ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00846

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 379 del 06/10/2010
Firmatari
Primo firmatario: MESSINA IGNAZIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 06/10/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 06/10/2010
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 06/10/2010
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 06/10/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • PARI OPPORTUNITA'
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • PARI OPPORTUNITA'
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 06/10/2010
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 06/10/2010
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 06/10/2010
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 11/10/2010
Stato iter:
14/10/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/10/2010
Resoconto MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 14/10/2010
Resoconto COSSIGA GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
 
REPLICA 14/10/2010
Resoconto MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/10/2010

SVOLTO IL 14/10/2010

CONCLUSO IL 14/10/2010

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00846
presentata da
IGNAZIO MESSINA
mercoledì 6 ottobre 2010, seduta n.379

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per le pari opportunità, per sapere - premesso che:

il prefetto di Reggio Calabria, il giorno venerdì 1o ottobre 2010, ha presieduto una riunione in merito alla situazione degli immigrati presenti nella piana di Gioia Tauro, cui hanno preso parte i vertici provinciali delle forze di polizia, i componenti della commissione straordinaria del comune di Rosarno, i rappresentanti della provincia di Reggio Calabria, della direzione provinciale del lavoro di Reggio Calabria, dell'azienda sanitaria provinciale n. 5 nonché di associazioni operanti nel settore dell'agricoltura e del sociale. L'obiettivo dell'incontro era quello di monitorare la situazione territoriale in vista dell'inizio della stagione della raccolta degli agrumi che richiama ogni anno migliaia di immigrati, clandestini e non, ed esaminare soluzioni utili ad evitare momenti di tensione sociale come già accaduto nel comune di Rosarno nel dicembre 2008 e ancora più violentemente nel gennaio 2010 quando, dopo l'aggressione a colpi di arma da fuoco di alcuni lavoratori immigrati, circa seicento tra loro inscenarono manifestazioni di dura protesta per le strade del paese;

secondo i dati forniti nella suddetta riunione è emerso che, attualmente, sono presenti a Rosarno circa un centinaio di lavoratori stranieri stagionali, alloggiati in casolari dispersi nelle campagne, un altro centinaio circa sono ospitati in analoghe strutture di fortuna nei comuni limitrofi di Gioia Tauro, Laureana di Borrello, Rizziconi e San Ferdinando, Si è ipotizzato inoltre che, nei prossimi due mesi, potrebbero arrivare circa 2 mila immigrati in cerca di lavoro;

lo scorso anno erano presenti nella piana circa 2.500 lavoratori stagionali immigrati, sfruttati e sottopagati. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Palmi, che ha seguito le indagini sui fatti del 7 gennaio 2010, i braccianti stranieri impiegati a Rosarno nella raccolta degli agrumi percepivano ventidue euro al giorno per lavorare dalle 10 alle 14 ore. I datori di lavoro pagavano 1 euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per le arance. I caporali, a loro volta, incassavano la somma di 10 euro su ogni lavoratore e tre euro da ogni immigrato per accompagnarli nei luoghi di lavoro. Gli immigrati che si ribellavano a queste condizioni venivano minacciati di morte e spesso anche aggrediti fisicamente;

anche la condizione degli alloggi dei braccianti era disumana: secondo un rapporto di Medici senza frontiere, che ha operato nella zona, il 65 per cento degli immigrati stagionali vive in strutture abbandonate; il 55 per cento dorme per terra, il 64 per cento di essi non ha accesso all'acqua potabile, il 62 per cento non ha accesso ai servizi igienici, e nella più totale mancanza di igiene contraggono infezioni all'apparato respiratorio (13 per cento), che portano a gravi complicazioni polmonari, a malattie osteo-muscolari (22 per cento), a pesanti gastriti, ed in molti casi a scabbia e tubercolosi. Il 75 per cento di quei lavoratori non accede ai servizi sanitari di base; il 71 per cento non ha tessera sanitaria e non va, in ogni caso, a cercare l'assistenza per la paura di essere denunciati e perché l'assenza di ambulatori che applichino il codice STP in molte regioni impedisce loro di ricorrere ai servizi pubblici;

rispetto allo scorso anno, il problema dell'alloggio dei lavoratori non solo non risulta risolto ma sembra addirittura aggravato dal fatto che alcune delle fabbriche in disuso che i lavoratori hanno utilizzato gli scorsi anni come alloggi di fortuna sono oggi inagibili: distrutta dalle ruspe la «Rognetta», sgomberata un anno fa la «Cartiera», chiusa da mesi l'«Opera Sila»;

l'agricoltura, a Rosarno ed in tutto il Sud d'Italia, si regge sul lavoro stagionale di lavoratori extracomunitari, spesso irregolari. Secondo i dati del primo rapporto Inea su «Gli immigrati in agricoltura» gli irregolari arriverebbero al 95 per cento in Calabria, un dato che la Cgil quantifica in 6000 unità, la maggior parte provenienti dal Maghreb e dall'Africa nera. Dietro questa anomalia, come evidenziato dalla procura di Palmi, ci sono spesso organizzazioni criminali. La politica attuata dal Governo non sembra però aver considerato questo dato reale di partenza e, proponendo azioni essenzialmente repressive sintetizzate dai respingimenti del ministro Maroni e dallo slogan «tolleranza zero» del ministro Sacconi, non sembra essere riuscita a scalfire le radici di un problema cogente che rischia di esplodere nuovamente;

