ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01764

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 727 del 03/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 30/11/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CORSARO MASSIMO ENRICO POPOLO DELLA LIBERTA' 30/11/2012
GIBIINO VINCENZO POPOLO DELLA LIBERTA' 13/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 30/11/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 05/12/2012
Stato iter:
13/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/12/2012
Resoconto CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2012
Resoconto MARTONE MICHEL ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
REPLICA 13/12/2012
Resoconto CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 13/12/2012

DISCUSSIONE IL 13/12/2012

SVOLTO IL 13/12/2012

CONCLUSO IL 13/12/2012

Atto Camera

Interpellanza 2-01764
presentata da
FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO CATANOSO GENOESE
lunedì 3 dicembre 2012, seduta n.727

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:

una gravissima crisi economica e finanziaria sta attraversando la società Aligrup spa, crisi che, nel contesto di una grave congiuntura economica negativa mondiale, costituisce per la città di Catania e per tutto il territorio regionale, un allarme sociale di enorme portata, considerato il livello occupazionale che Aligrup esprime sia in maniera diretta, circa 1.600 dipendenti, che in maniera indiretta, un indotto di ulteriori 1.500 lavoratori, numeri che in qualsiasi contesto hanno un significato notevolissimo, ma ancor di più in Sicilia, dove la perdita anche di un solo posto di lavoro crea disagi non indifferenti;

per una maggiore conoscenza della problematica, si riassumono in maniera sintetica le vicende che hanno coinvolto Aligrup, che traggono le loro origini diversi anni addietro, ma che si sono manifestate nella loro assoluta drammaticità negli ultimi mesi. Aligrup spa opera dal 1987 nel settore della grande distribuzione organizzata, ma nasce dal solco di un'azienda familiare di commercio all'ingrosso di granaglie, avviata dagli antenati dell'attuale famiglia imprenditoriale nel lontano 1890. Concessionaria per il marchio Despar per le province di Catania, Enna, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa e Palermo, gestisce un centro distributivo moderno ed efficiente, realizzato in base alle tecniche distributive più avanzate. Nel contesto della grande distribuzione organizzata l'azienda si è sempre collocata al primo posto tra le aziende a intero capitale siciliano e al secondo posto, dopo il gruppo SMA Auchan, considerando tutti gli attori presenti nel territorio;

queste sono le performance di Aligrup (dati riferiti al 2011): un fatturato di più di 300 milioni di euro; una rete di 159 punti vendita (di cui 45 diretti e 114 affiliati); gestione di un deposito (grocery e fresco) e 3 piattaforme (surgelati, ortofrutta e macelleria); quota di mercato Sicilia del 16,87 per cento, 1.449 addetti, 45.000 referenze trattate;

nel 2011, nell'ambito di un procedimento penale antimafia a carico del socio di riferimento le azioni dell'azienda sono state sottoposte a sequestro e l'amministrazione di Aligrup è stata affidata a custodi amministratori giudiziari. Il 16 aprile 2010 viene emessa la sentenza di primo grado che restringe il sequestro alla «quota ideale del 15 per cento» delle quote societarie in giudiziale sequestro appartenenti al socio imputato e, con una particolare formula giuridica, ad una proporzionale quota dei beni mobili ed immobili di proprietà della società medesima. Contestualmente il tribunale nomina il professor Muscarà come custode amministratore giudiziario;

tale sequestro, unitamente alla crisi finanziaria, ha causato il crollo tanto progressivo quanto inesorabile dell'azienda Aligrup. Una pesante contrazione degli affidamenti (sia da parte del sistema bancario, sia da parte delle compagnie assicuratrici dei crediti e, conseguentemente, da parte dei fornitori), e anche delle vendite (dovuto alla crisi economica delle famiglie) ha dato avvio alle difficoltà di adempimento dei pagamenti. Difficoltà divenute man mano insormontabili, allorché le perdite hanno eroso il patrimonio, conducendo l'impresa ad un drammatico epilogo;

a maggio 2012 iniziano le trattative con le Coop che avrebbero dovuto acquisire alcuni punti vendita e il deposito oltre a dare speranze ad altri dipendenti di sede;

il tribunale a giugno 2012 revoca improvvisamente dall'incarico il professor Muscarà (facente anche parte del consiglio di amministrazione di Aligrup) e nomina il dottor Consoli nuovo custode amministratore giudiziario;

