ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01183

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 714 del 06/11/2012
Abbinamenti
Atto 1/01184 abbinato in data 20/11/2012
Atto 1/01189 abbinato in data 20/11/2012
Atto 1/01191 abbinato in data 20/11/2012
Atto 1/01192 abbinato in data 20/11/2012
Atto 1/01193 abbinato in data 20/11/2012
Atto 1/01194 abbinato in data 20/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPA SANDRA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/11/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
SCHIRRU AMALIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
MATTESINI DONELLA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
BRANDOLINI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
CODURELLI LUCIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
LAGANA' FORTUGNO MARIA GRAZIA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 06/11/2012
GATTI MARIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
VERINI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
ALBINI TEA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
FERRANTI DONATELLA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
RUGGHIA ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
LOVELLI MARIO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
MURER DELIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
D'ANTONA OLGA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
BELLANOVA TERESA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
VELO SILVIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
SIRAGUSA ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
SCARPETTI LIDO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
PES CATERINA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
CARDINALE DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
MOTTA CARMEN PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
BOBBA LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
DE PASQUALE ROSA PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
FONTANELLI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 06/11/2012
MOGHERINI REBESANI FEDERICA PARTITO DEMOCRATICO 07/11/2012
PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 07/11/2012
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/11/2012
LO MORO DORIS PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
SAMPERI MARILENA PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
VELTRONI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
LUCA' MIMMO PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
DE BIASI EMILIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO 09/11/2012
CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 14/11/2012
CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012
TOUADI JEAN LEONARD PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012
DONADI MASSIMO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 20/11/2012
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA' 20/11/2012
FRONER LAURA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012


Stato iter:
20/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 20/11/2012
Resoconto VELTRONI WALTER PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 20/11/2012
Resoconto PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto CALGARO MARCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto BOCCIARDO MARIELLA POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MATTESINI DONELLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto POLLEDRI MASSIMO LEGA NORD PADANIA
 
PARERE GOVERNO 20/11/2012
Resoconto RICCARDI ANDREA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 20/11/2012
Resoconto MOSELLA DONATO RENATO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI
Resoconto MOTTOLA GIOVANNI CARLO FRANCESCO POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, DEMOCRAZIA CRISTIANA)
Resoconto PERINA FLAVIA FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto CARLUCCI GABRIELLA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto LUSSANA CAROLINA LEGA NORD PADANIA
Resoconto ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MUSSOLINI ALESSANDRA POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto CONSOLO GIUSEPPE FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 07/11/2012

ATTO MODIFICATO IL 07/11/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 13/11/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 14/11/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 15/11/2012

ATTO MODIFICATO IL 15/11/2012

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 20/11/2012

ATTO MODIFICATO IL 20/11/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/11/2012

DISCUSSIONE IL 20/11/2012

ACCOLTO IL 20/11/2012

PARERE GOVERNO IL 20/11/2012

DISCUSSIONE IL 20/11/2012

VOTATO PER PARTI IL 20/11/2012

APPROVATO IL 20/11/2012

CONCLUSO IL 20/11/2012

Atto Camera

Mozione 1-01183
presentata da
SANDRA ZAMPA
testo di
martedì 6 novembre 2012, seduta n.714