i controlli repressivi, se non accompagnati da politiche costruttive di integrazione, rischiano infatti di fare più danni che benefici in quanto possono alimentare paure, sospetti e sentimenti di xenofobia nei cittadini della Piana. Senza voler entrare nel merito delle indagini e delle accuse, va considerato il risvolto sociale di alcune azioni di polizia che hanno visto coinvolti cittadini rosarnesi come, ad esempio, il 28 settembre 2010 quando è stato denunciato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina il proprietario di un garage allestito a dormitorio. Gli stessi arresti dei produttori per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina e per truffe ai danni degli enti previdenziali, operati nell'aprile 2010 nell'ambito delle indagini sul capolarato, per quanto lodevoli in sé, hanno comunque generato tensione sociale nella piccola comunità di Rosarno, dove tutti conoscono tutti; la conseguenza è che molti produttori oggi hanno paura dei controlli e degli arresti e non assumeranno nessuno che non sia in regola ma i braccianti arriveranno lo stesso con il conseguente stazionamento sul territorio di migliaia di giovani inattivi e affamati, ancora più deboli verso situazioni di sfruttamento. La situazione potrebbe anche degenerare in una pericolosa guerra tra poveri a causa di una sicura preferenza dei proprietari ad assumere come braccianti cittadini comunitari provenienti dai Paesi dell'Est;

il Ministro dell'interno Maroni il 13 gennaio 2010, intervenendo alla Camera nel corso dell'informativa urgente sui fatti del 7 gennaio 2010 ha affermato che le politiche di integrazione rimangono di competenza delle autorità locali e della regione Calabria ed, in un certo senso, degli stessi produttori agricoli che sono obbligati dalla legge Bossi-Fini ad assicurare un alloggio idoneo ai propri lavoratori stagionali. È chiaro però che gli agricoltori e le autorità locali, gravate dalla crisi e dal taglio di risorse, non possono essere lasciate soli in queste fondamentali battaglie. Soprattutto i comuni interessati, non sono in grado di sobbarcarsi spese straordinarie per fronteggiare l'eventuale emergenza umanitaria;

il territorio non sembra in definitiva pronto all'emergenza che potrebbe scattare tra circa 20 giorni e allo stato risultano numerosi progetti bloccati o ancora in fase di avvio e fondi spesi male. In particolare risulta fermo il progetto avviato nel 2007 per trasformare l'ex «Cartiera» in un centro di aggregazione sociale, risultano inutilizzati i box doccia realizzati con uno stanziamento di 200 mila euro all'interno dell'ex fabbrica «Opera Sila». L'osservatorio migranti Africalabria, che lavora a stretto contatto con la realtà degli immigrati, ha denunciato inoltre l'inutilità di un progetto in via di approvazione all'interno della fabbrica Beton Medma, confiscata al clan dei Bellocco. Il progetto finanziato con 2 milioni di euro di stanziamento del Ministero dell'interno e dell'Unione europea sul PON sicurezza, prevede la costruzione di un centro di formazione per gli immigrati, lasciando irrisolto il problema più immediato degli alloggi. Il centro che non sarà comunque completato prima di un anno sarà diviso in tre grandi spazi: ci sarà la sezione per l'intrattenimento e il supporto scolastico dei bambini, poco utile perché i braccianti non vengono con le famiglie e si fermano solo d'inverno, l'area degli sportelli informativi che duplica un servizio già coperto dagli info point del progetto Assi della provincia ed, infine, l'area per la formazione professionale con aule e laboratori, con cui si perde di vista che lo sfruttamento dei braccianti non deriva da un problema di formazione ma da un sistema economico prosciugato dalla 'ndrangheta, dominato da sciacalli che si sono arricchiti con le truffe, drogato dai falsi braccianti, e, in ultima analisi da un sistema agricolo sempre più ostaggio della criminalità organizzata, come denunciato nel terzo rapporto della Cia su Criminalità in agricoltura e dalla Confcommercio, che stima in 3,5 miliardi di euro l'impatto negativo del business criminale sulle imprese del Sud -:

in considerazione di quanto sopra esposto e della estrema complessità di problemi che non possono essere demandati completamente alle autorità locali, quanto sia stato fatto in questo anno dal Governo per rimuovere le cause che hanno portato ai fatti di Rosarno del 7 gennaio 2010 e come si intenda procedere per affrontare la nuova emergenza umanitaria che sia avvia ad aprirsi con la stagione della raccolta, per garantire ai lavoratori stagionali dimore in luoghi dalle condizioni igienico-sanitarie adeguate e per evitare che pericolose tensioni sociali possano degenerare nuovamente in episodi di violenza.

(2-00846)
«Messina, Donadi, Evangelisti, Borghesi».