ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08233

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 361 del 29/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 29/07/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 29/07/2010
Stato iter:
19/11/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/11/2010
BONDI SANDRO MINISTRO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 19/11/2010

CONCLUSO IL 19/11/2010

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08233
presentata da
GIORGIO JANNONE
giovedì 29 luglio 2010, seduta n.361

JANNONE. -
Al MInistro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

a Ercolano il museo «antiquarium» è una struttura fantasma: nonostante sia stato costruito 35 anni fa e inaugurato due volte, nel '78 e nel '93, non è mai stato aperto. I quattromila reperti archeologici che dovrebbe ospitare, giacciono da anni blindati nel caveau di una banca o depositati in magazzini, alcuni dei quali infiltrati dalle piogge. La «culla di legno carbonizzata», la «statua di bronzo di Bacco», le sculture della «casa dei cervi», gli «ori» riemersi fra gli scheletri, e poi la mobilia annerita dai 500 gradi della nube ardente vulcanica sono solo alcune delle perle del «museo che non c'è», negate alla curiosità dei trecentomila visitatori che si recano ogni anno a Ercolano. Anche le «terme», la parte più suggestiva degli scavi, sono chiuse al pubblico. I visitatori si trovano la porta di ingresso chiusa a chiave e nessun cartello a spiegare il perché. Stessa sorte per il «teatro antico», il più famoso essendo il primo scavo fatto nel '700: è inaccessibile al pubblico. I trecento calchi dei corpi carbonizzati dall'eruzione del 79 dopo Cristo, rinvenuti al livello della spiaggia sotto una coltre di 19 metri di fango vulcanico, ancora non sono stati esposti nel luogo di ritrovamento, nonostante i lavori per il loro allestimento siano iniziati 12 anni fa;

situazione analoga a Pompei, dove il sito dei fuggiaschi, un gioiello degli ultimi scavi della metà degli anni Novanta finanziati dai fondi Fio, è incredibilmente sbarrato da una fune sgualcita. Anche qui nessun cartello offre una qualsiasi spiegazione. Si trovano «nella regione prima, insula 22esima» del sito archeologico, a pochi metri dall'orto dei fuggiaschi. Ma i visitatori non possono accedere a questa area rialzata, di interesse eccezionale (si possono vedere i corpi di persone sopravvissute alla prima eruzione, ma uccise dai fanghi vulcanici mentre tentavano di fuggire sopra un metro di pomici), perché l'ingresso è loro impedito da una corda. Difficile tentare di dare una spiegazione al «male oscuro» che affligge da sempre gli scavi di Ercolano e Pompei, ma che s'è acuito in questi ultimi anni che hanno visto, di recente, il commissariamento da parte di un funzionario della Protezione civile. Tutta la macchina amministrativa delle Soprintendenze campane, sembra da tempo immersa in una coltre di confusione. La Soprintendenza di Salerno, da cui dipendono i siti archeologici di Avellino, Caserta e Benevento, è affidata alla dottoressa Maria Luisa Nava la cui nomina ha ottenuto il record degli annullamenti: l'hanno bocciata il Tar (con conferma del Consiglio di Stato), e un decreto della Presidenza della Repubblica -:

quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di recuperare le aree archeologiche italiane, in particolar modo quelle di Ercolano e Pompei, e di garantire a breve una loro apertura al pubblico. (4-08233)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata venerdì 19 novembre 2010
nell'allegato B della seduta n. 398
All'Interrogazione 4-08233 presentata da
GIORGIO JANNONE

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, con la quale si intende conoscere quali iniziative questo Ministero intenda adottare al fine di recuperare le aree archeologiche di Ercolano e di Pompei al fine di garantire la loro fruibilità al pubblico, si osserva quanto segue.
Voglio, in primo luogo sottolineare il particolare impegno dell'amministrazione per la salvaguardia delle suddette aree archeologiche.
In particolare con riguardo alla situazione degli scavi di Ercolano si rappresenta che:

l'edificio destinato ad ospitare i reperti archeologici degli scavi di Ercolano, fu realizzato alla fine degli anni settanta con un finanziamento della Cassa per il mezzogiorno;

