ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08781

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 374 del 28/09/2010
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/09/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 28/09/2010
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 28/09/2010
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 28/09/2010
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 28/09/2010
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 28/09/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 28/09/2010
Stato iter:
15/10/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/10/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 12/10/2010

SOLLECITO IL 01/12/2010

SOLLECITO IL 12/01/2011

SOLLECITO IL 03/02/2011

SOLLECITO IL 03/03/2011

SOLLECITO IL 23/03/2011

SOLLECITO IL 15/04/2011

SOLLECITO IL 23/05/2011

SOLLECITO IL 06/07/2011

SOLLECITO IL 21/09/2011

SOLLECITO IL 16/11/2011

SOLLECITO IL 15/02/2012

SOLLECITO IL 28/05/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 26/07/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/10/2012

CONCLUSO IL 15/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08781
presentata da
MAURIZIO TURCO
martedì 28 settembre 2010, seduta n.374

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:


in merito all'informativa del Governo sulla morte del tenente Romani avvenuta in Afghanistan il 17 settembre 2010, svolta davanti all'Assemblea del Senato si legge nel resoconto stenografico della seduta n. 428 del 23 settembre 2010, che il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Guido Crosetto, nell'esporre le modalità con cui si sarebbe verificato il tragico evento, ha affermato che: «In relazione alla situazione di elevato rischio che si era venuta a creare, veniva deciso l'invio di un dispositivo di forze speciali, composto da operatori del 9o Reggimento d'assalto paracadutisti Col Moschin, supportato da un nucleo di ranger del 4o Reggimento alpini paracadutisti. Il reparto veniva trasportato a bordo di un elicottero CH-47 e protetto da due elicotteri A-129 Mangusta, al fine di cinturare l'obiettivo ed effettuare il controllo sulle persone presenti.»;

numerose note delle agenzie di stampa hanno riportato differenti descrizioni dei fatti avvenuti e fra queste l'ANSA ha specificato, in merito alla presenza degli elicotteri da combattimento A-129 «Mangusta», che «hanno scaricato contro il loro rifugio l'enorme potenziale di fuoco di cui sono dotati. "Sono tornati scarichi", ha detto una fonte, e questo rende l'idea di che inferno possa essere stato...»;


a parere degli interroganti, la scoperta di un possibile attentato all'indirizzo di militari italiani o comunque appartenenti alla coalizione internazionale, ad opera dei talebani, avrebbe dovuto indurre il comando italiano a interessare le autorità afghane e demandare ad esse il compito di ricerca e cattura dei probabili terroristi;


ad avviso degli interroganti, l'agire dei militari italiani, secondo la ricostruzione offerta dal Governo, induce a ritenere che l'iniziativa di avviare una immediata reazione armata, concretizzatasi in una disastrosa «caccia al Talebano», possa aver violato i limiti all'impiego del contingente italiano nell'ambito di una missione militare internazionale (caveat);

quanto riferito dal Governo solleva forti perplessità in relazione al reale svolgimento dei fatti e non appare essere in linea con le precedenti dichiarazione rilasciate sull'argomento dal Sottosegretario Crosetto (Apcom del 20 settembre 2010 delle ore 12.58) che ha affermato che: «Il Tenente Romani è morto in un'azione di polizia. La sua unità era impegnata, per usare una similitudine più consona alla nostra realtà, nella cattura di latitanti, ma c'erano più persone di quante si pensasse ed è successo quello che è successo. Ma non era un'azione di guerra»;


secondo gli interroganti i fatti accaduti possono essere etichettati come un'azione di guerra e quindi compromettere irrimediabilmente la natura della missione e la partecipazione italiana decisa dal Parlamento -:


se il Ministro interrogato intenda accertare l'effettivo svolgimento dei fatti di cui in premessa;


se l'ordine di invio di forze speciali sia rispondente alle regole di svolgimento della missione nell'ambito dei limiti posti in relazione all'impiego dei militari italiani e quali siano questi limiti;

chi e per quale ragione abbia autorizzato l'impiego di forze speciali;

se e quando la presenza di probabili terroristi sia stata comunicata alle autorità afgane;

quale sia il contenuto delle comunicazioni e degli ordini di servizio relativi all'operazione di cui in premessa e delle trascrizioni delle conversazioni radio effettuate tra i componenti che hanno vi preso parte;


quanti proiettili, e con quale armamento, siano stati effettivamente sparati all'indirizzo dei talebani.(4-08781)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 15 ottobre 2012
nell'allegato B della seduta n. 703
All'Interrogazione 4-08781 presentata da
MAURIZIO TURCO

