SCILIPOTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.
- Per sapere - premesso che:
nel 1925 (durante il periodo fascista) veniva istituita l'Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI), con prevalenti orientamenti di carità, assistenza e di istruzione dei bambini verso il regime. Gli asili nido nascono anche quale supporto alle famiglie per l'incremento delle nascite. Nel 1971 viene approvata la legge 1044 che colloca gli asili nido nell'ambito della sanità dei servizi a domanda individuale, insieme ai servizi funerari, ai parcheggi, ai mattatoi, e altri;
a distanza di anni, in una realtà che cambia costantemente, ricca di nuove opportunità ma anche di crescenti degradi, le bambine e i bambini crescono in situazioni sempre più precarie, in famiglie ansiose, in molti casi impreparate nel delicato compito «educativo» verso i propri figli, afflitte da difficoltà relazionali, economiche, da disoccupazione e, al tempo stesso, da pressanti condizionamenti, superficialità e sistemi consumistici che creano frammentazioni e individualismi che favoriscono i gruppi e le istituzioni forti e ben organizzate, non sicuramente le famiglie;
dalla famiglia i bambini passano all'asilo (dove esistono). Nota è purtroppo l'assenza e la carenza di asili nido in gran parte di comuni, soprattutto nel centro e nel sud del nostro Paese;
nei confronti dei bambini, dalla famiglia all'asilo nido, a gran parte delle scuole dell'infanzia, persistono conoscenze e sistemi di allevamento sostanzialmente datati («la persona oggi non è più quella di ieri»), estese mentalità e pratiche «formative» fuori dal tempo che, al di la di vani auspici e rare realtà, di fatto agiscono dalla prima infanzia, con prevalenti funzioni di «cura» e di «assistenza» che, pur significative, non rispondono ai nuovi bisogni e soprattutto allo sviluppo delle «potenzialità» della persona oggi, a modalità di vita che richiedono aggiornate competenze e abilità, in particolare delle nuove generazioni;
in certi asili privati le famiglie arrivano a pagare rette altissime, e in gran parte di altri casi i genitori devono integrare il nido con la baby sitter, lasciare i propri figli per ore davanti alla TV o in situazioni precarie, che non incentivano sicuramente le nascite dei bambini nel nostro Paese;
nel nostro Paese hanno competenze in materia di asili nido, con iniziative che costituiscono un «campionario» di interventi segmentati e dispersivi, il Ministero della salute, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il dipartimento delle pari opportunità, il dipartimento delle politiche per la famiglia presso la Presidenza del Consiglio: il Ministro delle pari opportunità ha stanziato diversi milioni di euro per gli asili nido di condominio ispirati all'esperienza delle Tagesmutter - mamme di giorno e anche il Ministro per la pubblica amministrazione, con le maggiori entrate ricavate dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne, ha annunciato l'obiettivo di istituire asili nido su un'amministrazione pubblica ogni tre, entro i prossimi dieci anni;
al di là di scoordinati o impropri interventi e spesso di confusioni, che poco hanno a che fare con il primario obiettivo del diritto dei bambini allo sviluppo delle loro «qualità», gli oneri della organizzazione e della gestione degli asili nido (ancora classificati servizi a domanda individuale e non sociali e/o educativi), di fatto pesa soprattutto sulle famiglie e sugli enti locali che sono indotti a stabilire rette di frequenza sempre più costose e, in sempre più casi, ad affidare la gestione di asili e di pseudo iniziative educative dell'infanzia (sezioni primavera, asili nido aziendali, ludoteche e quant'altro), a realtà private, a strutture e gestioni in molti casi improprie e professionalmente impreparate, in relazione alle delicatissime e importantissime competenze, necessarie per un qualificato sviluppo psico/fisico/relazionale delle nuove generazioni, anche in funzione del fatto che saranno le future classi «dirigenti» di domani;
il perdurare di un'infanzia assistita da forme di asilo e, a seguire, da insegnamenti preformulati, da consuetudini e nozioni uguali per tutti i bambini, da una progressiva «formazione» che, pur significativa in vari aspetti è sostanzialmente «preparatoria» ai successivi ordini scolastici, non contempla e non promuove, sin dall'infanzia, le proprietà della «ricerca», dell'«osservazione», della «creatività» delle idee e del saper fare, hanno prodotto e continuano a produrre «disequilibri», analfabetismi di andata e ritorno, inerzie e rassegnazioni o viceversa quelle «violenze» che colpiscono soprattutto le bambine e i bambini e che i media (con più che discutibili etiche e professionalità) ci rappresentano quotidianamente, insieme a reality, notti bianche e lotterie;
esperienze e accreditate verifiche sostengono che l'auspicato e sempre più necessario sviluppo della persona, delle sue idee ed esperienze, evolvono (o viceversa regrediscono) soprattutto sulla base delle «qualità delle relazioni, in particolare dell'offerta educativa» vissuta nella prima infanzia -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare, in tempi e modalità spedite, appositi approfondimenti e concrete iniziative per lo sviluppo della «qualità dell'offerta educativa», a partire dalla prima infanzia, (nel periodo in cui si definiscono le strutture neuro-anatomiche della persona) e non dopo (quando è difficile e forsanche impossibile modificare, evolvere schemi mentali e mentalità acquisite), raccordabili con le esigenze e le potenzialità dei successivi ordini scolastici;
se e quali iniziative si intendano adottare per l'avvio di chiare e coordinate azioni, soprattutto educative, per scoprire, promuovere, investire sullo sviluppo dei valori e delle «qualità» della persona, a partire dalla sua prima infanzia, che superino gli anacronistici sistemi di assistenza e insegnamento ancora largamente estesi, fondati su conoscenze, concetti, strutture c pratiche di «asilo» datate (nel nome e nei fatti), realizzando effettive istituzioni educative, i «laboratori educativi dell'infanzia», quali prime qualificate sequenze educative di una «innovativa filiera formativa» che, proprio dai primi anni di vita, offrano a tutti i bambini e costruiscano con loro progressivi e lungimiranti processi di qualità del pensare e del fare. (4-08001)