GHIZZONI. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
- Per sapere - premesso che:
secondo il «Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», emanato con decreto del Presidente della Repubblica il 15 marzo 2010, gli istituti «tecnici chimico-biologici» rientrano nell'indirizzo C1 «produzioni industriali ed artigianali», articolazione «industria», settore produttivo «industria chimico-biologica»;
il percorso formativo degli istituti tecnici chimico-biologici non prevede la «produzione di un prodotto» né deve «selezionare e gestire i processi di produzioni in rapporto ai materiali ed alle tecnologie specifiche» (come invece accade per il tecnico ceramico, edile, del legno, e altri);
nel nuovo quadro-orario assegnato agli istituti citati, compaiono materie legate alle tecnologie grafiche e della comunicazione, ai processi produttivi, alle tecniche di gestione macchine, di produzione ed organizzazione , mentre non sono più previsti lo studio della biologia e della microbiologia applicate, seppure i diplomati di laboratorio debbano saper analizzare e controllare i parametri biologici, microbiologici e chimici in ambito ospedaliero, farmaceutico, alimentare, della chimica e della microbiologia di aria, suolo, acque, reflui, della diagnostica strumentale ed immunologica;
il citato regolamento non prevede la figura professionale del tecnico di laboratorio, sostituito da quella del tecnico dei processi industriali: si tratta di categorie diverse perché impegnate in campi differenti e con specificità difformi rispetto alla formazione professionale assunta negli anni di studio;
per il settore produttivo assegnato all'industria «chimico-biologica», inoltre, si prevede una incongrua riduzione delle ore di biologia a 4 nel solo primo biennio: ovvero a sole 132 ore in 5 anni. Peraltro, nel precedente ordinamento lo studio della chimica e della biologia avveniva fino alla classe quinta, in un rapporto indivisibile e complementare, anche attraverso un percorso teorico e pratico fortemente integrato svolto nei laboratori delle analisi chimiche, biologiche, microbiologiche;
rispetto al nuovo quadro-orario, sarebbe necessario riorganizzare le ore di indirizzo a favore di biologia, microbiologia e chimica, con i rispettivi laboratori, per poter: apprendere come amplificare e sequenziare il DNA; trasferire le informazioni genetiche tra microrganismi; studiare a quali processi degenerativi vanno incontro gli alimenti; esaminare come avviene la depurazione delle acque reflue; definire quali sono i microrganismi utili e quali quelli patogeni, come isolarli e identificarli;
a fronte della genericità del titolo di studio previsto dal nuovo ordinamento e in considerazione del fortissimo ridimensionamento orario della terza area - che assume paradossalmente una connotazione residuale nell'impianto del percorso professionalizzante - pare a rischio l'effettivo inserimento nel mondo del lavoro del diplomato di istruzione professionale dell'indirizzo produzioni industriali e artigianali, articolazione industria, settore produttivo «industria chimico-biologica», mentre fino ad ora il tecnico chimico-biologico ha adeguatamente risposto alle attese degli studenti e del mondo del lavoro -:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto illustrato in premessa, non ritenga opportuno confermare il profilo dei «tecnici di laboratorio chimico-biologico» anche modificando il quadro orario in favore dell'apprendimento e delle attività laboratoriali di biologia, microbiologia e chimica. (4-08247)