segue la messa in liquidazione volontaria della società, avvenuta in data 23 luglio 2012 a seguito di approvazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2011 che certifica una perdita di oltre otto milioni di euro e un'ulteriore sopraggiunta perdita nel 2012. Quindi, la decisioni di porre in liquidazione la società con la nomina di un collegio di liquidatori a cui vengono affidati i compiti previsti dalle vigenti normative e l'esercizio provvisorio dell'impresa che dovrà, come primario obiettivo, tentare la dismissione dei rami commerciali con il miglior realizzo. Il collegio di liquidatori è composto dal dottor Verona, l'avvocato Di Stefano e, per la proprietà, il signor Salvatore Scuto. Nel contempo, con l'assistenza dell'avvocato Franchina, è stato avviato un accordo di ristrutturazione del debito con i fornitori ai sensi dell'articolo ex 182-bis legge fallimentare che ha già superato la fase del deposito del piano di ristrutturazione (14 settembre 2012) e dell'istanza di sospensione; si è svolta la prima udienza l'8 ottobre che è stata rinviata al 5 novembre;

le speranze per tutti finiscono a settembre quando scadono i termini delle trattative con le Coop che si tirano indietro in quanto non garantiti da una probabile revocatoria fallimentare. Successivamente, dal collegio di liquidatori si dimettono l'avvocato Di Stefano e il signor Scuto, lasciando a procedere il dottor Verona. A questo punto un nuovo colpo di scena. Il 3 novembre il tribunale revoca il mandato al dottor Consoli nominando l'ennesimo custode amministratore;

il 5 novembre, alla presentazione del lavoro svolto da parte del liquidatore, il giudice si riserva di rispondere successivamente. Si sta ventilando l'ipotesi di un concordato preventivo fallimentare in bianco. Si evidenzia la gravissima crisi occupazionale che sta coinvolgendo tutto il personale, che oggi, paga indirettamente un costo elevatissimo, sia in termini di salvaguardia del proprio posto di lavoro, sia in termini di remunerazione salariale che ormai rischia di diventare insostenibile;

attualmente il personale adibito alle complesse attività amministrative del gruppo (circa 160 lavoratori negli uffici di sede), sopporta un contratto di solidarietà con riduzione del 50 per cento delle retribuzioni e degli orari lavorativi, con conseguente autorizzazione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali all'integrazione salariale; il personale adibito alla vendita presso i vari negozi, sopporta una cassa integrazione guadagni straordinaria a rotazione, a seguito di due diverse procedure, che coinvolge un numero complessivo di circa 340 lavoratori al mese, di cui una procedura è ancora in attesa di autorizzazione;

tutti i lavoratori attendono le retribuzioni da oltre 2 mesi. Ma pur tuttavia, malgrado i sacrifici fin qui sostenuti dai lavoratori, la situazione peggiora in maniera graduale e progressiva, tanto da poter affermare che, considerato lo stato delle trattative commerciali, rischia di perdere il proprio posto di lavoro tutto il personale addetto alle attività amministrative e tutto il personale dei negozi che a tutt'oggi, non avendo avuto alcuna offerta commerciale, dovranno essere chiusi. Anche per i punti vendita facenti parte delle trattative non è garantito il massimo livello occupazionale. La situazione grave potrebbe diventare drammatica in quanto coinvolgerebbe tutto il personale dipendente, cioè 1.660 lavoratori e un indotto rappresentato da piccole aziende locali che sono nate e cresciute grazie ai rapporti commerciali con Aligrup e dagli operatori dei centri commerciali, ulteriori 1.500 lavoratori: quindi più di 3.000 famiglie in totale;

la vicenda ed i numeri della crisi dell'Aligrup, anche se rinchiusi in un ambito regionale, avrebbero delle conseguenze nefaste per la Sicilia già allo stremo per la crisi economica aggravata dalla politiche restrittive del Governo;

altre crisi aziendali di altre zone d'Italia, con molti meno dipendenti coinvolti, sono in corso di risoluzione al Ministero dello sviluppo economico;

come si evince da una pubblicazione della Uil, vi sono ben 203 tavoli aperti che coinvolgono ben 244 mila 642 lavoratori e 18 aziende in amministrazione straordinaria. Di questi, 77 tavoli hanno individuato una soluzione e 8 di questi sono in amministrazione straordinaria. Di tutto il complesso dei tavoli di confronto aperti o risolti, le aziende con un numero di dipendenti superiore alle mille unità sono 50 e fra queste c'è anche la Telecom con 50 mila lavoratori coinvolti, quindi un quarto del totale;

a giudizio dell'interpellante anche la situazione dell'Aligrup, con più di 3 mila lavoratori coinvolti, deve essere portata presso i Ministeri competenti con un tavolo di trattative così come le altre crisi aziendali nazionali degli altri territori -:

quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interpellati per risolvere le problematiche indicate in premessa.

(2-01764) «Catanoso, Corsaro, Gibiino».