Risposta. - Si risponde contestualmente alle interrogazioni in esame, in quanto concernenti la medesima tematica.
In premessa mi preme ribadire, ancora una volta, che in Afghanistan l'Italia non è in guerra.
I nostri militari non sono impegnati - come asserito dall'interrogante - in operazioni di guerra, ma il loro impiego, nell'ambito dell'International security assistance force (ISAF) in Afghanistan, si è sempre svolto e continua a svolgersi coerentemente con gli indirizzi che l'Esecutivo, in linea di continuità con i precedenti Governi, ha sottoposto in più occasioni al Parlamento, e che sono conformi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU e alle decisioni del Consiglio atlantico che hanno autorizzato la missione a livello internazionale.
Il nostro è un impegno assolutamente in sintonia con le parole del Presidente Napolitano, che ha sostenuto che il ruolo che l'Italia svolge per la pace e la sicurezza internazionale si basa su un'importante norma della nostra Costituzione.
È lo stesso Presidente della Repubblica, infatti, che ha precisato che l'articolo 11 prevede sì il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma stabilisce l'impegno di partecipazione dell'Italia alle organizzazioni internazionali che perseguono gli obiettivi della pace e della giustizia fra le nazioni.
È per questo motivo che l'Italia contribuisce in modo significativo, insieme ai Paesi alleati e amici, alla realizzazione dei processo di transizione in Afghanistan che dovrà completarsi entro il 2014, con le forze afgane, opportunamente addestrate, in grado di esercitare il controllo in tutte le operazioni di sicurezza e le forze della coalizione in un ruolo di sostegno in seconda linea.
In tale quadro, per quanto riguarda il presunto coinvolgimento dei cittadini afgani durante lo svolgimento di operazioni di soccorso alle forze afgane, va posto in luce, come, nel corso delle sue operazioni, ISAF prenda tutte le misure e le precauzioni possibili per proteggere i civili, evitandone il coinvolgimento nelle attività militari e predisponendo ogni possibile strumento di soccorso in caso di incidenti.
In particolare le regole d'ingaggio (Rules of engagement - RoE) uniformemente e coerentemente applicate da tutte le forze militari impegnate nell'ambito della missione ISAF, sono appositamente studiate per ridurre al minimo il rischio di vittime civili; inoltre, ISAF sottopone a una costante revisione le proprie tattiche, tecniche e procedure, proprio al fine di prevenire danni alla popolazione civile.
Ciò premesso, per quanto concerne gli aspetti relativi all'evento nel quale è deceduto il tenente Alessandro Romani, non posso che rimandare all'informativa urgente del Governo pro tempore che si è svolta presso l'Aula del Senato della Repubblica il giorno 23 settembre 2010.
Veniamo, ora, ai molteplici aspetti riguardanti la task force 45.
In primo luogo la task force 45 è la denominazione NATO dell'unità di Forze speciali italiana schierata in Afghanistan da giugno 2006 ed operante sotto il Controllo operativo (OPCON) del comandante di ISAF.
Essa - composta da unità di Forze speciali delle Forze armate (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri) e da unità di supporto tattico e logistico - opera, come altre paritetiche task force della NATO e della coalizione, svolgendo attività di supporto rispettivamente alla missione ISAF e alle Forze di sicurezza afgane con le quali pianifica, controlla e conduce le operazioni sul territorio afgano. Essa conduce missioni operative, sempre in supporto alle forze di sicurezza afgane, che hanno una durata variabile in base agli effetti ed obiettivi che si propongono, dalle poche ore a numerosi giorni.
Tutte le attività operative della task force sono in linea con gli ordini e le direttive nazionali e sviluppate da ISAF. In particolare, il processo di pianificazione ed esecuzione delle operazioni è sottoposto a rigorose procedure di approvazione (fase pianificazione) e successivo controllo (fase condotta), con particolare riferimento all'adozione ed approvazione delle regole di ingaggio improntate e commisurate al principio di «necessità e proporzionalità», nel rispetto dell'ordinamento giuridico nazionale, del diritto internazionale e del diritto dei conflitti armati.
La TF45 è sottoposta alle stesse regole di ingaggio di tutto il contingente nazionale in Afghanistan e dispone dell'armamento di cui sono dotate le Forza speciali e le forze di combat support e combat service support che la compongono, costituito per la quasi totalità da armi portatili individuali e di reparto.
La TF45 pone particolare attenzione in fase di pianificazione e condotta delle attività operative a non causare danni collaterali che coinvolgano la popolazione civile.
L'operato della TF45 ha consentito, in particolare, da luglio 2006 (inizio attività) a ottobre 2010 (mese di riferimento dell'interrogazione), di:

aumentare la sicurezza della regione ovest concorrendo a limitare la libertà di movimento degli insorti, nonché il traffico illegale di armi e sostanze stupefacenti nella regione;

accrescere la preparazione, efficienza ed efficacia delle forze di sicurezza afgane ed in particolare dell'Afghan national army;


affermare la presenza del Governo afghano e di ISAF in aree remote e sensibili della regione ovest spesso totalmente sguarnite di forze di sicurezza afgane;


disarticolare reti di insorti dediti alla posa di ordigni esplosivi lungo le vie di comunicazione ad attacchi contro le forze di sicurezza afgane e della coalizione.
In merito ai soccorsi portati si sottolinea che, nel medesimo periodo di riferimento, la TF45 ha sempre prestato l'adeguato e possibile soccorso medico ad ogni tipo di ferito locale e delle forze della coalizione anche a repentaglio della sicurezza dei propri operatori.
Infine, la TF45 non ha mai proceduto alla cattura e/o all'arresto di personale afgano, essendo questa tipologie di attività condotta dalle forze di sicurezza afgane.
Nel corso delle attività operative condotte dalla TF45 sono deceduti 2 suoi componenti e 15 sono stati feriti.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.