viste le scarse risorse finanziarie a disposizione della Soprintendenza dell'epoca, non fu possibile colmare le gravi carenze dell'edificio, soprattutto in quanto attiene ai depositi archeologici e all'impiantistica; né, per altro, quelle risorse erano sufficienti per restaurare le strutture monumentali dell'area archeologica, che rapidamente scivolava in una condizione di sempre maggiore degrado.
Soltanto nel 1995, malgrado le perduranti difficoltà finanziarie, la Soprintendenza archeologica di Pompei destinava i necessari finanziamenti per i lavori di completamento delle opere edili e di impiantistica, tali da rendere la struttura adeguata e conforme alle funzioni museali.
I lavori, affidati nell'aprile del 1997, non venivano portati a termine, costringendo la Soprintendenza a riprendere in consegna il cantiere nel 2001 e, assistita dall'Avvocatura dello Stato, a intraprendere un'azione di rivalsa, eseguendo, nel settembre del 2005, i lavori incompiuti con procedura di somma urgenza e in danno alla ditta inadempiente.
Ad oggi, tale vertenza non è ancora stata definitivamente risolta.
Il lungo tempo trascorso a causa del tortuoso iter amministrativo ha reso, frattanto, evidenti ulteriori necessità di adeguamenti funzionali.
La parte dell'edificio non destinata all'esposizione museale, piuttosto limitata rispetto al volume nel suo complesso, è utilizzata. In essa ha sede l'«ufficio scavi di Ercolano», con la direzione, gli uffici amministrativi, l'archivio scientifico, il laboratorio di restauro e i depositi archeologici, ove sono attualmente custoditi 4.552 reperti archeologici provenienti dagli scavi a cielo aperto eseguiti a Ercolano a partire dal 1927 (tutti i rinvenimenti del periodo borbonico sono invece conservati nel museo archeologico nazionale di Napoli).
In particolare, i mobili di legno carbonizzato, perfettamente restaurati, sono conservati in un deposito dedicato, la cosidetta «galleria dei legni», in cui le condizioni ambientali sono calibrate per tale esigenza.
Ovviamente, all'esposizione permanente sarà dedicata una parte rappresentativa, non certo la totalità dei 4.552 reperti, mentre in un apposito padiglione espositivo, anch'esso climatizzato, il cosiddetto «padiglione della barca», a partire dal luglio del 2009 è già esposta al pubblico la straordinaria barca di legno carbonizzato, lunga 9 metri, rinvenuta nel 1982 sull'antica spiaggia, e con essa una serie di oggetti e arnesi legati alle attività marinare.
Tutti i reperti sono frattanto stati oggetto non solo di restauro (con cospicui investimenti finanziari), ma anche di catalogazione scientifica informatizzata e corredata di documentazione fotografica.
Al momento si dispone di una sistematica organizzazione delle conoscenze scientifiche e dello status amministrativo di ogni opera, integra o frammentaria, essenziale anche in considerazione dei frequenti prestiti per mostre di rilievo internazionale.
La competente Soprintendenza ha assicurato e assicura l'accessibilità di tutti i reperti non permanentemente esposti sia attraverso esposizioni temporanee (fra le più importanti «die letzen stunden von Herculaneum» - Haltern, Berlino, Bremen, Monaco, Nimega - e «Ercolano. Tre secoli di scoperte» - museo archeologico nazionale di Napoli), sia garantendo l'accesso ai depositi per ragioni di studio, riprese televisive eccetera.
Le ulteriori opere di adeguamento dell'edificio museale, anche in relazione ai servizi per il pubblico, e il conseguente allestimento rappresentano attualmente una priorità per la Soprintendenza, ma il problema va inquadrato nell'ambito di una strategia globale riguardante gli scavi e non perdendo di vista i connessi problemi di un piano di gestione e della disponibilità di personale in quantità sufficiente, condizione al momento nient'affatto garantita.
Fino a questo punto la Soprintendenza, dal momento che dalla fine degli anni settanta e fino alla fine degli anni novanta del Novecento le condizioni di conservazione del sito avevano raggiunto i minimi storici, ha dovuto affrontare in primo luogo i gravissimi problemi di conservazione dei beni immobili e mobili, rinviando necessariamente a una fase successiva, secondo un logico ordine di priorità, gli aspetti più propriamente di valorizzazione, fra cui anche l'allestimento di un museo di sito, perché, per definizione, per valorizzare un patrimonio bisogna prima fare in modo che esso non si perda.
Si ritiene opportuno evidenziare, inoltre, che nel 2001 a seguito di un'importante collaborazione fra la Soprintendenza e il «Packard Humanities institute», fondazione americana senza scopo di lucro, in seguito potenziata anche dal coinvolgimento della «British School at Rome», ha preso vita «l'Herculaneum Conservation Project», un ambizioso programma di conservazione, ricerca e valorizzazione degli scavi di Ercolano, che, insieme a tutti gli interventi realizzati con i fondi strutturali europei mediati dal Programma Operativo della Regione Campania (2000-2006), ha permesso in pochi anni di ricondurre il sito a un buon livello di conservazione, restituendo alla pubblica fruizione, dopo anni di chiusura, numerose aree del parco archeologico e aprendone di nuove, come proprio il «Padiglione della Barca».
Al momento, come già sopra rappresentato, per i reperti da presentare al pubblico si è innanzitutto assicurato il loro completo restauro e si è promossa la loro conoscenza attraverso una capillare politica di mostre che li ha portati in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dal Messico alla Nuova Zelanda.
