizzato dalla Soprintendenza «dimenticato» da cui emerge che ben il 70 per cento degli antichi edifici riportati alla luce, necessita di interventi di restauro e messa in sicurezza: il 40 per cento con la massima urgenza perché in stato pessimo o addirittura con un cedimento in atto, il rimanente 30 per cento, in stato appena mediocre, in un secondo momento;

a queste conclusioni sono arrivati, fin dal 2005 gli architetti Giovanni Longobardi e Andrea Mandara che a capo di alcune squadre di ricercatori, architetti e archeologi hanno eseguito l'indagine - la prima dopo quella condotta dopo il terremoto del 1980 - per verificare le condizioni dei siti di tutta la città, commissionata dall'allora Soprintendente Pietro Giovanni Guzzo con i fondi stanziati dal World Monumental Fund, l'istituzione americana che riunisce alcuni investitori tra cui l'American Express;

a detta dell'architetto Longobardi «... non c'è stato un solo muro di Pompei che non sia stato indagato; siamo entrati tagliando con le cesoie i catenacci in case di cui ormai si erano perse le chiavi da tempo. Lo stato di conservazione poteva dirsi complessivamente preoccupante»;

secondo quanto osserva l'architetto Mandara «... i rilievi cominciarono nel 1999 e sono continuati fino al 2005. Gli americani avrebbero preferito finanziare un restauro, ma la Soprintendenza aveva invece individuato la necessità di analizzare tutto lo scavato e volle un'analisi a tappeto che portasse alla definizione di una vera e propria mappa del rischio perché si potesse intervenire con urgenza nelle cosiddette "zone rosse", quelle più esposte al pericolo»;

sempre a detta dei due architetti, la gestione dell'acqua piovana è la vera emergenza, un problema generale che riguarda tutta l'area archeologica che costeggia la parte non ancora scavata dove il terreno, fatto in gran parte di cenere e lapilli, subisce salti di livello e con l'acqua è soggetto a smottamenti. Il risultato è che muri fatti per reggere un solaio, quindi un carico verticale, si ritrovano invece a subire la spinta orizzontale del terrapieno che, evidentemente, non possono reggere;

secondo i due esperti se tutti i lavori, per i quali era stata preventivata una spesa di 250 milioni di euro, fossero stati fatti, forse quel crollo e gli altri che si teme possano ancora venire, si sarebbero potuti evitare: «Il lavoro andava proseguito con un aggiornamento continuo dei dati, ma nessuno dei soprintendenti ad interim nominati ultimamente alla guida degli Scavi ha potuto occuparsene» -:

se quanto contenuto nel citato articolo de Il Mattino corrisponda al vero;

in particolare, se sia vero che il 70 per cento delle case del sito archeologico è a rischio;

se sia vero che lo studio della Soprintendenza sia rimasto «dimenticato» così come si legge nell'inchiesta del quotidiano Il Mattino;

in caso affermativo per responsabilità di chi questo studio è rimasto «dimenticato»;

se non si ritenga opportuno promuovere, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà,un'inchiesta di carattere amministrativo per accertare le eventuali responsabilità in relazione a quanto sopra esposto. (4-09381)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata giovedì 13 dicembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 734
All'Interrogazione 4-09381 presentata da
MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame indicata, nella quale l'interrogante chiede se corrisponda al vero la notizia, apparsa il 9 novembre 2010 sul quotidiano «Il Mattino», in cui si affermava l'esistenza di uno studio «dimenticato» della soprintendenza da cui emergerebbe che il settanta per cento degli antichi edifici riportati alla luce nell'area archeologica di Pompei necessiterebbe di urgenti interventi di restauro e messa in sicurezza, si comunica quanto segue.
Tra il 1997 ed il 2006, attraverso specifici finanziamenti dell'organizzazione no-profit World Monuments Fund e del Ministero per i beni e le attività culturali, è stato elaborato un piano per l'intera area archeologica di Pompei, consistente in una completa ricognizione dello stato di conservazione delle murature, riportato su una cartografia digitalizzata. L'antica città di Pompei, nei suoi elevati, ovvero nelle parti verticali che ancora si conservano, veniva, pertanto, censita in relazione al suo stato di conservazione, attività che si è protratta negli anni e che presuppone, evidentemente, continui aggiornamenti.
Lo scopo del programma, denominato «Un piano per Pompei», è stato quello di realizzare uno strumento efficace, in grado di guidare la programmazione dei cantieri dei lavori di consolidamento, restauro e manutenzione.
Sulla base dei dati raccolti si è dato avvio ad interventi che hanno consentito la messa in sicurezza del trenta per cento dei monumenti. Proprio a partire da tale programma, negli ultimi anni e compatibilmente con le risorse disponibili, si è continuato ad operare con puntuali interventi di restauro di singoli edifici e con costanti interventi di manutenzione diffusa. Al riguardo, appare utile precisare che le risorse resesi disponibili nel corso di tali anni sono state certamente di gran lunga inferiori alla cifra ipotizzata di 250 milioni di euro occorrenti per l'intera realizzazione del piano.
Attualmente, nell'ambito del «grande progetto Pompei» finanziato con 105 milioni di euro da parte dell'Unione europea, si sta provvedendo, anche grazie all'apporto fattivo di nuovo personale tecnico ed amministrativo assegnato alla Soprintendenza dal 1o gennaio 2012, all'aggiornamento ed alla rivisitazione del monitoraggio del sito, per la programmazione dei lavori da effettuare nei vari isolati della città, implementando inoltre il sistema informativo idoneo a recepire la confluenza di diversi database in un'unica piattaforma operativa, onde permettere l'effettiva integrazione dei dati cartografici, documentali, storico biografici e di schedatura archeologica ed architettonica.
Anche per quanto riguarda il problema dell'assetto idrogeologico dell'area non scavata all'interno degli scavi, la Soprintendenza è intervenuta, sia finanziando gli studi specialistici preliminari e quelli di censimento, rilievo e recupero della rete sotterranea di Pompei Scavi, sia provvedendo, con una serie di lavori mirati, al ripristino, nell'area demaniale, dell'alveo canale Conte di Sarno, in armonia con gli altri lavori eseguiti all'esterno e finanziati da altri enti.
Uno dei primi interventi previsti dal «grande progetto Pompei», già in attuazione, è, appunto, quello della risoluzione definitiva del problema di canalizzazione delle acque piovane da dette aree non scavate, che verranno convogliate nel citato canale il quale fungerà, quindi, da punto di smaltimento a valle delle stesse.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Lorenzo Ornaghi.