La Camera,
premesso che:
il 17 per cento dei cittadini italiani è minore di età: sono infatti 10 milioni e 837 mila le bambine, i bambini e gli adolescenti del nostro Paese. Questo significa che circa un italiano su sei è un bambino o un adolescente. I minori di età non votano, non appartengono alle lobby che fanno pressione sulle agende politiche dei governanti del mondo, non scioperano, non hanno sindacati e non possono costituirsi in corporazioni. I loro diritti sono sanciti nei primi 40 articoli della convenzione sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 20 novembre 1989 e resa esecutiva in Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991;
l'Italia è stata protagonista, negli ultimi trent'anni del '900, di azioni forti, ispirate alla promozione dei diritti delle persone di minore età. Si pensi alla legge n. 1044 del 1971, disposizioni per il piano quinquennale per l'istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato. Vale qui la pena di ricordare anche solo l'articolo 1 di quella legge: «L'assistenza negli asili-nido ai bambini di età fino a tre anni nel quadro di una politica per la famiglia, costituisce un servizio sociale di interesse pubblico»;
si pensi anche alla legge del 28 agosto 1997, n. 285, riguardante le disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza e che istituiva presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza «finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente, ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei principi della Convenzione sui diritti del fanciullo». E ancora al fondo nazionale straordinario per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, varato nella legge finanziaria del 2007, che nell'ambito del piano straordinario nidi aveva avuto il merito di contribuire ad innalzare la copertura territoriale di servizi per la prima infanzia dal 9,6 per cento del periodo 2005-2006, all'11,3 per cento del periodo 2009-2010. Infine, si tenga presente la legge del 23 dicembre 1997, n. 451, che istituiva la stessa Commissione parlamentare per l'infanzia e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia;
con la sola eccezione della legge istitutiva dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, (legge n. 112 del 2011) si assiste, oggi, ad un pericoloso arretramento culturale, ad una inerzia legislativa e ad una quasi totale assenza di risorse economiche investite, oggetto di critiche da parte di tutti gli organismi nazionali e internazionali a tutela dei diritti dei minori di età;
criticità che il Comitato ONU sui diritti dell'infanzia ha segnalato con evidenza al nostro Paese raccomandandoci, ancora una volta, di colmarle al più presto. L'Italia è tra i Paesi OCSE con un tasso di povertà relativa molto elevato fra i bambini: il 15 per cento di loro vive in famiglie con redditi inferiori alla media nazionale. Secondo l'ISTAT, infatti, in Italia sono 1 milione e 876 mila le persone di minore età che vivono in famiglie povere e 653 mila quelle che vivono in condizione di assoluta povertà. La situazione più grave è nel Mezzogiorno: la Sicilia ha la quota più elevata di persone di minore età povere (44 per cento), seguita dalla Campania (32 per cento) e dalla Basilicata (31 per cento). È allarmante inoltre il dato in crescente aumento delle famiglie a «rischio povertà»: famiglie, cioè, che non sono considerate povere ma che potrebbero facilmente diventarlo a fronte di eventi negativi;
povertà, esclusione sociale e discriminazione sono le cause che impediscono alle bambine e ai bambini del nostro Paese di vivere secondo le proprie aspirazioni e capacità, sono la ragione frequente che sta all'origine dell'abbandono scolastico, di pericolosi percorsi di devianza, di isolamento dal contesto sociale e amicale che possono condurre a scelte drammatiche. In particolare, i minori maggiormente a rischio sono quelli con un solo genitore, a seguire quelli delle famiglie numerose e delle coppie giovani. La causa principale di tale disagio risiede nell'assenza o precarietà nel lavoro dei genitori;
