DOZZO, MARONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
il 1
o ottobre 2012 è stata annunciata dalla banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a. la chiusura, senza alcun accordo, della procedura prevista dal contratto nazionale di lavoro, aperta sulle ricadute sul personale della banca conseguenti all'approvazione del piano industriale 2012-2015;
i temi in discussione hanno riguardato la chiusura di 400 filiali, la riorganizzazione della capogruppo e delle aree territoriali della direzione operativa di rete, della direzione territoriale di mercato. Il piano industriale del gruppo Monte dei Paschi di Siena prevedeva una riduzione complessiva, entro il 2015, del numero degli addetti di 4.640 unità;
l'azienda ha, dunque, preso atto che, da parte dei sindacati, vi era «un'indisponibilità pregiudiziale ad affrontare il nuovo scenario», stante la contrarietà sindacale ad ogni forma di esternalizzazione. Il progetto iniziale prevedeva l'esternalizzazione di tutte le attività di back office (consorzio operativo di gruppo, rete e società del gruppo), che l'azienda ha, dunque, intenzione di realizzare nei modi e tempi previsti dalle procedure di legge e di contratto. Le esternalizzazioni saranno in numero di 2.360 persone, in mancanza di un accordo con le organizzazioni sindacali, e di almeno 1.600 in caso di accordo;
per quanto riguarda il contratto integrativo aziendale, esso è stato unilateralmente disdettato dall'azienda, a far data dal 1
o novembre 2012. Da tale data troverà applicazione un regolamento aziendale con le condizioni economiche e di lavoro di maggior favore, rispetto al contratto collettivo nazionale di lavoro, applicate ai dipendenti;
tale rottura della trattativa è da addebitarsi, a detta dei sindacati, esclusivamente al gruppo Monte dei Paschi di Siena, che così intende fare da apripista a livello di sistema per esternalizzare le lavorazioni e i lavoratori che il gruppo ritiene in esubero;
tale operazione si realizzerebbe, inoltre, tramite un regolamento e, quindi, attraverso un atto unilaterale rivedibile in qualsiasi momento;
le esternalizzazioni risulterebbero non coerenti con lo spirito del contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto in data 19 gennaio 2012 e potrebbero in futuro portare, se utilizzate, ad una progressiva e generalizzabile precarizzazione del rapporto di lavoro;
in alternativa alle esternalizzazioni sono state proposte la riduzione dei costi relativi a consulenze esterne, benefit aziendali, contributi affitto ed altro; ipotesi, queste, non accettate dall'azienda. Le organizzazioni sindacali hanno anche proposto l'utilizzo del fondo di solidarietà (cosiddetto fondo esuberi), il cui costo sarebbe stato alimentato dall'utilizzo di meccanismi di solidarietà fra tutti i dipendenti del gruppo Monte dei Paschi di Siena e/o dal temporaneo congelamento di alcune voci salariali differite;
le organizzazioni sindacali hanno proposto all'azienda di ricorrere all'ecocert obbligatorio per tutti i nati prima del 1960. L'azienda ha, però, rifiutato tale impostazione, chiedendo, invece, ai dipendenti di consegnare l'ecocert, senza che la delegazione sindacale e l'azienda si fossero accordate in tal senso;
recentemente, in data 9 ottobre 2012, l'assemblea degli azionisti della banca Monte dei Paschi di Siena ha deliberato di delegare al consiglio di amministrazione ogni decisione su un futuro aumento di capitale da 1 miliardo di euro, con esclusione del diritto di opzione per la fondazione Monte dei Paschi di Siena, attualmente indebitata per la quasi totalità del proprio capitale con un pool di 12 banche, a causa dei due successivi aumenti di capitale, ai quali ha partecipato a seguito dell'acquisizione dell'Antonveneta. Tale rafforzamento è necessario, oltre che a causa del sollecito di Banca d'Italia, per ripagare i 3,4 miliardi di «Monti bond» che la banca emetterà entro fine 2012 a favore del Ministero dell'economia e delle finanze, anche per poter consentire una ricapitalizzazione che ponga l'istituto di rientrare nei paletti imposti dall'Eba. Gli «aiuti di Stato» permetteranno di portare il «Core tier 1» dall'insufficiente 8,85 per cento al più solido 10,8 per cento. Il miliardo di euro di aumento di capitale serve a remunerare lo Stato per le perdite che certamente seguiranno, perché la redditività del 7 per cento nel 2015 è un azzardo finanziario che non costa nulla, anzi i «Monti bond» sono molto più onerosi per la banca dei precedenti «Tremonti bond», che non generavano interessi passivi;
la banca Monte dei Paschi di Siena si è, infatti, indebitata sia per l'acquisto della banca Antonveneta nel 2007 che per la sottoscrizione di 27 miliardi di euro di buoni del Tesoro poliennali, che generano 5 miliardi di euro di perdite secche ma temporanee, tanto da indurre l'Eba a richiedere un buffer temporaneo alla banca;
Monte dei Paschi di Siena sarebbe la banca più attiva e più patrimonializzata d'Europa, sempre al netto dei crediti inesigibili che la politica ha concesso agli «amici degli amici» in questi anni;
Monte dei Paschi di Siena si nazionalizza senza dirlo, spostando le conseguenze delle errate scelte sui dipendenti e i cittadini, dato che la cattiva gestione colpirà i clienti che hanno mutui e le imprese che hanno difficoltà a creare i posti di lavoro;
l'acquisizione di Antonveneta, invece, pagata oltre 10 miliardi di euro, ma che, a detta di molti analisti, ne valeva solo 2 o poco più, ha veramente rovinato la banca Monte dei Paschi di Siena, tanto che su tale operazione è stata aperta nel mese di maggio 2012 un'indagine della magistratura. È notizia di questi giorni che l'ex presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, attuale presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, che nel 2007 curò l'acquisizione di Antonveneta da parte di Monte dei Paschi di Siena dal Banco Santander, sarebbe indagato per una cospicua cifra miracolosamente sparita (si parla di 1-2 miliardi di euro o forse più), tanto che verrebbero ipotizzate operazioni estero su estero con giganteschi ritorni illeciti;
oltre al già citato aumento di capitale, l'assemblea degli azionisti del 9 ottobre 2012 ha anche aumentato i poteri in capo al consiglio di amministrazione ed al presidente, dato che questi ultimi avranno la possibilità di decidere come, quando ed a chi riservare l'aumento di capitale sociale, depauperando di poteri l'assemblea dei soci e l'attuale azionista di maggioranza, fondazione Monte dei Paschi di Siena, espressione del territorio. La scelta di delegare la cessione dei rami aziendali al consiglio di amministrazione testimonia di come si vada verso un modello in cui la banca rischia di essere un corpo estraneo al territorio di riferimento (quello senese) -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione illustrata in premessa e se non si intenda convocare un tavolo con le parti interessate per trovare una soluzione, al fine di salvaguardare posti di lavoro difficilmente riassorbibili in un periodo di enorme crisi come quello che sta vivendo il Paese. (3-02541)