ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08259

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 361 del 29/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: ORLANDO LEOLUCA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 29/07/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 29/07/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 29/07/2010
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08259
presentata da
LEOLUCA ORLANDO
giovedì 29 luglio 2010, seduta n.361

LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

gli interrogati si sono recati, l'11 luglio 2010, in visita presso il Centro di identificazione e espulsione (Cie) di Ponte Galeria che ospita oggi 90 uomini e 93 donne, più o meno la metà della capienza massima del Centro. Circa 42 euro al giorno è il costo per ogni immigrato pari a un costo annuo di circa 3 milioni di euro, senza calcolare quello principale dovuto all'impiego delle forze dell'ordine quotidianamente impiegate;

da una prima ricognizione effettuata durante la visita al Cie, agli interroganti è apparso chiaro quanto già denunciato in varie cronache giornalistiche, cioè di essere in presenza di un luogo di detenzione dove transitano gli immigrati che finiscono dietro mura, come argini di cemento, all'interno delle quali scompaiono alla vista e in un certo senso anche alla vita, un posto che appare solo come una grande simulazione di sicurezza;

la parte antistante è riservata alle forze dell'ordine, mentre la gestione interna del centro è affidata a una cooperativa privata (la Auxilium, che cura l'appalto per la gestione delle mense, dell'infermeria, dell'assistenza psicologica, una volta di competenza della Croce Rossa); all'ingresso tutto è sembrato in perfetto ordine. Le stanze per gli incontri con i magistrati e avvocati sono linde, ripulite e apparentemente verniciate di fresco, così come l'infermeria e il refettorio;

non va dimenticato che, invece, negli ultimi tre mesi ci sono state almeno quattro rivolte, l'ultima delle quali il 4 giugno 2010 nel corso della quale si sono verificati incendi, pestaggi e arresti con più di 200.000 euro di danni e una delle prime dichiarazioni raccolte da agenzie stampa recitava testuale: «... per la disperazione abbiamo dato fuoco ai materassi, abbiamo sfondato i cancelli e da stamattina abbiamo smesso di mangiare e di bere. Perché qui ci trattano come bestie. Siamo 300 persone in 20 stanze da 8. Ci fanno dormire per terra come i cani»;

secondo notizie, confermate successivamente dal Garante dei detenuti che si è subito attivato, quattro persone sono riuscite a fuggire, mentre altre nove sono state riprese; si è trattato dell'ennesima dimostrazione che la situazione all'interno del Cie è ormai esplosiva e che le condizioni di vita dei migranti reclusi, disposti a tutto pur di lasciare il Centro, sono disumane; lo stesso Garante dei detenuti, Marroni, ha affermato: "La mancata ristrutturazione del Centro, l'affollamento reso ancor più grave dal gran caldo, i ritardi nell'effettuazione delle visite mediche all'esterno e i lunghi tempi di permanenza per l'identificazione degli stranieri, sono fra le cause di una situazione che già ora è difficilmente governabile e che rischia di esplodere irrimediabilmente;

come è noto, prima del recente «pacchetto sicurezza», gli immigrati potevano essere trattenuti per 60 giorni. Un periodo difficile, visto che il regime detentivo risulta essere più duro di quello di un carcere; con il pacchetto sicurezza, invece, i Cie si sono trasformati in un calvario lungo 6 mesi, un lasso di tempo inutilmente lungo, doloroso e inutile (le identificazioni o si realizzano subito ovvero non si realizzano, nonostante il sollecito alle ambasciate per una fattiva collaborazione in tal senso);

c'è anche il caso paradossale di un uomo che ha scontato 26 anni di carcere e quando è stato rilasciato, lo hanno portato al CIE per l'identificazione, mentre è alquanto ovvio che quelli che escono dal carcere devono essere identificati (una procedura che non risulta adottata uniformemente mentre con i mezzi moderni potrebbe richiedere qualche settimana, un mese al massimo); tra l'altro, risulta agli interroganti che all'atto dell'uscita dal carcere ai detenuti non vengono rilasciate le proprie cartelle cliniche né effettuato il pagamento immediato delle somme, pur modeste ma rilevanti, loro spettanti per lavori effettuati durante lo stato di detenzione -:

quali urgenti provvedimenti si intendano adottare per evitare che esplodano altre drammatiche rivolte e soprattutto per cercare di rendere la situazione più vivibile;

se non si ritenga indispensabile prevedere che questa struttura sia soppressa definitivamente;

se non si ritenga di poter autorizzare l'ingresso nel Cie, come accade in qualsiasi carcere, anche a soggetti esterni alla struttura;

quali provvedimenti si intendano adottare per assicurare che ai detenuti che transitano nelle strutture dei Cie siano consegnate le cartelle cliniche che li riguardano e garantito il pagamento delle somme spettanti per il lavoro prestato in carcere;

in che modo si ritenga di favorire che venga fatta, una volta per tutte, immediatamente chiarezza sulle condizioni di vita dei reclusi, anche alla luce delle numerose denunce, anche molto gravi, presentate;

se non ritengano di attivarsi presso le ambasciate e i consolati al fine di ottenere nel più breve tempo possibile tutta la documentazione occorrente per l'identificazione dei reclusi, così da evitare pesanti prolungamenti dei tempi di trattenimento nei Cie. (4-08259)
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

ambasciata

carcerazione

condizioni di vita

dati medici

detenuto

esame medico

migrante

polizia

stabilimento penitenziario