ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/01584

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 660 del 04/07/2012
Firmatari
Primo firmatario: EVANGELISTI FABIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 04/07/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 04/07/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 04/07/2012
Stato iter:
19/07/2012
Fasi iter:

RITIRATO IL 19/07/2012

CONCLUSO IL 19/07/2012

Atto Camera

Interpellanza 2-01584
presentata da
FABIO EVANGELISTI
mercoledì 4 luglio 2012, seduta n.660

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:

con riferimento al disastro ambientale, avvenuto nella notte del 17 dicembre 2011 a nord dell'isola di Gorgona, risultano ancora essere abbandonati nei fondali 86 bidoni carichi di sostanze tossiche;

la dinamica sulla caduta dei fusti tossici in mare è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene l'ambito delle indagini sulle cause e sulle responsabilità;

le ultime analisi dell'istituto superiore della sanità non hanno rilevato anomalie sulle acque campionate e sui pesci; tuttavia, a fronte del rilascio di una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante, resta in ogni caso alto il rischio che nel lungo periodo ci si possa trovare di fronte a un disastro ecologico in grado di compromettere l'ecosistema di buona parte del Mar Tirreno e, di conseguenza, l'economia legata a pesca e turismo;

il dossier «rischi» redatto dall'Arpat nel mese di febbraio (quando ancora, da notizie stampa, si evinceva il fatto che il recupero dei fusti sarebbe stato solo questione di giorni), i tecnici dell'Agenzia regionale esprimevano la preoccupazione di come il rischio contaminazione «potrebbe diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo». In questo caso gli effetti sull'ambiente e la biodiversità potrebbero avere gravi ricadute anche per la riserva marina, santuario dei cetacei;

la stessa Arpat ha potuto analizzare solo dopo quaranta giorni il contenuto dei fusti rimasti a bordo del Venezia, scoprendo, in tal modo, che le schede di carico contenevano informazioni non corrette e che non vi è ancora stato alcun rendiconto su questo;

a parere dell'interpellante, la ricerca dei fusti è stata sottovalutata, poco accurata e comunque attivata con mezzi inadeguati dimostrando tutta l'inadeguatezza delle istituzioni preposte a far fronte a questa emergenza non sufficientemente considerata; la ricerca e il recupero sono a carico dell'armatore Grimaldi, proprietario della motonave Eurocargo Venezia, e qualora fossero classificati come rifiuti, anche della ERG;

a causa delle correnti, del fondo sabbioso e mobile, dei ritardi nelle ricerche, aumenta di giorno in giorno il rischio che i carichi persi non saranno più recuperati;

l'incidente ripropone, con preoccupazione, il problema del numero elevato di perdite di carico e affondamenti (25 in 34 anni) segnalati da reporter impegnati nelle inchieste sui traffici di rifiuti tossici;

il traffico marittimo ha regole ormai inadeguate o comunque insufficienti, in materia di acque territoriali e pertanto servono norme vincolanti, con veri piani regolatori regionali o interregionali per garantire navigazione in sicurezza e tutela ambientale secondo il principio del «chi inquina paga»;

è assolutamente necessario e prioritario che i bidoni tossici non abbandonati nei fondali a qualche miglio dal mare protetto di Pianosa e in pieno santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos;

per monitorare con continuità le conseguenze possibili del disastro risulta indispensabile conoscere con esatta precisione la tipologia delle sostanze contenute nei bidoni, analizzando il contenuto dei fusti recuperati e diffondendo i risultati ai cittadini;

anche il monitoraggio operato dall'Arpat (che deve essere esteso alle zone interessate dalle correnti ed essere costante) richiede parametri e ipotesi di partenza sui quali costruire modelli di rilevazione, altrimenti gli stessi controlli potrebbero risultare poco attendibili. Come pure è necessario obbligare mittente e vettore a fornire informazioni ufficiali e vere, perché la dinamica dell'incidente risulta, ancora oggi, piena di punti oscuri, a partire dal fatto di come sia stato possibile trasportare un carico simile in questo tratto di mare e senza accurate precauzioni viste le pessime condizioni meteorologiche; inoltre, le imprecise indicazioni sulla zona della perdita, le irregolarità sulla documentazione di viaggio, i ritardi nella comunicazione dell'incidente e nelle operazioni legittimano i molti dubbi e incertezze che potranno trovar risposte solo con l'avvio di procedimenti legali, per chiarire tutte le responsabilità e poter richiedere i dovuti risarcimenti;

l'ambiente rappresenta una rilevante ricchezza del nostro Paese che va salvaguardata e curata anche per ragioni economiche, etiche e di tutela della salute -:

quali impegni concreti intenda assumere al fine di trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza tutti i bidoni, considerato che ancora molti giacciono sul fondo del mare e, come è stato da più parti evidenziato, non c'è tempo da perdere;

quali iniziative intenda intraprendere per fare in modo che i costi non ricadano sulla collettività e siano invece addebitati ai responsabili del disastro;

se non ritenga di tenere costantemente informati i cittadini e le istituzioni sullo stato delle ricerche e del recupero e sullo stato della collaborazione tra le diverse istituzioni in campo, quali l'ARPAT, la capitaneria, la regione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

se, alla luce di quanto esposto, ritenga di confermare quanto già affermato dal Sottosegretario Fanelli (in risposta a un'interrogazione a risposta orale 3-02766 della senatrice Granaiola del 17 aprile 2012) e cioè che il contenuto dei fusti è classificabile come rifiuto e quindi rendere noto il documento del gruppo tecnico nominato dal Ministero a supporto di tale affermazione;

nel caso dovesse trattarsi di rifiuto, quali iniziative si intendano intraprendere presso il produttore ai fini dell'assolvimento dell'obbligazione in solido al recupero dei rifiuti dal fondo marino.

(2-01584)«Evangelisti, Piffari».