Sul piano dell'offerta culturale complessiva non va dimenticato che gli scavi di Ercolano, come del resto quelli di Pompei, autentici musei all'aperto, fanno sistema con il Museo archeologico nazionale di Napoli, che raccoglie i capolavori provenienti dalle esplorazioni di età borbonica nei siti vesuviani. Al momento attuale, risolti i più gravi problemi di conservazione, e identificati modelli di gestione sostenibili per la futura manutenzione del sito sempre con il sostegno del Packard humanities institute può essere affrontato anche l'aspetto dell'esposizione al pubblico dei reperti.
In un recente incontro tenutosi presso questo Ministero alla presenza di alti rappresentanti degli organi centrali (segretario generale, direzioni per le antichità e per la valorizzazione del patrimonio) e degli uffici di diretta collaborazione del Ministro (ufficio legislativo e consiglieri), il presidente del Packard humanities institute, dottor David W. Packard, ha manifestato apertamente la volontà di sostenere la Soprintendenza nell'adozione delle misure necessarie per offrire ai visitatori degli scavi di Ercolano servizi museali all'avanguardia con tutte le risorse e le strutture per la didattica, la ricerca, le attività di coinvolgimento della comunità locale eccetera che un moderno complesso museale deve avere e che l'unicità della collezione di Ercolano merita.
Il primo passo concreto a testimonianza dell'interesse del dottor Packard alla conservazione del sito ed alla valorizzazione del suo patrimonio di reperti, è rappresentato dalla consegna alla Soprintendenza, nel luglio 2010, di uno studio di fattibilità dal quale risulta evidente come l'attuale edificio museale richieda ancora importanti opere di adeguamento alla normativa vigente, nel contempo, i vantaggi di prevedere nuove strutture museali attigue a quella esistente per rispondere alle reali esigenze espositive di un sito di tale rilievo internazionale.
Le terme suburbane non sono ancora aperte al pubblico a causa della carenza di personale di vigilanza. Comunque presso la biglietteria degli scavi vengono fornite informazioni ai visitatori sugli edifici aperti o chiusi al pubblico. Le autorizzazioni per accedere all'edificio per motivi di studio o di documentazione vengono rilasciate dalla Soprintendenza, organizzando all'occorrenza un temporaneo servizio di vigilanza. Dal 1o agosto al 31 dicembre 2010, grazie a un progetto locale per la vigilanza, questo edificio termale sarà quotidianamente aperto al pubblico.
Il teatro antico, edificio scavato nel Settecento non a cielo aperto, ma solo attraverso pozzi di discesa e cunicoli praticati nel poderoso interro dell'eruzione del 79 d.C. (alto circa 20 metri), si trova all'esterno del parco archeologico propriamente detto, a circa 15 minuti di cammino lungo il corso Resina.
Il monumento, suggestiva testimonianza delle esplorazioni borboniche, non è mai stato aperto al pubblico in maniera continuativa non solo per le oggettive difficoltà per raggiungere il sito e per la carenza di personale di vigilanza, ma soprattutto perché per le sue caratteristiche di scavo borbonico non è ancora fruibile in condizioni di sicurezza.
Il percorso, che porta il visitatore nelle «viscere della terra» ove per altro sussistono fortissime condizioni di umidità nonché la presenza di radon (un gas radioattivo naturale emanato in modo particolare da lave, tufi e pozzolane e che raggiunge importati concentrazioni negli ambienti interrati), si snoda, infatti, lungo cunicoli stretti e bui e scalette ricavate nel banco tufaceo al momento dell'esplorazione borbonica.
L'accessibilità a questo complicato monumento è stata sempre garantita dalla Soprintendenza per esigenze di studio o per riprese fotografiche e filmate, richiedendo la sottoscrizione di un apposito «scarico di responsabilità».
In occasione di queste visite particolari è necessario mettere in movimento una complessa macchina organizzativa. Occorre infatti distaccare per almeno due ore dalle normali zone di consegna nel parco archeologico due custodi muniti di torce, per sopperire ad eventuali difetti dell'indispensabile impianto di illuminazione lungo i cunicoli (comunque realizzato dalla Soprintendenza con tutte le difficoltà a operare in ambienti sotterranei, fortemente umidi e in presenza dell'acqua di falda). Poiché non è possibile far scendere nei cunicoli più di dieci persone per volta e la discesa fino al piano della scena del teatro e la successiva risalita richiedono almeno 30/35 minuti per ciascun gruppo di 10, la visita nel suo complesso non impegnerà meno di due o tre ore.
La musealizzazione in sito dei calchi degli scheletri dei circa 300 fuggiaschi messi in luce sull'antica spiaggia di Ercolano è attualmente in corso.
Questo intervento rappresenta lo stadio finale di un lavoro complesso che ha richiesto innanzitutto una laboriosa opera di sistemazione, conservazione e studio antropologico degli scheletri veri e propri, condotta a partire dal gennaio 2008 con metodo e accuratezza scientifica, considerati l'unicità e peculiarità dei reperti oggetto dell'intervento.
Il lavoro antropologico, propedeutico alla realizzazione dei calchi, è, infatti, consistito nella preparazione degli individui, nella pulizia e nel consolidamento degli elementi ossei con riposizionamento di quelli instabili; nell'assistenza nella fase di esecuzione del calco negativo, nel recupero degli individui e nella conseguente pulizia, schedatura e immagazzinamento, previa catalogazione con siglatura e documentazione grafica e studio antropologico con particolare riguardo alle anomalie e patologie dentarie e ossee.
I lavori di riproduzione a calco degli scheletri, iniziati nel maggio 2008, sono attualmente conclusi. La vera e propria musealizzazione dei calchi, che saranno ricollocati all'interno dei Fornici che si aprono sull'antica spiaggia, sarà conclusa alla fine di dicembre del 2010.
Quanto agli scavi di Pompei si precisa che:

