ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02480

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 687 del 18/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 18/09/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 18/09/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 18/09/2012
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 18/09/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 18/09/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 18/09/2012
Stato iter:
19/09/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/09/2012
Resoconto DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 19/09/2012
Resoconto GIARDA DINO PIERO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI CON IL PARLAMENTO)
 
REPLICA 19/09/2012
Resoconto DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 19/09/2012

SVOLTO IL 19/09/2012

CONCLUSO IL 19/09/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02480
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
martedì 18 settembre 2012, seduta n.687

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI e MONAI. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:
secondo notizie non smentite il gruppo Mediaset avrebbe comunicato con lettera formale al gruppo Telecom Italia spa il suo interesse all'acquisto della rete televisiva La7;

tale notizia ha fatto seguito a precedenti voci, anche esse non smentite, circa un interesse della società Mediaset, che possiede e gestisce le infrastrutture di telecomunicazione del gruppo, all'acquisto delle infrastrutture di comunicazione di La7;

ad avviso degli interroganti, ove queste operazioni di acquisizione dovessero essere concluse, risulterebbe azzerato quel poco di pluralismo televisivo attualmente esistente in Italia, venendosi a creare le condizioni per concentrare in modo definitivo nelle mani della famiglia dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, il controllo della quasi totalità dei canali televisivi nazionali in chiaro;

inoltre, l'assenza di una norma, che definisca in modo chiaro ed incontrovertibile la disciplina dell'incompatibilità tra la titolarità di cariche di Governo e la proprietà di reti televisive, potrebbe rischiare di aggravare quel conflitto di interessi che da sempre colloca l'Italia tra i gradini più bassi della classifica internazionale sulla libertà ed il pluralismo dell'informazione;

al riguardo si rammenta che, circa un anno fa, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella sua segnalazione del 1o marzo 2011, aveva ricordato che la presenza di rilevanti partecipazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in più di una rete televisiva nazionale rende questa materia particolarmente sensibile sotto il profilo del conflitto di interessi (legge n. 215 del 2004);

la protezione del pluralismo informativo, come noto, rappresenta uno dei principi fondamentali dell'Unione europea (articolo 11, comma secondo, dalla Carta europea dei diritti fondamentali) e, in forza di ciò, la giurisprudenza della Corte di giustizia europea ha riconosciuto il diritto degli Stati membri a mantenere una legislazione speciale in materia, più restrittiva del diritto della concorrenza;

la cosidetta legge Gasparri (legge n. 112 del 2004), poi modificata dal testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, ha riformato il sistema radiotelevisivo italiano tutelando, ad avviso degli interroganti, in modo evidente gli interessi economici del gruppo Mediaset. Detta legge ha, infatti, introdotto il «sistema integrato delle comunicazioni» (sic), definito come «il settore economico che comprende le seguenti attività: stampa quotidiana e periodica; editoria annuaristica ed elettronica anche per il tramite di internet; radio e televisione; cinema; pubblicità esterna; iniziative di comunicazione di prodotti e servizi; sponsorizzazioni»;

l'estensione illimitata del sistema integrato delle comunicazioni rende sostanzialmente inefficace il limite giuridico legato al concetto di posizione dominante, definita come la posizione di un soggetto che sia titolare di autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento dei programmi televisivi o più del 20 per cento dei programmi radiofonici irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal medesimo piano, oppure consegua ricavi superiori al 20 per cento dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni;

alla luce di quanto previsto da tale norma, il limite antitrust del 20 per cento del sistema integrato delle comunicazioni potrebbe consentire al gruppo Mediaset di acquisire la televisione del gruppo Telecom (segnatamente La7), senza superare i limiti stabiliti dalla citata «legge Gasparri»;

infatti, dall'ultima relazione al Parlamento presentata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emerge chiaramente come nessuno dei soggetti che operano nel sistema integrato delle comunicazioni ha superato, nel 2009, il limite dei ricavi (20 per cento del totale) stabilito dalla legge e, più in dettaglio, le imprese che fanno riferimento al gruppo Fininvest (Mediaset e Arnoldo Mondadori editore) raggiungono il 13,34 per cento, seguite da Rai con l'11,80 per cento e dal gruppo News corporation con l'11,58 per cento - costituito da Sky Italia (11,32 per cento) e Fox international channels Italy (0,26 per cento);

appare quanto mai urgente modificare le norme della «legge Gasparri» che definiscono il sistema integrato delle comunicazioni, stabilendo una chiara separazione dei differenti mercati in inclusi nel sistema integrato delle comunicazioni ed introducendo nuove norme che prevedano chiare soglie per individuare una posizione dominante, al fine di proteggere la concorrenza ed il pluralismo;

rispetto all'operazione di acquisizione di La7 da parte di Mediaset esistono dei limiti ben precisi, che in alcuni casi potrebbero impedire la definizione dell'operazione, ma in altri no. Il primo è quello imposto dalla Commissione europea e prevede che con il digitale terrestre ogni soggetto non possieda più di cinque multiplex, così invece Mediaset più La7 arriverebbero a otto. Più incerti sono invece i limiti del sistema integrato delle comunicazioni previsto dalla «legge Gasparri», che consentirebbe persino una simile acquisizione. Infine, esiste un terzo limite del 20 per cento sul totale dei programmi televisivi per ogni soggetto e, in questo caso, la somma tra quelli di Mediaset e de La7 potrebbe, di fatto, superare il tetto;

purtuttavia, ad avviso degli interroganti, anche il limite fissato dalla legge sul numero dei canali irradiabili da parte di un medesimo operatore televisivo potrebbe essere messo in discussione, come in passato è accaduto con talune discutibili interpretazioni formulate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, quando nel 2009 ha ritenuto che Mediaset non avesse sforato il tetto del 20 per cento dei programmi televisivi nazionali previsto dalla «legge Gasparri» (i canali Premium e l'offerta a pagamento di Cologno Monzese non sono stati ritenuti veri e propri canali televisivi ma servizi della società dell'informazione). Inoltre, ad avviso degli interroganti, il limite alla raccolta pubblicitaria è stato vanificato dalla «legge Gasparri», che ha escluso una parte del mercato pubblicitario dall'insieme dei mercati che costituiscono il sistema integrato delle comunicazioni;

non appare ad oggi chiaro se il limite di 5 multiplex stabilito per coloro che partecipano alla gara per l'assegnazione delle ulteriori frequenze sarà realmente rispettato, come pure se saranno osservati i labili limiti antitrust previsti dalla normativa nazionale;

tenuto conto infine che nel nostro Paese su materie di rilevante importanza afferenti al pluralismo dell'informazione, il Governo è intervenuto sino ad oggi con ben trentadue provvedimenti normativi e spesso attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza -:

se il Governo, al fine di evitare ulteriori lesioni del principio del pluralismo e nuove distorsioni al principio della concorrenza nel settore radiotelevisivo, non ritenga necessario adottare immediate iniziative normative urgenti per modificare radicalmente la «legge Gasparri» in modo da stabilire seri e chiari limiti antitrust che impediscano in modo definitivo ulteriori processi di concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione, definendo, altresì, una normativa chiara ed efficace in materia di conflitto di interessi.
(3-02480)