ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02554

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 707 del 23/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: CAMBURSANO RENATO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 23/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 23/10/2012
Stato iter:
24/10/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 24/10/2012
Resoconto CAMBURSANO RENATO MISTO
 
RISPOSTA GOVERNO 24/10/2012
Resoconto PASSERA CORRADO MINISTRO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 24/10/2012
Resoconto CAMBURSANO RENATO MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 24/10/2012

SVOLTO IL 24/10/2012

CONCLUSO IL 24/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02554
presentata da
RENATO CAMBURSANO
martedì 23 ottobre 2012, seduta n.707

CAMBURSANO. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
il canavese, parte nord della provincia di Torino - collocata tra la Valle d'Aosta, il biellese, il vercellese, il casalese, il chierese e il torinese - è un'area a forte declino industriale;

la somma dei sei ambiti di analisi (livello di benessere economico, transizione demografica, performance del mercato del lavoro, professionalità, presenza di strutture innovative ambientali e mobilità su gomma), effettuata dalla locale associazione industriale, pone, infatti, il canavese in coda alla classifica;

nella graduatoria nazionale si troverebbe in cinquantaquattresima posizione, mentre fra le province piemontesi la graduatoria vede prima quella del Verbano Cusio Ossola, collocata al 21o posto, seguita da Cuneo al 29o, Biella al 35o, Novara al 37o, Vercelli al 38o, Alessandria al 49o e Asti al 53o;

restringendo ulteriormente l'area, escludendo l'ambito di integrazione territoriale n. 9 (così come definito dalla regione Piemonte) di Ciriè, la situazione peggiorerebbe ulteriormente;

più precisamente in relazione all'ambito di integrazione territoriale n. 7 di Ivrea, all'ambito di integrazione territoriale n. 8 di Rivarolo Cananavese e all'ambito di integrazione territoriale n. 11 di Chivasso si rileva quanto segue: l'ambito di integrazione territoriale n. 7 comprende ben 66 comuni e conta 111.000 abitanti; l'ambito di integrazione territoriale n. 8 comprende 46 comuni e 92.000 abitanti; l'ambito di integrazione territoriale n. 11 comprende 18 comuni e 68.000 abitanti. L'area in questione totalizza, quindi, 130 comuni, per lo più molto piccoli. Solo Ivrea e Chivasso superano i 20.000 abitanti; Rivarolo, Cuorgnè e Castellamonte superano i 10.000 abitanti;

il 50 per cento della superficie è rappresentata da un territorio al di sopra dei 600 metri sul livello del mare, ma conta meno del 10 per cento della popolazione; il 28 per cento da comuni collinari e con il 46,5 per cento della popolazione (Ivrea compresa con i suoi 24.000 abitanti) e il 22 per cento da comuni di pianura, ma che rappresentano il 43 per cento della popolazione (Chivasso compresa con i suoi 27.000 abitanti). L'intera area conta 271.000 abitanti, distribuiti su una superficie di oltre 1.980 chilometri quadrati, con 20.000 unità locali di lavoro e 80.000 addetti circa, quindi con una media di 4 addetti per ogni unità locale;

nel corso degli anni si è determinata una grave crisi del tessuto industriale che ha interessato sia le grandi imprese, in passato a forte tradizione sul territorio, sia le imprese di livello medio. A tale proposito, infatti, gli stabilimenti Olivetti di Ivrea, Scarmagno, San Bernardo di Ivrea ed Agliè sino al 1987 davano lavoro a 58.000 dipendenti, che scendono a 40.500 nel 1992 e oggi sono 558. A Caluso la ex General electric, poi ex Olivetti, poi ex Honeywell, poi ancora ex Bull e, infine, Compuprint ha chiuso lo stabilimento che dava lavoro ad alcune migliaia di dipendenti. A Chivasso, dopo la chiusura dello stabilimento ex Lancia poi Fiat avvenuta nel 1992, alcune aziende dell'indotto auto furono «obbligate» a trasferire le loro produzioni in quello stabilimento lasciato vuoto, costituendo un apposito consorzio (Pi.chi.), che ben presto, però, sono entrate in crisma loro volta e a ben poco è servito l'avvio di un polo integrato di sviluppo (P.I.S.) promosso dalla città di Chivasso e dalla provincia di Torino, finanziato dalla regione Piemonte a valere sui fondi europei e gestito dalla Chind spa. L'insieme delle due iniziative (Pi.chi e Chind) hanno dato lavoro a 1.500 persone;

nella parte occidentale, che coincide con l'ambito di integrazione territoriale n. 8, le uniche realtà imprenditoriali ancora attive sono quelle del comparto dello «stampaggio a caldo», ma, quella che fino a pochi anni fa veniva definita la «piccola Ruhr» italiana, oggi sta soffrendo la grave crisi del settore e tante piccolissime imprese stanno chiudendo i battenti, per non parlare degli altri settori produttivi che di fatto non esistono più. Non a caso alcuni comuni erano già stati indicati dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2007 come «Aree svantaggiate», di cui alle deroghe ex articolo 83, paragrafo 3, lettere a) e c), del Trattato che istituisce la Comunità europea, ammesse agli aiuti di Stato;

in relazione alle problematiche sopra evidenziate, il cui perdurare mette in ginocchio l'intera economia, appare urgente che il Governo sappia definire scelte di politica industriale indispensabili per rilanciare un'area a forte tradizione imprenditoriale e a grande vocazione industriale (informatica, telematica, energetica rinnovabile, meccatronica e auto motive) -:
quali siano gli intendimenti del Governo sugli indirizzi da assumere per il rilancio del canavese e per la riconversione e riqualificazione di una struttura industriale segnata da una crisi complessa e, in particolare, se ritenga idonei gli strumenti per il rilancio di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto-legge n. 83 del 2012, che ha previsto la costituzione di un «Fondo per la crescita sostenibile» soprattutto per le aree a rischio di deindustrializzazione, e quelli previsti dalla legge di stabilità per l'anno 2012 (la n. 183 del 2011), che ha esteso, in via sperimentale e fino al 31 dicembre 2013, a tutto il territorio nazionale e non solo al Mezzogiorno le cosiddette «zone a burocrazia zero». (3-02554)