su questo problema si è soffermato anche il Garante nazionale dell'infanzia nella sua prima relazione al Parlamento sollecitando azioni di contrasto alla povertà minorile che ha forti ripercussioni sulla formazione e cura dei minori fino a determinare l'emarginazione sociale e l'esclusione dei diritti fondamentali. Il nostro sistema di istruzione non è in grado di contenere il tasso di abbandono scolastico che è superiore a quello europeo di oltre 4 punti di percentuale: i giovani italiani, tra i 18 ed i 24 anni, che hanno deciso di lasciare la scuola prima di ottenere il diploma di maturità sono il 18,8 per cento della popolazione, mentre in Europa la percentuale è del 14,1 per cento. Ancora una volta è il Mezzogiorno a registrare i dati più allarmanti: in Sicilia la percentuale di studenti che hanno lasciato gli studi prima del diploma è del 26 per cento, seguono la Sardegna con il 23,9 per cento e la Puglia con il 23,4 per cento. Concorrono a questo risultato gli scarsi investimenti in risorse destinate alla scuola che sono tra i più bassi d'Europa: le spese per l'istruzione in Italia incidono per il 4,8 per cento sul prodotto interno lordo, mentre la media europea è del 5,6 per cento. Una scuola pubblica spesso desertificata, priva di progettualità, di investimenti, di risorse umane. Vi sono insegnanti di plessi scolastici in piccoli centri abitati che non hanno la possibilità di portare, nemmeno una sola volta nell'intero anno scolastico, i bambini a teatro, o in piscina. Si tratta di bambini che vivono in contesti rurali, dove la scuola dovrebbe rappresentare la prima e fondamentale opportunità che un Paese offre alle nuove generazioni per la realizzazione delle proprie aspirazioni e potenzialità. Non stupisce dunque il crudo dato diffuso in questi giorni dalla Fondazione Agnelli secondo il quale da un confronto con Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Francia, i ragazzi italiani sono quelli a cui la scuola piace meno;
la scarsità e la disomogenea distribuzione sul territorio nazionale dei servizi all'infanzia aggravano la situazione: in Italia oggi l'offerta degli asili nido è tra le più basse in Europa e solo il 12 per cento dei bambini da 0 a 3 anni ha un posto garantito al nido pubblico, contro il 35-40 per cento della Francia e il 55-70 per cento dei Paesi nordici. Uno studio della Fondazione Agnelli sui bimbi delle primarie dimostra che chi ha possibilità di frequentare l'asilo nido è più bravo a scuola. Un recente rapporto UNICEF ricorda che i servizi all'infanzia permettono ai bambini di uscire dal circolo della povertà familiare. Se il nostro Paese vorrà davvero consentire che si spezzi quella catena che lega l'infanzia italiana povera ad una vita adulta segnata allo stesso modo dalla povertà, dovrà scegliere di investire in servizi, scuola, istruzione universitaria e, nel rispetto della nostra Costituzione, garantire parità di accesso a tutte le classi sociali affinché nessun ostacolo impedisca ai più vulnerabili di raggiungere i più alti livelli di istruzione;
tra i temi segnalati come urgenti da operatori ed esperti c'è quello dei minori stranieri che vivono in Italia, il IV Rapporto Anci-Città sui minori stranieri non accompagnati in Italia evidenzia un forte aumento nella presenza di minori stranieri non accompagnati, con un totale di 7750 minori censiti al 31 dicembre 2011 dal Comitato per i minori stranieri, rispetto ai 5879 presi in carico nel 2009 ed ai 4588 nel 2010; i minori stranieri presenti in Italia nel 2010 provengono soprattutto da Afghanistan (16,8 per cento), Bangladesh (11 per cento), Albania (10 per cento), Egitto, Marocco; Kosovo: un dato destinato a modificarsi con i rilevamenti per il 2011, che evidenziano un aumento di arrivi dai paesi del Nordafrica. Il fenomeno riguarda soprattutto minori maschi (il 91,4 per cento, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2008), la maggior parte appena sotto la soglia della maggiore età (il 55 per cento ha 17 anni, quattro punti in più per questa fascia d'età rispetto al 2008); È ormai indispensabile provvedere ad una normativa che consenta ai figli di famiglie straniere nati in Italia di ottenere la cittadinanza italiana. Non si può pensare di crescere una nuova generazione di italiani se non si sarà capaci di fare sentire definitivamente accolti e riconosciuti come cittadini a pieno titolo tutti quei bambini o giovanissimi che studiano nelle nostre scuole, che lavorano nelle nostre imprese, che vivono al nostro fianco;
