ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera si legge che: «la storia del boom di questi ultimissimi anni dice che l'ultimo dei problemi che si sono posti molti investitori è quello di produrre sul serio energia nel modo giusto, nel posto giusto, col vento giusto. Lo dimostra una tabella di Terna sull'attività degli impianti in Europa: le pale girano mediamente per 1880 ore in Danimarca, 1960 in Belgio, 2000 in Svizzera, 2046 in Spagna, 2067 in Olanda, 2082 in Grecia, 2233 in Portogallo. Sapete quante ore, da noi? Solo 1466. E la media siciliana, spiegano gli esperti, è ancora più bassa. E allora come mai Terna ha domande di connessione alla rete per il solo eolico pari a 88.171 megawatt, cioè una volta e mezzo la punta massima del consumo italiano, che è di 56.000 megawatt? L'Anev, che riunisce i produttori di energia eolica, stima che al massimo la produzione nel 2020 potrà raggiungere nel nostro paese 16 000 megawatt. Dieci anni prima già ci sono domande per 5 volte quel totale. Altra domanda: come è possibile che la potenza installata in Sicilia sia di 1.140 megawatt, cioè più di un quarto del totale italiano? Che senso c'è a installare pale a vento dove non c'è vento? Il segreto è negli incentivi elevatissimi per le energie rinnovabili. Nettamente superiori alla media europea. Dice un rapporto dell'Autorità dell'energia che nel 2009 il costo totale per la spinta alle fonti rinnovabili, come l'eolico e il fotovoltaico, avrebbe superato i 2 miliardi di euro, per salire di questo passo a 3 miliardi quest'anno, 5 nel 2015 e 7 nel 2020. Chi paga? Semplice: gli utenti, sulle bollette. Che già sono le più care d'Europa a causa della scelta scellerata di dipendere dal petrolio e dal gas, e diventano ancora più care, paradossalmente, via via che aumenta la componente delle fonti rinnovabili. Introdotti nel '99 dal governo di centrosinistra con la durata di otto anni, gli incentivi sono stati poi portati a 12 e quindi, con l'ultima finanziaria Prodi, addirittura a 15. Il che significa che chi tira su una pala non solo becca un incentivo, ma lo becca per tre lustri dal momento in cui comincia a girare. Se gira. Il meccanismo è un po' complesso. Si basa sui cosiddetti certificati verdi, dei veri e propri titoli che si vendono e si comprano alla borsa elettrica. Spiegare la cosa nei dettagli porterebbe via ore. Basti sapere che mediamente questi certificati verdi cui hanno diritto i produttori valgono 80 euro a megawattora. Ai quali vanno aggiunti i soldi che lo stesso produttore incassa per l'energia venduta al sistema e immessa in rete. Una somma che varia fra 60 e 70 euro a megawattora nella media italiana ma che in Sicilia sale fino a 90-100 euro. Risultato finale: fatti tutti i conti, l'installazione e la manutenzione d'una pala media costa un milione in Danimarca (lo stato europeo che più ha investito sull'eolico) e può arrivare a costare in Sicilia, in 15 anni di vita, il quadruplo: quattro milioni. C'è poi da stupirsi se la corsa all'energia del vento, anche quando appare insensata, continua? Anche là dove i cavi di Terna non sono in grado di sopportare il carico elettrico, come spesso accade lungo la dorsale appenninica meridionale, con punte di crisi paradossali in Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia? Direte: niente energia fornita, niente soldi. Macché: i produttori hanno comunque diritto al saldo per l'energia che "avrebbero prodotto se..." E anche questo si scarica sulle bollette. Quanto ci costa? Boh... I certificati verdi non sono disaggregabili per tipologia di fonte d'energia. Ma le cifre contenute a gennaio nella segnalazione dell'Authority al governo lasciano basiti: nel 2008 abbiamo sborsato 1.230 milioni di euro. Per la metà (630 milioni) a causa "dell'eccesso di offerta". Testuale.» -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
per quali ragioni Terna abbia domande di connessione alla rete per il solo eolico pari a 88.171 megawatt, cioè una volta e mezzo la punta massima del consumo italiano, che è di 56.000 megawatt e per una produzione che già oggi è 5 volte superiore alla produzione massima di 16000 megawatt della produzione al 2020 secondo le proiezioni di Anev;
se sia noto per quale ragione la potenza installata in Sicilia di 1.140 megawatt, cioè più di un quarto del totale italiano;
se si intenda rivedere la politica di incentivi all'eolico in vista della redazione delle linee guida sulle rinnovabili.
(4-07310)