l'Orto dei fuggiaschi, in cui sono conservati i calchi di alcuni fuggitivi, è stato ed è aperto al pubblico e costituisce anzi uno dei momenti di maggior interesse del percorso di visita notturno «Le lune di Pompei».
Il sito dei fuggiaschi, invece, dove vennero rinvenuti negli anni novanta del secolo scorso altri corpi di cui si ottennero calchi, pur se adeguatamente protetto da una copertura, non può essere al momento aperto per ragioni di sicurezza, trovandosi in un'area marginale degli scavi non ancora accessibile al pubblico, anzi, distante dal percorso di visita fruibile dai visitatori (ciò giustifica anche la mancanza di cartelli indicatori) e per giunta in un'insula non ancora scavata.
Si rappresenta, tuttavia, che i corpi dei fuggiaschi pompeiani, visibili in più punti della città antica, quali la necropoli fuori porta Nocera, il Macellum, le Terme Stabiane, i Granai del Foro, la villa dei Misteri, sono oggetto attualmente di un intervento teso ad ottimizzarne la presentazione al pubblico nel rispetto dovuto ad esseri umani, che non sono meri oggetti di fruizione, ma emblemi stessi della catastrofe, cui va rivolta commozione e pietas.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.
Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

ERCOLANO, NAPOLI - Prov, CAMPANIA

EUROVOC :

archeologia

eruzione vulcanica

museo

protezione civile

sito storico