un'urgenza che non si può più trascurare è rappresentata dai minori stranieri non accompagnati per i quali si rende necessario intervenire tempestivamente per la realizzazione di un'omogenea applicazione delle norme nazionali e sovranazionali, ratificate dal nostro Paese, che garantisca tutele in tutte le zone del nostro territorio nazionale. Sono attese politiche che determinino una diversità radicale di approccio e di accoglienza in sintonia con le raccomandazioni delle maggiori associazioni accreditate nella tutela e nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Questo aspetto è stato segnalato dal Garante nazionale dell'infanzia, nella sua prima relazione al Parlamento italiano, come il secondo punto più urgente che attende di essere affrontato, oltre che da tutte le organizzazioni che sul territorio nazionale si occupano dell'accoglienza dei minori stranieri rifugiati in Italia, in transito sul nostro territorio per raggiungere le loro comunità di appartenenza in altri paesi europei, dei bambini in fuga dai territori di violenza e di guerra, degli «anchor children», inviati dai genitori nella speranza di finire da ancora per un inserimento futuro nel nuovo paese della famiglia rimasta nel Paese d'origine;
la Giornata mondiale contro il lavoro minorile svoltasi nel giugno scorso ha posto l'accento sul diritto di tutti i minori ad essere protetti dal lavoro minorile e da ogni violazione dei diritti umani fondamentali. Nel 2010 la comunità internazionale ha adottato la tabella di marcia per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016 secondo la quale il lavoro minorile è un ostacolo al diritti dei minori nonché una barriera per lo sviluppo. La Giornata mondiale 2012 ha messo in luce il lavoro che rimane tuttora da compiere per raggiungere gli obiettivi della Tabella di marcia;
la recente approvazione della convenzione di Lanzarote segna un traguardo importante nella lotta contro la pedofilia. L'Italia fu, nel 2007, non solo tra i primi paesi a sottoscrivere la convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, ma anche tra i maggiori contribuenti, con una cinquantina di articoli, alla sua stesura. Ma la velocità e la dimensione davvero globale con cui le nuove tecnologie o i nuovi media si evolvono e vengono proposti sul mercato, offrendo nuovi servizi e «spazi» aperti e accessibili a tutti, mettono tutti e soprattutto i più giovani, gli adolescenti, le bambine e i bambini, di fronte a nuove sfide. Le battaglie che la polizia postale italiana ha combattuto fino ad oggi sono giuste e hanno dato grandi risultati. Dal 1998 al 2012 sono stati chiusi 179 siti pedo-pornografici e sono state denunciate oltre 7500 persone. Ora con la Convenzione il loro lavoro potrà marciare ancora più spedito, ma da una recente audizione in commissione XI alla Camera del direttore della polizia postale si è appreso che la lotta si è spostata su fronti di cui non si possiedono le chiavi di accesso. Occorre avere l'intelligenza e l'umiltà di ammettere che nell'inseguimento del progresso tecnologico non possiamo che essere sconfitti. Magari di poco, ma si arriverà sempre dopo. È quindi necessario prevedere un investimento di risorse per un piano di informazione ed educazione che coinvolga Scuola e famiglie perché i bambini e gli adolescenti possano usufruire delle positive potenzialità prodotte dall'innovazione tecnologica, ma siano al contempo posti nella condizione di evitare i rischi cui possano andare incontro grazie alla conoscenza e alla consapevolezza dei pericoli. Analoga azione di controllo e formazione va realizzata per ciò che attiene l'utilizzo dei media da parte di minori e la presenza e l'abuso dell'immagine dei minori nei media;
i bambini, le bambine e gli adolescenti italiani attendono da troppo tempo una giustizia a misura di minore che recepisca le linee guida del Consiglio d'Europa del 17 novembre 2010 o, per stare dentro ai confini nazionali, quanto previsto al riguardo dal piano nazionale di azione per l'infanzia e l'adolescenza del 2011, che prevede un rafforzamento dei diritti dei soggetti di minore età e suggerisce la messa in opera di un vero e proprio sistema di tutela e garanzie dei diritti delle persone di minore età. È tempo che la giustizia assuma il principio del superiore interesse del minore come bussola della sua azione: dai magistrati, ai giudici, agli avvocati. Nessun interesse di categoria deve prevalere. Dai tempi della riforma «Gozzini» del 1986 si attende di introdurre un ordinamento penitenziario per minorenni e giovani adulti secondo le indicazioni della Corte Costituzionale. Occorre procedere ad una riforma che accentri in un unico organo giudiziario le competenze in materia di minori. Occorre una riforma del sistema penale minorile che introduca un sistema sanzionatore per i minori autori di reati;
tra i meno garantiti è il diritto, sancito dall'articolo 12 della convenzione ONU, che stabilisce la libertà di espressione del minore, il diritto ad essere ascoltato in ogni situazione che lo coinvolga e la sua partecipazione in ogni questione che lo interessi. È di un anno fa l'iniziativa del Coordinamento per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, Pidida, che ha organizzato a Padova gli stati generali della partecipazione. Il documento elaborato dai minori che vi hanno partecipato comincia così: «Siamo giovani, e non ci basta essere delle ombre. Vogliamo essere protagonisti del mondo. Siamo milioni di voci...»;
i giovani chiedono, legittimamente, ascolto e attenzione. Chiedono di non essere etichettati con cliché, vogliono esprimere opinioni ed essere ascoltati come «interlocutori capaci». Spetta alle istituzioni soddisfare questo bisogno e questa richiesta: la partecipazione dei giovani alla vita del Paese è tra le risorse più grandi di cui si dispone per realizzare una società più matura e attenta ai bisogni di tutti. Passa attraverso l'ascolto anche la possibilità di valutare e giudicare con maggiore consapevolezza nel caso di procedimenti giuridici che li riguardino;
il quadro fin qui delineato, che riguarda solo una parte dei temi di carattere urgente riferiti alla tutela dei diritti dei più giovani dei nostri concittadini, suggerisce la necessità non più rimandabile di interventi strutturali. Ciò a cui bisogna aspirare e che è necessario volere con determinazione è un quadro omogeneo e unitario di provvedimenti che tuteli l'interesse dei minori di età, qualsiasi sia la loro condizione e per tutti gli aspetti della loro vita. Appare in tutta evidenza che non si possa imputare alla crisi economica e finanziaria il ritardo e la mancata realizzazione di politiche a tutela delle fasce più vulnerabili;
l'attuale crisi ha peggiorato la situazione diminuendo ulteriormente le risorse riservate alla realizzazione di progettualità destinate ai bambini e agli adolescenti, ma non si può trascurare il fatto che il nostro Paese registra un ritardo in questo ambito che precede la crisi. Senza contare che in altri Paesi europei, comunque colpiti dalla crisi, sono stati adottati provvedimenti finalizzati a scongiurare un peggioramento delle condizioni delle classi più povere e fragili, esposte ad un rischio maggiore a causa della contrazione delle risorse;
non v'è risanamento dei conti che possa incidere positivamente sulla vita di un grande Paese come il nostro che non debba essere realizzato con rigore ed allo stesso tempo con equità. Il rispetto dei diritti dei minori è alla base di ogni piano di sviluppo di una nazione, poiché ne determina il progresso culturale e ne promuove il cambiamento sociale in termini di maggiori possibilità, garantendo a tutti i suoi cittadini pari opportunità di realizzazione delle proprie ambizioni e aspirazioni. Solo così si evita lo scontro generazionale e si sigla un patto tra padri e figli, madri e figlie. Le politiche economiche del nostro Paese devono tener conto dell'impatto inevitabile che esse hanno sulla vita dei minori e deve essere chiaro a tutti che i diritti delle persone e dunque anche delle persone minori di età, non si ridimensionano in contingenze economiche difficili. Tutti sono chiamati a proseguire il compito di tutela dei diritti che la nostra Costituzione impone, consapevoli che attribuire priorità ai diritti dei bambini, alla loro vita, alla loro protezione e alla loro crescita, è garanzia di progresso e sviluppo dell'intera società italiana:
impegna il Governo, all'interno delle risorse disponibili:
ad assumere iniziative per stanziare risorse adeguate per sostenere il terzo piano d'azione per l'infanzia;
a predisporre una cabina di regia per coordinare specifiche politiche per l'infanzia al fine di evitare una frammentazione delle responsabilità e data la molteplicità di aspetti che il mondo dell'infanzia comporta, ciò anche in ragione del fatto che il rispetto e l'applicazione dei principi fissati dalla convenzione ONU fanno capo al governo centrale;
a superare la carenza di un sistema di raccolta di dati e informazioni finalizzata al monitoraggio della condizione minorile, quale fondamentale strumento di valutazione e programmazione delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza, affinché detti dati siano effettivamente rappresentativi, uniformi e comparabili fra le varie regioni;
a predisporre misure volte a colmare le differenze tra Nord e Sud d'Italia nella copertura dei servizi di assistenza omogenea rispetto alle regioni del centro nord, superando le sperequazioni ed assicurando in tal modo un sistema educativo ed un welfare adeguato, moderno ed inclusivo;
a promuovere politiche sociali di sostegno alla maternità e paternità, anche attraverso l'incremento delle strutture e dei servizi socio-educativi per l'infanzia e, in particolare, per la fascia neo-natale e pre-scolastica, garantendone l'attuazione e l'uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, confermando, altresì, il tempo pieno in ambito scolastico;
a prevedere interventi, anche di tipo fiscale, per il sostegno alle famiglie in condizione di povertà estrema;
ad adoperarsi, nell'ambito delle proprie competenze, affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati, risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
a promuovere un sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, strutturato e non emergenziale, finanziato con uno specifico fondo pluriennale, che tenga conto della disponibilità di posti in accoglienza su tutto il territorio nazionale e che sia collegato a meccanismi di monitoraggio degli standard di accoglienza;
ad individuare e ad allocare risorse per finanziare progetti di sostegno ed incentivazione allo studio da rivolgere ai ragazzi che si trovano in situazioni familiari a rischio di esclusione sociale;
a realizzare delle campagne di sensibilizzazione, nazionali e locali, al fine di combattere e superare i residui atteggiamenti di chiusura e di resistenza alla dimensione internazionale della scuola italiana, favorendo così l'inclusione e l'integrazione di tutti i minori stranieri che frequentano le scuole nel nostro Paese;
a dare piena attuazione alla Convenzione di Lanzarote garantendo in particolare alle bambine, in Italia e nel mondo, un adeguato sistema di istruzione, salute e protezione da violenze ad abusi;
a promuovere l'istituzione presso la Conferenza Stato-regioni, come raccomandato dal Comitato ONU nelle osservazioni conclusive indirizzate al nostro Paese nel 2011, di un gruppo di lavoro per il coordinamento delle politiche riguardanti i diritti dei minori e l'applicazione coerente dei principi della convenzione ONU, anche alla luce della mancata definizione da parte del Governo dei livelli essenziali delle prestazioni sociali prevista - ma mai realizzata - dalla legge n. 328 del 2000;
ad assumere con urgenza le iniziative di competenza per la piena attuazione della convenzione europea di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei bambini intervenendo sulle modalità di ascolto dei minori nei procedimenti, non solo giudiziari ma anche amministrativi, affinché essi possano far sentire la loro voce ed essere considerati non oggetto del contendere ma soggetti di una situazione di vita che li coinvolge;
ad assumere iniziative per definire uno specifico ordinamento penitenziario per i minori, così come raccomandato anche dalla Corte Costituzionale;
a predisporre politiche e programmi nazionali atti a garantire un progresso effettivo nell'eliminazione del lavoro minorile nel rispetto delle Convenzioni dell'ILO sul lavoro minorile;
ad affrontare la questione della cittadinanza ai «nati in Italia ancora giuridicamente stranieri» per superare una normativa non più rispondente ai bisogni di una società democratica, in continua evoluzione e dalla forte mobilità.
(1-01183) «Zampa, Mussolini, Galletti, Perina, Di Giuseppe, Mosella, Livia Turco, De Torre, Schirru, Mattesini, Sbrollini, Brandolini, Codurelli, Laganà Fortugno, Gatti, Verini, Cenni, Albini, Ferranti, Rugghia, Lovelli, Murer, D'Antona, Bellanova, Lenzi, Maran, Velo, Siragusa, D'Incecco, Tullo, Scarpetti, Pes, Cardinale, Motta, Bobba, De Pasquale, Fontanelli, Mogherini Rebesani, Peluffo, Rubinato, Lo Moro, Coscia, Samperi, Veltroni, Lucà, De Biasi, Marco Carra, Touadi, Donadi, Froner, Carfagna, Saltamartini, Di Virgilio, Cossiga, Pugliese, Faenzi, Fucci, Di Cagno Abbrescia, Lorenzin, Repetti, Di Centa, Scelli, Dima, Osvaldo Napoli, De Corato, Landolfi, Nola, Prestigiacomo, Calabria, Pelino, Bocciardo, Bertolini, Palumbo, Aracri, Cosenza, Pagano, Capitanio Santolini, Carlucci, Calgaro, D'Ippolito Vitale, Binetti, Enzo Carra, De Poli, Anna Teresa Formisano, Rao, Tassone, Compagnon, Ciccanti, Naro, Volontè, Nunzio Francesco Testa, Mondello, Pezzotta, Granata, Barbaro, Patarino, Della Vedova, Palagiano, Palomba, Mura, Borghesi, Fabbri, Pisicchio, Tabacci, Brugger».